PARTITO DI MASSA
n° 40 - giugno 2000
speciale autofinanziamento

 

L'autofinanziamento come pratica politica

La difficile ma inevitabile decisione di togliere il sostegno politico al governo Prodi uscendo dalla maggioranza di centrosinistra, determinando automaticamente la collocazione all’opposizione per Rifondazione Comunista e la triste vicenda della scissione, hanno reso attuale e non rinviabile la necessità di affrontare la questione dell’autofinanziamento come strumento politico indispensabile a garantire autonomia politica, crescita e funzionamento del Partito. Questi fatti hanno dimostrato ancora una volta che le nostre scelte politiche non producono solo contraccolpi ai già fragili equilibri esistenti tra le forze politiche, ma si ripercuotono anche e principalmente sulla vita politica ed organizzativa del nostro partito. Contraccolpi rispetto ai quali la nostra reazione, specialmente quella di tipo organizzativo, non è sufficiente ad ammortizzare le conseguenze, spesso negative, che vengono a determinarsi. Resta dunque l’amara considerazione che oggi, ma non solo, il nostro Partito si è retto e continua a farlo grazie ad una presenza istituzionale che in qualche modo rischia di condizionare la nostra autonomia politica.

E’ quindi persino superfluo sostenere che, ove la presenza degli eletti nelle istituzioni si è drammaticamente assottigliata per le ragioni su esposte, si rende necessario ricercare forme alternative di finanziamento. Ciò che invece non è affatto scontato è stabilire da chi e con quali mezzi tale attività debba essere svolta.

Purtroppo nel nostro Partito la pratica dell’autofinanziamento, ma più in generale la gestione economica, rappresentano un "fastidioso adempimento burocratico" da compiere più per altrui volontà che non come precisa scelta di campo facente parte di un pezzo fondamentale della strategia di crescita del partito. Diviene allora facile e scontato denunciare difficoltà economiche, come è stato fatto da molti nella Conferenza dei quadri meridionali svoltasi a Napoli il 27 maggio scorso, attribuendo ad esse l’immobilità politica di intere federazioni, chiedendo poi ad altri,ed in questo caso alla Direzione Nazionale, di compiere uno sforzo economico ed organizzativo straordinario per sostenere il Partito al Sud. Ma questo modo di ragionare, che tuttavia è riscontrabile in molte altre federazioni e comitati regionali anche del nord, sottolinea difficoltà e limiti oggettivi nell’identificare le cause e le soluzioni dei problemi rimandando ad altri tale fastidioso compito. Se il problema è nel Partito, cioè nei comitati regionali o nelle federazioni, anche la soluzione non può essere che lì.

Dobbiamo insomma rompere quello schema di ragionamento che ci vede impegnati in una politica di tipo assistenziale, possibile solo se altri ci garantiscono un sostegno organizzativo o un contributo economico, ed iniziare a elaborare idee e progetti di iniziativa politica che ci vedano protagonisti sin dal reperimento delle risorse economiche per realizzarli.

Ci attende una impegnativa e difficile stagione politica ove le difficoltà dei partiti della sinistra moderata e del sindacato ci aprono enormi varchi di intervento e iniziativa politica. Oggi più che mai è necessaria la nostra presenza nelle piazze, attraverso dibattiti, feste, comizi e banchetti, per spiegare ai lavoratori, ai disoccupati, ai pensionati la nostra posizione politica sui temi dell’ambiente, della sanità e dei servizi sociali.

Ed è proprio grazie a questa presenza capillare, che ha sempre contraddistinto la nostra modalità di iniziativa politica, che dobbiamo rilanciare l’autofinanziamento attribuendone il valore di vera e propria pratica politica.

Dobbiamo essere in grado, insomma, di spiegare ai nostri simpatizzanti ed elettori che il sostegno a Rifondazione comunista passa, oltre che per la partecipazione alle nostre iniziative politiche o più semplicemente al consenso elettorale, anche attraverso l’acquisto di una maglietta o di un gadget o di un libro o di una bandiera, che però dobbiamo essere noi dirigenti e militanti a portare nelle piazze e sui banchetti. In questo modo, non è solo un impegno economico quello che chiediamo, ma una vera e propria adesione simbolica alle nostre idee, anche attraverso il semplice gesto di acquistare un oggetto, un libro o un biglietto di una nostra lotteria, marcando così una presenza che difficilmente passa inosservata.

Un modo per coinvolgere militanti e dirigenti nel lavoro dell’autofinanziamento è sicuramente la definizione della finalità, cioè del perché e per che cosa lo facciamo. Può risultare determinante a questo proposito stabilire obiettivi minimi, come ad esempio l’acquisto di un fax o di un Pc, di cui dotare federazioni o circoli oggi ancora sprovvisti.

Recuperiamo insomma la pratica dell’autofinanziamento come strumento semplice ma fondamentale per costruire un vero partito di massa che sia davvero di tutti e che veda coinvolti dirigenti e militanti nella difficile e ambiziosa operazione della Rifondazione Comunista.

Pierfrancesco Bruno
Tesoriere regionale Abruzzo

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