Il Prc ha ospitato la XIX sessione del Nelf
Una nuova Europa
per un nuovo mondo
Dal 24 al 26 novembre scorso il PRC ha ospitato, a Roma, la XIX sessione del NELF.
NELF sta per New European Left Forum, Foro della nuova sinistra europea: nasce a Madrid nel'91 dall'aggregazione di otto partiti, in maggioranza nordici e rosso-verdi, che nel '93 a Barcellona, si riconoscono in un documento politico dal titolo: "Una nuova Europa per un nuovo mondo".
Da allora vi hanno aderito diversi partiti comunisti e forze della sinistra alternativa del centro e del sud d'Europa, molte delle quali fanno parte del gruppo GUE-NGL (Sinistra Unita-Sinistra Verde Nordica) al Parlamento europeo.
Non c'è dubbio che in passato il Foro abbia contribuito a rompere l'incomunicabilità tra forze politiche molto diverse tra loro, consentendo ad una sinistra europea variamente articolata di manifestare in iniziative internazionali unitarie e di massa, per la riduzione dell'orario di lavoro, per l'occupazione, per un'Europa sociale e così via.
Da qualche tempo, però, le difficoltà sono aumentate: in Europa, all'acutizzarsi dei problemi derivati dalla globalizzazione, i governi socialdemocratici e di centro sinistra non hanno saputo rispondere che con la totale subordinazione alle politiche neo liberiste. L'Unione europea si costruisce su politiche monetariste e sotto l'egida della NATO e all'instabilità delle aree deboli risponde con la guerra e con il nuovo ordine mondiale ad egemonia statunitense.
In questo scenario tornano ad affacciarsi problemi tra le forze del Foro, aggravati dalla diversa collocazione di ognuna in ambito nazionale.
Da qui la necessità, nella sessione di Roma, di ragionare su due punti che riguardano l'agibilità politica della sinistra alternativa in Europa: il futuro del NELF e la Carta europea dei diritti fondamentali. Dopo un inizio un po' in sordina del NELF donne, apre i lavori un intervento di Fausto Bertinotti. Coniugando i due punti all'ordine del giorno, parla di instabilità, rivoluzione genetica, connubio tra massima innovazione tecnica e regressione di civiltà, come di elementi di un processo politico e non naturale, che si può battere con una proposta alternativa: l'Europa può farlo, se saprà adottare un modello sociale, economico e politico diverso da quello attuale ed alternativo a quello di stampo statunitense. E' accorato, quindi, l'appello del Segretario all'urgenza di un salto di qualità ed alla costituzione di un soggetto politico europeo plurale ed unitario, necessario, quanto possibile; così come è netto il giudizio sulla "Carta dei diritti fondamentali": l'Europa ha perso una grande occasione.
Sulla stessa lunghezza d'onda, la relazione di Ramon Mantovani, responsabile Esteri del PRC, che introduce il dibattito sul futuro del NELF: propone l'avvio di una discussione aperta, da concludersi solo nella prossima sessione, evitando forzature che, oggi, comprometterebbero il risultato. Il superamento della parzialità del NELF nel processo di aggregazione della sinistra alternativa europea; l'unificazione almeno del novero dei partiti del GUE e del NELF, per dare a quest'ultimo l'autorevolezza necessaria a promuovere iniziative che non siano solo l'organizzazione di dibattiti, sono altri elementi della proposta di Rifondazione Comunista.
Nel corso della discussione, più intensa e approfondita del solito, al riconoscimento unanime della fase di stallo, seguono proposte divergenti, sulle quali e necessario lavorare. Così i partiti nordici bocciano l'idea di un soggetto politico europeo e puntano al modello "Conferenza di Stoccolma" (1-3 settembre 2000): un luogo ampio di discussione, aperto alla società civile, a singoli intellettuali, ad esponenti dei movimenti, dove scambiarsi le idee, ma non adottare risoluzioni, né promuovere iniziative di mobilitazione comuni.
Diversa la posizione degli altri, che avvertono impellente la necessità di risultati politici più concreti e visibili, pur con la difficoltà, emersa in quasi tutti gli interventi, a rendere omogenei il gruppo parlamentare ed il NELF. Così la PDS tedesca parla, per la prima volta, di aperture ad altre realtà della sinistra europea, anche in vista dell'allargamento dell'Unione; Il PCF pone il problema del rapporto con i movimenti, così come IU, che ritiene necessaria la massima integrazione di soggetti antagonisti, mentre i Greci del Synaspismos chiedono maggiore attenzione alle questioni del Mediterraneo.
La riunione si conclude con la costituzione di un "gruppo preparatorio" di 6 partiti (PRC, Izquierda Unida, PDS, Synaspismos, Partito socialista popolare di Danimarca e Partito della sinistra norvegese) che lavorerà per presentare una proposta risolutiva sul futuro del NELF al prossimo appuntamento che si terrà a Berlino in primavera.
Nella giornata dedicata alla discussione sulla "Carta dei diritti", grande spazio occupano le due relazioni introduttive, che rispecchiano le divergenze già riscontrate nel GUE: Sylvia Kaufmann (PDS) analizza dettagliatamente i lavori della Convenzione, incaricata di stilare la carta e di cui lei ha fatto parte, esaltandone la trasparenza e difendendone il risultato, quale migliore possibile nelle condizioni date.
Isidoro Mortellaro, membro del Comitato scientifico per il programma del PRC, evidenzia, invece, con molta efficacia, le contraddizioni contenute nella carta, la sua involuzione rispetto alle costituzioni nazionali e l'inesigibilità dei diritti in essa contenuti.
La Carta non nasce, come in passato, da esperienze collettive e per rispondere alle reali esigenze delle popolazioni, ma è calata dall'alto , da quanti stanno costruendo l'Europa di Maastricht e della guerra umanitaria. Ovvio, dunque considerarlo uno strumento più utile alla globalizzazione che alla difesa dei diritti fondamentali dei cittadini.
Da questo incontro emergono tutte le difficoltà, ma anche l'ineludibilità e l'urgenza di costruire un campo d'azione comune della sinistra alternativa europea. E' necessario, quindi, che tutto il partito si muova in questa direzione articolando iniziative nazionali ed internazionali, nella consapevolezza che i problemi posti dalla globalizzazione si possono battere soltanto in una dimensione sovranazionale.
Maria Cristina Perugia
Dipartimento nazionale Esteri
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