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Elettrodotto coattivo
   
   

ELETTROSMOG

Il principio di cautela afferma: "occorre usare con prudenza e cautela quelle tecnologie che non risultano sicuramente innocue, superando il criterio corrente per il quale va ammesso l'utilizzo di processi e prodotti finché non sia dimostrata la loro nocività."
Quindi, una moderna legislazione di tutela sanitaria e ambientale inverte l'onere della prova. A questa impostazione, in linea con la più avveduta ricerca in campo scientifico, sia sperimentale che epidemiologica, si oppone la difesa di interessi delle imprese, quelle delle società elettriche e delle telecomunicazioni, e delle lobbies che, in associazioni a loro collegate, ne difendono gli interessi.
Il problema nasce per i cosiddetti effetti a lungo termine derivanti da esposizioni prolungate anche a basse dosi. Tali effetti non sono ovviamente deterministici (ovvero non c'è rapporto automatico di causa ed effetto per ogni soggetto esposto) ma sono, comunque, rilevati dalle indagini epidemiologiche sulle popolazioni esposte anche a valori molto bassi.
Per le basse frequenze (elettrodotti), che sono tecnologie usate da più anni, l'indagine epidemiologica ha dimostrato un aumento di patologie anche gravi, quali la leucemia infantile, anche a esposizioni centinaia di volte inferiori a quelle individuate per la protezione dai cosiddetti effetti acuti. Tali effetti nocivi sono evidenziati dalle indagini più recenti anche dalle nuove tecnologie legate alle alte frequenze (ripetitori, trasmettitori, ecc.).
La legge quadro sull'elettrosmog (n.36 del febbraio 2001), prevedeva che entro 60 giorni dalla sua pubblicazione dovessero essere varati i decreti attuativi della medesima, in particolare in relazione all'individuazione dei limiti di esposizione (limiti da non superare in qualsiasi condizione espositiva, ovvero limiti per i cosiddetti effetti acuti), dei valori di attenzione (ovvero limiti da non superare ovunque la popolazione risiede, ovvero limiti per la protezione dai possibili effetti a lungo termine) e degli obiettivi di qualità (valori per la minimizzazione delle esposizioni, quindi limiti per i nuovi impianti e per il risanamento degli impianti dove si superano i valori di attenzione). Tali decreti dovevano, quindi, essere emanati entro aprile del 2001. I testi erano già predisposti e prevedevano per gli elettrodotti il valore di attenzione di 0,5 micro tesla e l'obiettivo di qualità di 0,2 micro tesla (valore 500 volte inferiori a quelli vigenti oggi di 100 micro tesla); per le alte frequenze (ripetitori per telefonia e impianti di trasmissione radio tv) si prevedeva l'obiettivo di qualità di 3 volt metro (la metà di quelli oggi in vigore).
Il governo di centro sinistra, pur avendone tutti i tempi, non varò i decreti, tradendo così le attese delle associazioni e dei comitati.
Ora il governo delle destre fa la sua parte (sporca, ovviamente) e annuncia di voler ritardare ancora il varo dei decreti attuativi della legge e sullo sfondo delle dichiarazioni dei vari ministri si annuncia la volontà di varare decreti con limiti più alti di quelli già concordati tanto per non dare alcun fastidio a quel mondo delle imprese assunto come ordinatore della società nel suo complesso.
Il referendum serve a dare uno strumento operativo per battere questa voglia di restaurazione che il governo delle destre intende perseguire. Il problema che viene posto è quello della cosiddetta servitù di elettrodotto, ovvero l'esproprio coattivo dei terreni per fare passare gli elettrodotti.
Attraverso l'abrogazione di questa norma da un lato si da uno strumento concreto di battaglia ai comitati che si battono contro la costruzione di nuove linee che non rispettano criteri di tutela ambientale o che passano vicino alle abitazioni, determinando un danno alla salute, dall'altro si da uno scossone contro la pretesa del governo e delle lobbies di affossare la legge sull'elettrosmog approvata nel 2001.

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