Tribuna XII congresso PRC - SE
Sergio Dalmasso
Una scelta non tattica e di breve periodo
Dato che questo è il mio ultimo intervento congressuale, dopo decenni, rivolgo un saluto ed un ringraziamento a tutti e tutte.
Esprimo un disagio ed una preoccupazione che vedo in numeros* iscritt*, provat* da anni di sconfitte, cambiamenti, polemiche interne. Sono preoccupato (eufemismo):
- Per la conflittualità interna di cui molti, fino a poche settimane fa, non hanno colto la dimensione politica e di prospettiva. Lo scontro spesso trascende i contenuti. Potrà una formazione ridotta all'osso, uscire da un congresso in cui la contrapposizione nei circoli, nelle federazioni, a livello nazionale, ha lasciato strascichi anche personali? Quale ipotesi di gestione emerge da due documenti così differenziati nella proposta?
- Per la disattenzione alla nostra situazione economica. Quali possibilità di rilancio con un debito crescente (oggi a quasi tre milioni) e con entrate decrescenti se non nulle?
- Per la scarsa attenzione, addebitata già alla segreteria Bertinotti, a circoli, federazioni di cui si trascura la presenza sociale, la situazione economica, lo stato d'animo degli/delle iscritt*.
- Per il fatto, dicendola schematicamente, che “siamo sempre meno e sempre più vecchi*.
- Per la assenza, oltre che dalle istituzioni, da scuole, luoghi di lavoro, strutture sindacali (in senso lato), organizzazioni di massa, luoghi di conflitto. Per inciso, sulla questione sindacale continuiamo ad andare a tentoni, a non avere una posizione che altri, anche più piccoli di noi hanno (discutibile o meno). Come ricostruire un tessuto sociale con un corpo così esiguo e provato?
Il fatto più negativo è, però, il non aver risolto dopo 34(sic!) anni alcuni nodi di fondo, innestati da diverse culture politiche, ma soprattutto dall'infame sistema maggioritario.
La nostra politica è un radicalismo propagandistico... Siamo largamente fuori dai caratteri di una formazione politica liberamente comunista (Sergio Garavini al CPN, “Liberazione”, 5 febbraio 1995).
Il punto era se di fronte al rischio del prevalere di una destra sovversiva noi decidevamo di fare la nostra parte... Il rischio di una deriva autoritaristica è forte. Già oggi molto spesso oscilliamo tra un estremismo verbale e una pratica politica oggettivamente subalterna (Peppe Napolitano, ivi).
Il governo Dini... ha portato alla luce una contraddizione in seno alla borghesia italiana, fra un'ala ormai eversiva e un'ala costituzionale (Luciana Castellina, ivi).
Non vedo più né una politica di unità, né l'autonomia, ma l'isolamento (Marida Bolognesi, al CPN, in “Liberazione”, 7 aprile 1995).
Eravamo nel 1995. E, nel 1998:
Vedo affermarsi una linea che conduce il partito su mere posizioni di propaganda e testimoniali (Cossutta, “Liberazione”, 4 ottobre 1998).
Il partito deve fare politica e non propaganda (Cossutta, Roma, 11 ottobre 1998).
Non cito, per pudore, Marco Rizzo.
Ma non è finita. Arriva la scissione di Vendola e Migliore.
Il mondo è cambiato, non ha senso chiudersi nella gloria del passato, non mi interessa sventolare bandiere... Non mi serve una sinistra che, quando c'è la tempesta, si scava una trincea, invece di affrontarla: io voglio andare in mare aperto (Vendola, “Liberazione”, 16 settembre 2008).
Accuse alla sinistra con il torcicollo, definita relitto.
Non abbiamo quindi, nella nostra lunga e difficile storia, sciolto il nodo fondamentale: essere formazione che tenta la ricostruzione di una sinistra alternativa o parte di un fronte democratico opposto ad una destra sempre più eversiva, antidemocratica, neofascista, populista? Su questo è naufragata anche la Federazione della sinistra (Europee 2009: 3,4%, regionali 2010: 2,6%, amministrative 2011: 4,2%), unico abbozzo di progetto coerente costruito dopo Chianciano 1, cui si addebita oggi la radice dei nostri mali.
La svolta, finalmente proclamata, oltre che praticata, nasce da difficoltà oggettive, dalla volontà di opporsi al neofascismo, ma non tiene conto delle due, diverse, esperienze governative isolte con un fallimento:
- non abbiamo “superato” le leggi peggiori del berlusconismo (lavoro, scuola, migrazione)
abbiamo votato pacchetto Treu, finanziamento alle scuole private, bilanci militari che finanziavano guerre
- siamo stati equiparati agli “altri”.
Abbiamo praticato per anni una politica incoerente, a zig- zag, con continui cambi di nome, simbolo, in contenitori sempre diversi.
La proposta, certo non miracolistica, esposta in tutti i miei modesti interventi nell'ultimo CPN era differente:
- rifiuto di ogni scioglimento di Rifondazione
- iniziativa unitaria, anche nelle associazioni di massa, sui temi sociali e di difesa degli spazi democratici
- alleanza costante, di azione sui temi sociali, con le forze disponibile alla ricostruzione di una alternativa anticapitalista, ecologista, internazionalista, femminista
- presentazione elettorale unitaria, evitando le arlecchinate di questi ultimi 15 anni (dal 2008).
Le ripropongo, senza presunzione, in questo mio ultimo intervento congressuale.
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