Simone Oggionni*
La caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti aprono una nuova fase. Il nostro congresso non può limitarsi a recepire le novità in maniera passiva, ma deve provare ad interagire con esse, in maniera dinamica.
Il primo elemento che va colto è il cambio di scenario politico: l’obiettivo che, con brevi parentesi, ha occupato i nostri sforzi negli ultimi diciassette anni, e cioè la cacciata del governo delle destre, si è realizzato. E’ questo un fatto straordinario, perché mette in soffitta non soltanto anni di politiche classiste, ma anche un regime che ha cambiato in profondità la cultura del Paese, la sua etica, la sua estetica, la sua antropologia, rompendo i tabù del razzismo e del fascismo e trasformando in valori condivisi ed egemonici i prodotti peggiori del reaganismo e del craxismo. Guai a noi, da questo punto di vista, se non fossimo in sintonia con il sentimento di soddisfazione diffuso tra la nostra gente.
Il secondo elemento che va colto è la natura regressiva del processo che ha portato al governo Monti. Ciò determina l’obbligo, per il nostro partito, di fungere da coscienza critica nei confronti del nostro stesso popolo. Non soltanto perché le politiche economiche e sociali che il governo Monti metterà in campo sono già ampiamente segnate (il programma indicato dalla Bce è inequivocabile). Ma soprattutto perché in questa nuova invocazione dell’Uomo della Provvidenza, in questa esaltazione fideistica della tecnica contro la politica si staglia in pieno il dramma della erosione continua e inarrestabile della democrazia nelle società occidentali, la crisi della sovranità popolare.
Di fronte a questo scenario il primo documento contiene, in nuce, le risposte politiche più adeguate, che è compito di tutto il partito in questi giorni svolgere e sviluppare coerentemente.
Il cuore della nostra proposta risiede nella costruzione dell’opposizione politica e sociale al governo Monti. Un’opposizione intelligente, senza settarismi, che provi a parlare al popolo della sinistra, dei comitati, ai movimenti, a tutti coloro i quali hanno innescato nei mesi scorsi con le loro lotte e la loro partecipazione un processo vero di cambiamento nella società e nella politica italiana.
Un’opposizione quindi che provi ad incalzare l’Idv, Sel, mettendo queste forze di fronte all’illusorietà dei loro recenti posizionamenti; che provi ad incalzare la base del Pd, che a breve entrerà in conflitto con le scelte concrete del governo Monti; che provi ad incalzare la Cgil, che in un primo momento si era positivamente schierata per le elezioni immediate.
Infine, un’opposizione che sia pronta a giudicare giorno dopo giorno la realtà e che sia pronta, qualunque sia la data del voto, a raccogliere il massimo dei consensi scegliendo il posizionamento elettorale tatticamente più opportuno. Per questo non ha alcun senso oggi anticipare scenari che vanno costruiti e verificati nella complessità di questi mesi.
Così come non avrebbe alcun senso fare opposizione a Monti chiudendosi in un angolo e rinunciando alla nostra capacità di costruire le più ampie relazioni politiche e sociali. Quanto più forte e unita sarà la sinistra d’alternativa, tanto più efficace sarà l’opposizione al governo Monti.
Per questo è necessario riaggregare le forze sociali più dinamiche, rilanciando il movimento e i conflitti sociali in maniera non episodica. A questo scopo diventa centrale la costruzione di un luogo, che per noi è quello dell’unità della sinistra alternativa, che sappia fornire massa critica, respiro e credibilità alle nostre proposte e alle nostre aspirazioni.
*direzione nazionale