Rifondazione mensile di politica e cultura 
Aprile 1998 
DOSSIER L'ORO BLU

SORELLA ACQUA di Giorgio Nebbia

Collettive per definizione, le risorse idriche possono diventare una occasione di solidarietà o, al contrario, il principale casus belli del prossimo secolo.
di Giorgio Nebbia 
L'acqua è - per usare un termine tratto dall'ecologia - un "fattore limitante" dello sviluppo. Anche in presenza di altri fattori - mano d'opera, capitale, terra, minerali, risorse naturali - la scarsità o la mancanza di acqua impedisce una vita domestica e urbana decente e moderna, l'agricoltura, attività manifatturiere, turismo.
Benché apparentemente l'acqua sia una risorsa rinnovabile, le cui riserve sono continuamente reintegrate attraverso il grande ciclo naturale, in molte zone della terra l'acqua è scarsa; in altre è abbondante, ma la qualità delle riserve viene continuamente peggiorata dall’inquinamento e la disponibilità di acqua di buona qualità si fa progressivamente sempre più scarsa. Gli attentati alle risorse idriche, bene collettivo per definizione, sono una forma di violenza: non c'è perciò da meravigliarsi se, per la conquista dell'acqua vengono combattute guerre, proprio come per la conquista di altre materie prime essenziali per la vita umana.
D'altra parte l'utilizzazione delle risorse di acqua dolce - dei fiumi e del sottosuolo - a fini umani è possibile soltanto attraverso un progetto di solidarietà: persone che lavorano insieme per sollevare acqua dai pozzi, regioni e stati che collaborano per regolare il flusso dei fiumi ed evitare le alluvioni; oppure che accettano regole comuni per diminuire l'inquinamento che "distrugge" una parte dell'acqua adatta a fini umani.

Quanta acqua c'è ?

Come è ben noto, l'acqua è presente sulla Terra in enormi quantità: 1.400 milioni di chilometri cubi, pari a 1.400 milioni di miliardi di tonnellate. A titolo di confronto si pensi che l'ossigeno e l'azoto dell'atmosfera terrestre (i gas essenziali per la vita) pesano "appena" 5 milioni di miliardi di tonnellate; tutti gli esseri viventi esistenti sulla Terra pesano meno di 1 milione di miliardi di tonnellate e tutta la materia organica fissata e trasformata ogni anno nei grandi cicli naturali sui continenti e negli oceani pesa appena 200 miliardi di tonnellate.
La maggior parte dell'acqua sulla Terra è presente nei mari e negli oceani sotto forma di soluzione salina con un contenuto di sali che rende l'acqua inadatta per la vita vegetale e animale e per le attività umane.
Le acque dolci, cioè a basso contenuto salino, presenti nel sottosuolo ammontano ad appena 11 milioni di miliardi di tonnellate e quelle dei fiumi e dei laghi ad appena 130.000 miliardi di tonnellate.
Una parte dell'acqua, circa 500.000 miliardi di tonnellate all'anno, è tenuta continuamente in moto da un ciclo di evaporazioni e precipitazioni la cui energia è fornita dal Sole.
L'acqua che cade, in media, sulla superficie delle terre emerse è di circa 100.000 miliardi di tonnellate all'anno, una quantità che corrisponde a uno spessore medio di 700 millimetri all'anno.
Sembrerebbe molto, ma non bisogna lasciarsi trarre in inganno: le precipitazioni dipendono dalle condizioni geografiche e climatiche: in certe zone dei continenti cadono anche 2.000 millimetri di acqua; in altre poche decine di millimetri. In molte zone le precipitazioni sono intense, ma concentrate in poche settimane o mesi dell'anno.
In un paese come l'Italia, nel Nord, nella valle attraversata dal grande fiume Po e dai suoi affluenti, cadono circa 1.000 millimetri di pioggia all'anno mentre nel Sud cadono circa 500 millimetri di pioggia all'anno. Eppure la valle padana dista dalla Sicilia appena 1.000 chilometri. 
L'evaporazione e le precipitazioni dell'acqua dipendono dall'intensità della radiazione solare, ma anche dalle condizioni dei venti, dalla presenza di vegetazione, dallo stato della superficie del suolo.

Fonte di vita

L'eccessivo sfruttamento economico del suolo - distruzione dei boschi, agricoltura intensiva, eccessiva edificazione - provoca alterazioni e squilibri nel ciclo dell'acqua: diminuiscono le precipitazioni e aumenta la richiesta di acqua per l'irrigazione e per le città.
Le comunità umane, allora, hanno bisogno di estrarre più acqua dal sottosuolo, di "importare" acqua da zone lontane, sottraendola ad altre comunità e ad altri usi; nello stesso tempo le attività agricole e urbane e industriali generano crescenti quantità di scorie e rifiuti che vengono immessi nei fiumi e nei laghi e che peggiorano la qualità delle acque contenute nelle riserve da cui vengono estratte quantità sempre crescenti.
Questa spirale è una delle forme di violenza esercitata da molte comunità umane nei confronti dell'acqua e nei confronti di altri esseri umani: più domanda, peggioramento della qualità, meno acqua disponibile, più richiesta di altra acqua, sottratta ad altri.
Una prima linea di azione per combattere la violenza e suscitare un senso di solidarietà dovrebbe consistere nella diffusione della conoscenza del ciclo dell'acqua non solo a livello planetario, ma anche a livello di singole comunità o stati.
Sarebbe così possibile diffondere la consapevolezza che certi interventi apparentemente "economici" nell'uso del suolo - diboscamento, cementificazione, eccessivo sfruttamento agricolo, eccessiva concentrazione urbana - fanno aumentare la richiesta dell'acqua, ne diminuiscono la disponibilità e ne fanno peggiorare la qualità.

Per che cosa ?

Davanti ai problemi della scarsità, la seconda domanda da porsi è: quanta acqua viene usata ? Da chi ? Per fare che cosa ? Come viene usata l'acqua? Come la uso io? Potrei usarla diversamente ?
Per riconoscere quali usi sono essenziali e quali superflui bisognerebbe perfezionare degli indicatori del valore dell'acqua, legati alla sua scarsità.
Si può per esempio parlare di un "costo in acqua" di un bene o di un servizio, espresso in termini fisici, "naturali", come litri di acqua necessaria per fare una doccia, per produrre un quintale di grano o di patate o per allevare un maiale, per fabbricare un chilogrammo di zucchero o di acciaio.
Come nel caso di tutte le risorse scarse "varrà" di più una merce o un servizio che hanno richiesto meno acqua per unità di utilità umana prodotta.
Una seconda linea d'azione, sulla via della solidarietà, consiste quindi nello sviluppare forme di informazione per spiegare che si aiutano i propri concittadini - ma anche la comunità planetaria - se si sfruttano di meno le risorse idriche: l’eccessivo sfruttamento da parte di alcuni è una forma di violenza; il contenimento dei consumi è già un segno di solidarietà.
Il contenimento dei consumi non rende più poveri, anzi; esso richiede lo sviluppo di ricerca scientifica e di innovazioni tecniche nell'irrigazione, negli strumenti domestici, nei processi industriali.
Anzi, la diffusione della cultura del contenimento degli sprechi e dei consumi eccessivi di acqua fa aumentare la ricchezza, crea nuova occupazione.

Inquinamenti

Una terza linea di azione riguarda la del fatto comprensione che i fenomeni di inquinamento sono fonti di distruzione di acqua, di beni scarsi, e arrecano danno, anzi violenza, ad altri soggetti economici e ad altre comunità.
Gli inquinamenti provengono dalle attività di produzione delle merci e di uso delle merci, quindi dipendono dalla quantità e dalla qualità delle merci che attraversano la tecnosfera.
Ogni processo di produzione e di uso comporta l'immissione nell'ambiente di scorie, più o meno tossiche, i cui corpi riceventi finali sono l'atmosfera oppure le acque.
L'inquinamento rappresenta una vera e propria forma di distruzione dell'acqua; piccole quantità di agenti altamente tossici (per esempio i pesticidi) dispersi nel suolo e da qui nelle falde idriche sotterranee, possono contaminare, e quindi rendere inutilizzabili come acqua potabile, grandissime riserve di acqua.
Una efficace azione di difesa delle acque contro gli inquinamenti presuppone lo sviluppo di ricerca scientifica, di educazione domestica, l'aumento della cultura industriale, per identificare come è possibile progettare merci meno inquinanti, come è possibile usare meglio gli oggetti della nostra vita quotidiana.
Anche qui il ruolo dell'informazione è primario: si tratta di sollecitare nei cittadini una migliore comprensione di tutto ciò con cui si viene a contatto, che si usa, e di chiedersi, in ogni caso, "che cosa succede" della merce dopo l'uso, sia essa un detersivo, o il cibo, come ciascuna merce viene trasformata durante l'uso, e dove vanno a finire i residui, o gli escrementi umani e animali, o le scorie solide.

La violenza viaggia sul suolo

Si è accennato prima che, nel grande ciclo naturale dell'acqua, ogni anno circa 100.000 miliardi di tonnellate cadono sulle terre emerse; di quest'acqua circa 60.000 miliardi di tonnellate evaporano e circa 40.000 miliardi di tonnellate all'anno tornano al mare: l'acqua precipita sotto forma di pioggia e di neve sulle zone alte di ciascun paese e scorre lungo le valli verso il mare, da dove riprende poi il ciclo di evaporazioni.
La vita è divenuta possibile sulla Terra, un corpo celeste apparentemente unico, grazie alle proprietà chimiche e fisiche dell'acqua. Le molecole dell'acqua aderiscono alle molecole dei viventi e dei minerali, penetrano nel suolo e, con l'energia di caduta, le gocce d'acqua disgregano le rocce superficiali. L'acqua di ciascun fiume, nel suo continuo moto, sposta le particelle e le sostanze disciolte del suolo da un posto all'altro, verso i fondo valle e verso il mare. Questo fenomeno erosivo altera la capacità ricettiva dei fiumi e dei laghi, lascia alle spalle terre non più fertili e franose.
Inoltre l'acqua trascina e discioglie, nel suo moto, le sostanze inquinanti e le scorie della biosfera e della tecnosfera verso il mare, grande ricettore finale dell'acqua.
L'erosione può essere contenuta mediante opportune scelte nella localizzazione delle strade e degli edifici, nella difesa e ricostruzione della copertura vegetale, degli alberi e della macchia che trattengono le acque nel loro moto sulla superficie del suolo.
È questo un quarto campo di azione che presuppone di guardare il territorio alla luce del moto delle acque. Le continue alluvioni che distruggono ogni anno, in tutto il mondo, terre fertili, strade, edifici, ricchezza e vite umane, sono la conseguenza della crescente erosione del suolo dovuta all'ignoranza dei cittadini e dei governanti che ignorano o fanno finta di ignorare che l’erosione, le alluvioni, le frane, sono altrettante forme di violenza contro le vite e i beni altrui.

Un fiume di solidarietà

Nelle innumerevoli guerre che hanno segnato la storia dell'umanità il fiume ha sempre avuto un ruolo centrale: il fiume è il punto più facilmente difendibile militarmente, in cui è più facile riscuotere le dogane, e quindi in moltissimi paesi il fiume è stato, ed è rimasto ancora oggi, il confine fra paesi e popoli vicini.
Talvolta il fiume è stato spezzato in due o più parti dai confini politici e ciascun paese crede di "possedere" un pezzo o una riva di un fiume, e di poterne fare quello che crede, dal prelevarne l'acqua, o la sabbia, alla costruzione di sbarramenti e laghi artificiali, eccetera, facendo finta di ignorare che qualsiasi intervento umano su una parte di un fiume influenza l'ecologia di tutto il corso e influenza la vita dei popoli a valle.
L'unica vera "unità" politica e amministrativa per una corretta gestione delle acque è il bacino idrografico, cioè il complesso di valli, fiumi, affluenti e laghi che confluiscono poi alla fine nel mare.
Se fosse possibile ridisegnare, in termini di solidarietà, i confini degli stati sarebbe opportuno far coincidere i confini politici con quelli, ben definiti geograficamente ed ecologicamente, dei bacini idrografici. Entro il bacino idrografico avviene tutto quanto è importante ai fini della gestione delle acque. Le città, le fabbriche, i campi traggono acqua dalle riserve idriche contenute nel bacino, immettono le proprie scorie nei fiumi e nelle falde sotterranee, gli stessi inquinamenti atmosferici ricadono per lo più sul suolo all'interno del bacino idrografico. La risultante di tutto il metabolismo umano e industriale, l'insieme dei prodotti di erosione del suolo e di agenti inquinanti, sono poi trascinati dalle acque nei vari fiumi e, attraverso il fiume principale, nel mare.
A rigore non esistono i popoli della Svizzera, della Germania o della Francia, ma esiste il popolo del bacino del Reno. Così come esistono i popoli del bacino del Danubio, del bacino del Mississipi, del bacino del Fiume Azzurro o del Gange o del Rio delle Amazzoni.

Gestione delle risorse idriche 

L'esperienza mostra che un’amministrazione e politica delle risorse del territorio corretta e meno devastante può essere condotta soltanto con azioni unitarie e solidali nell'ambito di ciascun bacino idrografico.
È questo un sogno utopistico ? Purtroppo non è facile convincere paesi e regioni vicini ad azioni di solidarietà - difesa del suolo, lotta all’inquinamento - nell'ambito dei bacini idrografici comuni: non si riesce ad ottenere neanche fra regioni all'interno di uno stesso paese come l'Italia, nell’ambito di uno stesso pur piccolo bacino idrografico come il Po o il Tevere !
La soluzione dei precedenti problemi richiede una quinta linea di azione: la diffusione della conoscenza, della cultura e anche di una pedagogia, dei bacini idrografici presenti in un territorio. Bisognerebbe aiutare i ragazzi fin dalla scuola a imparare a "leggere" sulla carta geografica prima i fiumi e poi i confini amministrativi.
Bisognerebbe sviluppare un senso di "appartenenza" non tanto a un paese, ma a un fiume, a un bacino idrografico, anche sulla base della ricostruzione della storia ecologica e politica del bacino stesso.

Acqua dal mare

Per aumentare la disponibilità di acqua si può trasportare l'acqua dolce, dai luoghi in cui si trova abbondante, a quelli in cui è scarsa. La superficie della Terra è già attraversata da canali e condotte che spostano grandi quantità di acqua anche a centinaia di chilometri di distanza: si pensi all’acquedotto pugliese in Italia o all’acquedotto della California negli Stati Uniti.
In questo modo, si sottrae acqua ad alcune zone, e ai relativi abitanti, per rifornire altri e anche questa può essere interpretata come una forma di solidarietà, di cui vanno però attentamente considerati i possibili risvolti ecologici negativi.
Un'altra possibile strada consiste nella dissalazione dell'acqua di mare. Dal 1950 in avanti si sono avuti continui progressi nei processi capaci di trasformare l'acqua di mare in acqua dolce. I più diffusi sono i processi di distillazione, che usano calore, anche calore di rifiuto di altre attività industriali e i sistemi a osmosi inversa, che usano principalmente elettricità.
Attualmente nel mondo vengono prodotti ogni anno circa 5 miliardi di tonnellate di acqua, la stessa quantità usata nella sola Italia per usi igienici, potabili e urbani.
I processi di dissalazione richiedono un consumo di energia e forniscono acqua a un costo elevato. Meno però di quanto si pensi: il costo dell'acqua dissalata è di circa 2.000 lire a tonnellata, una cifra che è già uguale al prezzo pagato dalle famiglie in Italia per l'acqua distribuita dagli acquedotti e che è 500 volte inferiore al prezzo pagato per l’acqua in bottiglia !
La dissalazione ha il vantaggio, rispetto alle altre fonti di approvvigionamento idrico, che fornisce "nuova" acqua dolce, fabbricata dal mare, senza intaccare le riserve di acqua dolce esistenti e sono in corso continui ulteriori progressi nelle tecniche di dissalazione il cui uso è destinato a estendersi.

Visioni

Le precedenti sommarie indicazioni suggeriscono che, allo stato attuale delle conoscenze, la scarsità di acqua può essere sconfitta attraverso azioni combinate di pianificazione dell'uso delle risorse naturali, che vanno dall'uso razionale delle foreste, alla regolazione del corso dei fiumi, alla lotta all'inquinamento.
Il successo dipende dalla crescita di una cultura capace di affrontare il problema dell'acqua anche attraverso lo sviluppo di una nuova contabilità che sia economica ed ecologica insieme, ma soprattutto, attraverso una "visione" complessiva e unitaria dei problemi, come dimostra quanto fu fatto negli Stati Uniti all'epoca del New Deal di Roosevelt, negli anni trenta.
Si vide allora - e la lezione vale ancora oggi - che le opere lungimiranti di regolazione del corso dei fiumi e di aumento della vegetazione consentono di combattere l'erosione del suolo, di aumentare la produzione di elettricità, di migliorare le produzioni agricole, di offrire le infrastrutture per nuove città e imprese produttive, soprattutto di far crescere le occasioni di lavoro. Un lavoro motivato dalla sensazione che si sta rendendo un servizio alla collettività, che si sta compiendo un'impresa di solidarietà e di pace.
Purtroppo le forze culturali e scientifiche, coloro che sono stati e sono impegnati nell'educazione, nei vari paesi del mondo, sono state spesso povere di visione del futuro e, rincorrendo i micro-problemi di oggi, hanno perso di vista i grandi orizzonti.
L’approvvigionamento di acqua in Italia è considerato non un servizio e un dovere, ma uno dei tanti affari finanziari; le popolazioni che hanno meno acqua la pagano di più; la legge sulla difesa del suolo e la pianificazione per bacini idrografici si sono trasformate in sistemi per spartirsi pubblico denaro e non per amministrare in modo nuovo e unitario il territorio; le leggi contro l’inquinamento delle acque vengono continuamente rese più comode, più permissive e meno gravose per le imprese, le città e per l’agricoltura, e, pertanto, più violente nei confronti della collettività e della natura.
Eppure una correzione della cattiva politica dell’acqua nel Nord industriale del mondo indicherebbe anche le strade con cui i paesi del Sud del mondo potrebbero affrontare e risolvere i loro problemi idrici. Il coraggio e la solidarietà possono essere l'unica efficace cura per le malattie di tutti e due.
 
Rifondazione mensile di politica e cultura
Partito della Rifondazione Comunista