PARTITO DI MASSA

Partito della Rifondazione Comunista - Direzione 


Dipartimento Organizzazione - Bollettino interno - NUMERO 28 - aprile 1999 


Un voto per cambiare (Aurelio Crippa)

Chianciano 2 (Milziade Caprili)

Usate le bacheche

Bergamo: più bella la città 

Ricostruire un progetto sociale (Ezio Locatelli)

Tutti a Colonia (Roberto Musacchio)

A Liberazione ci si abbona così



Un voto per cambiare

di Aurelio Crippa

C’è bisogno di una sfida politica e culturale contro il ripiegamento conservatore e autoritario in atto.
Bisogna porre fine alla ritirata culturale e sociale degli ultimi anni; bisogna ridare voce ai lavoratori e alle masse popolari, ed espressione ai bisogni della società.
Nella politica debbono rientrare questioni come la pace e la solidarietà, i bassi salari, le pensioni inique, la sanità disastrosa e costosa, la disoccupazione permanente ecc.
Demagogia? NO, la politica questo è. Le nuove generazioni sono strette fra una promessa, in larga parte già smentita, di una disponibilità materiale, un’esasperazione della competizione fra individui e un vuoto di solidarietà come valore.
La questione istituzionale, come è stata affrontata, ha fatto scomparire quella istanza di partecipazione democratica che radica nelle istituzioni i rinnovati bisogni di progresso sociale e civile.
Con la pratica concertativa evidente è l’involuzione corporativa dei sindacati, la perdita della specificità per lungo tempo giustamente rivendicata, di autonomia dal governo, dai padroni, dai Partiti. 
C’è un rischio autoritario nella crisi che investe le forze politiche.Siamo in presenza di una democrazia malata, l’affermarsi di un regime bianco teso a segnare come sinonimo di disordine e trasgressione qualsiasi forma di conflitto sindacale e sociale, a togliere rappresentanza e cittadinanza a tutte quelle forze che non accettano lo status-quo, il regime dell’alternanza, che, proprio per questo, devono essere messe fuori dalle istituzioni.
Rifondazione comunista è impegnata ad aprire, da sinistra, una contrapposizione forte, critica e propositiva, contro le ipotesi neo-liberiste del governo D’Alema – Cossiga – Cossutta; opera perchè tutte le forze di opposizione alle politiche di questo governo sappiano prendere ora un’iniziativa comune, definire un programma di alternativa. L’esigenza è quella di un grande movimento di lotta per l’unità e il cambiamento, articolato nel territorio, nei luoghi di lavoro e di studio, dove la prima questione che si impone è cominciare a mettere in discussione un sistema che dà pieni poteri a lor Signori e nessun potere a chi lavora.
Una sua presenza forte, politicamente e numericamente, è necessaria anche nei vari livelli istituzionali, in Italia e in Europa. Questo risultato è possibile: il voto a Rifondazione Comunista nelle prossime elezioni amministrative ed europee è la miglior garanzia. Disagio e disaffezione hanno motivazioni oggettive: tradotti in rassegnazione e rinuncia favorirebbero lor Signori. I Comunisti devono lavorare, al contrario, per esprimerli in un impegno di lotta politica, in un voto per cambiare. Conquistare più voti e contestualmente potenziare la presenza organizzata del Partito, aumenterebbe gli iscritti e le iscritte: è nell’agire politico, nel rapporto con gli elettori, le elettrici e gli eletti ed elette la miglior condizione perché ciò avvenga. Autofinanziamo la nostra campagna elettorale: chiediamo di contribuire alla sottoscrizione per sostenere la nostra battaglia politica. Il nostro Paese non può continuare così, l’Europa deve essere dei popoli e non dei banchieri. C’è bisogno di un cambiamento subito, di un’alternativa di politica economica e sociale. Si può, votando Rifondazione Comunista, un voto che non cambia colore.

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Chianciano 2

di Milziade Caprili

E’ iniziata la lunga fase del nostro lavoro politico ed organizzativo che dovrà portarci, dopo la prima metà di settembre, al secondo Convegno di Chianciano. Quello a cui dobbiamo dar vita è un impegnato e corale dibattito sul partito nel mentre – anche attraverso un accumulo di esperienze – lo stiamo cambiando pur se con faticosa lentezza. Sappiamo bene che questo dibattito e questo fare concreto si intersecano e si intersecheranno con rilevantissimi appuntamenti elettorali: dal referendum alle elezioni amministrative ed europee del 13 giugno. Questi ed altri appuntamenti renderanno  questo nostro lavoro politico – organizzativo più faticoso, non c’è dubbio. Ma mi domando e domando: c’è un altro modo? Si può bloccare tutto perché discutiamo? E poi di cosa discuteremmo, di quale partito se non nel confronto talvolta aspro con i temi, i soggetti, i bisogni, persino le scadenze che dobbiamo affrontare? Dirò di più: affrontare questo dibattito e tentare di accompagnarlo con concretissime esperienze sarebbe già di per sé una rottura rispetto ad una continuità per cui ci siamo sentiti dire - e non una sola volta e non da un solo dirigente – che siccome ci sono le elezioni non si può fare tesseramento e reclutamento oppure non si può dispiegare una efficace iniziativa di sottoscrizione. Quasi che le elezioni non determinassero anche una straordinaria condizione di lavoro – come dire? - esterno al partito ed una occasione di verifica dello stato delle nostre organizzazioni. Dunque la fase politico – organizzativa. C’è un rischio che sentiamo fortemente possibile: una discussione sull’organizzazione fatta tanto per farla, un po’ burocratica e per questo incapace di incidere sul nostro modo di essere e di fare. Rischio  che non si evita solo con il denunciarlo o mettendo in campo un singolo rimedio. Pensiamo che solo una proposta complessiva dovrebbe/potrebbe aiutarci: 
Proponiamo di assumere come base di discussione le indicazioni sul partito fornite dal IV Congresso e lo spirito e alcune delle indicazioni concrete- del Convegno del giugno 1997. Non può non far parte di questa riflessione la ricerca dei motivi che hanno reso quella discussione di Chianciano capace di suscitare insieme tanti consensi e così poche applicazioni concrete.
Proponiamo riunioni delle segreterie regionali con le segreterie delle federazioni per preparare comitati politici federali dedicati interamente al partito e avviare a livello regionale una discussione ravvicinata sullo stato del partito stesso, sulle esperienze organizzative che sono state fatte, sui principali nodi relativi al radicamento del partito della regione.
Riunioni dei CPF per una discussione sullo stato della nostra organizzazione e sul progetto vero e proprio di radicamento del partito nel territorio e nei luoghi di lavoro e di studio della federazione. Al congresso si è discusso di come inserire la sperimentazione organizzativa nello statuto. Queste riunioni dei CPF dovrebbero servire a vedere come concretamente si può fare sperimentazione organizzativa a partire dalle federazioni.
Verranno intanto pubblicati su Partito di massa documenti sull‘organizzazione eventualmente redatti dai CPF in modo da garantire la necessaria circolazione delle idee e delle esperienze in tutto il partito.
Ci saranno due appuntamenti nazionali di approfondimento: uno con i segretari dei circoli delle grandi città e l’altro con i segretari dei circoli aziendali.
Pensiamo ad alcune iniziative con soggetti esterni al partito, o che sono stati iscritti ma non lo sono più per capire meglio da una parte l’immagine che siamo in grado di proiettare all’esterno e dall’altra i motivi politici, organizzativi e anche di atteggiamento che determinano l’abbandono.
In raccordo con l’Ufficio di programma stiamo pensando ad incontri con studiosi che, da vari punti di osservazione, lavorano sul tema dei partiti e dell’organizzazione.

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Bergamo città più bella

I circoli del Prc di Bergamo hanno realizzato una inchiesta dal titolo 
"22 DOMANDE PER UNA MIGLIORE QUALITA' DELLA VITA".
La Provincia di Bergamo ha una popolazione di circa 900.000 abitanti
residenti in 238 comuni. La città di Bergamo ne ha 115.000.
La Federazione del Prc di Bergamo è composta da 711 iscritti
(al 31 dicembre 98) di cui 54 nella città di Bergamo.

L’obiettivo principale che ci siamo posti quando abbiamo deciso di promuovere una inchiesta sulla “qualità della vita” a Bergamo, è stato quello di disporre di elementi di conoscenza della realtà cittadina, per definire meglio e concretamente le nostre iniziative politiche e le nostre proposte.
Abbiamo diffuso il questionario contestualmente all’azione politica che il Partito svolge in città, nei diversi quartieri, posti di lavoro e scuole. L’inchiesta ci ha permesso di entrare in dialogo fecondo con persone che spesso vivono i partiti e la politica come qualcosa di cui diffidare, ma soprattutto ci ha offerto l’occasione di conoscere meglio i problemi e le idee presenti nel vissuto quotidiano della città che troppe volte vengono soffocati dal mugugno e dalla rassegnazione.
Il metodo dell’inchiesta, per un partito come il nostro che è impegnato a combattere le ingiustizie di questa società e si propone di trasformarla, è stata anche l’occasione di unire la ricerca, la conoscenza, all’iniziativa, alla mobilitazione. Conoscere per costruire obiettivi e lotta politica è la prassi perseguita da Rifondazione Comunista in città.
Le 1.168 risposte pervenute, su 14.000 questionari diffusi, costituiscono un valido esito che ci permette di elaborare con una quantità di dati sufficienti il programma elettorale amministrativo secondo i bisogni e le aspettative di una parte sensibile di cittadini.

Risultati del sondaggio 22 domande per una migliore qualità della vita

A cura dei circoli cittadini del Partito della Rifondazione Comunista

Sondaggi distribuiti: 14.000 di cui

  • 8.500 nei quartieri
  • 3.000 nei posti di lavoro
  • 2.500 nelle scuole

Risposte pervenute: 1.168 di cui

  • 587 dai quartieri
  • 392 dai luoghi di lavoro
  • 189 dalle scuole

Segnaletico:

  • Abitanti a Bergamo  765
  • Abitanti fuori Bergamo  183
  • Non indicato    220

La qualità della vita è una priorità. 
E’ una ricerca permanente da tradurre in comportamenti quotidiani e in benefici per la gente. I risultati del sondaggio ci permetteranno di orientare al meglio le nostre proposte e le nostre iniziative politiche.

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Ricostruire un progetto sociale

Nei giorni scorsi l’Unione Industriali di Bergamo ha messo in circolazione un bigino con il quale alle forze politiche, in previsione delle prossime amministrative, viene chiesto di lavorare in spirito di concertazione per il “rafforzamento della competitività del sistema”. La città e il territorio dovrebbero diventare luoghi strategici per l’ottimizzazione dei vantaggi competitivi, luoghi atti alla valorizzazione delle attività di produzione e di consumo. Del tutto evidente è dove gli industriali vogliono andare a parare. Il perseguimento di questo modello ha bisogno di un governo permissivo del territorio, di disinnescare gli strumenti della pianificazione, di liberalizzare le trasformazioni delle diverse aree.
Il modello trova solerti interpreti sul piano politico e amministrativo. Innanzitutto la giunta regionale di Formigoni e la Lega Nord al governo in provincia e in una miriade di comuni bergamaschi. Cambia la rudezza delle rispettive parole d’ordine ma non la sostanza. La gara è nel senso di aziendalizzare e snellire la macchina amministrativa. Le scelte vanno nel senso di rimuovere tutta una serie di vincoli, vincoli sociali, vincoli di compatibilità ambientale, vincoli di assorbimento dei rifiuti e degli inquinanti, vincoli che costituiscono un intralcio per il mercato. L’impatto di queste scelte non può che essere devastante.
Già in questi anni lo sviluppo arrembante che ha caratterizzato la bergamasca ha registrato pochissime contropartite in termini di sviluppo sociale e di crescita democratica. Se ci guardiamo intorno vediamo molta ricchezza privata, tanti luoghi di consumo, grandi progetti di riorganizzazione territoriale. Ma al di sotto del dato di superficie vediamo anche che non è cresciuta la ricchezza sociale. Pochi i luoghi di socialità, di partecipazione, i luoghi che ogni comunità progetta e costruisce ad uso dei propri cittadini. Di tutto questo c’è poco o niente. E’ come se l’etica produttiva avesse cancellato tutto il resto. C’è poco da stupirsi allora se a questa mancata progettazione sociale fa riscontro la cultura dell’individualismo, del qualunquismo, un inaridimento della vita democratica e partecipativa. Ogni giorno ci troviamo a inseguire le conseguenze di un inaridimento sociale nelle ribellioni corporative, nella crisi di identità, nelle spinte separatiste.
Questa condizione difficile non comporta alcuna rinuncia. Anzi, più che mai come partito avvertiamo l’importanza del contributo che possiamo e dobbiamo dare anche in previsione delle prossime amministrative. C’è un lavoro di ricostruzione di progetto sociale, di programmi per un corretto uso delle risorse, del territorio, di una idea di comunità non più solo di produzione ma di persone, di vita sociale.
Su quest’ordine di problemi, essenziali per garantire forme di cittadinanza sociale e politica, siamo impegnati da tempo. Abbiamo incalzato, aperto piani di confronto con altre forze, proposto di valorizzare una comune preoccupazione democratica, sollecitato possibili alleanze nella consapevolezza di operare in un quadro difficile dove non è facile costruire una risposta democratica e la possibilità di una tenuta delle ragioni della sinistra.
Quali riscontri? Ad oggi, mentre scriviamo queste note, non sappiamo ancora se Rifondazione Comunista e la forze che fanno riferimento al centro sinistra si presenteranno o meno apparentate in occasione di amministrative che interessano il Comune capoluogo, la Provincia oltre che centinaia di comuni della bergamasca (in totale i comuni sono 244). La condizione di incertezza, più che da pregiudiziali nei confronti del nostro partito, trae origine da una acuta crisi di orientamento interna alle forze di centro sinistra – già di per sé deboli come insediamento – in particolare del Ppi, uno dei dismessi eredi della potente Dc bergamasca. Non è sempre vero che la debolezza di insediamento di singole forze nel campo democratico induca ragionevolmente ad intese. Spesso accade il contrario in conseguenza di una mancanza di respiro politico. Le difficoltà e le incertezze che travagliano il centrosinistra pesano negativamente sull’esito di un confronto aperto, confronto perseguito più da tutti dal nostro partito. Fino al limite del possibile non demorderemo, a maggior ragione tenuto conto degli elementi di crisi del centrosinistra, convinti come siamo che senza una alleanza limpida e di segno progressista delle forze democratiche e di sinistra si apre la strada alle due destre – Lega e Polo – che già spopolano nella nostra realtà.

Ezio Locatelli
Segretario provinciale Prc Bergamo

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Tutti a Colonia

Il 29 maggio si svolgerà a Colonia una grande manifestazione europea per il lavoro e contro l’emarginazione.
La guerra in corso che vede protagonista attiva l’Europa all’interno della Nato ed in ottemperanza delle volontà politiche degli Usa rende ancora più evidente l’urgenza di battersi per un’altra Europa. L’Europa del liberismo, l’Europa che si americanizza è incapace di politiche di pace e di riforma sociale e si fa strumento di dominio.
La lotta per la pace si lega a quella per una Europa sociale capace di affrontare il dramma di oltre 20 milioni di disoccupati e di 50 milioni di poveri e di proporsi in modo alternativo a fronte delle grandi contraddizioni della nostra epoca a partire da quelle Nord-Sud e ambientali.
Per questo Rifondazione Comunista è impegnata da anni nella costruzione di una sinistra alternativa su scala europea, tanto più necessaria a fronte della piena corresponsabilità delle sinistre moderate nell’attuale situazione. 
Dopo Amsterdam, Colonia è un nuovo grande appuntamento. Si svolge in occasione del vertice dei Capi di Stato europei ed in vista del G8. Da tutta Europa convergeranno verso Colonia. In Italia c’è un ampio arco di forze sindacali, sociali, giovanili che sta preparando la partecipazione.
Ma Colonia non è solo il giorno della manifestazione Deve vivere in una preparazione fatta di incontri ed iniziative, di divulgazione degli appelli e delle piattaforme. Per poi arrivare a Colonia il 29 maggio alle ore 14.00. La partecipazione va predisposta attraverso le strutture regionali e di federazione con una prima corresponsabilizzazione del Partito. Contro la guerra, per il lavoro, per un'ultra Europa.

Roberto Musacchio

TUTTI A COLONIA!

CONTRO la guerra PER il lavoro

Nella tanto celebrata Europa è tornata a divampare la guerra.
L’Europa dei parametri di Maastricht e delle banche è incapace di costruire la pace ed anzi è attivamente in guerra, protagonista dei bombardamenti della Nato. Di tutto ciò è pienamente responsabile anche il governo italiano.
Questa è l’Europa dei 20 milioni di disoccupati, dei 50 milioni di poveri, delle discriminazioni e delle esclusioni.
Contro questa Europa torniamo a mobilitarci per preparare la grande manifestazione europea del 29 maggio a Colonia in occasione del vertice dei Capi di Stato UE.
Come due anni fa ad Amsterdam scendono in piazza i giovani, i lavoratori, i disoccupati che vogliono un’altra Europa di pace, di lavoro e di solidarietà.

CONTRO LA GUERRA, LA DISOCCUPAZIONE, L‘ESCLUSIONE SOCIALE
PER FERMARE I BOMBARDAMENTI DELLA NATO E PER  LA SOLUZIONE NEGOZIALE DEL CONFLITTO IN KOSOVO
PER UNA EUROPA DELLA PIENA OCCUPAZIONE

  • che riduca l’orario di lavoro a parità di salario e senza flessibilità e garantisca ai disoccupati un salario sociale fatto di un pacchetto di servizi;
  • che crei nuovo lavoro in attività buone come il risanamento ambientale; 
  • che non smantelli lo stato sociale ma lo rilanci e lo estenda
  • per rispondere ai nuovi bisogni di inclusione.

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informazioni: Umberto Ilari

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