Partito di massa - n° 39 - Maggio 2000

HANNO PERSO

Hanno perso. Questo è il messaggio che ci rimanda la consultazione referendaria. Risulta inutile, e persino un po’ patetico, il tentativo di sfuggire a questo risultato per la tangente di scuse tanto puerili quanto improponibili. Non scherziamo: era stato posto principalmente il raggiungimento di un duplice convergente obiettivo: la chiusura di una sorta di tenaglia, un mix di flessibilità e maggioritario che mirava a cancellare i diritti dei lavoratori e la rappresentanza in Parlamento di Rifondazione Comunista, prima di tutto. Come abbiamo detto è andato in pezzi il partito americano: dalla Confindustria a tutti quelli che a destra e nel centro-sinistra hanno pensato di ridurre da una parte la politica ad un competizione di due schieramenti verso il centro e dall’altra di desertificare tutte le principali conquiste dei lavoratori. La nostra risposta è stata – e non solo da oggi – limpidamente alternativa a queste concezioni della politica, a questo a dir poco inquietante modo d’intendere i rapporti sociali. Ma come: promuovete i referendum, li sostenete, ne fate addirittura un elemento portante di una svolta (e che svolta!) di società e poi vorreste anche decidere chi si oppone come dovrebbe gestire questa opposizione. Noi li abbiamo boicottati e abbiamo – insieme ad altri – sconfitto una pericolosissima ipotesi.

Lo abbiamo fatto con una delle possibilità che il referendum offre e cioè farlo inabissare per il non raggiungimento del quorum. Altro che giornata triste come spandevano dal video la sera di domenica 21 i promotori ed i fiancheggiatori della campagna referendaria! Si è trattato, invece, di una grande prova di maturità democratica delle elettrici e degli elettori che non andando a votare hanno scelto di chiudere la partita del maggioritario e dire basta all’idea che lo sviluppo debba coincidere con il massimo di flessibilità e di precarizzazione del lavoro.

Ora dobbiamo mettercela tutta per invertire davvero queste tendenze. Ora debbono riflettere quanti, anche a sinistra, hanno pensato e pare continuino a pensare alla stabilità come bene in sé, costi quel che costi in termini di rottura democratica e sociale.

Contro il maggioritario possiamo far vivere alternative efficaci come il modello elettorale tedesco; contro la flessibilità e la precarizzazione, contro l’americanizzazione della società italiana possiamo far valere una rinnovata stagione di diritti e di lavoro buono.

Milziade Caprili

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