EMERGENZA ECONOMICA
CAMPAGNA SOTTOSCRIZIONE STRAORDINARIA
Tribuna XII congresso PRC - SE
Tonia Guerra
Se le premesse sono queste…
Il dibattito congressuale è entrato nel vivo dei congressi di circolo, a cui spetta l’ultima parola.
La presenza di due documenti alternativi è stata una necessità, quella di scegliere non solo la “collocazione” politica di Rifondazione, ma la visione di partito, il rapporto fra la linea politica e le responsabilità di chi deve attuarla, il modo con cui essa viene costruita quotidianamente e sottoposta a verifica periodicamente, la cultura politica, la gestione dei conflitti.
Sulla “collocazione” credo che i nodi della contrapposizione siano chiari: la costruzione dell’alternativa alle politiche liberiste e guerrafondaie, le alleanze/accordi con il centrosinistra e in particolare con il PD.
Avendo esplicitato in altre occasioni il mio sostegno al documento 2, vorrei utilizzare lo spazio a disposizione per soffermarmi sull’altra questione: la visione di partito e le modalità di gestione delle dinamiche interne.
Il doc 1, nella sua versione definitiva, è stato “arricchito” di una “premessa” il cui titolo è “Salvare Rifondazione. Un dibattito di verità fra comunisti/e per una nuova unità del Partito”.
Se si è di buonumore, la lettura del contenuto potrebbe farci apprezzare l’involontaria autoironia del titolo; se invece lo si prende con serietà, c’è davvero da preoccuparsi.
La premessa in questione si assume il ruolo di ristabilire la “verità” sul dibattito interno attraverso una serie di accuse infamanti e di ricostruzioni inesatte, una sorta di processo alle intenzioni contro coloro che sostengono l’altro documento, contro compagne e compagni che avrebbero operato “una guerra interna… estesa a tutti i livelli del partito … in modo personalistico e correntizio…” praticando “distorsioni della verità”, contrasti fasulli per captare demagogicamente benevolenze indebite per nascondere contrasti veri” (sic!). Peraltro, ciò è in sintonia con il contenuto di una lettera precedentemente recapitata ad alcuni ignari compagni, in cui vengo personalmente omaggiata più volte e non sempre a proposito, e con un video in cui gli esponenti del doc 2 sono graziosamente definiti “una consorteria di manipolatori”.
Di fronte all’autoesaltazione di chi si erge, in un importante documento pubblico quale quello congressuale, a detentore della “verità” e a pubblica accusa contro i sottoscrittori/ici del doc 2, non resta che affidarsi alla clemenza della Corte!
Oppure, con pazienza, scartare la zavorra degli insulti, superare la nebbia delle citazioni altisonanti, rendere conto di alcuni contrasti, veri nel senso di realmente accaduti, documentabili e verificabili.
Nei gruppi dirigenti vi è stato, dopo l’ultimo congresso, un duro e crescente conflitto: è vero!
Il punto era il mancato rispetto della linea politica e degli impegni assunti nel documento congressuale conclusivo di un “percorso di rinnovamento … un decisivo salto di qualità e la ridefinizione del gruppo dirigente nazionale” (vedi doc sul sito).
È sotto i nostri occhi che la linea sia stata sgretolata e che il percorso di rinnovamento sia stato negato.
L’altra colpa attribuitaci sarebbe, paradossalmente, quella di prendere sul serio le affermazioni contenute in più parti del documento Acerbo, riguardo al giudizio sul PD e sul centrosinistra: “… il profilo del centrosinistra non è più quello iperliberista …”; …l’idea del “terzo polo” appare debole…; … l’ipotesi strategica “in basso, a sinistra” non ha funzionato; … usare le leggi elettorali ai limiti della spregiudicatezza” (per citarne alcune).
Credo che queste posizioni vadano rispettate: ne deriva una proposta politica con la quale misurarsi.
Con tanti altri e altre compagni/e che hanno sottoscritto il secondo documento e con coloro che in questi giorni lo stanno votando nei congressi di base, la consideriamo sbagliata, così come consideriamo distruttivo per il partito un galleggiamento in attesa che il PD cambi posizione su guerra e armi. Su quel partito e sulla sua collocazione nel campo neoliberista esiste ormai una cospicua letteratura, consolidata da decenni di politiche antipopolari e purtroppo confermata nelle scelte attuali, in Italia e in Europa.
A proposito di UP, la premessa della “verità” dà una lettura fuorviante della Direzione del 22 novembre 2023 (il doc finale è sul sito). A smentire il senso di quella lettura può essere utile il breve e inequivocabile odg votato nel CPN del febbraio 2024, nel quale si dava mandato “alla Segreteria Nazionale di istituire, nel più breve tempo possibile, uno specifico gruppo di lavoro con il compito di predisporre le proposte del PRC per la costruzione della struttura organizzativa e democratica di UP”. Il “più breve tempo possibile” è stato: mai!
Certo risponde al vero, e personalmente lo rivendico, che abbiamo lavorato, come potevamo e fino a che è stato possibile, a evitare che Unione Popolare fosse l’ennesimo naufragio. Non sono fra coloro che ne hanno festeggiato la conclusione: ne ho preso atto.
Vi è poi la scomunica definitiva: siamo settari e subalterni a PAP.
La prova di ciò sarebbe il fatto che PAP e UP non sono un punto centrale della nostra proposta e ciò sarebbe un segno evidente della nostra malafede, visto che siamo accusati di aver “inabissato” il tema per “dissimulare e sorvolare”. In sostanza, ci viene rimproverato di non essere conformi al profilo che ci viene attribuito ossessivamente, di aver sottratto al dibattito un argomento fondamentale per denigrarci. A questa imputazione mi arrendo, anche le ossessioni fanno parte dell’animo umano.
Il fatto è che in ballo vi è il futuro e il senso stesso della nostra comunità politica, che meriterebbe un approccio meno arrogante e più rispettoso delle posizioni condivise prevedibilmente da metà partito, visto che anche i risultati dei CPF danno i due documenti in sostanziale parità.
Tutti/e manipolati da un gruppo di malfattori?
Comunque, in queste ore il mandante è uscito allo scoperto: Paolo Malaussène Ferrero si impegna, qualora dovesse prevalere il consenso al doc 2, “a promuovere la gestione unitaria del partito e (congiunzione, ndr) a riservare a compagni/e della minoranza congressuale i ruoli con funzione di garanzia …”.
Il tribunale della “verità”, in ultimo attraverso Galieni, trasfigura nel suo contrario la “gestione unitaria” proposta dal compagno, attribuendole il significato di “una gestione del partito nelle mani solo della sua corrente”, e svilisce l’affidamento dei ruoli di garanzia a “elargizione magnanima” (con ciò mancando di rispetto agli organismi di garanzia, al compagno che ha assunto quell’impegno personale, a quelli/e che lo apprezzano).
Non mi pare un buon metodo stravolgere le posizioni altrui creando bersagli contro cui orientare la polemica.
A questo punto, mi chiedo se non sia il caso che venga declinata in modo un tantino più concreto la “nuova unità” solennizzata nel titolo “Salvare Rifondazione. Un dibattito di verità …” in modo che oltre la premessa si intraveda un’idea di conclusione.
Perché i “buoni” dovranno confrontarsi con i “cattivi”.
Il tempo era già prima di ora.
Restiamo umani.