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Inceneritori
   
   

REFERENDUM SUGLI INCENERITORI

Con questo referendum, si pone un problema emblematico del modo distorto con il quale la questione dei rifiuti viene affrontata.
Il problema posto è quello degli inceneritori con i quali si intendono bruciare rifiuti solidi urbani.
Si vogliono abrogare norme che consentono di incentivare con premi in denaro la costruzione di inceneritori che producono diossina (che è un prodotto cancerogeno) e, quindi, hanno una ricaduta grave sia per l'ambiente che per la salute.
Anche in questo caso, il principio di cautelativo viene violato e si determinano danni molto forti sia all'ambiente che alla salute delle popolazioni, come dimostrano molte indagini epidemiologiche effettuate.
Si sottopongono a referendum, quindi, anche le procedure semplificate di autorizzazione esistenti e che, spesso, coprono fatti gravissimi. Anche la norma che parifica il combustibile prodotto dai rifiuti (il cosiddetto cdr) a rifiuto speciale, semplificandone così le procedure di autorizzazione e di controllo, fa parte della medesima logica e, pertanto, va abolita.
Con il referendum si pone, quindi, un problema prioritario di salvaguardia ambientale e sanitaria ma, nel contempo, si pongono anche questioni più generali e che riguardano la lotta all'inquinamento.
Si dice, infatti, che con gli inceneritori si supera il problema delle discariche a cielo aperto e, quindi, si diminuisce l'inquinamento complessivo.
Non è vero: con gli inceneritori, rimane il problema dello smaltimento dei residui dell'incenerimento e, aumenta l'inquinamento complessivo del territorio, in primo luogo, a causa delle diossine che, comunque, si producono attraverso l'incenerimento e, inoltre, a causa dell'insieme degli impatti che si determinano nel territorio (per esempio, a causa dell'enorme aumento del traffico dei camion che trasportano rifiuti da bruciare e che, spesso, debbono venire da province distanti).
Ma c'è, anche, una questione più di fondo.
L'Italia è agli ultimi posti in Europa per il riciclaggio dei rifiuti. Gli stessi obiettivi posti dal decreto legislativo 22 del 1997 (il cosiddetto decreto Ronchi) che prevedono obiettivi da realizzare di riciclo e riuso sono lontanissimi dall'essere raggiunti.
Il problema degli inceneritori, oltre all'inquinamento che producono, è che per la convenienza economica dell'investimento, essi richiedono la produzione di sempre più rifiuti da bruciare. Si crea, quindi, una contraddizione stridente tra ciò che si afferma nella legge (e si propaganda nei convegni) e quello che si fa nel territorio. Il governo delle destre ha l'obiettivo di estendere al massimo il ricorso agli inceneritori: un grande business per le imprese che godono di incentivi per inquinare e una ferita aperta per il territorio e le popolazioni residenti, al tempo stesso, una contraddizione stridente con quanto richiederebbe una nuova politica del ciclo dei rifiuti che deve puntare sulla riduzione alla fonte della produzione dei rifiuti medesimi, del loro riciclo e il loro riutilizzo.