• Un progetto per il futuro

     

    Linda Santilli
    “Scrivere la storia di un partito significa scrivere la storia generale di un paese da un punto di vista monografico”, così affermava Gramsci sui Quaderni dal carcere. E il partito da lui fondato dovette assumere alla lettera questa idea se ebbe così tanta cura nel conservare come bene prezioso i documenti che andò producendo nel corso dei suoi 70 anni di vita,  sfidando le intemperie  della repressione del fascismo prima, attraversando i tornanti della prima repubblica poi, per creare l’archivio.  Una ricchezza politica e culturale di cui, dal primo dirigente comunista fino all’ultimo dei militanti, a quel tempo si sentirono artefici orgogliosi, e oggi testimoni privilegiati, tutti, sapendo che esso rappresenta un patrimonio storico per chiunque voglia indagare non solo sulla storia del Pci ma sul passato recente del nostro Paese.
    Da questo grande insegnamento vogliamo provare a partire per costruire l’archivio del Prc, nel nostro tempo così pesantemente segnato dai tratti della deresponsabilizzazione politica nel contesto sociale e dentro la storia, per cui  parole, gesti, atti, fatti, tutto ed il suo contrario sono possibili perché neutralizzati in un secondo, ingoiati nel magma indistinto della smemoratezza. Nulla resta a testimonianza di quello che siamo e siamo stati, questo è il rischio, liberatorio certamente per alcuni, inquietante e drammatico per noi, che vediamo bene anche quanto la dispersione di ciò che si va producendo sia favorita, oggi più che mai,  dall’avvento dei supporti virtuali e dalla rivoluzione tecnologica che ha mutato le coordinate spazio temporali, le modalità di comunicare, i linguaggi.
    Costruire l’archivio del partito è un progetto ambizioso.
    Facciamo l’archivio non soltanto per non disperdere la memoria, dunque per le generazioni future, ma anche per noi, per il presente, per avere uno strumento utile di consultazione immediata per il lavoro politico corrente.
    Si tratta di raccogliere, riordinare e rendere accessibile il nostro patrimonio documentario dal 1991 ad oggi: documenti congressuali, verbali di segreteria, ordini del giorno, corrispondenza, appelli, proposte di legge, attività istituzionali, comunicati stampa, atti amministrativi, relazioni, manoscritti (diari, appunti, riflessioni), manifesti, volantini, e siti web.
    Un materiale disomogeneo, lacunoso, che si presenta in formati differenti tra loro, da trattare secondo criteri che vanno messi a punto con massima accuratezza e precisione.   Per ordinarli e descriverli utilizzeremo il software Gea (Gestione elettronica archivi),  sviluppato per conto del progetto Archivi del Novecento – la memoria in rete – che nasce all’interno del Consorzio Baicr, fondato nel 1991 da cinque istituti culturale (l’Istituto della Enciclopedia Italiana, l’Istituto Luigi Sturzo, la Fondazione Lelio e Lisli Basso-Isocco, la Società Geografica Italiana, la Fondazione Istituto Gramsci).
    L’uso di tale strumento informatico ci consentirà di diversificare le possibilità di accesso alle informazioni. Infatti accanto alla consultazione dell’albero gerarchico – consultazione naturale dell’inventario – saranno possibili numerose ricerche effettuabili sia a testo libero (per campi o sull’intero corpo della scheda) sia con l’ausilio di dizionari di campo destinati ad ospitare i nomi di persone, enti, luoghi a qualsiasi titolo citati nella descrizione del documento.
    Come stiamo procedendo.
    Con un censimento sui territori per avere una prima mappatura provvisoria sulla quantità e la tipologia della documentazione conservata nelle sedi del partito e nelle abitazioni dei militanti e delle militanti, in modo da essere in grado nei prossimi mesi di pubblicare una guida sommaria di quanto esiste, per poi passare alla fase del versamento e del riordino.
    Questa tappa è fondamentale perché ci consente di  mappare i documenti delle federazioni, dei circoli, la memoria dei militanti, la parte viva della nostra storia.
    Ai territori in questa prima fase è richiesto solo il versamento dei manifesti di carta, materiale che già stiamo ricevendo, e che costituirà il fondo che verrà riordinato per primo e aperto alla consultazione entro la fine del 2011 con una apposita mostra di presentazione a Roma.
    Parallelamente al censimento e alla raccolta dei manifesti stiamo ricevendo la documentazione prodotta a livello centrale. Già sono avvenuti primi versamenti consistenti da parte dell’area organizzazione (entro cui nasce questo progetto) e dell’area comunicazione che ha depositato i siti web, su cui è stato posto il vincolo dello Stato secondo le normative di legge vigenti, cosa che verrà chiesta per tutti i  materiali che raccoglieremo.
    Un lavoro di lungo tempo per cui non basta l’entusiasmo iniziale.  Ci vogliono competenze, e il nostro progetto si avvarrà della collaborazione delle archiviste  Pipitone e Lattanzi dell’istituto Fondazione Gramsci. Ci vogliono risorse, continuità, spazi, ma ci vuole soprattutto l’impegno di tutti coloro che sono stati protagonisti di questa storia lunga quasi 20 anni.
    Abbiamo bisogno dello scavo nei ricordi per ricostruire fili, nessi, tentare di colmare  vuoti, recuperare l’elemento mancante. Rileggendo tra gli appunti, scendendo in cantina a rovistare negli scatoloni, attingendo da relazioni dimenticate, solo così si  va a ricomporre il puzzle articolato della nostra storia perché assuma un profilo e venga restituita pubblicamente.  Senza la generosità di ogni singola e singolo nostro militante l’archivio non potremo farlo.