Rifondazione mensile di politica e cultura
Ottobre 1998

DAL MONDO

PIOVE (DENARO) SUL BAGNATO di Francesco Martone

Storia e funzionamento delle istituzioni finanziarie internazionali
I limiti e le contraddizioni del credo neoliberista stanno emergendo ormai con forza. Con essi la necessità di meglio comprendere il funzionamento ed il ruolo di queste istituzioni che ormai operano come il deus ex-machina dell'economia e della finanza globale. Banca Mondiale (Bm) e Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nascono alla Conferenza tenutasi nel 1944 a Bretton Woods (Usa), dove le potenze alleate si riunirono per ridisegnare quello che sarebbe stato l'assetto economico del mondo dopo il secondo conflitto mondiale. Secondo lo statuto, gli scopi della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, Ibrd, nucleo di quello che ora è la Banca Mondiale, erano i seguenti: "assistere la ricostruzione e lo sviluppo dei territori dei paesi membri, facilitando investimenti di capitali per finalità produttive e promuovere la crescita equilibrata del commercio internazionale (…) incoraggiando gli investimenti internazionali, per contribuire all'aumento della produttività, al miglioramento delle condizioni di vita e lavorative". La Banca avrebbe operato fornendo garanzie per gli investimenti privati e prestando direttamente proprio capitale. Dalla sua nascita la Bm ha finanziato oltre 6000 progetti di sviluppo in 140 paesi, per un valore di 300 miliardi di dollari. Forte di uno staff di 8000 persone, é la più grande istituzione dedicata al finanziamento di programmi di sviluppo del pianeta. Inizialmente la Banca era stata istituita per assistere i paesi distrutti dalla guerra nell'opera di ricostruzione. Solo con la creazione dell'Ida nel 1960, però, la Banca diventa una vera e propria istituzione di sviluppo. Il capitale originale della Banca venne fissato a 10 miliardi di dollari, circa 70-80 miliardi di ora. Il 20 per cento    del capitale sarebbe stato effettivamente sborsato dagli stati membri, e il resto messo a disposizione a titolo di garanzia. Ciò permette alla Banca di muoversi liberamente sui mercati internazionali e cercare risorse per finanziare i propri prestiti oltre che chiedere fondi in prestito a governi e banche centrali. Questi versamenti hanno permesso di concedere prestiti per almeno 270 miliardi di dollari, reperiti con operazioni finanziarie sui mercati azionari internazionali, tramite la vendita di azioni garantite da Moody's con tre A (AAA - il massimo dell'affidabilità finanziaria). Dalla sua nascita al ‘93 l'Ibrd ha concesso oltre 3500 Prestiti per un totale di 235 miliardi di dollari. I prestiti dell'Ibrd, in genere, vengono ripagati dopo un periodo di cinque anni di "grazia", dopo il quale i governi hanno dai 15 ai 25 anni per ripagare il prestito ai tassi di mercato. I prestiti Ida invece sono concessi ai paesi più poveri che non possono permettersi le condizioni poste per i fondi Ibrd. Quindi sono prestiti concessi virtualmente a interesse zero, e possono essere ripagati dopo un periodo di 'grazia' di dieci anni entro un termine di quaranta anni. Il parlamento italiano ha approvato nel maggio scorso la concessione di 851 miliardi di lire e ha impegnato il governo a sostenere, nel corso dell'attuale negoziato per la 12a ricostituzione di capitale dell'Ida, una serie di riforme dell'operato della Banca Mondiale al fine di garantire che questi prestiti siano compatibili con le esigenze di trasparenza, controllo democratico e sostenibilità sociale ed ambientale. 
Chi governa la Banca?
Al vertice della Banca siede il Consiglio dei Governatori dei paesi membri      - di norma i Ministri del Tesoro o delle Finanze - che si riunisce una volta l’anno. Subordinato al primo, c'è il Consiglio dei Direttori Esecutivi che ha la facoltà di approvare i prestiti Ibrd e i crediti Ida. Le decisioni per la maggior parte vengono prese per consenso, e dipendono in gran parte dalla qualità delle proposte presentate dallo staff della Banca. Il Direttore italiano, Franco Passacantando, rappresenta anche Malta, Albania, Portogallo, Grecia con un potere di voto pari ad oltre il 3 percento. Tutti i presidenti della Banca Mondiale sono stati americani, fino all'attuale James Wolfensohn.
Le agenzie
Il gruppo della Banca Mondiale è formato da diverse agenzie: Ibrd e Ida (International Development Agency), concedono prestiti per la costruzione di dighe, infrastrutture e sfruttamento delle risorse naturali; prestiti rivolti a rafforzare settori dell'economia, vincolati per lo più a programmi di privatizzazione; prestiti al fine di ridurre le barriere al libero accesso di investimenti privati; prestiti per programmi di aggiustamento strutturale (circa un quarto dei prestiti della Banca) quelle misure cioè che si ritengono necessarie affinché il paese possa godere della fiducia degli investitori privati e preparare le economie nazionali all'integrazione nell'economia mondiale. La stabilizzazione delle economie, fattore-chiave per creare un "clima favorevole agli investimenti", viene garantita da Bm e Fmi tramite l'imposizione di pacchetti che prevedono: riduzione della spesa pubblica, inclusi tagli ai servizi sociali considerati non produttivi; cancellazione dei sussidi per le classi più povere; restrizioni dell'accesso al credito e stabilizzazione delle monete; privatizzazione delle imprese statali; liberalizzazione degli scambi; riorientamento dell'economia verso i mercati di esportazione; rimozione delle barriere agli investimenti privati; deregulation del mercato del lavoro.
La Banca gioca un ruolo chiave nel promuovere gli interessi commerciali del settore privato. Negli ultimi anni si é notato un costante aumento dell'impegno della Banca nei prestiti al settore privato nel campo delle garanzie di credito agli investimenti ed assicurazioni di rischio politico, compiti espletati al momento due agenzie: Ifc (International Financia-l Corporation) e dal Miga (Multilateral Investment Guarantee Agency). L'Ifc inoltre partecipa in quote azionarie a joint ventures con imprese multinazionali. Il ruolo di queste agenzie è costantemente in crescita in uno scenario globale che vede il volume di flussi di capitale privato e gli investimenti diretti esteri (Ide) dominare ormai il mercato.
In questo scenario, la Banca sta tentando di cambiare il suo ruolo finanziando piani di aggiustamento strutturale, e concedendo prestiti di supporto alle politiche di privatizzazione e di garanzia agli investimenti privati. La Bm si sta trasformando in una banca commerciale pubblica piuttosto che in una banca di sviluppo. Un'istituzione che canalizza denari del pubblico contribuente in operazioni di puro sostegno alle imprese commerciali. Il nuovo presidente Wolfensohn ha annunciato dei cambiamenti negli atteggiamenti della Banca nei confronti delle popolazioni locali, delle Ong e dei modelli di sviluppo da essa diffusi, nonché dell'ambiente e della trasparenza, ma per ora resta invariato l'obiettivo principale: liberalizzare la circolazione di capitali e stimolare la crescita economica quantitativa, nella speranza che la stessa produca benessere per le popolazioni povere. Il dilemma fondamentale nasce soprattutto dal mutato scenario politico-economico nel quale la Banca Mondiale opera. Nel 1996 gli Ide hanno raggiunto la cifra record di 244 miliardi di dollari, pari all'80 percento dei flussi netti verso i paesi in via di sviluppo. Secondo la Bm questa situazione porta a un "circolo virtuoso tra investimenti diretti e riforme economiche che innescano una maggiore integrazione globale" e a un nuovo ruolo della cooperazione allo sviluppo come "catalizzatore degli investimenti privati". Prendendo atto di ciò, la Banca Mondiale si è subito rifatta il trucco, e se prima la parola d'ordine era "ambiente" ora sta diventando "sviluppo del settore privato", dimenticando però di sottolineare come i proventi degli Ide per la stragrande maggioranza dei casi non restano nei paesi destinatari ma ritornano nelle casse delle compagnie che li hanno erogati. Alcuni dati dell'Omc dimostrano come nel decennio 1985-1995 i principali beneficiari dei Ide siano stati Stati Uniti (477 miliardi di dollari), Gran Bretagna (199 miliardi di dollari), Francia (138 miliardi di dollari), Cina 130 miliardi di dollari e via via Spagna, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Australia, Canada e Messico. Ai paesi poveri del Sud, eccezion fatta per il Messico, neanche le briciole. Ciò potrebbe però giustificare la nuova veste della Banca Mondiale quale struttura di supporto all'espansione degli investimenti privati in paesi fino a ora considerati "a rischio". L'enfasi sul settore privato nasce dalla teoria in voga nella Bm, secondo la quale lo sfruttamento dei mercati e la promozione della crescita economica, accompagnato a politiche di privatizzazione delle aziende statali, quali quelle energetiche, porterebbe a una maggiore efficienza nell'uso delle risorse e ad un aumento delle risorse finanziarie a disposizione dei governi per investimenti in altri settori quali la tutela dell'ambiente o lo sviluppo sociale.
Il Fondo Monetario Internazionale
L'Fmi venne istituito per prevenire una nuova crisi del '29, garantendo la stabilità dei mercati finanziari e delle economie dei paesi. Avrebbe quindi dovuto promuovere e garantire la cooperazione tra gli stati nel settore delle politiche monetarie, la crescita equilibrata degli scambi commerciali, la stabilità dei tassi di scambio, e intervenire in sostegno ai paesi ogni qual volta questi richiedessero il suo aiuto per riportare in equilibrio la loro bilancia dei pagamenti. Inizialmente quindi al Fondo non si chiedeva di controllare l'inflazione o di condizionare il suo intervento all'imposizione di piani di aggiustamento strutturale, che restavano questioni di competenza delle autorità politiche nazionali.
 Attualmente fanno parte del Fmi 182 Stati, che nominano un Consiglio dei governatori, formato dai ministri del Tesoro o grandi banchieri di ciascun paese membro, che si riunisce una volta all'anno. Il Consiglio esecutivo è invece l'organo decisionale permanente del Fondo composto da 24 direttori esecutivi, nominati o eletti anch'essi dai paesi membri. Di questi, cinque rappresentano i paesi maggiori azionisti, ovvero gli Usa, il Giappone, la Germania, la Francia e la Gran Bretagna. Gli altri rappresentano gruppi di paesi, come ad esempio l'italiano Enzo Grilli, che rappresenta Italia (maggiore azionista), Grecia, Portogallo, Albania, Malta e San Marino. Il Consiglio esecutivo é presieduto dal Direttore generale il francese Michel Camdessus, assistito da un personale di 2600 adepti delle dottrine neoliberiste. Ogni cinque anni circa il Consiglio dei governatori provvede a rivedere le quote, sulla base dello sviluppo economico dei paesi membri.
Ogni Stato membro partecipa infatti al Fondo con una quota che determina il potere di voto all'interno del Board. Le quote possono essere utilizzate per creare una riserva valutaria alla quale il Fmi può attingere per concedere prestiti ai paesi membri in difficoltà. Inoltre fornisce la base per calcolare il volume di prestiti che un paese può ottenere dal Fondo e il volume di contributi che dovrà concedere allo stesso. Quanto più alto è il contributo del singolo paese al Fondo tanto più potrà chiedere in prestito in caso di necessità.
Le quote di partecipazione sono composte quindi dai cosiddetti diritti speciali di prelievo (Dsp) o da valute che possono essere utilizzate liberamente sui principali mercati valutari internazionali (dollaro, yen, marco tedesco, franco francese o sterlina britannica). Nel 1945 i paesi membri dotarono l'Fmi di 7,6 miliardi di dollari, mentre dal 1992 i contributi concessi dagli stati membri ammontano a circa 200 miliardi di dollari. Il Fondo gode di piena discrezionalità nel concedere prestiti, e chiedere contributi ai paesi membri o a banche private e commerciali.
Per i paesi in via di sviluppo con alti tassi di inflazione, una bilancia commerciale in deficit, e un alto livello di indebitamento, l'Fmi offre prestiti a basso tasso di interesse, ripagabili entro un periodo di 5-10 anni. Questi prestiti dovrebbero sostenere il paese nel breve periodo, mentre le condizioni imposte per la concessione del prestito (cioè i Piani di aggiustamento strutturale) e contribuire a riassestare l'economia e creare le premesse per una crescita economica duratura. Le riforme economiche imposte dal Fondo Monetario in genere vanno a vantaggio delle élite economiche e delle compagnie private piuttosto che, stabilizzare le monete, ridurre la povertà e garantire uno sviluppo autenticamente sostenibile. Infatti, i governi, per riacquistare la fiducia della comunità finanziaria internazionale dovranno procedere alla rimozione di ogni ostacolo al commercio di beni e servizi; all'aumento delle esportazioni necessario per ottenere la valuta pregiata richiesta per ripagare il debito estero; e alla promozione degli investimenti privati tramite programmi di privatizzazione. Le compagnie multinazionali quindi possono accedere ai mercati dei Pvs facilmente, scalzando le piccole e medie imprese locali. Altri strumenti con i quali opera l'Fmi sono le linee di credito d'emergenza fornite ai paesi più ricchi in caso di crisi finanziaria. Possono essere usati quando un paese si trova di fronte a una grave crisi di liquidità e non é in grado di far fronte ai propri impegni. Di fatto concedendo un sostegno finanziario ai governi per alzare i tassi di interesse, e quindi incoraggia le speculazioni finanziarie, poiché sia banche che investitori sono protetti anche in caso di investimenti a rischio. A differenza della Banca Mondiale che dispone di direttive, seppur limitate, che regolano la trasparenza e l'accesso alle informazioni, e la partecipazione pubblica, il Fmi continua ad agire nella massima segretezza, senza ritenere di dover rendere conto del suo operato a parlamenti e alla società civile dei paesi finanziatori e di quelli che ricevono i crediti o che soffrono le conseguenze dei piani di aggiustamento strutturale. Per questo le Ong, che da anni svolgono campagne per la riforma del Fmi chiedono ora, in occasione dei dibattiti parlamentari sull'aumento delle quote di condizionare ogni nuovo finanziamento del Fondo all'adozione delle seguenti misure: garantire la partecipazione della società civile nella elaborazione e valutazione dei piani di aggiustamento strutturale (Pas); l'adozione di una politica di accesso all'informazione; una revisione sistematica dei piani di aggiustamento strutturale; la riduzione immediata del debito dei paesi più poveri; l'armonizzazione delle politiche del Fondo ai diritti dei lavoratori universalmente riconosciuti; la valutazione sistematica degli effetti socio-ambientali dei Pas.
Intanto, oltre all'aumento delle quote di partecipazione, che ha già acceso un dibattito infuocato al Congresso Usa, nei prossimi mesi i governi e i parlamenti dei paesi membri del Fmi potrebbero trovarsi a dover discutere anche dell'eventuale modifica all'art.1 dello statuto del Fondo, per un allargamento del mandato, al fine di renderlo competente a imporre la liberalizzazione della circolazione di capitali, il cosiddetto Capital Account Liberalization: un'eventualità che per molti equivarrebbe ad un nuovo Mai e che é tuttora nell'agenda dei ministri delle finanze del G7, sostenuta in particolare dal Regno Unito.

*Campagna per la riforma della Banca mondiale

I sei maggiori contribuenti al Fmi
Usa 36 miliardi di dollari (18,2 per cento   )
Germania 11,2 miliardi di dollari (5,7 per cento   )
Giappone 11,2 miliardi di dollari (5,7 per cento   )
Gran Bretagna 10,1 miliardi di dollari (5,1 per cento   )
Francia 10,1 miliardi di dollari (5,1 per cento   )
Arabia Saudita 7 miliardi di dollari (3,7 per cento   )

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