Numero 53 - Settembre 2001

La nostra battaglia in Parlamento contro il Dpef

Nel Dpef sono presenti con grande evidenza tutte le linee di impostazione di politica economica e sociale di questo governo. Il blocco sociale di riferimento di Berlusconi e Fini viene clamorosamente ripagato con una serie di interventi che per la loro unidirezionalità non hanno nessun riscontro precedente. È stata abolita la tassa di successione, attaccato il sistema delle cooperative, cancellato il falso in bilancio. Si propone una sanatoria per tutte le imprese che hanno intensamente sfruttato il lavoro nero. C’è un attacco frontale al sistema pensionistico e alla sanità pubblica. E, per sancire il primato e l’egemonia dell’impresa, si tende a cancellare ogni forma di diritto e di tutela dei lavoratori a cominciare con un’azione simbolica e concreta sui licenziamenti.
È dunque evidente che ci troviamo di fronte ad una gigantesca operazione che tende a spostare i rapporti di classe nel nostro paese, ad emarginare socialmente e politicamente le lavoratrici e i lavoratori. Persino soggetti un tempo coccolati dall’Ulivo nel mondo imprenditoriale oggi sembrano e sono schierati con questo governo. Agnelli e Tronchetti Provera, tanto per fare due nomi, sono passati all’incasso delle loro aperture di credito e consenso al nuovo esecutivo. Ma se il blocco sociale del governo Berlusconi appare così definito e coeso, alle forze di opposizione spetterebbe l’ipotesi di un’alternativa di riferimenti nella società e di progetto politico. Da questo punto di vista l’Ulivo e la sinistra moderata sono muti ed incapaci di definire una rottura rispetto alle politiche precedenti.
Ma le cose non stanno così sul terreno dei movimenti. A combattere gli effetti della globalizzazione e a difendere le condizioni reali e materiali di vita si è presentato da tempo sulla scena un movimento ricco e plurale ed è scesa in campo una parte del sindacato, la Fiom. Dopo Genova nulla è più come prima e anche la nostra proposta alternativa deve poter fare i conti e misurarsi, alimentarsi delle proposte radicali che questo movimento variegato ha scandito in tutte le sue tappe.
La nostra internità al movimento fa sì che la nostra battaglia istituzionale contro la nuova legge finanziaria e contro i proclami regressivi di Berlusconi e Fini sia in sintonia con le scadenze programmatiche e organizzative oltreché con la filosofia ispiratrice di questa nuova ed importante ripresa di lotte. Tutte le nostre proposte dal salario sociale al salario minimo garantito, dalla difesa e all’aumento delle pensioni fino all’integrazione automatica tra inflazione reale e quella programmata devono poter essere interne ad una logica discussione con i soggetti che stanno animando la scena sociale del paese. A questo ci ispireremo riorientando tutto il lavoro istituzionale, rompendo ogni forma di separatezza e presunta autonomia, ponendo centralità ai conflitti. Anche questa è l’innovazione di cui tutti noi abbiamo bisogno.

Franco Giordano

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