Partito di Massa Ottobre 2000 - n° 43 I Giovani Comunisti ripartono dalla scuolaRipartono dai luoghi tradizionali di conflitto le Giovani ed i Giovani Comunisti per il prossimo autunno. Ripartono dai terreni tradizionali tentando la strada difficile dellinnovazione. La scuola e la formazione, dunque, continuano ad essere al centro della nostra agenda politica, pur con la necessità di uno sforzo in più, di uno spostamento in avanti nelle pratiche e nelle analisi. Il periodo dei governi DAlema e Amato rappresenta senza dubbio, salvo situazioni di eccellenza (vedi il movimento studentesco in Lombardia), un momento di arretramento sostanziale per le istituzioni di movimento e, al contempo, la fase di maggiore produttività per le forze della controriforma della scuola. In quei mesi è stata completata la riforma dellUniversità Italiana, sono passate parificazione ed autonomia scolastica, si è sperimentato il nuovo esame di stato, sono stati modificati i meccanismi di accesso agli istituti di formazione superiore, ecc. in sostanza la battaglia per la scuola pubblica, laica e di massa è stata, almeno per il momento, perduta, ed il quadro politico e di analisi che in questi anni abbiamo costruito è stato superato dai fatti. Le istituzioni di movimento tradizionali ed i metodi di lotta di questi anni (anche qui, con le dovute eccezioni locali) sembrano non rispondere più allesigenza pressante della costruzione di un movimento studentesco forte e strutturato, capace, se non di far fronte, almeno di reggere al nuovo quadro politico e ricostruire un consenso ed uniniziativa efficaci su strade alternative. Si tratta di iniziative e analisi praticamente continue ed identiche da una decina danni (dalla Pantera ad oggi), che nel tempo però hanno progressivamente perso in incisività, in termini cioè di partecipazione e coinvolgimento, ed in qualità ed utilità dellanalisi. Il quadro complessivo dellultimo periodo è a macchia di leopardo, sul territorio nazionale si alternano punte avanzate e luoghi dombra. Per questo i Giovani Comunisti ripartono dalla Scuola tentando di coniugare tradizione ed innovazione: la scommessa è quella di valorizzare e potenziare i punti di forza ed aprire nuovi luoghi dintervento. Leggere le contraddizioni, nuove ed autentiche, che la fase di applicazione della riforma comporterà ed iniziare pratiche alternative capaci di impattare la realtà con la stessa efficacia, se non con forza superiore, delle modalità tradizionali di movimento (tipo cortei, occupazioni, ecc.). Bisogna ripartire, ad esempio, dalla critica dei saperi cercando di tradurre il lavoro di analisi in momenti concreti di partecipazione ed attività nelle scuole. Tenteremo di riprenderci i contenuti dellinsegnamento, di mettere in discussione le modalità e le forme delle lezioni (rigide, verticali e predeterminate, cattedratiche) rilanciando un modello partecipativo ed orizzontale (studio collettivo, seminari, ecc.). Tenteremo di costruire nelle scuole e nelle università luoghi autonomi di dissenso capaci di parlare alla società di fuori, quella che sta aldilà delle finestre e delle pareti delle nostre aule. Allo stesso modo riprenderemo lintervento per il diritto allo studio: su questo, ad esempio, le scuole di specializzazione per linsegnamento costituiscono un potenziale terreno di conflitto del tutto nuovo ed inaspettato, che incrocia la condizione dello studente e quella del lavoratore precario, e richiedono dunque modalità dintervento tutte da inventare. In fase di applicazione di quella che abbiamo chiamato controriforma della scuola e delluniversità dobbiamo imparare a rovesciare la proposta: a lavorare dentro le contraddizioni di fase per rivoltare i contenuti e le forme. E rivolta, lenta e decisa. E il nostro compito e la nostra vita. Marco Assennato
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