Numero 53 - Settembre 2001

Conferenza Nazionale degli amministratori comunisti

In questi mesi che ci separano dalla fine dell’anno il nostro partito sarà impegnato in numerose iniziative di rilievo nazionale. Fra queste vi è la Conferenza nazionale degli amministratori comunisti che si terrà il 7/8/9 dicembre. Si tratta di un appuntamento di notevole importanza che viene a cadere tre anni dopo la precedente convocazione che si tenne a Bellaria. Da allora ad oggi lo scenario istituzionale ha subito ulteriori modifiche e il ruolo degli enti locali, in particolare, si è venuto via via trasformando. Nella conferenza intendiamo mettere in risalto la centralità delle politiche locali nell’attuale battaglia politica. Tale centralità discende dalla rilevanza che il locale è venuto ad assumere per effetto dei nuovi processi economico-sociali, della ridislocazione dei poteri che si è avuta a favore degli enti locali, del ruolo politico che gli stessi possono svolgere nel contrastare l’offensiva delle destre. Si può, anzi, sostenere che la crescita d’importanza di tali istituzioni è stata tale da rendere necessario il riposizionamento dell’iniziativa politica del partito. Peraltro, già ora numerose funzioni statali sono di competenza regionale ed altre potrebbero aggiungersi se dovessero essere approvate le proposte in gestazione.
Inoltre, le contraddizioni sociali assumono connotati spiccatamente locali investendo soprattutto alcune aree territoriali, come le regioni del sud e le maggiori città. Quindi, regioni ed enti locali costituiscono un ambito istituzionale decisivo per dare una risposta alle nuove domande sociali. Non solo, ma in assenza di tale risposta vi è il rischio di una deriva moderata e localista che costituisce una minaccia per ogni disegno riformatore. I segnali di tale deriva sono già visibili nel disgregarsi della coesione sociale, nell’emergere di nuovi soggetti forti e nel consolidarsi di orizzonti culturali moderati. Peraltro, i segni di arretramento che s’intravedono, con la sconfitta del centro sinistra in una serie di realtà, stanno a dimostrare come, nonostante il radicamento sociale che le forze democratiche e progressiste continuano a conservare a livello locale, sia in atto un processo di progressiva erosione di consenso. Nasce da qui l’esigenza di riaprire una battaglia politica per contrastare i governi di destra ma anche per modificare profondamente gli orientamenti delle coalizioni di centro sinistra. Insomma, una vera e propria svolta si impone nelle politiche locali. Oggi più urgente dopo la vittoria di Berlusconi.
Tale svolta implica una modifica sostanziale delle prassi amministrative che, anche per effetto degli orientamenti assunti dal governo, si sono affermate in questi anni. Ciò vale per tutti i livelli istituzionali ma, in particolare, nel caso di comuni e regioni. La bussola che deve guidare la nostra iniziativa è quella della costruzione di un blocco sociale a livello locale. Ma questo significa assumere orientamenti alternativi all’approccio neo liberista fino ad ora prevalente. La questione della redistribuzione del reddito, della salvaguardia della gestione pubblica dei servizi, del recupero di un forte ruolo di programmazione dell’ente pubblico, il ripristino di una dialettica democratica sono elementi decisivi. Questo disegno, tuttavia, implica una capacità d’azione su più fronti; dalle scelte amministrative, alla modifica del quadro legislativo nazionale, alla capacità di contrastare un disegno regressivo sul piano istituzionale. In quest’orizzonte, la battaglia da condurre negli enti locali s’interseca con quella sulla prossima finanziaria e sul referendum federalista ed implica, non solo l’esistenza di una nostro progetto complessivo, ma anche una modifica profonda delle pratiche del partito.
A tale riguarda l’assunzione della dimensione del conflitto locale come vera priorità della nostra iniziativa costituisce un passaggio essenziale. Questa scelta ha ovviamente una ricaduta sulla questione della riforma organizzativa del partito. Come ridare slancio ai nostri circoli, consentendo loro di fare un salto di qualità nel radicamento sociale? Probabilmente una delle chiavi di volta è appunto rappresentata dalla riscoperta del conflitto locale, in particolare attraverso l’attivazione di pratiche vertenziali. Ciò potrebbe permettere il superamento della dicotomia che ancora esiste fra eletti e partito e il rilancio dell’iniziativa.

Dipartimento Stato e Autonomie

indietro