Chianciano 15 - 16 luglio 2000

1ª Conferenza delle donne comuniste

La crisi della politica è cosa profonda e investe in particolare il popolo della sinistra. Per questo il nostro Partito è così impegnato nel proporre una riflessione che riparta dagli anni ‘80-’90 e gli sconquassi prodotti dalla ristrutturazione capitalistica nell’era della globalizzazione. Per questo chiediamo alla sinistra moderata di rimettere in discussione il progetto politico del centro sinistra che si è rivelato una gabbia, che ha progressivamente spostato al centro le politiche concrete del governo e lasciato sul campo la sfiducia nel cambiamento. La guerra è stato il colpo di grazia, in una società già provata dalla perdita di diritti fondamentali e da cedimenti culturali imponenti. Tutto ciò ha coinvolto anche noi e l’efficacia della nostra azione politica. Le donne sono la parte più sensibile a questi sconvolgimenti, sono quelle che più avvertono la distanza con la politica e le istituzioni. La perdita anche dei nostri consensi elettorali, la presenza assolutamente inadeguata delle nostre iscritte e nei gruppi dirigenti dicono di una responsabilità che dobbiamo sentire in modo straordinario.

La Conferenza delle Donne Comuniste assume questo significato. Un’occasione per riflettere su quanto avviene nel mondo, sul protagonismo che comunque molte donne continuano a mantenere, nelle marce contro la violenza e la povertà come nelle tante piccole lotte e vertenze territoriali per migliorare le condizioni di vita e la contraddizione tra queste esperienze e la ricaduta sulla politica del Partito. non si tratta solo di declinare il disagio di chi sta in un partito che denuncia nelle proprie tesi il carattere monosessuato e non è in grado di segnare una vera inversione di tendenza. Non vogliamo solo evidenziare lo scarto tra analisi ed elaborazioni ,che vanno nella giusta direzione, e la difficoltà di far vivere nella pratica politica una differenza di genere. Vogliamo fare questo, cercando insieme, nelle articolazioni di una società complessa, come far vivere una nuova soggettività femminile, nel mondo del lavoro come nella conquista di nuovi spazi di civiltà. Vogliamo capire le sofferenze e le delusioni di coloro che tante lotte hanno combattuto ieri, e che oggi sono testimoni di un imbarbarimento nei rapporti sociali e civili. Vogliamo interrogare i desideri e le aspirazioni delle giovani donne, approfondire il loro rapporto con le nostre conquiste del passato e i valori generali di pace e di libertà, in un mondo che considera una conquista la possibilità per una donna di indossare una divisa. Vogliamo indagare il loro rapporto con il lavoro e gli affetti, misurare la possibilità di tradurre le nostre proposte in movimenti e iniziative politiche. Vorremmo, cioè, ragionare su noi stesse e sul Partito per invadere la politica di un nuovo protagonismo femminile. Perciò l’esame e la ricerca dovranno essere impietosi e, come sempre, propositivi. La costruzione di una sinistra alternativa ha bisogno prima di tutto di un Partito rinnovato e aperto, che assuma quindi degli impegni verificabili già negli appuntamenti prossimi della Conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori, della Marcia per il salario sociale nel Mezzogiorno, nelle imminenti elezioni.

Graziella Mascia

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