EMERGENZA ECONOMICA
CAMPAGNA SOTTOSCRIZIONE STRAORDINARIA

Tribuna XII congresso PRC - SE

Fausto Cristofari

Il progressivo restringimento del nostro Partito è avvenuto nel quadro di un bipolarismo che ha infine favorito l’avvento al governo della destra meloniana.
Per una fase, la presenza del M5S pareva intaccare lo schema bipolare che abbiamo sempre combattuto, togliendoci spazio. Ora il M5S vive una crisi profonda, mentre il PD, dall’opposizione, usufruisce del mutamento di toni da parte di Elly Schlein, in una situazione di incipiente declino della partecipazione democratica.

Fra gli innumerevoli tentativi che abbiamo fatto per costruire un polo di alternativa, Unione Popolare è stato l’unico a resistere a diversi passaggi elettorali, pur nel loro esito negativo. Oggi quel tentativo si è però esaurito: in ciò ha certamente pesato l’accelerazione impressa al progetto di Pace Terra Dignità, anche se la campagna di adesioni ad UP procedeva comunque con grande lentezza. Dobbiamo ora riprendere il confronto con le altre componenti di UP, ma nel quadro di una nostra interlocuzione con esse, senza precipitazioni organizzative. Per contro, il progetto di PTD (certamente segnato da verticismi e insufficienze) non dà segno di sviluppi futuri.
Dobbiamo quindi ripartire da noi stessi, guardando impietosamente ai nostri limiti, che stanno essenzialmente nell’aver perso la nostra internità al mondo del lavoro (oltrechè al mondo giovanile).

La lotta contro il governo delle destre può realizzarsi soltanto in stretto legame con la ripresa dell’iniziativa sul terreno sociale: per quanto ci riguarda, ciò non può avvenire né in una logica di autoreferenzialità, né inseguendo istanze che non ci appartengono fino in fondo. Dobbiamo invece intrecciare la nostra iniziativa diretta (di cui la campagna per il Salario Minimo, peraltro non gestita in solitaria, è un esempio) con la partecipazione ad iniziative più ampie, come la campagna contro l’AD, che sono servite e servono tuttora a segnare la nostra attività. Essenziale è la questione sindacale, nel rapporto con la CGIL (unica struttura di massa ancora esistente nel Paese) e con il sindacalismo di base, di cui occorre favorire il superamento della frammentazione.

In tutto ciò, abbandonare il nostro profilo di alternativa rischierebbe di farci perdere le attuali interlocuzioni, senza costruirne di nuove. Se è giusto incalzare il centro-sinistra sul piano dei contenuti, il fatto di avanzare una proposta di governo si presterebbe al rischio di esserne risucchiati, peraltro sapendo che l’accettazione delle nostre proposte, in particolare sul tema della guerra, sarebbe assai improbabile, tanto più con gli attuali rapporti di forza. Nè si può pensare, sul piano locale, ad una sorta di “confederazione delle federazioni”, senza avere una chiara linea di fondo, pur da gestire con la dovuta attenzione alle singole realtà.
Sono queste, in sintesi, le ragioni principali che mi portano a sostenere il documento 2.

Serve però, da parte nostra, una nuova autocentratura, basata sul reciproco rispetto, al di fuori delle logiche di schieramento e dell’estremizzazione delle posizioni, se vogliamo mantenere in piedi un Partito che, pur notevolmente ridotto, mantiene una sua precisa ragione d’essere.

Mentre aleggia su ogni cosa quella Guerra che il centro-sinistra (tutto) continua in sostanza a non ritenere dirimente. Il documento 2, giustamente, individua nella reazione degli USA al proprio declino la responsabilità principale. Senza ignorare, con ciò, il peso dei conflitti inter-capitalistici e proponendo, nel contempo, l’ipotesi del “multilateralismo cooperativo”, che permette di cogliere i processi in atto senza rinunciare a guardare in avanti. Ben sapendo che sono sempre i popoli, in tutti i Paesi, a pagare le conseguenze delle guerre, con la morte sui campi di battaglia e con la distruzione delle proprie case, così come con il deterioramento delle proprie condizioni di vita.

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