PARTITO DI MASSA
n° 40 - giugno 2000
speciale autofinanziamento

 

Idee ed esperienze per contare sulle proprie forze

Dopo una drammatica scissione e il negativo risultato delle elezioni europee, il nostro partito registra nel corso di un solo mese due momenti straordinari: l’inversione di tendenza alle elezioni regionali e il fallimento dei pericolosi referendum antidemocratici. Non sono risultati "piovuti dal cielo", ma il frutto di una dura e difficile battaglia politica. Tutto questo va messo a valore con rinnovato entusiasmo, perché ora abbiamo di fronte una grande opportunità per rilanciare la nostra iniziativa politica e per rafforzare il partito, a cominciare da una migliore organizzazione delle sue strutture.

Nel corso della Direzione del 5 giugno scorso è stato approvato il bilancio del partito (che verrà pubblicato su Liberazione). Se a fine 1998 accusavamo una difficilissima situazione per i mancati versamenti da parte degli eletti passati al Pdci, aggravata successivamente dai rimborsi elettorali per le elezioni europee notevolmente inferiori alle attese, il 1999 si chiude con una buona tenuta economica del partito. Una gestione attenta ed oculata delle spese - senza per questo ridurre gli investimenti nelle sedi e i contributi alla periferia - e il progressivo risanamento dei conti di Liberazione (la cui perdita passa da 2,3 miliardi del ‘98 agli attuali 800 milioni) consentono di chiudere il ‘99 con un avanzo di esercizio di circa 1 miliardo (983.352.088). Oltre al risultato economico vanno considerati i crediti accumulati, per circa 1,6 mld, dovuti in gran parte a prestiti concessi a favore delle federazioni più duramente colpite dalla scissione. Altra importante voce dell’attivo è il patrimonio immobiliare, che si attesta oggi a 20,5 mld, con un incremento di circa 3 mld di valore. Attualmente il partito è proprietario di 60 sedi (tra federazioni, circoli e case del popolo), nel solo 1999 sono state acquisite 16 nuove sedi più 4 nei primi mesi di quest’anno.

Le voci più significative dei costi ‘99 riguardano, oltre a quelle relative alla direzione nazionale, i contributi per circa 1,4 mld assegnati alle federazioni e ai comitati regionali per le elezioni ecc.; la quota annuale degli interessi sui mutui che gravano principalmente sulla sede nazionale; la conferma di un accantonamento di circa 1,5 mld, quale fondo rischi in grado di porre il partito al riparo da improvvise difficoltà.

Il bilancio preventivo è orientato ancora a uno sforzo ulteriore verso il risparmio di spesa senza sacrificare le strutture periferiche, confermando anche per quest’anno un consistente fondo destinato all’acquisto delle sedi, incentivando in modo particolare l’acquisizione di federazioni e comitati regionali dei capoluoghi delle regioni del Sud, per cercare di alleviare concretamente le difficoltà che incontra il nostro rafforzamento nelle zone meridionali.

Se i dati economici fanno tirare un sospiro di sollievo, stemperando la drammaticità dell’ultimo periodo, non dobbiamo certo "abbassare la guardia": il nostro futuro è ancora denso di grandi incertezze per l’autonomia economica del nostro partito. Non possiamo quindi illuderci che la tenuta finanziaria, per un anno così difficile, ci garantisca automaticamente per i prossimi anni. Anzi. Vediamo, ad esempio, cosa prevede l’attuale legge relativa ai rimborsi elettorali (legge 157/99 che ha sostituito il sistema del "4 per mille"). La legge assegna un finanziamento ai partiti circoscritto alle scadenze elettorali; in particolare la difficoltà che ci attende riguarda le elezioni politiche del 2001. L’attuale normativa prevede una scansione dei rimborsi così suddivisa: 40% del rimborso totale il primo anno (se ci spettano, per ipotesi, 8,5 mld, ne incassiamo solo 3,5); le quattro quote rimanenti del 15% l’una, assegnate in ciascuno degli anni seguenti. Questo significa che, in assenza di altre importanti scadenze elettorali, percepiremo dallo Stato - per quattro anni - la somma irrisoria di circa 1,5 mld l’anno. Rispetto al regime medio di entrate statali registrato dal ‘92 ad oggi, significa un vero e proprio crollo delle risorse economiche del partito.

L’unica strada che abbiamo di fronte - evitando o almeno contenendo il costoso ricorso alle banche - è quella di un serio progetto di autofinanziamento, vero elemento strategico per un partito comunista che non deleghi al solo finanziamento istituzionale la propria autonomia economica, correndo anche rischi di subalternità politica. Non possiamo accettare che Rifondazione comunista esista solo, e fino a quando, è in vigore il finanziamento pubblico; nè vogliamo pensare che una legge, o un ennesimo referendum, possano metterci ancora di fronte al baratro. Sappiamo bene, e non certo da oggi, che è la fine che i poteri forti vorrebbero far fare al partito comunista.

Di fronte ai pericoli derivanti da questa incertezza economica occorre uno scatto d’orgoglio da parte di tutto il partito, dalla base ai suoi massimi dirigenti. E’ necessario innanzitutto riflettere politicamente sul ruolo strategico del finanziamento autogestito del partito. Anni di finanziamento pubblico hanno probabilmente un po’ passivizzato i compagni e le compagne: porre all’ordine del giorno delle nostre discussioni il problema del finanziamento delle iniziative è argomento - ormai non più eludibile - di una vera e propria battaglia culturale e politica nelle nostre strutture.

Non può più accadere che il reperimento delle risorse sia relegato agli addetti ai lavori, ai tesorieri, cui a volte viene affidato un ruolo più ragionieristico che di proposta politica. Programmare iniziative di finanziamento associate alle campagne, alle raccolte di firme, alle manifestazioni è politica. Se si è convinti di questo, si è anche convincenti con gli altri. Il nostro simpatizzante deve avere chiara l’importanza del sostegno concreto alle nostre battaglie, l’iscritto può responsabilizzarsi ulteriormente e non circoscrivere il suo impegno economico al solo atto del tesseramento. Non devono essere sempre i soliti militanti a farsi carico delle spese primarie (l’affitto, le bollette, i manifesti ecc.); col solo tesseramento un circolo non riesce a destinare risorse sufficienti a moltiplicare le iniziative e rafforzare il radicamento. Mentre si apre il partito all’esterno, mentre si avvicinano tante cittadine e cittadini interessati alle nostre battaglie, lì, nel cuore della partecipazione, deve arrivare - nelle forme più adatte - anche la nostra proposta di sostegno al partito.

La tradizione comunista ha mantenuto nel suo ricco patrimonio alcune forme classiche di autofinanziamento, le feste, le cene, la diffusione del giornale, le sottoscrizioni. Sono iniziative che, dove ben organizzate, a scadenze regolari, curando attentamente i particolari e stabilendo degli obiettivi concreti, possono dare ottimi risultati sia economici che di coinvolgimento, partecipazione, socializzazione. Nello stesso tempo qualche circolo o federazione sta provando a sperimentare forme nuove di finanziamento, che possono intercettare ad esempio gli interessi dei giovani (come il service musicale) o le potenzialità della risorsa informatica (corsi di computer, internet ecc.).

Con questo numero speciale di Partito di Massa, abbiamo pensato di dare degli spunti, delle idee, puntando la riflessione su questi temi ancora sottovalutati in alcune nostre strutture. Abbiamo raccolto esperienze, tradizionali e sperimentali, sapendo che ci sono tante altre iniziative ben riuscite nei nostri circoli. Segnalateci i vostri successi, possono diventare patrimonio di tutti: il racconto di un lavoro ben impostato può servire ad altri magari alla prima esperienza.

Soprattutto cerchiamo di allargare il numero degli attivisti, rendendoli più formati ed informati, facendo sì che il loro lavoro venga valorizzato più di quanto non sia oggi.

Un ottimo strumento, che verrà distribuito alla riunione nazionale dei tesorieri e poi inserito sul sito (www.rifondazione.it/tesoreria) è l’opuscolo "Finanziare autofinanziando". Si tratta di una raccolta di indicazioni, suggerimenti, proposte per costruire al meglio molteplici iniziative di autofinanziamento.

La Direzione nazionale, di fronte appunto alle difficoltà che il nostro partito incontrerà già dal prossimo anno, sta valutando il lancio di una grande campagna (a partire da ottobre) del "piccolo-grande prestito", una sorta di "assicurazione della democrazia" (non abbiamo ancora scelto lo slogan, raccoglieremo le proposte che arriveranno).

Si tratterà di trovare (dentro e fuori il partito) diecimila persone disposte a sottoscrivere un bonifico automatico, con scadenza fissa, di un minimo di 10.000 lire al mese per un arco di 5 anni. Sarebbe l’assunzione di un impegno totalmente libero, rescindibile in qualsiasi momento, detraibile dalla dichiarazione Irpef. La raccolta di diecimila impegni permetterebbe alla struttura Nazionale di aprire una consistente linea di credito a basso costo con una banca.

L’adesione per cinque anni rappresenterebbe un atto politico importante da parte di "sostenitori" del partito, orgogliosi di esserlo. E il partito, oltre a testimoniare con un attestato il valore simbolico del gesto, potrebbe offrire una serie di servizi - ancora in fase di valutazione - come sconti presso librerie, negozi, assicurazioni convenzionati, utilizzando una tessera card gratuita.

Si tratta dunque di un’iniziativa che richiederà un forte impegno organizzativo da parte di tutte le nostre strutture e che potrà mettere a valore tutta quella ricchezza di idee ed esperienze che sono il patrimonio originale del nostro partito.

Claudio Grassi
Tesoriere nazionale

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