Numero 53 - Settembre 2001

Verso il V Congresso

Con il CPN del 15 e 16 settembre si è avviata la fase preparatoria del V Congresso Nazionale del Partito.
Si è discusso delle sue finalità e dei temi da affrontare, elette le Commissioni per le proposte di Regolamento Congressuale, di modifica dello Statuto, del Documento politico. Proposte che verranno presentate nel CPN convocato per il 20 e 21 ottobre, approvate in quello del 24 e 25 novembre. Si apre la campagna congressuale, che terminerà con il Congresso Nazionale a fine marzo 2002.
Fra un CPN e l’altro una discussione in tutti i gruppi dirigenti – Federazioni e Regionali – come fattivo contributo alla definizione del documento politico congressuale.
Un’ampia ed importante discussione che deve saper coinvolgere l’iniziativa delle iscritte e degli iscritti, essere aperta a cittadini e interessati, capace di confrontarsi con tutte le realtà democratiche presenti nel territorio. Ma soprattutto, non disgiunta dall’agire politico, dall’iniziativa e dalla mobilitazione.
Possiamo e dobbiamo parlare di un disgelo dei movimenti e della conflittualità a livello mondiale, una nuova realtà di opposizione radicale, che comprende diverse figure e strati sociali. Un movimento contro la globalizzazione ed il liberismo, contro, cioè, i portati di quelle politiche liberali che ogni vertice di G8 e del FMI presentano come l’unica via d’accesso al migliore dei mondi possibili.
La politica italiana, nei mesi che hanno preceduto Genova, ne è stata investita, nelle aule parlamentari, nei dibattiti partecipatissimi che si sono sviluppati nel Pese, negli scioperi della FIOM, ha coinvolto e diviso il centrosinistra, in particolare i DS.
A Genova ci si è arrivati, insieme, su contenuti rilevanti sia sul terreno economico e sociale e sulle questioni democratiche, istituzionali, che sulla lettura dei rapporto di forza e le competizioni internazionali.
Siamo andati a manifestare, a far valere le nostre istanze, ci siamo trovati di fronte al tentativo, con la violenza degli apparati dello Stato, di mettere in discussione il conflitto sociale e politico, con l’obiettivo di successive riduzioni degli spazi di democrazia formale e sostanziale.
Non ci fermeranno.
Il nostro Paese conosce un risveglio di movimenti, con un’intensità e continuità fino a poco tempo fa inimmaginabili, a partire dalla ripresa del conflitto di lavoro che vede protagonista una nuova generazione di lavoratori e lavoratrici prevalentemente precari.
Questo contesto deve essere parte del nostro dibattito congressuale e del nostro agire politico.
E’ la nostra risposta alla crisi della politica, alimentata dal tentativo di trasformarla in tifo, ossia in una adesione ad una bandiera priva di motivazioni sociali ed ideali.
La politica è ancora l’arma più efficace, non solo di difesa, ma d’innovazione, se assume come propria ragione d’essere la prospettiva di un diverso modello sociale, fondato sui grandi obiettivi della piena occupazione, dello sviluppo economico e sociale, della crescita di un sapere diffuso, presupposto essenziale per un controllo democratico dei grandi sviluppi della scienza, della produzione, della tecnica, affinché lo sviluppo quantitativo delle forze produttive venga sottoposto a vincoli qualitativi, in cui la produzione sia al servizio dell’uomo e dell’ambiente e un viceversa.
Discussione, agire politico, ma anche l’operare per rafforzare la presenza organizzata del Partito nei luoghi di lavoro e di studio, nel territorio, aumentare le adesioni – le iscritte e gli iscritti – al Partito.
Mesi di grande impegno politico, necessario e decisivo per corrispondere all’obiettivo di UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE.
Le comuniste ed i comunisti non verranno meno al loro compito.

Aurelio Crippa

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