Cristina

Ho impiegato cinque anni di sacrifici, di sforzi, di rinunce per raggiungere un traguardo: la laurea. Oggi lavoro come precaria all'Atesia e svolgo un lavoro al di sotto delle mie competenze. Sarebbe bello avere sogni e desideri da realizzare che invece sono rimasti confinati in un call center. Sarà difficile se non impossibile trovare altre strade visto che la precarietà contrassegna tutto il mondo del lavoro. Oggi essere precario significa non avere un futuro, avere solo dubbi e tante incertezze, non so neanche se un giorno riceverò una pensione per non parlare di accedere a un mutuo o ancora più utopico metter su famiglia.. Sarebbe bello avere delle certezze che permettano di far tornare il Sole nella propria vita e visto che non ho potuto realizzare la mia vocazione professionale vorrei almeno che il lavoro che svolgo sia con un contratto a tempo indeterminato che mi garantisca di vivere una vita dignitosa. In Atesia comunque ho trovato la solidarietà di molti colleghi che condividono la mia stessa sorte, con alcuni di essi ho condiviso gioia, rabbia e dolore nei momenti di lotta durante gli scioperi per uscire dalla precarietà e dall'invisibilità.
Il mio nome è Cristina, sono una precaria e come una goccia nell'oceano non conto nulla per questa società che adora solo il mercato.

 
Razza bianca, nazionalita' italiana, sesso femminile, età 30 anni

(...superati da un po'...), stato civile nubile, titolo di studio laurea, professione OPERATORE DI CALL CENTER... Ecco qua in poche battute una mia generica presentazione. Già, lavoro nel cc ormai da 9 anni (4 come co.co.co. e 5 da lavoratore subordinato). Quando sono stata assunta non ci credevo, a casa ho portato spumante e paste e abbiamo festeggiato: "da oggi cambia la vita - pensavo - addio precariato, annunci sul giornale, occhiate ansiose al telefono che non squilla..", da oggi cambia tutto, si possono fare progetti, ci si può allargare con le spese almeno un po', tanto c'è la certezza che a fine mese, comunque, entra lo stipendio...Effettivamente per i primi 2, 3 anni è stato così, è perdurato quello stato di euforia e senso di gratitudine verso l'azienda che ti permetteva di vivere dignitosamente e serenamente. Si dice sempre male dei cc, invece l'ambiente di lavoro non è "malaccio": si conosce tanta gente, quasi tutti giovani, dinamici, simpatici. Provengono da tante situazioni diverse, molti sono laureati (giurisprudenza, lettere, biologia, scienze della comunicazione..), molti hanno fatto i mestieri più strani (dog e cat sitter, volontari nelle cooperative sociali o, che so, atte al riciclaggio dei rifiuti...). Hanno sogni nel cassetto particolari, gli operatori di cc: chi voleva pilotare gli aerei,chi voleva fare l'etnologo o l'etologo, chi sta seguendo un corso per diventare sommelier…poi invece ti ritrovi che pian piano il cc si insinua nella tua vita, nella tua mente…le aspirazioni che avevi? beh, verranno tempi migliori e se non dovessero venire…pazienza, un lavoro c'è, è già molto. Non è solo pigrizia mentale quella in cui cadi, il più delle volte è vera e propria STANCHEZZA che a lungo andare ti logora. Perché? Eh, perché rispondere al telefono per 6/8 ore al giorno dopo un po' ti sfianca: ci vuole molta pazienza con gli utenti, attenzione a come conduci la conversazione,a non cadere nella trappola dell'aggressività o della polemica; cercare di restare sempre neutro, se puoi; ma anche - come ti dicono nei corsi di formazione - essere propositivo, esperto nel (come si dice ora?)PROBLEM SOLVING e, cosa importantissima, SORRIDERE. Si, sorridere mentre parli perché il sorriso dall'altra parte del telefono pare venga recepito. Già, sorridere…sembra facile…soprattutto quando da quest'altra parte, ossia la TUA, hai un tutor che ti guarda male e ti incalza perché stai troppo tempo al telefono con un solo cliente; infatti, secondo le "regole" vigenti nel cc, con l'utente devi stare al massimo 2,3 minuti e prendere circa 20 chiamate all'ora, senza fare pause, respirare o andare al bagno (nel malaugurato caso la tua necessità fosse IMPROCRASTINABILE dovresti firmare un foglio e specificare se la tua pausa-toilette sarà di breve o media durata…!!). Una battuta, una chiacchiera o un sorriso con il collega che ti siede a fianco neanche a parlarne, anche se ti sei accorta che la persona che hai vicino piange silenziosamente da quando ha iniziato il turno oppure semplicemente muore dalla voglia di raccontarti com'è andato l'appuntamento o l'esame universitario o la lite col vicino. Ma si può vivere così? Si, si può: in fondo basta solo premere qualche volta più del necessario il tasto del "mute" sul telefono e guardare in faccia il tutor con un sorriso stolido, fingendo di parlare con il cliente anziché con il tuo amico a fianco; alzarti spesso perché oggi ti fanno certe domande così complicate alle quali proprio non sai rispondere e quindi ti tocca muoverti fino a raggiungere quel collega così carino e simpatico che sa TUTTE le risposte più difficili!!!...farti venire, però solo qualche volta!, una crisi isterica e dover PER FORZA andare sul terrazzino e fumarti una sigaretta, e poi le benedette, SANE, malattie. Le persone che svolgono lavori "normali", che sono al di fuori, non sanno che le malattie per il lavoratore di cc sono una ventata di BENESSERE E SALUTE, una vera e propria benedizione. Esse, vere e non, reali e presunte, rappresentano uno stacco dalla ripetitività del lavoro, permettono di sopperire alla mancanza di libertà, agli orari sballati, permettono di stare un po' con la tua famiglia e i tuoi amici altrimenti quando mai ci staresti, come potresti occuparti del resto della tua vita se i tuoi turni ruotano dalle 7 del mattino alle 2 di notte, sabato domenica e festivi compresi? Nei cc l'assenteismo per malattia raggiunge le quote più alte e non per scarsa voglia di lavorare:questi ritmi ti fanno "sballare" il metabolismo, ti esauriscono e quel che è peggio, ti fanno sentire "tagliato fuori", escluso dalla vita degli altri, sociale e politica, perché il lavoro ripetitivo e per di più con orari innaturali, ti appiattisce, ti fa perdere interesse per tutto quel che c'è fuori, ti sradica dal contesto sociale; opera quello che De Martino, nel 1959, chiamava "crisi della presenza" e "destorificazione del divenire" in virtù del quale si sta "nella storia come se non ci si stesse". E' vero, l'operatore di cc oggi sta sul posto di lavoro e nella società in generale, come se non esistesse: non è lui l'elemento importante, la sua presenza, la sua soggettività sono superflue, continuamente sostituibili, prive di importanza e peculiarità, meri strumenti - forse sorpassati - della catena produttiva e commerciale. Esagero? Solo in parte, credetemi. Tutto questo interesse che oggi sembra esserci nelle aziende più giovani, dinamiche e "politically correct" verso l'elemento umano è in buona parte fittizio: nella realtà dei cc i lavoratori sono spesso sviliti e mortificati, relegati in ruoli secondari, le loro potenzialità inespresse e soffocate. Allora come si fa? Si soccombe? Assolutamente no, ci si "organizza", si convogliano le proprie energie verso qualcosa d'altro, più costruttivo e appagante e si finisce col creare vari "universi paralleli"..d’altronde una crisi intestinale al mese o ogni 15 gg..non si nega a nessuno!

 

Un anticipo di riflessione sulla vertenza Atesia

Lo sciopero dei precari di Atesia dello scorso Maggio, forse il più partecipato nella storia dei call centers con un'adesione dell'80%, rappresenta probabilmente la fine di uno dei "miti" della globalizzazione: la flessibilità tanto decantata come fosse la quinta essenza della modernità viene rifiutata dai lavoratori che invece rivendicano contratti di lavoro a tempo indeterminato e salari dignitosi.
La flessibilità utilizzata in questa azienda è la massima consentita dalle leggi e gli operatori, oltre alle basse retribuzioni e alla totale assenza di diritti, scontano situazioni di lavoro che influiscono negativamente sugli aspetti psico-fisici: gli ambienti sono inidonei per mancanza di insonorizzazione e problemi relativi all'impianto di areazione, senza tralasciare che lavorare in modo seriale, rapido ed efficace determina condizioni di stress. Possiamo equiparare l'attività in Atesia a una catena di montaggio; una sorta di taylorismo in versione telematica ma con condizioni lavorative e contrattuali quasi preindustriali.
Paradigma della condizione dei lavoratori atipici, essendo anche la più grande concentrazione di lavoro precario in Italia, Atesia costituisce il terreno ideale per portare avanti una vertenza pilota in grado di contrastare in maniera efficace la legge 30 e ridare dignità al lavoro sostenendo la centralità dei contratti a tempo indeterminato. Ciò che è stato finora un laboratorio di sperimentazione delle forme atipiche di lavoro potrebbe convertirsi nello spazio di un nuovo protagonismo sociale. I lavoratori sono stati utilizzati come cavie testando su di essi, anche a livello psicologico, i limiti di sopportazione della precarietà lavorativa, dell'impossibilità, essendo privi di qualsiasi tutela, di progettare un minimo la propria esistenza.
L'edificio in cui si trova il call center, un edificio moderno completamente ricoperto da specchi dall’aspetto futuristico, sembra quasi ostentare un’idea di modernità, una proiezione verso il futuro che nasconde invece condizioni di lavoro prefordiste , ottocentesche. In ogni modo il futuro, quello economico, l'azienda se lo sta garantendo vista la crescita esponenziale dei propri profitti in un settore, quello delle telecomunicazioni, destinato a crescere in termini di fatturato economico e di opportunità di lavoro come tutto ciò che concerne la produzione di merci non tangibili - nuova frontiera dello sviluppo del capitale. Tra lo spazio interno, il "laboratorio" dove si riduce a merce l'essere umano, e lo spazio esterno, dove fluisce il tempo compresso della globalizzazione ma dove esistono in ogni modo arcipelaghi più liberi, c'è una vera e propria frontiera, quasi una barriera, un muro che separa l'operatore dal mondo esterno. All' interno si perde quasi la percezione del tempo e della realtà; il lavoro alienante e la rumorosità degli open space creano per chi lavora una sorta di vuoto sensoriale dove in alcuni momenti l'unico pensiero lucido e dominante è il ricordo del continuo controllo da parte dell'azienda. Un controllo indiretto, tramite gli strumenti informatici di lavoro, e diretto, effettuato dalle continue scorrerie nelle sale degli assistenti di sala che invece di supportare gli operatori durante la prestazione lavorativa svolgono soltanto il ruolo di gendarmi. Ma c'è di più: oltre ad una sorta di vuoto sensoriale, gli operatori, oggi con un livello di scolarizzazione medio-alto, perdono anche la propria identità. Molti di loro sono infatti laureati completamente disorientati che pena la disoccupazione hanno iniziato a lavorare in questi crogiuoli infernali con la speranza di trovare un'occupazione più qualificante in futuro e che invece per la maggior parte dei casi non hanno avuto alternative e si vedono costretti a permanere in azienda. In questi luoghi si infrangono sogni e desideri di un potenziale umano messo ai margini solo perché non compatibile con il dio mercato, un potenziale umano che boccheggia dentro uno spazio malsano, troppo caldo d'estate per il cattivo funzionamento dell'aria condizionata e altrettanto caldo in inverno per i riscaldamenti troppo alti, sembra quasi un grande acquario in cui però i pesci non sono visibili dall'esterno a causa dei vetri a specchio che rafforzano quella sensazione di isolamento percepita da molti lavoratori.
Due elementi principali hanno determinato la riuscita di quasi tutte le mobilitazioni che da Maggio contrassegnano la storia di questo call center: il rifiuto delle pratiche concertative da parte dei delegati di base CGIL che, insieme a gruppi di lavoratori, hanno esercitato il conflitto andando anche contro la propria struttura e il tiepido risveglio di una coscienza, ancora non sedimentata, da parte dei lavoratori che iniziano a rendersi conto del proprio dramma sociale. A questo c'è da aggiungere l'importante sostegno alle lotte da parte del PRC che con il lavoro d'inchiesta del dipartimento nazionale ha cercato di dare voce e visibilità agli "invisibili", a coloro che senza diritti di rappresentanza sindacale sono praticamente irrappresentabili. A seguito dei recenti risultati dell'inchiesta, da cui emerge come dato rilevante che la maggioranza dei lavoratori aspira a un contratto a tempo indeterminato, il PRC ha sensibilizzato ulteriormente i lavoratori facendoli riflettere ancor di più sulla propria condizione e compiendo un piccolo passo in avanti nella costruzione di una vera e propria coscienza di classe. Il lavoro d'inchiesta, oltre ad essere un metodo utile per mettere in rete le lotte, è soprattutto uno strumento analitico efficace a disposizione dei soggetti che esercitano il conflitto, in quanto utilizzandolo possono avere un quadro lucido della realtà in cui devono operare.
Ed è proprio mettere in rete le lotte che diventa l'elemento centrale per vincere vertenze complesse ed emblematiche come quella di Atesia; bisogna porre la questione della dignità e della democrazia nei luoghi di lavoro ai movimenti che, nonostante abbiano messo in discussione il pensiero egemone della globalizzazione capitalista a livello generale su grandi temi come la pace, l'ambiente, i problemi del sud del mondo ecc. , non sono ancora arrivati a mettere realmente in discussione la logica neoliberista dell'impresa e il proprio modello organizzativo.
Melfi come anche Scanzano, oltre ad essere delle importanti vittorie della civiltà sulle barbarie ed esperienze significative di esercizio del conflitto, rappresentano dei nodi fondamentali per la creazione di una rete di lotte che possa sconfiggere le politiche neoliberiste della destra e costruire quell'alternativa di società che tanto desideriamo.

Dipartimento Inchiesta - Prc

 
LA PRETESA DI UN DIRITTO!

L' articolo uno della Costituzione italiana dichiara che il diritto di ogni cittadino è avere lavoro perchè l'Italia è una Repubblica democratica fondata proprio su questo. Viene spontaneo allora chiedersi perchè noi giovani dobbiamo tanto lottare per avere la possibilità di GUADAGNARCI ciò che, legalmente, ci spetta per poter condurre una vita dignitosa? Siamo una coppia che ha avuto, recentemente, il coraggio o l'incoscienza di sposarsi malgrado le condizioni precarie del nostro lavoro e come la maggior parte dei giovani d'oggi, viviamo e sopravviviamo con le nostre paure, con un sentimento di impotenza, di frustrazione, di incertezze .... di domande senza risposte. Questa precarietà per noi quando finirà? Si dice che la nostra generazione è quella del progresso, della civiltà, della tecnologia .... ma tutto questo può essere vero se non si ha più il diritto di vivere la propria vita da esseri umani? Non si possono prendere impegni con l'incertezza causata dalla precarietà. Per ora possiamo soltanto sperare in un posto di lavoro sicuro, ben retribuito e sognare di poter prendere un mutuo per una casa in cui vivere, avere dei figli (non da vecchi) a cui garantire una vita decente e una adeguata pensione per la nostra vecchiaia.

Raffaele e Maria Elena

 
Abbandonati dalla politica

Durante la campagna elettorale ho sentito sollevare molto viva la questione della precarietà, vi ho dato il mio voto e vi ho fatto molta pubblicità...ora invece mi sento molto abbandonata cosÏ come sento che si sentono abbandonati tanti giovani che come me hanno creduto in questo. Possibile che la politica una volta al governo non si renda conto dell'importanza di uno stato con cittadini vivi in grado di vivere e far circolare moneta in un paese? Mi sono sposata da poco e vivo in affitto, ho quasi 30 anni e sono precaria. Non posso pensare di avere un figlio perchè il futuro è sempre incerto. Non posso pensare di comprarmi una casa perchè i prezzi delle case sono alle stelle. Ho paura della scadenza del contratto perchè gli affitti sono inaccettabili...
Come si può pensare allo sviluppo di un paese in queste condizioni?
Parlo perchè conosco innumerevoli persone che vivono questa mia realtà...
Facciamo qualcosa non solo per il paese e per le imprese ma anche per le persone reali lo formano, perchè qui da casa mia non ci si sente più parte di uno Stato con leggi giuste a tutela nostra, ma individui abbandonati in un mondo pazzo!
Scusate per lo sfogo.... Ma se si dà più potere di acquisto alla gente senza
soffocarla, dando la reale possibilità di avere una casa, poter pagare l’affitto e fare la spesa, non vivere con un futuro incerto, poter avere dei figli…
Solo cosÏ le cose possono andare meglio!!!
Tassate chi ha 3 case perchè la vecchietta padrona di casa mia ne ha anche di più ...e sfitte ... la casa è un diritto, non una croce da portare a vita pagando mutui folli, in proporzione con gli stipendi...
Ora ho finito per davvero...

Alessandra

 
‘Precario storico’

Mi chiamano…”Precario storico” che poi di storie ne avrei da raccontare!!!
Lavoro nella Pubblica Amministrazione da circa 5 anni;
Fino ad oggi conto….10 mesi da collaboratore occasionale, 4 contratti e circa una decina di proroghe (variabili dai 20 giorni ai 6 mesi) con agenzia di lavoro Interinale e pensate….senza nemmeno un giorno di “stop”. Godo insomma di tutti i doveri dettati dal C.C.N.L. ma non posso dire lo stesso per quanto concerne i Diritti. No Formazione, No garanzie, No tranquillità, Forse un futuro roseo…o Forse la disperazione…Adrenalina pura insomma di cui, però, farei volentieri a meno.
Laureato, mi sobbarco importanti, e spesso rischiose, responsabilità….firmare, firmare e firmare senza traccia di assicurazione.
Sì dai, è inutile prendersi in giro, faccio parte di quel mondo “sfruttato” di personale altamente qualificato (almeno sulla carta) che ricopre posti vacanti di organico e che, vuoi per età, vuoi per impegno, vuoi per competenza porta avanti la baracca.
“Se vi licenziano…possiamo chiudere il Servizio!” oppure “Senza di voi siamo finiti…non abbiamo il personale per andare avanti” sono frasi che ormai da anni descrivono un’esigenza evidente.
Ora come muoversi, cosa fare?
Sto scrivendo un po’ in giro, ma le risposte latitano.
Da iscritto al partito ho deciso di rivolgermi a voi per sottoscrivere la vostra iniziativa e chiedere consigli riguardo la mia situazione.
Lasciamo perdere che ho 32 anni, una famiglia e un mutuo di 25 anni sulle spalle…..quando potrò avere il MIO (perchè è mio) posto di lavoro FISSO?.
La finanziaria delude noi precari e soprattutto quelli come me….che INTERINALI, appaiono come fantasmi invisibili agli occhi di sindacati e politici.
Nessun distinguo, dunque tra “personale assunto a tempo determinato tramite regolare selezione pubblica” e “lavoratori dipendenti da Agenzie Interinali” perchè il lavoro svolto è analogo e le uniche differenze dipendono solo dalle singole coscienze di chi svolge un servizio.
Riuscirà “IL MIO GOVERNO” a darmi ciò che mi ha promesso?
Riuscirà il mio “PARTITO” a ricambiarmi della mia coerenza?
Gradirei tutte le informazioni possibili.
Attendo risposte…. e nel frattempo ringrazio chi si sta muovendo per rendermi più…..FELICE.
Distinti saluti

‘Uno dei tanti’

 

Se anche la musica è precaria

Mi chiamo Paolo, ho 26 anni sono diplomato al conservatorio di musica, "lavoro" da TRE anni con i CO.CO.PRO nelle scuole elementari pubbliche. Affermare che il mio sia un lavoro è un atto di coraggio visto e considerato che non si sa mai quando inizia, se inizia, ma si sa sempre, con precisione svizzera, quando finirà.
Sono inserito nell'istituzione scolastica come "Esperto esterno" per affiancare gli insegnanti nell'educazione musicale. Ciò che mi rattrista è scoprire che la nostra figura professionale non esiste, o meglio non viene considerata ne dallo stato, ne tanto meno dai sindacati. Le mie competenze possono essere tranquillamente esercitate da tutti coloro che dimostrano anche semplicemente passione per la musica. Presso la sede di un sindacato mi è stato chiaramente detto che, se il dirigente scolastico volesse, potrebbe chiamare un suo amico ad esercitare la mia professione, visto che con l'autonomia, il Direttore è il manager della sua azienda. Così, senza avere una graduatoria interna, ne tantomeno un punteggio artistico rilevante, il mio umile lavoro potrebbe scivolare nelle mani di qualcunaltro in ogni momento. In tutto questo, come se non bastasse, nella stessa scuola, pur di lavorare, sono "costretto" a firmare ben tre contratti per soli sette mesi di lavoro (novembre/maggio). Ogni contratto, ovviamente, non prevede nessuna tutela per il lavoratore. basti considerare che io e i miei colleghi dobiamo pagarci anche l'assicurazione personale! Per essere pagati poi, bisogna avere pazienza, poichè i segretari delle scuole hanno bisogno di tempo per fare i conti, mentre il benzinaio non vuole aspettare neanche un giorno quando vado a mettere le mie dieci euro di carburante per raggiungere, ogni giorno, il posto di lavoro.
Lavoro tanto, prendo i soldi quando vogliono loro e non so mai quando inizia il progetto. Ogni anno però, il 31 maggio, qualsiasi contratto scade ed io, come un bracciante in attesa della chiamata alla vigna, ogni autunno spero di avere un nuovo, misero contratto, per esercitare un lavoro che in fondo non esiste. Ho 26, non posseggo nulla se non un diploma di conservatorio, pochi soldi, voglia di lavorare e tanta...troppa pazienza. Ci vediamo il 4 novembre. STOP PRECARIETA' ORA!

 

Precari della scuola in rivolta

Sono un'insegnante precaria della scuola dell'infanzia. Anche il nostro settore,come molti altri,è stato toccato dalla finanziaria,soprattutto per quanto riguarda la stabilizzazione del precariato.Infatti,dati alla mano,i numeri forniti dal ministro non sembrano aderenti alla realtà della scuola,quanto poi,cosa più grave,saranno abolite le graduatorie permanenti,canale di reclutamento al 50% con le graduatorie di merito dei concorsi.Ciò significa che decine di precari non rientreranno nelle previste immissioni in ruolo e perderanno di fatto ogni diritto,trovandosi a dover ricominciare da capo,dopo aver lavorato anni da precari con la speranza del ruolo.La cosa più grave però è quella che a perdere in tutto questo saranno gli alunni,perchè si disperderà un enorme patrimonio di esperienze e competenze maturato in tanti anni e che fanno dei docenti Insegnanti con la I maiuscola.Auspico che il ministro si renda conto di tale iniquità e compia passi significativi per la salvaguardia dei diritti di Tutti i precari.

 

6 mesi full time

Ciao a tutti, mi chiamo G. e ho 24 anni. Sono sposata da circa 2 anni e scado il 31 dicembre 2006.
Lavoro a tempo determinato presso una Pubblica Amministrazione. Ho fatto 6 mesi full-time e sto concludendo l'anno di proroga, che mi è
stato concesso, ma part- time al 50%. Di solito la proroga è fino a 2 anni full-time, io ne ho avuto una di soli 6 mesi.
Il mio e quello di altri 110 precari è un grido di aiuto contro un sistema che ci schiaccia e ci annienta e ci priva di uno dei diritti primari che la nostra tanto amata e salvaguardata Costituzione Italiana menziona addirittura all'articolo 1.
Oltretutto il mio contratto è scaturito da un regolare concorso pubblico che ho sostenuto come istruttore amministrativo. Nonostante tutte le nostre speranze fossero riposte in questo cambio di governo, siamo stati puntualmente delusi. Anzi forse il risultato è stato anche peggiore perchè dopo il 31 dicembre l' Amministrazione non ci ha dato nessuna garanzia o speranza. Oltretutto c'è il problema che non si vogliono nemmeno fare più contratti di collaborazione.
Di certo la finanziaria 2007 non è venuta incontro a questo problema.
Ci vedremo in piazza il 4 novembre.

 

Scado a 50 anni

Gentili Compagni, sono un lavoratore ex-Telecom Italia che dall'01-07-2005 e' stato esternalizzato (CESSIONE RAMO D'AZIENDA) dalla propria Societa' per confluire assieme ad altri 104 colleghi (facenti parte dei Centri Territoriali di Sorveglianza- ramo Security) in una New-co denominata Tecnosis (gruppo Elsag) che gestisce, nella stessa maniera in cui operava all'interno della vecchia Azienda, gli accessi nelle sedi Telecom di tutta Italia e gli allarmi porta nelle sedi medesime. E' superfluo dire che dal 01-07-2008 (fine commessa Telecom) il nostro futuro sara' molto incerto e senza sbocchi, a tale proposito abbiamo avviato iter giudiziario verso le Societa' artefici della cessione in tutte le sedi interessate. Siamo vittime di soprusi e prove di forza da parte della Telecom che vorrebbe e prova con tutti i mezi (illeciti) a ricattarci per far si che tutti noi accettiamo la cessione, in questo modo loro garantirebbero tutti i benefit ed altro spettanti di diritto a noi lavoratori e che invece non ci sono stati riconosciuti. In primis l'A.S.S.I.L.T. (ASSISTENZA SANITARIA LAVORATORI TELECOMUNICAZIONI) e la corresponsione mancata del PREMIO DI RISULTATO.
Oltre a questo danno tangibile (nel mio caso, monoreddito con moglie e 4 figli a carico), l'ambiente di lavoro riserva ogni giorno sorprese e sono palesi i segnali che percepiamo a tutti i livelli. Sono iniziate numerose dismissioni a livello di Impianti di Sicurezza, conseguentemente e parallelamente vengono attivati e realizzati Impianti di Security gestiti dal C.N.T.A. - CENTRO NAZIONALE TUTELA AZIENDALE DI TELECOM ITALIA. In pratica le centrali e gli accessi che gestiamo come Tecnosis vengono trasferite (come sistemi d'allarme) a Telecom facendo in modo che la nostra nuova Societa' abbia sempre meno potere arrivando al fatidico giorno di scadenza della commessa. Anche i politici ci hanno dimenticato e tranne isolate e poche eccezioni (IDV e PRC) non abbiamo ancora avuto a livello parlamentare iniziative per garantire a tutti i lavoratori esternalizzati una speranza per il futuro. Personalmente il 2008 quando scadra'il contratto avro'50 anni, mi ritrovero' con 4 figli senza nessun lavoro. Chiedo a voi compagni (Prc) di dare un senso a tutte le segnalazioni che pervengono dal mondo del lavoro, un segno che puo' portare a cambiare le cose in Italia. Ringrazio anticipatamente per l'attenzione.

Salvatore

 
Lettera aperta di una precaria qualunque al ministro Fioroni

Egregio sig. Ministro;
mi chiamo Monica e sono un'insegnante precaria qualunque nell'affollatissima provincia di Napoli. Anzi,mi definisco precaria dei precari,perché in realtà lavoro come supplente temporanea. Quando squilla il telefono,io corro.
Mi definisco precaria qualunque perché Lei signor Ministro mi ha fatto sentire così quando ho letto nella nuova legge finanziaria l'articolo 66 che al comma 1 abolisce le graduatorie permanenti. Ci ha trattato così,come se fossimo nomi e numeri qualunque,senza senso che con un colpo di spugna vanno lavati via.
E' come se per legge,si cancellasse una parte di me,della mia vita privata e professionale,rimettendola in discussione, facendomi sentire umiliata. Umiliata perché mi sento sfruttata,tradita nelle aspettative,nelle speranze,nei sogni,nei progetti per un futuro più sereno da offrire a mia figlia.Un castello costruito sulla sabbia, portato via da un'onda anomala.
Per anni ho nutrito la speranza che il mio iter professionale,sebbene lento,sarebbe sfociato nell'incarico annuale e poi nel ruolo. Le graduatorie permanenti garantiscono cià. Una certezza nella precarietà. E' così da anni ,é vero,quindi si puà capire la necessità di un cambiamento,ma quale altro percorso permette di accumulare un patrimonio di esperienza, umanità, competenza che nessun libro ti potrà MAI insegnare?
Che cosa faremo se saremo esclusi dalle immissioni in ruolo?
Il vice-ministro Bastico ha affermato, in contraddizione con l'on. Folena che recentemente aveva affermato che le graduatorie non sarebbero state abolite,che ci sarà un accompagnamento nel nuovo sistema dei precari esclusi. Ma cosa si intende per accompagnamento?Una lista- parcheggio?Un nuovo concorso?Onestamente mi sembra che ci sia notevole confusione e dunque si puà immaginare anche in che confusione versiamo noi precari,che oscilliamo tra speranze e paure. Come ci reinventeremo un'altra professione a 40-50 anni?Ma poi ,chi vuole intraprendere una nuova professione?IO SONO INSEGNANTE. Ho studiato,vinto concorsi e questo nessuno me lo potrà mai cancellare.
Non mi dà pace,non trovo risposte rassicuranti. Tremo. Tremo all'idea del futuro, all'idea di non poter più esercitare più un lavoro che adoro e che tanto mi ha tanto gratificato. Tremo all' idea di essere sacrificata alla legge dell'economia e del risparmio. Tremo all'idea che fra qualche anno sarà una ex- maestra. Ex per legge.
Auspico che Lei prenda atto di tutto cià che le viene indirizzato e che dia delle risposte chiare sul nostro futuro.

Monica - Napoli

 

Precario per la Provincia di Roma

Lavoro con contratti precari da oltre 3 anni, contratti di collaborazione e a tempo determinato, presso la società Capitale Lavoro che al 60% è partecipata dalla Provincia di Roma; perciò tutte le direttive politiche sulla gestione della società e sull'utilizzo dei fondi partono esclusivamente dagli Assessori della Provincia. Io ed i miei compagni lavoriamo presso istituzioni pubbliche arrivando a firmare anche documenti ufficiali benchÈ non potremmo... ma serviamo, eccome se serviamo!!! Perchè hanno a disposizione persone con ottime competenze che vengono gestite praticamente come lavoratori interinali: Capitale Lavoro ci assume e andiamo a svolgere la nostra attività lavorativa presso i Servizi per l'Impiego della Provincia di Roma. Ad esempio, le ferie ed i permessi, cosÏ come le richieste di trasferimento devono essere concordati con i Responsabili ed i Dirigenti dei Centri per l'Impiego. Naturalmente tenendo conto delle esigenze dei dipendenti "veri" dei Centri... quelli che il posto fisso lo hanno ed a quanto pare anche più diritti. La mia situazione è condivisa da circa 300 lavoratori. E tutto questo con l'avallo di assessori e politici del centro-sinistra tra cui sottolineo la presenza dell'ex assessora ed ora sottosegretario al ministero del Lavoro Rinaldi. Ho visto che anche lei domani sfilerà contro la precarietà, purtroppo quando era assessore della Provincia di Roma abbiamo dovuto sudare anche nei suoi confronti per farci prorogare e rinnovare i contratti. Anzi, la sua intenzione era di chiudere tutto e mandare le persone a casa... o forse di rimpiazzarle con persone a lei più vicine... Ed ogni volta sembra che ci facciano un favore a rinnovarci i contratti!! Vorrei dire a questi politici che dovrebbero provare un po' di vergogna a sfilare con i precari per poi tenere certi atteggiamenti e comportamenti che sembrano più da padroni. A settembre prossimo ci scadrà l'ennesimo contratto ed ormai non ci illudiamo più che avere come controparte una Provincia di Centro Sinistra possa essere una garanzia per noi precari. E questa era l'ultima speranza che ci rimaneva... continuerò a votare per la Sinistra ma non per i partiti che includono tra i candidati queste persone che hanno due o più volti a seconda delle circostanze. Ci hanno lasciato in balia di soggetti che a tutto pensano tranne che a gestire correttamente noi lavoratori; ma per certi politici della Provincia di Roma l'importante è saper smistare le risorse economiche e certo non far crescere le competenze dei lavoratori. Sono veramente a terra!!!

 

Voglio un rapporto duraturo con i miei professori

Salve, sono Luca, un ragazzo di Prima Superiore frequentante l'ISISS Maironi da Ponte, istituto sito a Presezzo, Bergamo. Sono il rappresentante di classe e parlo a nome di questa e vorrei sollevare una questione: nella nostra scuola vi è un docente molto colto e preparato, molto giovane (32 anni) che a fine novembre se ne andrà via perchè come moltissimi docenti vive il dramma della precarietà. Vi sembra giusto che un 32enne non possa progettare il suo futuro perchè gli sono assegnati incarichi di 2 mesi e poi si vede costretto a spostarsi in un'altra città, magari distante 100 km dall'ultima sede in cui ha insegnato?
Sarebbe molto bello se qualcuno potesse fare veramente qualcosa.
Grazie mille e distinti saluti

Luca

 

Una vita affidata al caso

Cosa devo raccontare,oggi vivo in una regione che vive di turismo e seconde case,dove tra novembre e febbraio forse puoi andare a fare il manovale "in nero".
Qui non esistono grandi industrie. si e' aperta una grande infrastruttura bretella dell'alta velocita' ferroviaria, una volta quando costruirono la prima tratta di raddoppio i contratti erano a fine lavori,oggi di 6 mesi e senza la garanzia che finito quello c'e' il rinnovo!
Da li' nasce una depressione psicologica dovuta al fatto che finito quello "dio e' morto..." non hai diritti,non devi avere problemi fisici,non ti devi far male,
queste sono le regole fondamentali... e ricordati di farti le tue ragioni senza dar nell'occhio perche' se sento odor di sindacati..... queste sono le regole non scritte del mondo del lavoro nel 2006. I politici parlano, parlano, ma loro non devono finire il mese con 8,9 1000 al mese, loro quando sale l'inflazione si aumentano lo stipendio, noi?
Noi neanche la sicurezza, noi neanche il coraggio di guardare negl'occhi la famiglia, noi precari e senza sogni nel cassetto!
non chiediamo molto, solo la sicurezza di prenderne pochi, ma sempre!

 

Come un funambolo

Parliamo di cosa significa vivere da precari. Non toccherò le questioni pratiche, tipo l'aspetto economico, ma vorrei parlare di dignità negata. Dignità. Questa sconosciuta.
A noi insegnanti precari è negata tante volte, soprattutto quando arrivi in un nuovo circolo didattico - io faccio supplenze brevi, giro per circoli ed istituti e amo definirmi precaria dei precari-e ti devi ripresentare, dimostrare che sai fare il tuo lavoro, spiegare che hai dieci anni di lavoro alle spalle tra private e statale, che non sei l'ultima arrivata, che conosci tutti i meccanismi, combatti contro i preconcetti, fai buon viso a cattivo gioco,ma giorno dopo giorno dentro di te si affievolisce la scintilla. dell'entusiasmo,dell'amore per il tuo lavoro.Ogni giorno vieni giudicata e condannata da colleghe che nemmeno ti conoscono, poi si ricredono,certo, ma perchè il sistema ci obbliga a passare alla gogna in questo modo? Dove si sono nascosti quei valori come orgoglio e dignità di esercitare la professione di insegnante così importante per la formazione dei ragazzi, sostituiti invece da umiliazione e sdegno?
Questi anche sono i sentimenti di un precario, a cui si uniscono le costanti incertezze che tutto possa cambiare dall'oggi al domani.
Mi sono chiesta come il dizionario definisca la parola precario, parola che ormai ci accompagna -uso un termine caro alla vice-ministro Bastico - quotidianamente.
Ho fatto qualche ricerca.
Precario significa instabile, provvisorio,temporaneo. E questo è risaputo. Tutti termini molto esplicativi.
Ma esiste un istituto del diritto romano che si chiama contratto precario. Con tale contratto si concedeva temporaneamente e gratuitamente una cosa - nel nostro caso l'inserimento nelle graduatorie permanenti - ma era revocabile - art.66.comma 1, della finanziaria 2007 - ad arbitrio di chi l'aveva concessa.
Niente di nuovo sotto al sole. Siamo semplicemente tornati ai tempi degli antichi romani. Solo che allora internet non esisteva.
Per me precario, però,non è una definizione.
E' un modo di vivere.Come un funambolo che non termina mai la sua esibizione.
Concluderò con un aneddoto significativo.
Una sera a cena. Mia figlia, 7 anni, non voleva mangiare.
Io mi impongo ma lei sfodera l'arma vincente: "Mamma, se mi costringi a mangiare, telefono al ministro e faccio cancellare il precariato!".
Ecco cosa significa vivere da precari.

Monica C. - Napoli

 
23 licenziati dal call center delle poste

Il giorno 30 giugno 2006, 23 precari siamo stati licenziati dal call center poste italiane di Mestre (VE). Dopo più proroghe e più rinnovi contrattuali con agenzia interinale sembrava che le cose si stessero mettendo per il verso giusto e noi tutti 23 speravamo di sottoscrivere a breve un contratto a tempo indeterminato. Le cose, però, sono andate diversamente dalle nostre aspettative; infatti, giorno 30 Giugno 2006, 23 persone sono state lasciate a casa per essere sostituite con altre 23 che non hanno mai avuto alcun rapporto con Poste e con il compito di svolgere le nostre stesse mansioni. Vi sembra giusto che persone che hanno maturato periodi lavorativi dai 12 mesi, 18 mesi e 24 mesi le poste lasciano a casa 23 persone come se nulla fosse. perché siamo stati sostituiti con altre persone dopo che abbiamo sempre lavorato bene e ciò è dimostrato dal fatto che Poste ci ha rinnovato per lunghi periodi il contratto? Vogliamo far sapere a tutti le nostre condizioni di precariato e che ci venga riconosciuto e garantito un diritto fondamentale dell'uomo qual è quello del lavoro. E' ORA DI DIRE STOP PRECARIETA'.

Giacinta a nome dei 23 licenziati dal call center delle Poste Italiane di Mestre (VE)

 

Emendamento 3.5 alla finanziaria 2007 batte concorso pubblico

Buonasera,
ho un dubbio: nella pubblica amministrazione si viene assunti per pubblico concorso o per racc...? Io sono un precario che ha vinto tanto tempo fa un concorso pubblico: a tutt'oggi non sono ancora stato assunto nella pa. Al contrario, chissà perché..., il governo, con l'emendamento 3.5 alla finanziaria, sta per aprire una mobilità che consentirà al personale dell'agenzia del demanio di essere assunto nella pubblica amministrazione senza superare NESSUN CONCORSO PUBBLICO. Infatti, tale personale è stato assunto nell'agenzia del demanio (che ricordiamo è un ente pubblico economico) tramite una semplicissima nomina diretta. Peraltro questo personale demaniale potrà migrare dove vorrà, alla faccia di tutte le questioni inerenti gli sprechi o gli scialacqui nella pa: a me PRODI, BENVENUTO, FASSINO e company AUMENTANO LE TASSE, e con i MIEI SOLDI pagano i trasferimenti (di dubbia legittimità) del personale demaniale verso la pa. E dire che questo governo aveva fatto della questione morale il suo cavallo di battaglia... Comunque vogliamo dire grazie a questo governo: fin dalle prossime amministrative sapremo a chi dare il VOTO.
f.to C.E.P.S. (Coordinamento degli Elettori Pentiti di Sinistra)

 

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