Numero 54 - Ottobre 2001

Un "Partito di massa" contro la guerra

Milziade Caprili

Siamo impegnati in una straordinaria iniziativa per allargare la forza organizzata del Partito (le dieci giornate del tesseramento 2 - 11 novembre) nel pieno di una situazione politica interna ed internazionale sovrastata da una tragedia, purtroppo non inedita, qual è la guerra. E non è un caso che questo numero di Partito di massa contenga così tanti articoli che cercano di rendere conto del nostro punto di vista sulla guerra, appunto, sugli sviluppi dei movimenti, sullo sciopero dei metalmeccanici, tanto per citarne alcuni.

Il nostro punto di vista ed il nostro agire pratico, aggiungerei. A questo, infatti, dovrebbe essere utile una pubblicazione come Partito di massa: a rendere conto, a tutte le compagne e a tutti i compagni che lavorano nei circoli, di esperienze, iniziative, lotte la cui conoscenza può aiutare, può indicare un percorso d’impegno possibile, può far venire in mente una qualche azione da riprendere, cambiando le cose che andranno cambiate, nelle proprie realtà. Siamo con tutta evidenza chiamati ad operare in una situazione difficile e carica di pericoli.

La scelta che noi abbiamo compiuto, l’unica scelta peraltro possibile per noi, per un partito comunista che fa della rifondazione il punto centrale del proprio modo di essere, è stata ed è quella di contrastare questa deriva guerrafondaia, razzista, autoritaria, desertificatrice di tutte le grandi conquiste sociali. Contrastarla partecipando e contribuendo a suscitare movimenti. Per dirne una: di fronte tra l’altro al tentativo di restringere gli spazi di democrazia e di partecipazione, abbiamo risposto con una grande Manifestazione nazionale che, al di là di ogni improbabile boria di partito, guardando anche solo ai numeri, alla straordinaria partecipazione di giovani, parla da sola delle nostre possibilità. Vorrà pur dire qualcosa se oggi siamo l’unica forza politica in grado di suscitare ed organizzare una partecipazione così larga e così attiva, di tante donne e tanti uomini.

Non è che non vediamo i nostri limiti, anzi, abbiamo una così netta percezione tanto da farci convintissimi della improcrastinabile necessità di una vera e propria svolta. Di più: è proprio il grande potenziale di ascolto che deve spingerci a praticare la svolta. Iniziando dai nostri circoli che dovranno affrontare la discussione congressuale e nello stesso tempo – come parte integrante ed indispensabile del percorso congressuale – aprire le sedi alle più diverse iniziative, ai movimenti, ai gruppi che vogliono lavorare con noi sui grandi temi, dalla pace al lavoro, per dire dei più rilevanti. Dobbiamo avere grande cura del nostro partito, del lavoro di tante compagne e di tanti compagni. Non possiamo pensare, nessuno di noi è autorizzato a pensare, che c’è la grande politica e poi segue l’organizzazione. Né si può pensare che il tema del rafforzamento e radicamento del partito – di quel partito che abbiamo definito indispensabile ancorché non sufficiente – sia problema di una squadretta di addetti ai lavori. Anche per tutto questo abbiamo impegnato nelle iniziative delle dieci giornate, nelle Feste del tesseramento tante compagne e tanti compagni che nei diversi livelli dirigono il Partito o lo rappresentano nei vari livelli istituzionali. E proprio questo chiamare a fare festa e a discutere, a contribuire con la tessera alla via concreta e allo sviluppo del Partito dovrà essere lo sforzo di questo periodo.
Ci sono tante cose da fare, tante iniziative da assumere, tante lotte da intraprendere per cui la stessa apertura del Partito risulta non solo necessaria ma improcrastinabile. Dovremo avere tutti e tutte l’assillo di come essere capaci di accogliere lo straordinario entusiasmo che fa sì che ragazzi e ragazze partano dalle più diverse località per portare a Roma in una grande e corale Manifestazione con uno slogan, un cartello, una bandiera, una canzone la loro insopprimibile voglia di un mondo diverso.

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