PARTITO DI MASSA
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Roma in festa un anno fa
A Roma la festa (anno 1999) è stata una risposta forte sul piano organizzativo e politico sia alla scissione cossuttiana sia alla sconfitta alle elezioni europee. Notevole la mobilitazione di compagni e compagne: in 400 hanno operato nel corso della festa, non meno di 170 ogni giorno. A Roma non vi sono spazi pubblici attrezzati, nemmeno parzialmente, dove organizzare manifestazioni politico-culturali. Trovare unarea adatta, non dico nel centro storico, ma anche fuori le mura è difficile. Eppure a Villa Gordiani, lo scorso anno, la festa è stata un successo, ed è stata anche preparata in fretta. Anche senza megaconcerti, la partecipazione dei giovani è stata notevole, come pure quella di tante famiglie. Il risultato economico, 94 milioni di utile, ha dimostrato che la festa a Roma può non essere passiva come era sempre stata nel passato ma una fonte di finanziamento. Gli stessi dibattiti e le iniziative culturali hanno visto una buona partecipazione. Sono tre, a mio parere, gli snodi che determinano il successo della festa: 1) i circoli, nel senso che la festa deve essere la loro festa. In concreto spetta ai circoli indicare il taglio politico e individuare le attività da svolgere (concerti, cinema, teatro ecc.), e promuovere le iniziative che rendono più incisivo il messaggio politico e culturale. E' la loro festa, i circoli possono essere chiamati a gestirla, la devono progettare e organizzare in tutte le sue parti, ed anche l'utile economico deve andare ai circoli; nel nostro caso abbiamo costituito un fondo per le sedi. 2) Una organizzazione che non affida nulla al caso, dalle piccole alle grandi cose, che punta ad ottenere il massimo risultato con il minimo dispendio di energia. Troppo spesso si sottovaluta laspetto organizzativo: propaganda, strutture, trasporto rifornimenti, utenze, gestioni. Ad esempio il coccardaggio ci ha dato lo scorso anno un introito di 27 milioni. 3) Riuscire a far sentire tutti i compagni e le compagne protagonisti, ogni apporto va valorizzato: sia di chi presiede i dibattiti, di chi cuoce le salsicce, di chi vende i biglietti della sottoscrizione a premi, di chi produce un volantino o un cartellone. Con questa modalità si assegna a ciascuna/o un ruolo decisionale, anche a chi non è membro del comitato politico o di altri organismi dirigenti, ma in quanto protagonista della festa, di cui diventa dirigente e costruttore a tutti gli effetti. La festa è fatta di tante cose, piccole e grandi; è fatica, certo, ma è occasione di confronto e di conoscenza, si lavora insieme e si vedono concretamente i risultati del lavoro, si può gioire ed essere orgogliosi di fronte al successo economico raggiunto. E un luogo in cui si ritrova, rispetto a una città frenetica e caotica, una dimensione umana, il gusto di stare insieme. E unoccasione preziosa per far conoscere il partito, la sua politica e anche concretamente come opera. Stare tra la gente, con la gente, questo è il partito di massa. So bene che alcune compagne e compagni ritengono un mese di festa un freno allazione politica del partito, ma quale rapporto di massa più ampio di quello della festa? A giugno questanno non si svolgerà la festa in quanto siamo impegnati in un difficile chiarimento politico: il congresso straordinario. Ma lanno non finisce con giugno, cè anche settembre. Sante Moretti |