Verso la conferenza
delle lavoratrici e dei lavoratori
Treviso sarà la sede della Conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori che si terrà il 27 e 28 gennaio. La scelta non è casuale poiché nel nord est sta una delle situazioni più avanzate del nuovo modello postfordista che sconvolge non solo il lavoro, ma l'intera società, con gli evidenti fenomeni di desindacalizzazione e spoliticizzazione, di cui il razzismo diffuso è uno dei frutti più velenosi.
Il tema della conferenza è infatti quello di definire una piattaforma che tenti, sperimenti, la riunificazione progressiva delle figure, delle soggettività, della nuova composizione di classe. La lotta alla precarizzazione, la questione del salario e del salario sociale, la riduzione dell'orario, nuovi diritti per tutti a partire della sicurezza, diritto al conflitto e ad un sindacato democratico, servizi sociali e pensioni sono i temi posti alla discussione. E per questa via dare respiro a quel disgelo del conflitto che per primi ed in solitudine avevano intravisto da qualche tempo e che in questi mesi e settimane si è allargato, in particolare al settore privato (Fiat), a settori nuovi e imprevisti (Mc Donalds), ma che trova anche riscontro nell'adesione sempre più massiccia e stabile alle lotte del sindacalismo di base.
Gli stessi sindacati confederali ne sono toccati come nel referendum sul lavoro a chiamata alla Zanussi, nel referendum che ha bocciato l'accordo alla Telecom. La stessa assemblea nazionale della Fiom ha visto affiorare, anche se in maniera parziale, l'esigenza di un'altra linea. Esigenza che invece è apparsa netta nell'affollatissima assemblea della sinistra sindacale CGIL di Milano in vista del congresso.
Il documento in preparazione della Conferenza propone con forza la questione sindacale. Questo modello sociale postofordista tende ad espellere il sindacato. Il sindacalismo confederale è in difficoltà e per giunta sempre più diviso. La questione della rifondazione del sindacato confederale, democratico e di classe, è posta.
Ma la sinistra sindacale non può limitarsi alla battaglia interna. Una linea di alternativa va pratica nei conflitti, in un rapporto democratico fra apparati, delegati, lavoratori. Così come devono prodursi processi di unificazione del sindacalismo di base, inaccettabilmente frammentato, a partire dai settori più maturi: trasporti, scuola. Il documento propone anche un rovesciamento di ottica rispetto alla tradizionale preponderanza della questione sindacal-contrattuale attraverso dimensione politica e legislativa dell'iniziativa operaia.
Del resto il nuovo modello sociale visto dalla parte delle donne che crescono nel mondo del lavoro ma perdono il controllo del loro futuro, o dove accanto al super sfruttamento del lavoro c'è un super sfruttamento dell'ambiente, o dove gli immigrati portano la contraddizione internazionale, non può che vedere da parte nostra una politicizzazione e socializzazione dello scontro di classe. Dopo la questione sindacale, di non minor rilievo è la questione partito. In questo quadro anche la strumentazione organizzativa va rivista e risperimentata alla luce della nuova fase del capitale e del conflitto. Sbagliato sarebbe intendere la conferenza come una questione sindacale o settoriale. La rifondazione comunista poggia ancora, ancor di più, seppur in forme inedite, sulle spalle (la fatica non cambia) del mondo del lavoro.
Ugo Boghetta
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