Numero 54 - Ottobre 2001

Canti popolari: l'internazionale

Gianni Lucini

Scriveva Antonio Gramsci nei "Quaderni del carcere" che i canti popolari non sono quelli scritti e ragionati a tavolino, ma quelli che il popolo adotta come suoi "perché conformi alla sua maniera di pensare e di sentire".
L'analisi gramsciana del canto popolare, infatti, ha da sempre alla base un ragionamento guida: "ciò che contraddistingue il canto popolare, nel quadro di una nazione e della sua cultura, non è il fatto artistico, né l'origine storica, ma il suo modo di concepire il mondo e la vita in contrasto con la società ufficiale". Se non si comprende il senso profondo di questa concezione che è politica, ma non solo, si finisce per non capire la ragione per cui, tra le tante versioni italiane de "L'internazionale", alcune delle quali sicuramente più aderenti all'originale francese di Eugène Pottier, "L'Ordine Nuovo" pubblichi per ben due volte (il 1° maggio e il 6 novembre 1921) il testo qui riportato. In entrambi i casi l'inno è firmato Bergeret, uno pseudonimo che a detta di Raffaele Mario Offidani (Spartacus Picenus), ma anche di Cesare Bermani, nasconde il nome di Umberto Zanni, uno dei collaboratori della "Rassegna popolare del socialismo".
Non è una traduzione originale letterariamente corretta, ma, come si diceva a quei tempi, una "traduzione libera" che vince nell'ottobre 1907 il concorso bandito dal giornale "l'Asino" per le migliori parole italiane dell'inno e viene adottata dal Partito Socialista Italiano.
Non ci sono dubbi che altre versioni fossero più fedeli al testo francese scritto da Eugène Pottier, nel giugno 1871, mentre era nascosto a Parigi per sfuggire alla repressione contro la Comune. È il caso di quella che inizia "Su! Sofferenti della terra!", considerata oggi come una sorta di versione anarchica del canto e pubblicata con almeno tre titoli diversi: L'Internazionale, Su, sofferenti! e Germinal. Altri testi hanno avuto anche riconoscimenti ufficiali come quella che inizia con "Sorgete, o miseri del mondo!", di Spartacus Picenus, cioè Raffaele Mario Offidani, adottata nel 1919 come inno della Federazione italiana giovanile socialista. Tuttavia solo quella di Bergeret è divenuta davvero un canto popolare nel senso che Gramsci attribuiva a questa parola. Ha superato il tempo e la stessa struttura testuale, che oggi risulta arcaica nella sua costruzione, per diventare patrimonio di tutti al punto che, se si segue il criterio introdotto da Lomax, che stabilisce una divisione netta tra la ricostruzione storico filologica e lo stato di fatto, non è errato considerarla ormai un brano "tradizionale" e come tale indicarlo. La musica poi ha travalicato le frontiere del tempo, dello spazio e dei generi musicali fino a entrare anche nella storia del rock con le versioni del britannico Billy Bragg e degli italiani Area.

L'internazionale
Musica di Pierre Degeyter
Testo italiano di Bergeret

L'internazionale
Musica di Pierre Degeyter
Testo italiano di Bergeret

Compagni avanti, il gran Partito
noi siamo dei lavorator.
Rosso un fiore in petto ci è fiorito,
una fede ci è nata in cuor.
Noi non siamo più nell’officina,
entro terra, nei campi, in mar
la plebe sempre all’opra china
senza ideali in cui sperar.

Su, lottiamo! l’ideale
nostro fine sarà
l’Internazionale/ futura umanità. (2 volte)

Un gran stendardo al sol fiammante
dinanzi a noi glorioso va,
noi vogliam per esso siano infrante
le catene alla libertà.
Che giustizia alfin venga, vogliamo:
non più servi, non più signor:
fratelli tutti esser dobbiamo
nella famiglia del lavor.

Su, lottiamo! l’ideale
nostro fine sarà
l’Internazionale/ futura umanità. (2 volte)

Lottiam, lottiam, la terra sia
di tutti uguale proprietà
più nessuno nei campi dia
l’opra ad altri che in ozio sta.
E la macchina sia alleata,
non nemica ai lavorator;
così la vita rinnovata
all’uom darà pace ed amor.

Su, lottiamo! l’ideale
nostro fine sarà
l’Internazionale/ futura umanità. (2 volte)

Avanti, avanti, la vittoria
è nostra e nostro è l’avvenir;
più civile e giusta la storia
un’altra era sta per aprir.
Largo a noi, all’alta battaglia
noi corriamo per l’Ideal:
via, largo, noi siam la canaglia
che lotta pel suo Germinal

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