Partito di massa
N° 42 - Settembre 2000

Perchè siamo a Roma

Di Fausto Bertinotti

Il 30 settembre tutte e tutti a Roma. Di nuovo? Qualcuna e qualcuno dirà. Sì, e ne vale la pena.

Il nostro è diventato ormai un appuntamento tradizionale che cade più o meno agli inizi d’autunno di ogni anno, ma ogni volta si arricchisce di nuovi significati e di nuovi messaggi.

Il motivo di fondo resta quello: fare emergere la questione sociale che le classi dominanti e i loro potenti organi di mediazione e di informazione vorrebbero occultare.

Fare emergere, ma sono solo alcuni esempi, che i salari reali sono diminuiti nel nostro paese di circa il 4% del loro effettivo valore, caso unico in Europa, per l’effetto composto della moderazione rivendicativa praticata dai sindacati e dell’aumento dei prezzi dei servizi e dei generi di prima necessità, che fanno ripartire l’inflazione, per la cui diminuzione era stato paradossalmente sacrificata la lotta per gli aumenti retributivi. Oppure che, per converso, l’evasione fiscale nel nostro paese è al primo posto nel continente europeo, con oltre 300 mila miliardi di lire sottratti ogni anno in modo fraudolento al fisco. O che il nostro paese ha il triste record degli incidenti mortali e gravi sul lavoro, o il più alto tasso di disoccupati di lunga durata e di disoccupazione giovanile, entro un tasso di disoccupazione che è comunque di ben due punti percentuali al di sopra della media europea. E l’elenco potrebbe continuare e sarebbe davvero molto lungo e disperante. Voglio però sottolineare almeno un altro elemento, tratto dalla cronaca tragica di questi giorni. Non è in pericolo solo la condizione di vita, ma la vita stessa delle popolazioni. Abbiamo assistito alla tragedia del campeggio di Soverato, in Calabria. Lo ripeto, faremo di tutto, anche con opportune iniziative parlamentari, per mettere in luce le specifiche responsabilità, ma è già chiarissimo che non si è trattato di una disgrazia occasionale e imprevedibile. Vi sono delle responsabilità inequivocabili delle classi dirigenti di questo paese che hanno messo a sacco l’intero territorio nazionale, e in particolare quello del mezzogiorno, e che continueranno impunemente a farlo se non le fermeremo, se non imporremo non solo elementari misure di controllo e di tutela, e già non sarebbe poco, ma un’idea e una pratica radicalmente alternativa di gestione del territorio e di sviluppo della vita economica e civile.

"Redistribuire la ricchezza , cambiare la vita" non è solo lo slogan della nostra manifestazione, ma la sintesi di un programma politico. Vogliamo partire dalla giustizia sociale - quindi dal cambiamento della condizione di coloro che hanno più bisogno e sono schiacciati dall’attuale sistema nei gradini più bassi dell’organizzazione sociale, cioè dei pensionati, dei lavoratori dipendenti, dei disoccupati, dei giovani, delle donne, degli immigrati - per proporre un cambiamento generale, una svolta nella politica economica e sociale, per promuovere un’idea diversa di società.

Vogliamo farlo ora, proponendo concreti obiettivi, anche nel corso della discussione parlamentare sulla legge finanziaria, come appunto l’aumento delle pensioni minime di almeno 200 mila lire mensili, la detassazione del lavoro dipendente di un milione e 200 mila lire all’anno, un salario sociale di un milione al mese per i giovani disoccupati di lunga durata, l’abolizione dei tickets sanitari e della tassa sulla prima casa, il contenimento delle tariffe dei servizi essenziali, fino alla gratuità per le fasce di popolazione più povere.

Questa è la manovra sociale che proponiamo in occasione della prossima legge finanziaria. Significa spostare stanziamenti in bilancio di circa 50 mila miliardi. Non è poco, ma non è impossibile, oltre che assolutamente necessario. Quelle risorse possono essere trovate utilizzando il dividendo fiscale, combattendo l’evasione fiscale, risparmiando su spese che oggi avvantaggiano solamente i padroni e i ceti più forti.

Naturalmente questo richiede una volontà politica completamente diversa da quella del centrosinistra, il quale continua ad inseguire le destre sul loro stesso terreno, con il risultato di favorirne la crescita.

Per questo è necessario che si rafforzi il nostro partito, la sua proposta, la sua capacità di interloquire e di intercettare l’attesa e la domanda di cambiamento che si sviluppa con sempre maggiore forza.

Per questo è importante che la nostra manifestazione contribuisca a fare crescere la necessità di rompere la gabbia del centrosinistra che imprigiona le forze della sinistra moderata in una logica del tutto impotente e perdente, sia per quanto riguarda la loro ambizione di conquistare il centro economico e politico del paese, sia che per quello che concerne la lotta contro le destre.

Per questo la manifestazione del 30 settembre può contribuire in modo determinante a fare crescere nel nostro paese la prospettiva della costruzione di una sinistra plurale, entro la quale le diverse anime della sinistra, senza negare le loro diversità, ritrovino identità e forza di proposta.

Per questo la piena riuscita della manifestazione ci mette nelle migliori condizioni per condurre le battaglie sociali e parlamentari dei prossimi mesi e per affrontare la scadenza elettorale della prossima primavera, preservando l’autonomia e l’identità della nostra proposta e del nostro partito.

Per questo vogliamo che la nostra manifestazione sia aperta a tutte e a tutti quelli che, con i loro problemi e le loro proposte, vogliono una società diversa.

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