Arianna Ussi*
L’VIII congresso del Partito della Rifondazione Comunista si inserisce in una fase cruciale per il paese, in cui la crisi economica internazionale si è sovrapposta ad una crisi politica che ha trovato il proprio sbocco nella caduta del governo Berlusconi e nella formazione del governo Monti. Ci troviamo di fronte ad uno scenario inedito, profondamente e repentinamente mutato rispetto a quello in cui sono maturate le tesi sostenute dai tre documenti congressuali e con cui il nostro Partito dovrà, d’ora in avanti, misurarsi.
E’ mia convinzione che, non solo il 1° documento sia l’unico a fornire una prospettiva politica credibile e a cogliere un’importante domanda di unità da parte di quella base militante che, in questi anni difficili, ha creduto e ha tenuto vivo il progetto della rifondazione comunista, ma che l’impianto analitico e l’orizzonte strategico in esso delineati mantengano intatta la loro validità anche alla luce del nuovo quadro.
Attraverso il governo Monti, i poteri forti italiani ed europei sono riusciti a dare uno sbocco di destra alla crisi del berlusconismo, evitando qualunque spostamento a sinistra dell’asse politico del paese.
L’unica strada alternativa al governo tecnico sarebbe stata quella da noi proposta, ovvero le elezioni anticipate, da affrontare attraverso la costruzione di un fronte democratico per battere le destre sulla base della difesa della Costituzione, minata dalla natura eversiva che queste ultime hanno in Italia.
La scelta del Presidente della Repubblica ha di fatto impedito l’espressione della volontà popolare su un tema tanto importante quale la scelta del governo, e ha spalancato le porte ad un governo iperliberista, espressione degli interessi lobbistici delle banche, del Vaticano, della Confindustria, delle università private, che si candida ad essere fedele esecutore delle direttive della Bce e ad attuare un programma di massacro sociale fatto di liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli alla spesa sociale, ai salari, alle pensioni, ai diritti dei lavoratori.
Di fronte a questo scenario, emergono con ancora più forza l’attualità del comunismo come unica prospettiva di uscita a sinistra dalla crisi e la necessità di costruire un polo della sinistra d’alternativa capace di fare opposizione alle destre ed al liberismo e di avanzare una proposta economica e sociale alternativa al capitalismo. Occorre intercettare quella diffusa domanda sociale proveniente dai movimenti che, in questi ultimi anni, hanno animato le strade e le piazze del paese, dalle lotte dei lavoratori, dei precari e degli studenti, ai movimenti per la difesa del territorio, fino alla battaglia referendaria. Occorre far sì che tali movimenti non rimangano chiusi nella loro vertenzialità, ma trovino uno sbocco unitario nell’opposizione al neoliberismo, così come la manifestazione del 15 ottobre ha tentato di fare. La proposta di una “Costituente dei beni comuni e del lavoro”, avanzata dal 1° documento, va esattamente in questa direzione.
Ma, soprattutto, occorre costruire un Partito forte e coeso, che si sappia dotare di una linea politica chiara e coerente, che sia radicato nei territori, nei conflitti, nei luoghi di lavoro e di studio, e che abbia una rappresentanza istituzionale che possa ridare voce e speranza alle classi subalterne, un Partito che sappia valorizzare le proprie energie migliori e che sappia rendere attuale l’ideale gramsciano dell’ “intellettuale collettivo”.
*Prc Napoli