VIII Congresso Prc » admin http://web.rifondazione.it/viii VIII Congresso nazionale del Partito della Rifondazione Comunista Mon, 05 Dec 2011 14:38:24 +0000 en hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.2.1 Modifiche allo Statuto approvate con 3 astensioni http://web.rifondazione.it/viii/?p=247 http://web.rifondazione.it/viii/?p=247#comments Mon, 05 Dec 2011 14:38:24 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=247 Continua a leggere ]]> ART. 42 COMMA 4

SOSTITUIRE LE PAROLE “oltre duemila iscritti” con “oltre mille iscritte e iscritti”

ART. 59 COMMA 2

SOSTITUIRE LE PAROLE “non inferiore a ventuno e non superiore a venticinque a livello nazionale” con “non inferiore a undici e non superiore a tredici a livello nazionale”

ART. 59 COMMA 5

SOSTITUIRE LE PAROLE “una presidenza composta dal presidente, due vicepresidenti, un segretario e tre membri” con “una presidenza composta dal presidente e quattro componenti dei quali due vicepresidenti e un segretario”

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Comitato Politico Nazionale http://web.rifondazione.it/viii/?p=243 http://web.rifondazione.it/viii/?p=243#comments Mon, 05 Dec 2011 13:53:59 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=243 Continua a leggere ]]>


COMITATO POLITICO NAZIONALE
1 ACERBO MAURIZIO
2 ALBERTI FABIO
3 ALBERTINI VERONICA
4 AMADIO BEATRIZ PAULA
5 AMAGLIANI MARCO
6 AMATO FABIO
7 ANTONAZ ROBERTO
8 ANTONELLI ELENA
9 ARMELLIN MARA
10 ARNABOLDI PATRIZIA
11 BARBAROSSA IMMA
12 BARILLA’ TIZIANA
13 BARTIMMO TIZIANA
14 BAVILA FRANCESCO
15 BELLOTTI CLAUDIO
16 BERTUCCELLI KETTY
17 BETTARELLO CLAUDIO
18 BILARDI DONATELLA
19 BISETTI MARIA LUCIA
20 BOGHETTA UGO
21 BONADONNA SALVATORE
22 BORRELLI DANILO
23 BOTTINI ANTONIETTA
24 BOZZI ANTONELLA
25 BRACCITORSI BIANCA
26 BRAI STEFANIA
27 BREGOLA IRENE
28 BURGIO ALBERTO
29 CAMPESE MARIA
30 CANGEMI LUCA
31 CANTONE CARMELA
32 CAPELLI GIOVANNA
33 CAPORUSSO MIMMO
34 CAPPELLONI GUIDO
35 CARDAZZO RENATO
36 CARNEVALE ORNELLA
37 CASATI BRUNO
38 CESANI SILVANA
39 CESARIA NICOLA
40 CIMASCHI MAURO
41 CIRIGLIANO MADDALENA
42 COLELLA MARGHERITA
43 COMMODARI PINO
44 CONIA MICHELE
45 COPPA ANNARITA
46 CORBINO NICOLA
47 CRISTIANO STEFANO
48 CULEDDU NICOLA
49 CUNTI EMILIA
50 D’AGRESTA FRANCESCO
51 D’ALESSANDRO TONINO
52 D’ANGELO PASQUALE
53 D’ASCENZIO ANNA
54 DE CESARIS WALTER
55 DE MENNA AMANDA
56 DI GIACOMO SILVIA
57 DI SANTO LEDA
58 DONINI MONICA
59 EMPRIN ERMINIA
60 ERPICE ANTONIO
61 ERPICE LUCIA
62 EZZELINI STORTI GIULIANO
63 FANTOZZI ROBERTA
64 FERRAGUTI MARIA CRISTINA
65 FERRERO PAOLO
66 FLAMINI ENRICO
67 FORENZA ELEONORA
68 FORNONI CHIARA
69 FORTE ROBERTA
70 FRALEONE LOREDANA
71 FUCITO ALESSANDRO
72 GADDI MATTEO
73 GASPARO DILETTA
74 GELMINI MARCO
75 GESSO GABRIELE
76 GIARDIELLO ALESSANDRO
77 GIGANTINO ROSITA
78 GILIANI FRANCESCO
79 GIORDANO MATTEO
80 GIORDANO ROSSELLA
81 GORETZ YASSIR
82 GRANCHELLI PATRIZIA
83 GRANO MANUELA
84 GRASSI CLAUDIO
85 GRASSO LUISA
86 GRECO DINO
87 GUAGLIARDI DAMIANO
88 GUERRA TONIA
89 KOCJANCIC IGOR
90 LA BERNARDA FRANCESCO
91 LIMONCINO NICOLA
92 LOBINA SIMONA
93 LOCATELLI EZIO
94 LOFFREDO DOMENICO
95 LOMBARDI GIANLUCA
96 LOROPIANA MARINA
97 LUZZARO LIDIA
98 MAFFIONE DANIELE
99 MAGRI ANNA LISA
100 MAINARDI NANDO
101 MALERBA MATTERO
102 MANOCCHIO ANTONELLO
103 MANTOVANI RAMON
104 MARCHETTINI ALIDINA
105 MARINO LOREDANA
106 MAROTTA ANTONIO
107 MERLINI MARIA
108 MONTALTO PIER PAOLO
109 MORSELLINO SALVATORE
110 MORSOLIN CRISTIANA
111 NAPPO FRANCO
112 NICOTRA ALFIO
113 NIGRO CLAUDIA
114 OLIVIERI SERGIO
115 PAOLINI ALBA
116 PATTA NELLO
117 PEGOLO GIANLUIGI
118 PETRINI ARMANDO
119 PIOBBICHI FRANCESCO
120 PREVIATO SONIA
121 RANCATI CLAUDIA
122 RASORI LICIA
123 RENDA JACOPO
124 RINALDI ROSA
125 ROCCHI AUGUSTO
126 ROMA ELENA
127 ROMITO ROBERTO
128 RUFFINI DANIELA
129 RUSSO LEONILDE
130 RUSSO SPENA GIOVANNI
131 SALERNO ADA
132 SALVETTI DARIO
133 SANTILLI LINDA
134 SCAPINELLI RITA
135 SCARABELLI PAOLO
136 SCONCIAFORNI ROBERTO
137 SGHERRI MONICA
138 STERI BRUNO
139 STOCHINO LAURA
140 STUFARA DAMIANO
141 TARGETTI SANDRO
142 TECCE RAFFAELE
143 TICCA GIOVANNA
144 USSI ARIANNA
145 VALENTINI SANDRO
146 VANGIERI DANIELLE
147 VERUGGIO MARCO
148 VEZZOSI ILIC
149 ZACCHEDDU ANNA PAOLA
150 ZUCCHERINI STEFANO




Membri di ritto

151 SCHIAVON GIANLUCA PRES CNG
152 BELLIGERO ANNA COORD GC
153 OGGIONNI SIMONE COORD GC
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http://web.rifondazione.it/viii/?feed=rss2&p=243 0
VIII Congresso nazionale del Partito della Rifondazione Comunista. Documento conclusivo approvato http://web.rifondazione.it/viii/?p=230 http://web.rifondazione.it/viii/?p=230#comments Mon, 05 Dec 2011 13:48:26 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=230 Continua a leggere ]]> L’VIII Congresso di Rifondazione Comunista, che si è svolto a vent’anni  dalla nascita della nostra impresa collettiva, approva la relazione del Segretario che considera un importante contributo ai nostri lavori, come considera positivo il dibattito che l’ha seguita.
Oggi, ancor più di ieri, possiamo dire che, se Rifondazione non esistesse, bisognerebbe inventarla. Vent’anni fa ci avevano spiegato che il capitalismo è il migliore dei mondi possibili e la fine della storia. A distanza di vent’anni vediamo che il capitalismo non è in grado di superare la propria crisi – che  non è solo economica e finanziaria, ma anche ambientale e sociale -, moltiplica le guerre, mette in discussione la democrazia, radicalizza l’intreccio tra neoliberismo e patriarcato.
Oggi più di ieri l’alternativa è tra socialismo o barbarie. Oggi più di ieri serve l’impegno di riflessione e lavoro delle comuniste e dei comunisti per costruire un’alternativa di società,per quella “futura umanità” a cui abbiamo intitolato il nostro Congresso.
La risposta delle classi dominanti alla crisi segna in maniera particolarmente regressiva l’ Europa. L’Unione Europea ha incorporato nella propria Costituzione i dogmi del neoliberismo, erodendo progressivamente ciò che ha costituito la specificità del modello sociale europeo del dopoguerra,  nell’intreccio tra diritti sociali e forme avanzate di democrazia.
Questa erosione progressiva ha conosciuto un vero e proprio salto di qualità dentro la crisi. Invece di rimettere in discussione le politiche che hanno prodotto la crisi, contrastando la speculazione finanziaria, redistribuendo la ricchezza, riconvertendo l’economia nel segno della sostenibilità ambientale e sociale,  la risposta delle élites dominanti vede la riproposizione di quelle politiche in forma estremistica.
La riduzione a tappe accelerate di un debito  pubblico che deriva dai salvataggi del sistema finanziario, la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, il neomercantilismo, producono concretamente la demolizione di ciò che resta del sistema di welfare e dei diritti del lavoro e la messa in mora della democrazia per come l’abbiamo conosciuta.  Ne sono un esempio la vicenda greca ed italiana. In entrambi i casi si è usata la speculazione come “vincolo esterno” per impedire il pronunciamento democratico delle popolazioni – attraverso il referendum in Grecia e le elezioni in Italia – e per insediare governi diretta espressione delle tecnocrazie finanziarie europee.
La fine del governo Berlusconi, che abbiamo salutato positivamente, per il portato di profonda regressione sociale, civile e democratica che esso ha segnato per il nostro paese nella lunga stagione del berlusconismo, non ha visto – a differenza di quanto avevamo continuato a proporre fino alla fine – il necessario passaggio democratico delle elezioni anticipate. La responsabilità del Presidente della Repubblica, che ha operato al limite della correttezza costituzionale, e il grave errore del Partito Democratico hanno portato all’esito del governo Monti, ad un quadro che ha ed avrà pesanti effetti negativi sul piano sociale e politico.
Il governo Monti è un governo costituente. Gli inaccettabili interventi annunciati sulle pensioni, sul mercato del lavoro, sull’Iva e sull’Ici, rappresentano un nuovo micidiale attacco alle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle donne. Mentre gli scenari che si aprono sul versante delle  privatizzazioni  di quel che resta dell’industria pubblica, dei servizi locali, della stessa riproduzione sociale, se da un lato sono coerenti con gli interessi delle banche e del sistema industriale tedesco, dall’altro prefigurano il rilancio della sussidiarietà e degli interessi delle grandi agenzie che operano per la privatizzazione del welfare, a partire dalla Compagnia delle Opere. È un disegno costituente, in cui questo governo punterà, nella concretezza del proprio agire, a un nuovo equilibrio dei ceti dominanti, base materiale per la costruzione di un nuovo “campo” del Centro.
Questa operazione, che ha l’obiettivo di una profonda ristrutturazione del panorama sociale e politico del nostro Paese, se da un lato consente alla destra populista ed in particolar modo alla Lega Nord di rigenerarsi in vista delle prossime elezioni, è destinata, dall’altro, ad aprire una contraddizione reale tra il popolo della sinistra: tra le proprie rappresentanze sociali, a partire dalla Cgil e dagli stessi elettori del  Partito Democratico.

La nostra proposta politica
Come abbiamo scritto nel documento congressuale, il nostro progetto di fondo, la nostra ragion d’essere è l’alternativa di società. Su questa strada sono indispensabili la costituzione della più ampia opposizione sociale al governo Monti, del movimento antiliberista in Italia ed in Europa e di luoghi di connessione permanente tra i diversi movimenti, ed è urgente un salto di qualità nella costruzione di un polo politico della sinistra di alternativa.
La nostra risposta alla crisi costituente, all’azione costituente del governo Monti, è l’opposizione costituente: per un diverso modello sociale, per una sinistra in grado di avere la massa critica necessaria per contrastare le politiche neoliberiste, e per il superamento del sistema bipolare-maggioritario in direzione del modello proporzionale.
Proponiamo di dare vita in gennaio agli stati generali dell’opposizione costruendo un vero e proprio  fronte unitario. Proponiamo di promuovere unitariamente  una manifestazione nazionale contro il governo Monti e le politiche neoliberiste dell’Unione Europea.
L’opposizione che vogliamo costruire, tiene insieme gli obiettivi di fondo di un progetto di trasformazione sociale, con la concretezza dell’individuazione, qui ed ora, delle scelte immediate, degli obiettivi praticabili.
Continuiamo ad indicare nella modifica del ruolo della BCE il primo obiettivo necessario. La BCE deve acquistare direttamente i titoli degli Stati.  Solo la miopia di chi è accecato dai dogmi del neoliberismo, e più concretamente il blocco di interessi delle banche tedesche, impedisce di vedere che questa è  la sola via possibile per bloccare la speculazione e la stessa deflagrazione dell’Europa, come diciamo dall’esplosione della crisi greca.
In secondo luogo diciamo no alle privatizzazioni e proponiamo un rinnovato intervento pubblico in economia, per una riconversione sociale ed ambientale del nostro modello di sviluppo, per allargare la sfera dei beni comuni a partire dalla necessità che si dia immediatamente seguito al vittorioso referendum per l’acqua pubblica e contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Proponiamo di dimezzare le spese militari, di abbandonare la realizzazione del Ponte sullo Stretto e della Tav in Val Susa, di tagliare i costi della politica e di usare queste risorse per un piano per il risparmio energetico, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile, il riassetto idrogeologico del territorio. Creando così almeno mezzo milione di nuovi posti di lavoro e riaprendo la strada all’obiettivo della piena e buona occupazione.
Proponiamo una patrimoniale strutturale sulle grandi ricchezze immobiliari e finanziarie, che produrrebbe un gettito annuo di 20 miliardi di euro, toccando soltanto il 5% più ricco della popolazione e consentendo di reperire le risorse per il reddito sociale per i disoccupati e per diminuire le tasse sul lavoro dipendente.
Ci opponiamo a ogni nuovo intervento peggiorativo sulle pensioni delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti. Per garantire prestazioni pensionistiche dignitose ai lavoratori precari e alle giovani generazioni, proponiamo invece di imporre un tetto a 5.000 euro per le pensioni dei dirigenti e per ogni cumulo pensionistico, e di affrontare le gravi iniquità del sistema previdenziale, che scarica sui fondi in attivo del lavoro dipendente, dei parasubordinati e delle prestazioni temporanee, i passivi di tutti gli altri fondi, a cominciare da quello dei dirigenti.  Proponiamo di istituire un fondo pubblico presso l’Inps per la previdenza integrativa.
Sono solo poche proposte di “un’altra manovra” per indicare che un’altra strada è possibile e che non c’è nessuna neutralità e oggettività “tecnica” nelle scelte che si fanno. Per demistificare ogni processo di naturalizzazione  della  crisi,  come delle risposte regressive delle élites dominanti.
Nella lotta di opposizione alle politiche neoliberiste della Merkel e di Monti noi proponiamo di aggregare ed unire la sinistra. La sinistra non si può unire o costruire in astratto; è nella concreta azione di opposizione che si definisce la sinistra. L’appello che rivolgiamo alle forze politiche, sociali, culturali che si oppongono oggi – o che sceglieranno di opporsi domani – al governo, è quello di dar vita ad un processo costituente che punti a ricostruire un riferimento comune a sinistra. Avanziamo questa proposta a partire dalla Federazione della Sinistra, che su questi contenuti vogliamo rilanciare con forza. E la rivolgiamo in primo luogo alle compagne ed ai compagni di SEL, alle diverse formazioni politiche esistenti, la proponiamo a tutte le compagne ed i compagni che vogliono ricominciare ad incidere sui processi di fondo del nostro Paese. La costruzione di un polo della sinistra capace di avere sufficiente massa critica, per dimensioni, capacità di progetto e iniziativa, può incidere sulle contraddizioni del PD,  dell’IDV e sull’intero quadro dei rapporti politici, e influire sulla stessa durata del governo Monti.  La nostra iniziativa politica, entro le dinamiche che verranno concretamente determinandosi, deciderà della nostra scelta elettorale, che oggi come ieri, è scelta tattica.
Proponiamo a tutte le forze sociali, ai comitati, alle associazioni, di dare vita ad una Costituente dei beni comuni e del lavoro. Per  sconfiggere le politiche neoliberiste e costruire l’alternativa non si può attendere che questa maturi sul piano delle relazioni politiche. È necessario organizzare dal basso la lotta e la proposta, dando vita ad una vera e propria costituente sociale, che sull’esempio dei comitati che hanno promosso il vittorioso referendum sull’acqua e i servizi pubblici locali, aggreghi, in una rete di relazioni stabili, quel tessuto sociale che vuole contrastare il neoliberismo e costruire l’alternativa.
In questo contesto lavoriamo per il rilancio del Partito della Rifondazione Comunista. Sappiamo di essere insufficienti, sappiamo di essere necessari. Solo il rafforzamento di Rifondazione può permetterci di far procedere il progetto politico che abbiamo delineato, per uscire a sinistra dalla crisi. Lo facciamo in una prospettiva europea al cui centro vi è il rafforzamento del Partito della Sinistra Europea, perché l’attacco contro i lavoratori parte dalle politiche europee ed è a quel livello che dobbiamo essere in grado di rispondere, per una rifondazione democratica e sociale dell’Europa che rovesci i principi liberisti, classisti e anti-democratici dei Trattati di Maastricht e Lisbona.
Dobbiamo tradurre in pratica gli obiettivi che ci siamo dati con il documento congressuale.
Costruire un partito capace di fare una analisi critica del capitalismo oggi, per contrastare ogni naturalizzazione dei processi in atto nel senso comune di massa, per trasformare il disagio e la sofferenza sociale in soggettività conflittuale; un partito capace  di avere un progetto di trasformazione, sviluppando la ricerca sulla “rifondazione comunista” che abbiamo ripreso a partire da questo Congresso,  dopo il tempo della resistenza.
Un partito capace di investire su di sé attraverso la formazione e l’autoformazione, di operare per lo sviluppo delle lotte attraverso l’inchiesta e il radicamento nei luoghi di lavoro; capace di cambiare la propria pelle diventando costruttore di legame sociale, di mutualismo e autorganizzazione, per spezzare la solitudine che è condizione materiale ed esistenziale nella crisi. Sono questi i temi che dovranno essere al centro anche della prossima Conferenza di organizzazione, occasione di una riflessione complessiva sul nostro riassetto, che si deve porre l’obiettivo di valorizzare le peculiarità e le risorse dei territori.
Un partito capace di vedere i propri limiti, dando seguito all’impegno di realizzare un’inchiesta sulla propria costituzione materiale, sulla propria composizione sociale e sulla perdurante profondissima asimmetria della composizione di genere che lo segna; capace di mettere concretamente a tema il superamento del patriarcato. Anche per questo proponiamo di realizzare la Conferenza delle donne comuniste.
Un partito che valorizzi le giovani e i giovani, portatori di un nuovo drammatico intreccio tra condizione sociale e generazionale ed attori del protagonismo di massa che sta segnando in Europa e nel mondo la lotta contro il neoliberismo.
Il nostro Congresso si è svolto a partire da un documento largamente unitario. È dunque sulla base di un concreto passo in avanti che si pone oggi il tema urgente del superamento del correnti e di qualsiasi loro cristallizzazione. Come abbiamo ripetutamente affermato, questo obiettivo nulla ha a che vedere con la riduzione degli spazi di pluralismo, della dialettica tra diverse aree culturali e posizioni politiche, che è il sale della democrazia e la condizione per il pieno sviluppo delle intelligenze critiche di ognuno di noi e del nostro corpo collettivo.
Riaffermando l’assunzione delle  proposte contenute nel documento congressuale, oggi chiediamo a tutte e tutti noi lo sforzo di farle vivere concretamente e quotidianamente nei nostri comportamenti, in un nuovo vincolo di reciproca fiducia e lealtà.
Approvato dall’assemblea dei delegati al’VIIIl Congresso
4.12.2011

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Documento conclusivo due – respinto http://web.rifondazione.it/viii/?p=227 http://web.rifondazione.it/viii/?p=227#comments Mon, 05 Dec 2011 13:46:54 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=227 Continua a leggere ]]> Costruire l’opposizione di classe

La crisi economica ha suscitato in tutto il mondo, dagli Stati Uniti a Israele, dalla Gran Bretagna al movimento degli indignati in Spagna, una straordinaria opposizione sociale, che, seppur in prevalenza priva di rappresentanza politica, è lontana dal dissiparsi.
Il rischi di crollo dell’euro e la crisi dei debiti sovrani impone al capitale la difesa di un “interesse generale” che non ammette articolazione e opposizioni al suo interno. Negli ultimi vent’anni le tre forze principali europee: popolari, liberaldemocratici e partito socialista europeo sono state protagoniste della costruzione dell’Europa delle banche, da Maastricht al Trattato di Lisbona. Oggi questo fronte vede un ulteriore sviluppo nella gestione comune e autoritaria dei piani di austerità con una forte spinta a governi di unità nazionale (Grecia, Italia) e in ogni caso a una gestione indistinguibile fra governi di destra e di centro sinistra. A tale spinta la socialdemocrazia europea si è completamente piegata.
Il vasto movimento di scioperi generali in Grecia ha trovato del tutto impermeabile la socialdemocrazia al governo.  E dopo il divieto imposto all’ex presidente Papandreu da Francia e Germania di sottoporre a referendum popolare la decisione di ulteriori tagli alla spesa pubblica, la socialdemocrazia persevera con la sua politica liberista sostenendo il governo di unità nazionale insieme  a Nuova democrazia e persino all’estrema destra del Laos.
Anche in Spagna la conclusione della passata legislatura ha visto la convergenza fra Pp e Psoe nell’inserire nella Costituzione l’obbligo della parità di bilancio. Di questa politica ha fatto le spese il Psoe, forza di governo uscente, la cui crisi ha consentito un significativo rilancio della sinistra sul piano elettorale.
Allo stesso modo in Italia il Partito democratico unisce il suo sostegno a quello del PdL e del Terzo Polo al governo Monti il cui programma è dettato dalla Bce e dal Fmi: vendita di patrimonio pubblico, privatizzazione delle società e dei servizi pubblici, innalzamento dell’età pensionabile e destrutturazione dei diritti del lavoro, a partire dall’abolizione del contratto nazionale.
La soddisfazione per la caduta di Berlusconi e l’allineamento di tutte le forze politiche parlamentari, con l’eccezione strumentale della Lega a sostegno del governo Monti consente a quest’ultimo di godere di un certo consenso nei sondaggi. Anche la Cgil ha rimodulato la propria iniziativa trasformando la manifestazione del 3 dicembre in un’assemblea nazionale.

Le misure in fase di discussione ed approvazione spazzano ogni possibile illusione sulla sbandierata “equità” del nuovo governo. Attacco alle pensioni di anzianità, passaggio per tutti al contributivo, blocco dell’indicizzazione, attacco al pubblico impiego, privatizzazioni e liberalizzazioni forzate, aumento dell’Iva, attacco allo Statuto dei lavoratori, reintroduzione dell’Ici: il governo Monti prosegue e approfondisce i tratti più antisociali della politica di Berlusconi.

Il Partito della Rifondazione Comunista è quindi chiamato ad organizzare la più ampia opposizione sociale e politica al governo Monti e ad affermare con nettezza la propria totale alternatività strategica al presente quadro delle forze rappresentate in Parlamento.

Il Partito della Rifondazione Comunista si impegna a promuovere una battaglia con tutte le forze sociali e politiche, a partire dai movimenti e dalle vertenze in atto e si propone punto di riferimento.
All’inesistenza dell’opposizione politica si contrappone infatti un vasto fronte sociale e di movimento che non può accodarsi alla fanfara dell’unità nazionale. Il movimento operaio, dopo due anni di resistenza al modello Marchionne, deve oggi rispondere a una ulteriore demolizione di diritti e condizioni. Continuano le rivolte per la difesa del lavoro e del patrimonio industriale; larghi settori di manodopera immigrata sfidano con sempre maggior determinazione la condizione di doppio sfruttamento e privazione dei diritti di cittadinanza. Prosegue una modifica strutturale delle condizioni di lavoro nel pubblico impiego, in tutte le sue articolazioni. Abbiamo lottato contro l’innalzamento dell’età pensionabile alle donne del pubblico impiego, abbiamo denunciato lo svilimento delle donne e del loro lavoro da parte del governo Berlusconi. La riduzione salariale, la minaccia di mobilità del lavoro (mobilità e perdita del lavoro), la precarietà dilagante nel pubblico impiego fanno della condizione lavorativa femminile lo strumento principe con il quale l’ideologia patriarcale costringe le donne a una vita umiliante e subalterna, corpi che non devono vivere autonomamente.
Nel movimento che si è espresso il 15 ottobre scorso ci confrontiamo anche con una generazione di giovani e giovanissimi che sta formando la propria visione del mondo in netto antagonismo ad un sistema del quale conoscono innanzitutto la crisi senza precedenti. Una generazione che a differenze della precedente, cresciuta nel clima ideologico del “crollo del comunismo” e della “fine della storia”, vede svilupparsi sotto i propri occhi la crisi mondiale del sistema capitalista.
Il movimento a tutela dell’ambiente, del territorio, dei beni comuni, a partire dal movimento No Tav fino a quello a difesa dell’acqua pubblica, indicano una crisi di consenso senza precedenti alle politiche liberiste.
Il Partito della Rifondazione Comunista si impegna a sostenere il conflitto sociale, a partire da questi settori di movimento, per far vivere un’ampia opposizione di massa al governo Monti.
Punti dirimenti per la costruzione dell’opposizione sono: a partire dalla rivendicazione noi il debito non lo paghiamo, no alle privatizzazioni e ai tagli alla scuola pubblica e allo stato sociale, no alla vendita del patrimonio pubblico, no all’inserimento del vincolo del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale, no alla precarietà e allo smantellamento dei diritti del lavoro, del contratto nazionale a partire dal rifiuto dell’accordo fra le parti sociali del 28 giugno scorso, contro le mafie e il malaffare del bipolarismo, coinvolto negli scandali e negli interessi economici.

In tutta Europa il sostegno bipartisan ai piani di austerità ha suscitato forti mobilitazioni dei lavoratori costringendo le organizzazioni sindacali a convocare ripetuti scioperi anche generali. Significativamente sia in Grecia che in Gran Bretagna essi non hanno ricevuto il sostegno delle socialdemocrazie. Questo scenario investirà anche il movimento sindacale in Italia: il gruppo dirigente della Cgil che aveva puntato le sue carte sull’alternanza di governo si trova privo di una strategia nel bel mezzo della peggiore offensiva antioperaia da decenni. È decisivo investire tutte le nostre forze affinché dai luoghi di lavoro sorga un forte movimento di lotta che rompa gli indugi esiziali delle burocrazie sindacali che subordinano l’urgenza di una forte mobilitazione alle contorsioni del quadro politico.
La perfetta identità di vedute e azione tra il governo, Confindustria e la Fiat di Marchionne impone al movimento operaio la costruzione di una strategia complessiva: non esistono piani separati tra il contrasto alle politiche di austerità, la difesa dell’occupazione e delle aziende minacciate di smantellamento, la riconquista dei contratti nazionali di categoria e della democrazia nei luoghi di lavoro e la lotta contro provvedimenti quali l’articolo 8, la cui logica è completamente fatta propria dal presente governo.

Dobbiamo pertanto impegnarci nel promuovere e sostenere tutte le iniziative di autorganizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori volte a mettere in campo quelle forme di lotta radicali rese indispensabili dalla durezza dell’attacco. Sono questi gli strumenti attraverso i quali il movimento può mettere in crisi logiche burocratiche e compatibiliste e costruire il terreno più avanzato di unità nella lotta fra tutti i settori del sindacalismo di classe nel nostro paese.

Sempre a tal fine il Partito della Rifondazione Comunista si impegna ad uniformare a questa battaglia a sostegno dei movimenti di lotte le scelte dei nostri rappresentanti istituzionali, i quali sono tenuti ad esprimere coerentemente con il voto la non accettazione dei vincoli del patto di stabilità nelle sue ricadute sui diversi livelli istituzionali e amministrativi.

La costruzione dell’opposizione non può essere considerata una passaggio imposto dalle contingenti vicende parlamentari. La caduta del governo Berlusconi non è un fulmine a ciel sereno, ma il compimento di un processo di logoramento già emerso con piena evidenza nella giornata del 14 dicembre 2010. Le basi di consenso della maggioranza sono state erose da due anni di mobilitazioni sociali, dalle lotte per il lavoro, ai referendum, fino allo scorso 15 ottobre. È stato un anno segnato anche dalle sconfitte nelle elezioni amministrative, che hanno evidenziato la crisi di consenso del premier e della sua coalizione, compresa la Lega nord.
Solo la inettitudine e la pusillanimità delle opposizioni parlamentari ha permesso che il governo trascinasse la sua agonia per quasi un altro anno, aprendo così uno spazio di manovra nel quale si sono inserite le pressioni del grande capitale, nazionale ed internazionale, che ha potuto così preparare la svolta. Ancora una volta quindi i frutti di una mobilitazione di massa vengono raccolti da chi, socialmente e politicamente, rappresenta l’esatto opposto delle istanze che hanno animato due anni e più di lotte contro questo governo.
La crisi della destra è profonda, la frattura fra Lega e Pdl non sarà facile da ricomporre; nello stesso Pdl si allargheranno le contraddizioni. Il Pd verrà profondamente logorato dal sostegno al governo, mentre il Terzo Polo si propone di guadagnare a spese di entrambi gli schieramenti. Il bipolarismo viene pertanto messo come minimo in discussione. Più che mai in questo quadro la nostra strategia deve proporsi di rendere evidente l’esistenza di una sinistra fuori e contro il quadro politico dato al di là delle forme che potranno assumere gli schieramenti politici. Il problema non è la tattica elettorale, bensì quello di dare forma e sostanza alla rappresentanza politica di classe. Questo è il terreno che Sel rifiuta, in quanto concepisce la fase attuale come una sgradevole parentesi da superarsi al più presto nella ricostituzione di quel centro sinistra che ambiva ad egemonizzare.
L’opposizione sociale deve trovare una chiara espressione politica. Non ci sarà futuro per chi tenti di stare un giorno nelle piazze e il giorno successivo ai tavoli delle alleanze elettorali. Il Prc si propone di costituire, fuori e contro gli schieramenti che sostengono il governo di unità nazionale, un polo della sinistra di classe che sia riferimento per l’opposizione sociale al governo Monti e che fin da subito lavori anche sul piano elettorale alla costruzione di uno schieramento alternativo. Deve emergere con chiarezza l’esistenza di una netta alternativa a sinistra, per l’oggi e per il domani. Tale necessità non può essere subordinata a considerazioni tattiche legate al possibile cambiamento della legge elettorale o alle scadenze delle elezioni stesse, peraltro terreni sui quali oggi non abbiamo alcuna possibilità di influire.
La richiesta di elezioni anticipate si lega quindi non solo a una generale rivendicazione democratica, ma deve essere legata a una prospettiva concreta: rivendichiamo elezioni perché oggi nel parlamento, al di là delle divisioni di schieramento, esiste di fatto una voce sola: quella delle banche, quella del capitale; rivendichiamo elezioni affinché anche col voto si possa esprimere ciò che si è espresso nelle piazze di questi anni. Questo è possibile solo se la sinistra, a partire dal nostro partito, rompe ogni ambiguità rispetto al Pd e al centrosinistra, oggi elemento portante dell’operazione Monti-Napolitano. Non si tratta quindi di una tattica destinata a mutare una volta che cambi il quadro politico e si ritorni a una “normale” dialettica fra centrodestra e centrosinistra; si tratta invece di una impostazione che assumiamo come strategica.
Il voto con il quale il Pd ha permesso senza colpo ferire l’introduzione nella Costituzione dell’obbligo di pareggio di bilancio segna in maniera inequivocabile come il suo sostegno al governo Monti non sia contingente ma si fondi su una completa assunzione delle compatibilità dettate dalla crisi. Ogni ipotesi di fronte democratico col centrosinistra viene sepolta dai fatti, per l’oggi e per il domani.
La nostra proposta deve quindi muovere dal ruolo che intendiamo svolgere nei confronti dei lavoratori e dei nostri referenti sociali.
Nella Federazione della sinistra la caduta di Berlusconi ha fatto emergere una crescente spinta centrifuga, lacerando il velo di una fittizia unità politica costruita sulla base dei minimi comuni denominatori fra linee politiche in realtà divergenti. Nessuna ambiguità può essere tollerata non solo riguardo al governo Monti, ma anche e soprattutto rispetto agli sbocchi che intendiamo perseguire con la nostra opposizione a tale governo. L’ambizione unitaria non può essere sacrificata alle equivoche diplomazie che hanno retto il percorso della Fds fin dal suo esordio. Oggi la Fds è un impedimento alla costruzione di quel polo di classe indispensabile all’opposizione sociale e alla sua necessaria espressione politica.
Il Partito della Rifondazione Comunista alla prova del suo VIII congresso conferma di essere la principale aggregazione nel campo della militanza della sinistra. Praticare la costruzione del partito di classe e del movimento, in un contesto tanto conflittuale, sottopone i gruppi dirigenti e la militanza alla necessità di una rottura con il modello di partito prevalentemente fin qui praticato. Abbiamo visto la lenta consunzione del partito elettoralista, che raccoglie un’adesione spesso passiva, incapace di reggere la propria struttura sul sostegno militante; può vivere viceversa un partito motore del conflitto, capace di intervenire nei più diversi ambiti, grazie alla forza che trae dalla sua prospettiva di trasformazione rivoluzionaria della società.
Franco Bavila
Donatella Bilardi
Sonia Previato
Jacopo Renda
Dario Salvetti
Roberto Sarti
Marco Veruggio

Documento respinto

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Documento conclusivo presentato da Sandro Targetti a nome del documento 3 – respinto http://web.rifondazione.it/viii/?p=223 http://web.rifondazione.it/viii/?p=223#comments Mon, 05 Dec 2011 13:42:45 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=223 Continua a leggere ]]> PER L’OPPOSIZIONE DI CLASSE E L’ALTERNATIVA DI SISTEMA

Il contesto sociale e politico di questo VIII congresso nazionale impone scelte chiare al Partito della Rifondazione Comunista.
Il passaggio dal Governo Berlusconi al Governo Monti conferma la linea di attacco antipopolare, ma modifica profondamente l’assetto democratico e il quadro politico: ciò rende ancor più urgente la ricostruzione di una opposizione di classe, di un riferimento credibile, fuori dal bipolarismo e dalle logiche dell’alternanza, per i ceti popolari colpiti dalla crisi, per impedire nuove derive reazionarie, incidere sulle stesse contraddizioni destinate a crescere nella base sociale del centrosinistra e di SEL,  e delineare un’alternativa di sistema alla crisi del capitalismo..
Il sostegno bipartisan alle direttive delle banche conferma la impraticabilità di alleanze o fronti democratici col PD ed il centrosinistra, di fronte ad una evidente internità alle compatibilità dei grandi interessi capitalistici, che tagliano sempre più le risorse destinate alla spesa sociale e sviliscono lo stesso ruolo delle Assemblee Elettive.
Chiarire il nostro rapporto col PD a tutti i livelli, compresi gli Enti Locali, non è una questione di principio, ma rappresenta un passaggio ineludibile per dare coerenza e credibilità alla nostra opposizione al Governo Monti, alla nostra iniziativa nella società e nei movimenti.
Il PRC è impegnato a rafforzare la lotta al sistema maggioritario e bipolare, ivi comprese le primarie, che cancella la rappresentanza del conflitto, in palese contrasto con la Costituzione, intrecciando così questione democratica e questione sociale.
L’opposizione sociale e politica al Governo Monti deve svilupparsi sulla base di un programma che traduca in obiettivi concreti la parola d’ordine “Noi il debito non lo paghiamo!” e sappia così unire  i soggetti sociali e le diverse esperienze di resistenza alla crisi che animano le lotte nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei territori (lavoratori/trici, precari, disoccupati, studenti, migranti.), come indicato dalle grandi manifestazioni del 15 ottobre e dal movimento “No debito” che prosegue la sua iniziativa con un importante appuntamento per il prossimo 17 dicembre.
Occorre impedire che il capitalismo utilizzi la sua crisi strutturale per ridisegnare i rapporti di forza, con un nuovo massacro sociale e con nuove guerre imperialiste come in Afganistan, Libia e domani  anche in Iran e Siria. L’affermazione dei diritti sociali, dei diritti civili e dei diritti di cittadinanza per tutti si intreccia con un rinnovato impegno antifascista, antirazzista ed antisessista per impedire nella crisi la guerra tra poveri e l’imbarbarimento della società.
L’opposizione ai diktat della BCE deve collegarsi alle lotte ed ai movimenti che si battono contro le mafie, contro l’associazionismo segreto, contro il potere delle Chiese, e rimettere all’ordine del giorno, dare nuovo slancio a  tutta la questione meridionale.
La questione del reperimento e dell’utilizzo delle risorse è centrale per dare risposta ai bisogni sociali e rompere il quadro delle compatibilità.
“Non pagare il debito” significa porsi l’obiettivo di nazionalizzare le principali banche e di gestire pubblicamente aziende strategiche come ad esempio la Fiat, difendere l’occupazione, estendere i diritti sociali e sindacali, i diritti civili, tutelare l’ambiente e i beni comuni, opporsi alle privatizzazioni, alla vendita del patrimonio pubblico ed alle grandi opere inutili e dannose, come ad esempio la TAV, il Ponte sullo Stretto e gli inceneritori per investire le risorse sulla creazione di lavoro stabile, la riconversione ambientale delle produzioni, la messa in sicurezza del territorio, il diritto alla casa, la spesa sociale, il trasporto pubblico e la strategia rifiuti zero..
In questo senso il partito sociale e l’esperienza dei GAP possono rappresentare una esperienza utile e funzionale al progetto politico dell’opposizione di classe, se concorrono a rafforzare l’autorganizzazione popolare ed una coerente pratica politica del partito stesso.
Occorre contribuire alla rifondazione di una linea e di una pratica sindacale di classe coordinando su contenuti comuni tutti i compagni e le compagne impegnate nei luoghi di lavoro e indipendentemente dalla sigla sindacale di appartenenza, contro l’attacco ai diritti, ai contratti di lavoro e contro la logica dei Patti Sociali, promuovendo nei territori il rilancio dei consigli, le esperienze di autoconvocazione e di coordinamento con i soggetti sociali che resistono alla crisi.
L’VIII congresso nazionale del PRC chiede l’immediato reintegro del ferroviere Riccardo Antonini, licenziato per il suo impegno per chiedere verità e giustizia per la strage di Viareggio ed esprime piena solidarietà con tutti i lavoratori colpiti dalla repressione aziendale nei luoghi di lavoro.
“Non pagare il debito” significa rafforzare la lotta contro questa Europa, che con veri e propri diktat mortifica la democrazia e la sovranità dei popoli, coordinare tutte le forze anticapitaliste europee disponibili, superando i forti limiti presenti nella Sinistra Europea, e riprendere il percorso di ricostruzione di una internazionale comunista, superando vecchie impostazioni monolitiche e verticistiche.
Nel vivo dell’opposizione al Governo delle Banche, il PRC può e deve contribuire in modo determinante a
-    ricostruire una sinistra anticapitalista, indipendente ed alternativa anche al PD, composta da vari soggetti ed esperienze che non riproduca le scorciatoie e le forzature organizzative che hanno caratterizzato la FdS, ma dia una risposta alla mancanza di una rappresentanza politica di classe;
-    riprendere il percorso della rifondazione-ricostruzione di un partito comunista che riaggreghi le tante forze oggi disperse o diversamente collocate, sulla base di una chiara linea politica e di un comune confronto, elaborazione e pratica sociale, un partito radicato nei luoghi del conflitto di classe capace di darsi forme organizzative coerenti con le finalità dell’azione politica,  che pratichi la democrazia e l’attualità del comunismo nel movimento reale.

Documento Respinto

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Verbale organismi dirigenti http://web.rifondazione.it/viii/?p=221 http://web.rifondazione.it/viii/?p=221#comments Mon, 05 Dec 2011 13:12:20 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=221 Continua a leggere ]]> VIII congresso nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Napoli 2-4 dicembre 2011

ELEZIONE ORGANISMI DIRIGENTI E DI GARANZIA

L’assemblea dei delegati ha eletto il Collegio nazionale di Garanzia, di 13 membri, con votanti 396 dei quali favorevoli 341, contrari 31, astenuti 23, 1 scheda bianca. Risultano eletti i seguenti componenti del CNG:
STEFANO ALBERIONE
GIUSEPPE BENASSI
STEFANIA BRUNINI
SERENA CAPODICASA
GENNARO CORTESE
FRANK FERLISI
SIMONA LORENZONI
CESARE MANGIANTI
LUIGI MINGHETTI
ADRIANA MINIATI
DONATELLA MUNGO
PATRIZIA POSELLI
GIANLUCA SCHIAVON
Successivamente Il Collegio nazionale di Garanzia ha eletto Presidente
GIANLUCA SCHIAVON
e componenti della Presidenza
ADRIANA MINIATI (vicepresidente)
SERENA CAPODICASA (vicepresidente)
STEFANO ALBERIONE (segretario)
CESARE MANGIANTI
Votanti 11, favorevoli 9 contrario 1 e astenuto 1.

L’assemblea dei delegati ha eletto il Comitato politico nazionale, di 150 membri, con votanti 402 dei quali favorevoli 319, contrari 51, astenuti 29, schede bianche 2, scheda nulla 1.
Risultano quindi eletti i seguenti componenti del CPN: (elenco di mimma)

Il Presidente del CNG ha aperto i lavori del CPN che ha proceduto alle seguenti votazioni:

è stato eletto Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

PAOLO FERRERO

(118 votanti, 100 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astenuti)

è stato eletto Tesoriere nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

DOMENICO CAPORUSSO

(118 votanti, 106 voti favorevoli, 4 contrari e 8 astenuti)

è stata eletta la Segreteria nazionale, su proposta del Segretario nazionale,
(101 votanti, 82 voti favorevoli, 15 contrari, 2 astenuti e 2 schede bianche) composta da:

PAOLO FERRERO
IRENE BREGOLA
ROBERTA FANTOZZI
MARCO GELMINI
CLAUDIO GRASSI
GIANLUIGI PEGOLO
ROSA RINALDI
AUGUSTO ROCCHI

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Consensi ai documenti http://web.rifondazione.it/viii/?p=208 http://web.rifondazione.it/viii/?p=208#comments Wed, 30 Nov 2011 17:13:11 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=208 Consensi ai documenti congressuali (calcolo definitivo)

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Documento 2 – Il Prc alla prova della giunta Pisapia. Sonia Previato http://web.rifondazione.it/viii/?p=195 http://web.rifondazione.it/viii/?p=195#comments Mon, 28 Nov 2011 09:33:19 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=195 Continua a leggere ]]> Sonia Previato*
Le primarie milanesi, a differenza di quelle napoletane, finite ingloriosamente, hanno dato l’illusione della vittoria della partecipazione popolare sul grigiore burocratico-affaristico del Pd lombardo e milanese.
La vittoria sulla destra becera ha parzialmente nascosto il grande fraintendimento. Chi ha vinto davvero le elezioni a Milano? I milanesi gioiosi che in piazza Duomo cantavano le canzoni delle lotte partigiane e della Liberazione dal fascismo o i poteri forti salutati da Romiti e dal Corriere della Sera?
Il nostro partito dovrebbe interrogarsi su questo punto per orientare la sua azione seppur, nel contesto, modesta.
Interroghiamoci anche sulle scelte politiche della Giunta. Assunzioni di dirigenti con compensi stellari, deroga al patto di stabilità richiesta solo per Expo (e ovviamente ottenuta), vendita di un primo pacchetto di Sea e Serravalle, proseguimento della politica di aumento di rapporti privatistici nei servizi (sport, educazione, civiche) e degli sgomberi delle case, oltre alla nota introduzione dell’addizionale irpef e dell’aumento del prezzo del biglietto del trasporto locale.
Esiste una banale contraddizione fra gli interessi tutelati dal senatore assessore Tabacci (Api) e da tutto il Pd (ricordiamo la presa di posizione della capogruppo in Comune a sostegno di una zona militare speciale in Valsusa per imporre la Tav) e quelli della gran parte di coloro che li hanno votati. Come possiamo impedire il dilagare della delusione? Come intercettare il dissenso?
I nostri due rappresentanti in Consiglio non hanno votato l’Expo, attirandosi le ire del Pd. Scelta giusta. Sotto il peso del ricatto sul bilancio, hanno poi votato la vendita della quota di Sea, e il nostro consigliere indipendente (Presidente del Consiglio comunale) ha anche sostenuto la successiva quotazione in borsa.
Dov’è la coerenza della nostra posizione? Su queste basi non si può essere punto di riferimento per intercettare il dissenso.
I precari del Comune sono impegnati in una disperata vertenza per rivendicare la loro stabilizzazione o almeno il rinnovo dei contratti a tempo determinato. Sono diverse centinaia e negli ultimi cinque anni sono migliaia i precari lasciati a casa. Chiedono di tagliare i costi della politica, di far pagare i ricchi, chiedono di sapere le vere dimensioni del lavoro precario in Comune, la più grande “azienda” della città. E, dopo aver contribuito alla vittoria di Pisapia, sono soli e ci domandano da che parte stiamo. La giunta assume nuovi dirigenti, introduce lavoro interinale e da cooperative, ma non rinnova i contratti ai suoi dipendenti. La nostra consigliera ha presentato un’interrogazione in Consiglio e ha chiesto ai precari di continuare la lotta, di rivolgersi ai sindacati, di promuovere il movimento. Non possiamo fare di più perché in Consiglio siamo pochi. Se non abbiamo istituzionali non siamo visibili, se li abbiamo, comunque possono fare poco o nulla. Domanda: a cosa ci servono questi istituzionali? E’ davvero ineluttabile tutto ciò? Dobbiamo anche noi contribuire all’idea che la politca è un teatro dove dietro le belle parole, alla fine sono tutti uguali? Penso proprio di no. Non sarebbe forse il caso di uscire da questa maggioranza e mettere tutto il nostro partito a disposizione del movimento e del conflitto?
*comitato politico nazionale

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Documento 1 – Un partito forte e coeso per ridare speranza ai più deboli. Arianna Ussi http://web.rifondazione.it/viii/?p=193 http://web.rifondazione.it/viii/?p=193#comments Mon, 28 Nov 2011 09:32:10 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=193 Continua a leggere ]]> Arianna Ussi*
L’VIII congresso del Partito della Rifondazione Comunista si inserisce in una fase cruciale per il paese, in cui la crisi economica internazionale si è sovrapposta ad una crisi politica che ha trovato il proprio sbocco nella caduta del governo Berlusconi e nella formazione del governo Monti. Ci troviamo di fronte ad uno scenario inedito, profondamente e repentinamente mutato rispetto a quello in cui sono maturate le tesi sostenute dai tre documenti congressuali e con cui il nostro Partito dovrà, d’ora in avanti, misurarsi.
E’ mia convinzione che, non solo il 1° documento sia l’unico a fornire una prospettiva politica credibile e a cogliere un’importante domanda di unità da parte di quella base militante che, in questi anni difficili, ha creduto e ha tenuto vivo il progetto della rifondazione comunista, ma che l’impianto analitico e l’orizzonte strategico in esso delineati mantengano intatta la loro validità anche alla luce del nuovo quadro.
Attraverso il governo Monti, i poteri forti italiani ed europei sono riusciti a dare uno sbocco di destra alla crisi del berlusconismo, evitando qualunque spostamento a sinistra dell’asse politico del paese.
L’unica strada alternativa al governo tecnico sarebbe stata quella da noi proposta, ovvero le elezioni anticipate, da affrontare attraverso la costruzione di un fronte democratico per battere le destre sulla base della difesa della Costituzione, minata dalla natura eversiva che queste ultime hanno in Italia.
La scelta del Presidente della Repubblica ha di fatto impedito l’espressione della volontà popolare su un tema tanto importante quale la scelta del governo, e ha spalancato le porte ad un governo iperliberista, espressione degli interessi lobbistici delle banche, del Vaticano, della Confindustria, delle università private, che si candida ad essere fedele esecutore delle direttive della Bce e ad attuare un programma di massacro sociale fatto di liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli alla spesa sociale, ai salari, alle pensioni, ai diritti dei lavoratori.
Di fronte a questo scenario, emergono con ancora più forza l’attualità del comunismo come unica prospettiva di uscita a sinistra dalla crisi e la necessità di costruire un polo della sinistra d’alternativa capace di fare opposizione alle destre ed al liberismo e di avanzare una proposta economica e sociale alternativa al capitalismo. Occorre intercettare quella diffusa domanda sociale proveniente dai movimenti che, in questi ultimi anni, hanno animato le strade e le piazze del paese, dalle lotte dei lavoratori, dei precari e degli studenti, ai movimenti per la difesa del territorio, fino alla battaglia referendaria. Occorre far sì che tali movimenti non rimangano chiusi nella loro vertenzialità, ma trovino uno sbocco unitario nell’opposizione al neoliberismo, così come la manifestazione del 15 ottobre ha tentato di fare. La proposta di una “Costituente dei beni comuni e del lavoro”, avanzata dal 1° documento, va esattamente in questa direzione.
Ma, soprattutto, occorre costruire un Partito forte e coeso, che si sappia dotare di una linea politica chiara e coerente, che sia radicato nei territori, nei conflitti, nei luoghi di lavoro e di studio, e che abbia una rappresentanza istituzionale che possa ridare voce e speranza alle classi subalterne, un Partito che sappia valorizzare le proprie energie migliori e che sappia rendere attuale l’ideale gramsciano dell’ “intellettuale collettivo”.
*Prc Napoli

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Documento 1 – Ostacoli e opportunità. Caludio Grassi http://web.rifondazione.it/viii/?p=191 http://web.rifondazione.it/viii/?p=191#comments Mon, 28 Nov 2011 09:30:47 +0000 admin http://web.rifondazione.it/viii/?p=191 Continua a leggere ]]> Claudio Grassi*
Uno degli argomenti più dibattuto nei nostri congressi dopo la nascita del Governo Monti è la proposta del Fronte Democratico. Si dice che è stato un errore proporlo. La dimostrazione starebbe nella sua attuale improponibilità. Da ciò ne discenderebbe che la proposta politica contenuta nella mozione di maggioranza è sbagliata. Non condivido questo ragionamento e spiego il perché. Intanto non è vero che questa è l’unica proposta politica contenuta nella prima mozione. Il Fronte Democratico è inserito in un insieme di proposte che comprendono la costruzione della Sinistra di alternativa, la FdS e il rafforzamento di Rifondazione. Ma, al di là di questo, continuo a ritenere che nello scenario nel quale è stata formulata la proposta del Fronte Democratico (quando poteva determinarsi una competizione elettorale tra centrodestra e centrosinistra) questa era l’unica proposta sensata possibile. Non mi sfuggono i suoi limiti, ma le due ipotesi alternative erano assai più negative. Quella di una intesa di Governo ci avrebbe messo in una condizione ancor peggiore di quella già vissuta col Governo Prodi. Quella di una corsa solitaria, con questo sistema elettorale, con il meccanismo del voto utile e con degli sbarramenti per noi impossibili da superare, ci avrebbe messo in una condizione di totale marginalità. L’efficacia di una proposta politica va valutata nel contesto per cui essa viene concepita. E’ del tutto evidente che oggi, in presenza di un governo tecnico di “grande coalizione”, non ha alcun senso proporre il Fronte democratico. Adesso la proposta di fase diventa quella di costruire l’opposizione di sinistra al Governo Monti. Sarebbe veramente grave se l’unica voce contraria fosse quella della Lega Nord. Per quanto riguarda il nostro partito, la situazione resta molto difficile. La scissione che abbiamo subito ci ha indebolito e non mi sfuggono i nostri limiti soggettivi e gli ostacoli che frustrano il progetto di costruzione della FdS primo passo verso la costruzione unitaria della sinistra di alternativa. Tuttavia mi pare che si aprano anche delle opportunità. Le scelte politiche che abbiamo assunto in questi anni ci consentono di collocarci “naturalmente” all’opposizione del Governo Monti. In una situazione ben diversa si trova chi ha scelto strategicamente l’internità al Nuovo Ulivo, poiché, se si pronuncia contro il Governo, rischia di mettere in discussione la coalizione stessa, se lo sostiene entra in contraddizione con le proprie posizioni politiche. E’ il problema dell’Idv, ma soprattutto di Sel, che aveva puntato molte carte su uno strumento – le primarie – al momento, per lo meno, congelato. Anche il Pd andrà incontro a non poche difficoltà, come il caso Fassina emerso in questi giorni dimostra. Tutto questo ci dice che per la sinistra si apre un vasto spazio politico, e che occorre muoversi con intelligenza in un contesto dinamico, che vede moltiplicarsi le contraddizioni. Precisamente in questo consiste la sfida posta nella proposta politica contenuta nel primo documento: dobbiamo dimostrarci in grado di bandire dalle nostre valutazioni e dai nostri comportamenti qualsiasi approccio settario o di autosufficienza. Lo scenario politico e sociale accresce la concreta possibilità di riallacciare i fili dell’unità della sinistra di alternativa. Come mostrano i risultati dei referendum e l’esito delle recenti amministrative in alcune importanti città, ci sono tutte le condizioni per costruire una opposizione non minoritaria. I segnali che ci arrivano dagli altri paesi europei ci dicono che i comunisti e la sinistra di alternativa ce la possono fare. L’ottimo risultato di Izquierda Unida in Spagna, data per spacciata fino a pochi mesi fa, ci fa ben sperare.
*segreteria nazionale

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