Alcuni dati sui circoli

Centrale è l’iniziativa politica dei circoli. Così abbiamo detto al IV Congresso Nazionale del Partito e a Chianciano il 5 e 6 febbraio.
Forte deve essere la direzione di marcia sui temi sociali che i gruppi dirigenti delle Federazioni devono indicare, sollecitare - e contribuire a realizzare – ai nostri circoli.
Da sola la maggioranza delle nostre strutture di base non è in grado di farcela.
Moltissime non hanno una sede fissa e quindi manca una visibilità permanente verso le popolazioni del territorio.
Oltre 500 sono micro circoli (nemmeno 20 iscritti) e oltre 700 non arrivano a quaranta iscritti.
Quando parliamo di venti, trenta, quaranta iscritti sappiamo bene che gli attivisti, i militanti arrivano ad essere sette-otto per ogni realtà organizzata, anche perché tanti sono stati chiamati a dirigere le Federazioni e rappresentare il Partito nelle istituzioni.
Oltre 1.100 sono però quelli potenzialmente autosufficienti, per quantità e qualità dei gruppi dirigenti, per mezzi a disposizione, capacità di analisi del territorio socio-economico che sta fuori dalla sede fisica del circolo, realtà del territorio che solo raramente è rappresentato dentro il Partito, mentre discontinua è l’iniziativa politica verso le popolazioni che lì vivono, lavorano, abitano.
C’è bisogno di una grande collaborazione fra dirigenti di Federazione e dirigenti dei circoli. Occorre uno scatto, un di più, un’uscita dal tran-tran. Abbiamo chiesto, tramite i Regionali, che le Federazioni elaborino progetti di insediamento e radicamento del Partito nei territori e nei luoghi di lavoro. I dati delle elezioni europee, disarticolati comune per comune, ci dicono che ve ne sono moltissimi dove superiamo i 200 voti al Prc senza una presenza organizzata del Partito e i dati dell’Istat che sono ancora più di 4.000 gli stabilimenti, fabbriche, luoghi di lavoro privati che hanno più di 500 dipendenti che vi lavorano ma sono solo 150 i nostri circoli aziendali o inter-aziendali.
Progetti di insediamento e radicamento non meramente organizzativi, ma che tengono conto, partano dai problemi reali del territorio o luogo di lavoro.
Il tasso di disoccupazione e le angherie padronali, il disservizio sanitario, del trasporto locale, della giustizia, la carenza di alloggi in affitto o in cooperative, la presenza massiccia di anziani, il livello di lavoro precario nei singoli luoghi di lavoro, l’ambiente degradato dall’urbanizzazione selvaggia, gli infortuni e le malattie professionali o i bassi livelli salariali. Tutti titoli sui quali occorre un lavoro di messa a punto, circolo per circolo, comune per comune, azienda per azienda, in modo da incrociarli con le proposte nazionali sui diritti minimi garantiti, sulla necessità di elevare le pensioni minime, sulla proposta per le 35 ore, quella per i diritti sindacali – elezione diretta e proporzionale delle RSU e votazione su piattaforme e accordi sindacali -.
Costruzione, quindi, di piattaforme di lotta per cambiare lo stato di cose esistenti, coinvolgendo i lavoratori, disoccupati, pensionati, le popolazioni interessate attraverso assemblee, presidi, manifestazioni e cortei. E costruzione dell’iniziativa organizzativa con la richiesta di aderire al Prc, di offrire - con la diffusione militante - la lettura di Liberazione, di ottenere anche un contributo economico alla realizzazione dell’iniziativa che indica un modo diverso, partecipato, di affrontare e risolvere i problemi.

Enzo Jorfida

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