EMERGENZA ECONOMICA
CAMPAGNA SOTTOSCRIZIONE STRAORDINARIA

Tribuna XII congresso PRC - SE

Rosario Marra

Noi e i BRICS: pericolo di campismo o residui di eurocentrismo?

Nel nostro dibattito congressuale viene, spesso, trascurata la dimensione internazionale quasi come se essa fosse del tutto staccata dalle questioni nazionali e, invece, in un mondo sempre più interconnesso, sappiamo che non è così.
Pertanto, alla luce di quanto sopra, penso che una parte delle nostre contraddizioni abbia origine anche in una diversa analisi della situazione internazionale, ad esempio, è emblematica la discordante valutazione sui BRISC contenuta nei due documenti.

Vorrei subito chiarire che non appartengo a quella categoria di compagni, diffusasi negli ultimi anni, che, nei fatti, sostituisce l'internazionalismo con la geopolitica, quindi, la definizione contenuta nel doc. 2 relativa al "multipolarismo cooperativo", da me condivisa, non è soltanto di valore analitico-descrittivo ma è soprattutto di orientamento politico di fase.
La citata definizione significa che siamo per un altro multipolarismo e non a caso si critica quello attuale di matrice liberoscambista, quindi, alcune banalità di origine mainstream che, a volte, emergono nel nostro confronto – come il fatto che esistano contraddizioni tra India e Cina, che l'Iran è un regime teocratico, eccetera - sono fuori luogo perchè scontate e sono il riflesso di quello che è stato definito “multipolarismo imperfetto” o, più efficacemente, “multipolarismo spurio”.

Nel doc. 1, pur dandosi una valutazione positiva su alcuni aspetti della politica BRICS, se ne svuotano le potenzialità prospettando il pericolo di qualche nuova versione di “campismo” e, alla fine, si conclude con l'importanza di un rilancio degli organismi multilaterali a partire dall'ONU.
Penso che questo tipo di posizione non comprenda, nei fatti, l'importanza del ruolo dei BRICS che non possono costituire il citato pericolo campista in quanto, a differenza, ad esempio, di NATO e UE, non sono un'organizzazione sovranazionale ma un'aggregazione transnazionale dove mancano due requisiti essenziali per delineare un “blocco”: l'assenza di un vero e proprio Stato-guida e la continuità territoriale (il Brasile non confina con l'India....).

Inoltre anche sul piano monetario la Cina non ha mai avuto la tendenza a sostituire il dollaro con lo yuan.
In realtà, la posizione dei compagni del doc. 1 è quella di un “multilateralismo di sinistra” dovuta a residui di eurocentrismo che, nei fatti, indebolisce la battaglia per un nuovo ordine mondiale di estremo interesse anche per noi comunisti.
E' appena il caso di notare che, seppure in maniera diversa, anche Macron e Mattarella in più di un'occasione hanno parlato di rilancio del multilateralismo, ma restando all'interno del blocco occidentale.
In altri termini, il multilateralismo da solo finisce per esprimersi all'interno dei blocchi, il multipolarismo, pur usando gli strumenti anche del multilateralismo, è innanzitutto il risultato di un diverso equilibrio e di una riconfigurazione dei rapporti di forza (non intesi solo in senso militare) a livello internazionale.

D'altro canto, ciò non significa che alcuni membri BRICS non abbiano una tendenza a costituirsi in un blocco contrapposto a quello occidentale soprattutto per quei Paesi che stanno sviluppando anche uno stretto coordinamento sul piano militare ma, allo stato, non è questa la tendenza prevalente (si veda, in proposito, il corposo documento conclusivo del vertice di Kazan);
del resto anche questo intreccio tra spinta multipolare e alcuni comportamenti bipolari è un riflesso di quel multipolarismo spurio accennato in precedenza e che alcuni studiosi hanno definito con una sorta di contraddizione in termini con l'espressione "bipolarismo multicentrico".

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