Numero 56 - Gennaio 2002

Un movimento per un'altra scuola

Walter Mancini

Abbiamo più volte affermato che dopo Genova e dopo l’11 settembre niente è più come prima.La globalizzazione rivela le sue contraddizioni e finalmente si spezza l’egemonia del pensiero unico grazie ad uno straordinario movimento di contestazione su scala globale.
Gli effetti del “movimento dei movimenti” hanno influenzato in modo netto le rivendicazioni, le proteste e le forme di lotta del movimento degli studenti e degli insegnanti, protagonista nei mesi scorsi, insieme alla FIOM, di grandi manifestazioni contro le proposte di controriforma avanzate dal Governo Berlusconi.

Il movimento degli studenti si è da subito strutturato come un movimento che dapprima esprimeva una forte esigenza di confronto e di comprensione, non come un movimento che contesta a prescindere, bensì, un movimento che ha voluto capire come sarebbe cambiata la scuola con le proposte della Moratti e della Commissione Bertagna.
Da qui le centinaia di assemblee di istituto convocate in tantissime Istituti scolastici per fare il punto (come si leggeva negli ordini del giorno di convocazione) sulla politica scolastica del Governo. Poi subito dopo essersi confrontati, con le forze politiche invitate, Rifondazione Comunista è sempre stata invitata, mentre in numerose assemblee gli studenti hanno preferito non discutere con gli esponenti del centro-sinistra, partivano occupazioni, autogestioni e co-gestioni.
Le co-gestioni sono risultati essere strumenti utili ed efficaci che hanno permesso il saldarsi delle rivendicazione degli studenti con quelle degli insegnanti.
Un movimento insomma maturo, consapevole della violenta selezione di classe insita nella proposta Bertagna, e radicale, tanto da arrivare ad attuare forme di protesta estreme, lo sciopero della fame degli studenti del Liceo Tasso di Roma ma anche lo sciopero del sonno effettuato da un gruppo di coraggiosi studenti campani.
Questo movimento studentesco è riuscito a cogliere alla perfezione l’attacco violento sferrato alla scuola pubblica dalla bozza di proposta di riforma e dall’ultima finanziaria, ma anche dalla politica dei buoni-scuola che è sempre più minacciosa nelle regioni governate dal centro-destra.
Le assemblee studentesche hanno ruotato intorno alla proposta della Commissione Bertagna ma sempre hanno finito per assumere l’orrore della guerra come elemento di una concezione autoritaria ed arbitraria della politica e della società.

Non a caso la reintroduzione del voto in condotta voluta dalla Moratti viene legata, negli interventi degli studenti, con la richiesta di libertà di licenziamento e l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Non a caso questo movimento è intollerante verso una riforma degli organi collegiali in senso aziendalistico che introduce il consiglio di amministrazione in tutte le scuole e riduce gli spazi di agibilità democratica delle componenti che sono protagonisti della scuola (studenti, docenti e personale ATA).
Questi studenti esprimono non solo una volontà di formazione culturale alta e un’opposizione durissima alla scuola-azienda che rinuncia a dare loro sapere critico per formarli soltanto ad essere dei bravi consumatori, ma hanno anche dimostrato di essere pronti ad una società multietnica e multireligiosa, infatti leggono come elemento discriminatorio qualsiasi tentativo di confessionalizzazione della scuola pubblica che vogliono laica, di tutte e di tutti; riuscendo ancora una volta a stabilire un raccordo politico forte con le rivendicazioni del movimento no-global e dei migranti.
La capacità e l’efficacia del movimento studentesco si è rivelata tutta con l’organizzazione e con la partecipazione ai contro stati generali dell’istruzione. Una contromanifestazione che ha visto una presenza straordinaria di studenti che sono riusciti a rubare la scena a quella farsa mediatica voluta dal Ministro dell’Istruzione (ex pubblica) dell’Università e Ricerca.
Stesso discorso vale per il movimento degli insegnanti.
La categoria forse più caparbia di tutto il panorama del mondo del lavoro italiano.
Gli insegnanti hanno espresso una forte volontà di lotta unitaria, che purtroppo non è stata capita dai vertici sindacali di categoria, i quali hanno convocato scioperi su piattaforme simili e in date diverse. Ebbene le adesioni agli scioperi sono sempre state altissime, ma costantemente è stata richiesta dal basso una mobilitazione generale e unitaria. Speriamo nello sciopero del 15 febbraio!
“Il mondo della scuola” ha capito alla perfezione che un’altra scuola è necessaria per un altro mondo possibile!

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