Partito di massa
N° 42 - Settembre 2000
SPAZIO DONNE

Dopo la Conferenza nazionale delle donne del Prc

I grandi temi politici che abbiamo posto all'ordine del giorno nella Conferenza di Chianciano trovano, ogni giorno che passa, una puntuale conferma in ordine alla loro attualità e importanza politica.

Il familismo dilaga e diventa sempre più pervicacemente senso comune, alimentando un micidiale meccanismo sociale di adattamento alla logica del mercato e al primato - indiscusso e indiscutibile - dell'impresa. Le donne ne sono, come è ovvio, le prime e principali vittime ma è l'insieme della società a esserne negativamente condizionato: le giovani generazioni, prive di libertà economica e di stimoli sociali, rimangono imprigionate in famiglia per un tempo che supera ogni ragionevole limite e comporta un grave detrimento culturale, una sorta di prolungata minorità sociale per ragazze e ragazzi; la complessità sociale e culturale di un mondo come l'attuale, sempre più attraversato dalle grandi, drammatiche trasformazioni della globalizzazione, viene rimossa e anestetizzata dietro lo schermo ideologico della famiglia intesa come rifugio-tutela-appartenenza naturale contro le insidie del mondo esterno. Razzismo e xenofobia anche da qui prendono le mosse.

Per quel riguarda i rapporti di genere, mentre i dati statistici confermano la crescita della presenza femminile sul mercato del lavoro - ma si tratta ovviamente in massima parte di posti di lavoro caratterizzati da precarietà e flessibilità - la famiglia ridiventa prepotentemente il luogo materiale e mentale in cui le donne sono risospinte socialmente e rappresentate simbolicamente.

Quasi che il lavoro fuori casa costituisca per loro un incidente di percorso e la "natura" le volesse di nuovo felicemente impegnate soprattutto a costruire e custodire il "nido". La martellante campagna ideologica contro "le culle vuote", la commozione mediatica manifestatasi in queste ultime settimane di fronte alla notizia della parziale ripresa della natalità a Milano e in alcune città del centro e del nord della penisola, il proliferare di bonus premio per famiglie numerose, sono soltanto dei piccoli ma significativi indicatori di un fenomeno ben più complesso.

La posta in gioco infatti va oltre, riguarda, con sempre maggiore evidenza, la qualità dei rapporti di genere in Italia (ma non solo in Italia), il livello di autonomia economica e sociale delle donne, il valore - sociale, giuridico e simbolico - del principio dell'autodeterminazione, la capacità di dare risposte ai nuovi diritti di cittadinanza che le popolazioni migranti - donne e creature in primo luogo - pongono a un Paese come il nostro, spicchio e specchio quanto mai emblematico - così proteso nel centro di una delle zone strategiche del pianeta - dei tumultuosi processi della globalizzazione.

Insomma, come abbiamo detto tante volte, è oggi in gioco la civiltà delle relazioni sociali e le donne ne sono al tempo stesso parte in causa centrale e metafora generale.

Il modello di società intorno al quale stanno lavorando alacremente le destre in molte importanti regioni parla chiaro, senza più infingimenti ideologici.

Se da una parte questo modello si alimenta dei frutti avvelenati che le politiche neo-liberiste, abbracciate e attuate dal centrosinistra, hanno disseminato nelle pratiche e nelle coscienze del corpo sociale, dall'altra questo stesso modello porta quelle politiche alle estreme conseguenze sia sul piano sociale sia su quello culturale, paludandole di un'ideologia marcatamente reazionaria, che allude a foschi scenari haideriani.

Così, mentre i rapporti ufficiali ci dicono che all' aborto ricorrono soprattutto le giovanissime e le immigrate, cioè due soggetti particolarmente bisognosi di attenzione e tutela sul piano dell'informazione e della salute, e non certo di divieti morali e di norma etica made in Vaticano, la legge 194 è apertamente messa sotto tiro a tutti i livelli: in Lombardia, dove vengono finanziati i consultori privati con l'intento dichiarato di dissuadere le donne dall'aborto, e nel Lazio, dove il presidente Storace pontifica di primato dell'embrione e impegna la regione a tutelare la vita "fin dal primo concepimento".

Le donne sono oggi al centro di tutte le contraddizioni. Sul loro corpo, sulle conquiste di ieri, sulle paure, i desideri, le aspirazioni, i bisogni di oggi si combatte una strenua battaglia ideologica delle destre per l'egemonia sull'intera società. Che i generali processi di deemancipazione sociale in atto conoscano un' ulteriore accelerazione, oppure vengano contrastati, passa anche da qui. Dalla reazione e dalle risposte della parte femminile della società, dal lavoro politico teso a ricostruire le condizioni di una nuova soggettività politica delle donne, di un nuovo movimento delle donne, di un nuovo femminismo politico dipenderà in misura determinante il corso della politica della fase che abbiamo davanti. E il suo segno.

Per quel che è nelle nostre mani, dobbiamo mettercela tutta per contribuire a che questo segno sia della resistenza critica e della trasformazione.

Il percorso intrapreso con la prima conferenza delle donne del Prc va perciò proseguito con determinazione, completando il quadro delle conferenze provinciali, rafforzando ed estendendo la rete di relazioni messa in opera fin qui, lavorando localmente e nazionalmente a far sì che la politica di Rifondazione comunista sia fortemente attraversata e connotata dalla questione di genere, da una proposta in grado di parlare alla vita e al cuore delle donne. Ne va anche del nostro progetto generale, di cui "le donne" fanno integralmente parte.

Elettra Deiana

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