Partito di massa
N° 42 - Settembre 2000

In cammino per il salario sociale

Si avvia il cammino per il salario sociale nel Mezzogiorno. La nostra proposta di legge per istituire un minimo vitale di reddito per i disoccupati di lunga durata diviene uno strumento per organizzare mobilitazione, lotte, iniziativa politica.

La retribuzione sociale pari ad un milione al mese per dodici mesi, assieme ad un pacchetto di servizi essenziali, formazione, trasporti, istruzione da parte degli Enti Locali, ha l'obiettivo di sottrarre disoccupati, precari, all'ansia dell'esistenza quotidiana per porli nella condizione di organizzarsi collettivamente ed individualmente per una battaglia di trasformazione e per la rivendicazione di un lavoro contrattualmente garantito.

L'obiettivo che ci proponiamo, attraverso il rifiuto del primato del mercato e dell'impresa che si è affermata come modello sociale ed economico, è una reale lotta alla disoccupazione strutturale e di massa nel paese, che, in particolare nel Mezzogiorno, colpisce un'intera generazione escludendola dai diritti fondamentali.

Una mobilitazione straordinaria di tutti i nostri militanti e le nostre strutture e un investimento straordinario del Partito per radicarsi nel Mezzogiorno, rileggendo la questione meridionale come gigantesca ed irrisolta questione nazionale e per renderla attuale a fronte del nuovo capitalismo nella globalizzazione.

Il salario sociale è anche uno strumento che salda gli interessi dei disoccupati, dei precari, dei flessibili con quelli che hanno un lavoro contrattualmente tutelato, creando le condizioni politiche per un lavoro di ricomposizione dei soggetti sociali. Per questo è fondamentale che l'iniziativa sulla retribuzione sociale si coniughi con il lavoro di elaborazione, di inchiesta sullo sviluppo nel Mezzogiorno e sulle sue contraddizioni reali per sedimentare un nuovo senso comune, investendo anche i rapporti tra Stato e Regioni, i metodi di finanziamento e di spesa, rimettendo in discussione gli assetti di potere, di clientela che, spesso si determinano con essi.

Dobbiamo, ritengo, utilizzare il cammino per il salario sociale nei circa tre mesi di iniziative per comprendere gli assetti sociali, i poteri e i saperi, costruendo così una nostra lettura delle diverse realtà sociali del Mezzogiorno.

90.000 miliardi è la cifra che la UE e il cofinanziamento nazionale e locale prevedono sia spesa dalle regioni, attraverso l'obiettivo 1, nei prossimi anni. Una quantità così rilevante di spesa pubblica, che sarà l'ultima dell'Europa attraverso queste modalità, deve vederci impegnati nelle istituzioni e nella società perché siano utilizzati per modificare strutturalmente le aree territoriali verso cui saranno indirizzati.

Contrastando in primo luogo il riformarsi del partito unico della spartizione dell'appalto pubblico, i cui sintomi già mi sembra di cogliere.

Da subito rivendicando modifiche profonde al funzionamento del mercato del lavoro, le cui modalità di organizzazione sono, ad oggi, in larga parte nelle mani delle Regioni e degli Enti locali.

Quando si tollera, o peggio si incoraggia con il lavoro interinale, che il mercato del lavoro bracciantile sia gestito dal caporalato, si impedisce che quei soggetto sociali possano divenire protagonisti di un progetto di rinnovamento e di trasformazione.

La preparazione e lo svolgimento delle conferenze provinciali delle lavoratrici e dei lavoratori, di cui la lotta per il salario sociale sarà parte importante, devono servire a costruire gli elementi di una nuova classe operaia che ponga le questioni del lavoro, del suo valore nella società, assieme alla critica al dominio capitalistico nei rapporti di produzione e nella vita quotidiana.

La drammatica catastrofe annunciata di Soverato ripropone la necessità di una manutenzione ed un controllo del territorio, di lavori non mercantili, di cui c'è l'urgente necessità in un paese devastato dalla cementificazione, dove la distruzione, le frane, gli allagamenti, la siccità sono la norma. Ed è proprio questa contraddizione fra crescita, ambiente e processo economico che lo ingloba e lo distrugge, una delle chiavi per definire compiutamente una critica radicale al modello economico e sociale ed uno degli elementi fondanti della nuova classe operaia.

Per questo il cammino per il salario sociale deve prevedere una presenza dei nostri militanti nei luoghi di lavoro, una mobilitazione dei circoli di fabbrica con gli strumenti classici del nostro lavoro: comizi, volantini, assemblee e con il ricorso alla fantasia nelle iniziative: dagli scioperi "alla rovescia", per esempio con una forestazione di una zona legata al recupero silvo-pastorale del territorio; a leggi regionali di iniziativa popolare per l'istituzione del servizio pubblico di trasporto per i braccianti; alla richiesta, nelle istituzioni, di ridiscutere i piani regolatori e i piani idrologici; alla richiesta di utilizzare i fondi per la formazione professionale e gli LSU e gli LPU per istituire forme di protezione civile e di controllo e di riorganizzazione del territorio; ad un piano straordinario per il recupero abitativo di interi paesi e borghi abbandonati e fatiscenti.

Facciamo crescere attorno ed insieme al salario sociale la costruzione di alleanze con movimenti, soggetti organizzati, individualità definendo piattaforme comuni, punti di vista, lotte e mobilitazioni che affrontino la questione sociale così drammatica e grave nel Mezzogiorno.

Stefano Zuccherini

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