Numero 53 - Settembre 2001

La nostra forza organizzata

E’ ormai assodato che è soprattutto nella grande e media città (a partire, cioè, da quelle che stanno sopra i 20.000 abitanti, e in Italia sono 460 per un totale di 29.340.000 abitanti – vedi tabella allegata -) che si registra una aumentata difficoltà di relazioni fra gli abitanti che là vivono. Ed è qui che sono più vistose le difficoltà di radicamento e insediamento del Prc.
Qui è più difficile legare il “particolare” della vita individuale ai problemi “generali” ed alle loro contraddizioni.
La medesima difficoltà, ma a causa della nostra assenza, la registriamo nei piccolissimi comuni (quelli con meno di 2.000 abitanti).
E’, cioè, più difficile in queste due dimensioni assumere iniziative locali di massa che si leghino alla politica che il Partito porta avanti sul piano nazionale e internazionale. Eppure la necessità di articolare dal e nel territorio la lotta politica è un fattore ineludibile per i comunisti, per il Prc.
Dal territorio “reale” in cui avviene l’aggressione della modernizzazione e della globalizzazione capitalistica. Qui nel territorio dato, con i suoi insediamenti produttivi, commerciali, urbanistici, con la sua dimensione di disoccupazione, di lavoro precario, di disastri ambientali.
Occorre saper legare – se non si vuole cadere nel riformismo – gli aspetti anche embrionali della lotta di classe, con quelli della battaglia per l’ambiente, la pace, un diverso rapporto fra i sessi e fra le etnie, per una società diversa, per il socialismo.
Nel circolo e dal circolo deve ripartire con forza la pratica per l’unità politica dei comunisti e per l’azione politica, e lì sapersi misurare con le valutazioni e i giudizi dei lavoratori e delle popolazioni locali.
Far ripartire le lotte e i movimenti.
Ma senza una presenza forte e capillare del Partito nel territorio e nei luoghi di lavoro rischia di essere un’operazione ciclopica lasciata solo a quei circoli che hanno una dimensione numerica tale da garantire anche un più elevato quoziente di qualità e continuità.
D’altra parte senza i nostri circoli (così come oggi concretamente sono fatti) non si sarebbero neppure potute realizzare, dopo la scissione di cossuttiana memoria, ben tre campagne elettorali generali – europee, regionali e politiche – a partire dall’immensa mole di lavoro fatto per raccogliere le firme per presentare le liste elettorali. Potrebbe sembrare un vizio (o un vezzo) organizzativistico quello di insistere, come noi facciamo, sui dati numerici del nostro Partito (numero di iscritti, andamento periodico del tesseramento, numero dei nostri circoli, la loro vita concreta – irta di mille e una difficoltà – le loro dimensioni, il “fare” tesseramento, comizi, volantinaggi, assemblee, feste di Liberazione, le sedi, le attrezzature, ecc.).
Ma lo “strumento” Partito, la sua continua “manutenzione”, la continua verifica dello stato organizzativo del Partito, è intimamente legato alla sua linea politica, ai suoi obiettivi, ai risultati – politici, elettorali, del tesseramento – alla capacità di far penetrare, di far prevalere le nostre idee e proposte.
Non è mai facile chiamare il Partito a fare verifiche, politiche ed organizzative. Ma per le secondo occorre superare anche ostacoli e inerzie presenti nel Prc.
Oggi (e siamo alla fine del mese di luglio), abbiamo a disposizione molti più dati, e soprattutto una maggiore articolazione di questi dati, il che ci consente non solo di fare verifiche incrociate, ma anche di articolare meglio la situazione.
2.287 circoli territoriali ed aziendali (ma mancano ancora dati precisi di 4 Federazioni) di cui 20 all’estero e 152 aziendali.
Si sono costituiti, nel corso del 2000, ben 79 nuovi circoli, mentre 126 sono stati chiusi ed accorpati ad altri, seguendo le indicazioni emerse a Chianciano nel febbraio del 2000. Alcuni dei 126 circoli sono stati semplicemente chiusi senza recuperare un solo iscritto.
Nonostante le indicazioni di Chianciano e le stesse norme statutarie sono ancora molti i circoli territoriali che hanno meno di 20 iscritti (oltre 500, di cui 150 con meno di 10 iscritti), con un uso disinvolto delle deroghe o addirittura senza nessuna discussione nei CPF. A questi circoli fanno capo quasi 5.000 iscritti (una grande Federazione, la più grande delle nostre Federazioni) che hanno scarse o nulle possibilità di partecipare alla vita del nostro Partito e di concorrere allo sviluppo dell’iniziativa politica. E 5.000 iscritti sono quasi il 6% del totale degli iscritti al Prc alla fine del 2000.
Vi sono poi quasi 200 circoli con più di 100 iscritti, per un totale di 13.800 iscritti. Circa il 15% dei nostri iscritti. La regione con il più alto numero di circoli medio-grandi è la Toscana (21), seguita dall’Emilia Romagna (11) e dalla Lombardia (10).
8 sono le grandi città (quelle che superano i 400.000 abitanti) con un totale di 132 circoli territoriali, con 9.520 iscritti, pari al 10% del totale degli iscritti (e con una media di 72 per circolo).
Nei 152 circoli aziendali abbiamo poi quasi 4.000 iscritti (media di 26 iscritti per circolo) a fronte di alcune migliaia di luoghi di lavoro (pubblici e privati) con più di 500 dipendenti.
Alla fine rimangono quasi 1.400 circoli, con circa 65.000 iscritti (con una media di 47 iscritti per circolo) in circa 8.800 comuni (di cui, ripetiamo, solo 460 superano i 20.000 abitanti, ma con una popolazione complessiva di 30.000.000 di persone, la metà del totale degli italiani).
Dovremo dedicare una parte della riflessione e discussione congressuale, affinché l’insieme del Partito si predisponga per fare un salto qualitativo e quantitativo, all’organizzazione del Partito nel territorio, nei luoghi di lavoro e in quelli di studio.

Enzo Jorfida

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