PARTITO DI MASSA
numero 29 - maggio 1999

LA PROVINCIA DI MILANO AL VOTO

Bruno Casati
A Milano il 23 giugno si vota, oltreché per le Europee, anche per il rinnovo dell'Amministrazione della Provincia e delle Amministrazioni di 110 dei 118 Comuni che compongono la stessa.
Inoltre, in Milano città, si vota anche per il rinnovo dei Consigli di Zona.
Il test è di quelli importantissimi.
Esso ci dirà, a Milano come altrove, quale è stato negli elettori il vero effetto scissione, (dopo che l'abbiamo contenuto negli iscritti), ci dirà come ha pesato la nostra lotta coerente ed appassionata di questi mesi per la difesa della democrazia e per la pace, e infine, ci dirà se possiamo per davvero riprendere il cammino della costruzione del Partito Comunista di massa confermato al 4° Congresso, di cui, il radicamento nelle istituzioni, è fondamentale almeno quanto lo è il radicamento sociale.
In tale contesto, complesso e interessantissimo, assume particolare evidenza il voto della Provincia ove, a sorpresa, nella primavera del '95, il centro sinistra - che al primo turno aveva raccolto solo il 29% del consenso, mentre il Polo si avvaleva del 41% - al ballottaggio, con l'appoggio determinante di Rifondazione Comunista, rovesciò il risultato portando a Presidente il popolare Livio Tamberi. Allora, come Partito, ci si orientò all'appoggio, e l'elettorato ci ascoltò, malgrado la indisponibilità all'apparentamento manifestata dalle forze minori della coalizione di centro sinistra. Così ci si orientò per le aperture programmatiche fatte dal candidato Presidente, particolarmente sul terreno del lavoro. E si vinse.
Purtroppo quella lezione - "con Rifondazione si vince e si governa bene, senza si perde" - non fu raccolta due anni dopo al Comune di Milano, dove Aldo Fumagalli, piccolo industriale indicato quale candidato Sindaco da uno scolorito centro sinistra, fece una bandiera della cocciuta opposizione alle idee di programma di Rifondazione (in particolare avanzate sulle privatizzazioni e le aree dismesse), cercando di sottrarne comunque i voti al 2° turno, ma così consegnando la città all'altro candidato della Confindustria, che era in carico al Polo, e di cui Milano da due anni sta subendo la politica.
In Provincia allora vedemmo giusto. Tamberi è stato davvero un ottimo investimento, abbiamo lavorato bene insieme (Rifondazione è in Giunta) e, oggi, la Provincia di Milano si è conquistato un suo profilo definito pur dentro una collocazione assai difficile, schiacciata com'è tra due forti amministrazioni di destra, quella del Comune di Milano e quella della Regione Lombardia che si stanno distinguendo per politiche di vera e propria cattiveria sociale (il Sindaco Albertini, contro gli immigrati e i giovani, ad esempio), e di privatizzazione selvaggia (il Presidente Formigoni sulla partita della sanità, ancora ad esempio). E' anche su questo terreno che la Provincia di Milano è stata, per quattro anni in vera e propria controtendenza, una spina nel fianco delle destre, qualificando la propria politica particolarmente in direzione della programmazione; dell'assistenza sociale e la solidarietà con gli esclusi, a partire dagli immigrati; del lavoro, con i centri di orientamento; dell'ambiente, assumendo posizioni precise contro gli inceneritori, le mega-discariche, il sovradimensionamento degli interporti.
Ora si tratta di riprovarci, ora come allora, investiamo di nuovo su Livio Tamberi.
E, questa volta, saremo nella coalizione già al primo turno. Oggi gli avversari sono assai agguerriti e non funziona più la sorpresa. Essi, il Polo in particolare, stanno guardando con attenzione alla Provincia, per togliersi quella spina e per fare, di un aggregato verticale - Milano, Provincia, Regione - l'alternativa esemplare a questo Governo centrale che, di suo, sta sviluppando una politica di destra e, quindi, di fatto, sta accreditando i progetti delle destre, al centro e in periferia.
Assume allora ancora più importanza il ruolo di Rifondazione Comunista, la sua capacità di raccordarsi particolarmente con cattolici e ambientalisti, per riproporre ai cittadini la continuità e il miglioramento (gli spazi sono ampi) della politica sociale e partecipativa, adottata nei quattro anni ormai alle spalle. Qui sta la nostra capacità di una interlocuzione innovativa.
Vorremmo che anche i DS - così frastornati da una conduzione nazionale che, dal referndum alla guerra, dalla bicamerale alla sicurezza, li sta mortificando - comprendano che si può uscire dalla "sindrome della sconfitta" che li sospinge alla chiusura in atteggiamenti adattivi. La battaglia per riconquistare la Provincia di Milano, con un programma avanzato, coraggioso e una coalizione che non chiude a sinistra, offre una possibilità. Di converso, se ci si rinchiude, come nelle zone cittadine, in programmi amministrativi del tutto indistinguibili rispetto a quelli del Polo (parlo di privatizzazioni, esternalizzazioni, aree dismesse sulle quali impedire la speculazione delle Fondazioni) limitandosi, i DS, a competere con le destre per un'alternanza di Governo su programmi omologhi, ebbene si torna a due anni fa, si torna a Fumagalli, si torna a perdere, si torna a non avere fiducia nei cittadini, si torna ad avere paura nel manifestare idee e progetti di sinistra. E noi, allora, non ci stiamo in quanto questa linea ci esclude, questa linea non è compatibile con quella che avanziamo in Provincia e nei tanti Comuni, da Sesto San Giovanni a Rho, dove amministriamo e amministriamo bene.
E' con questo spirito, di unità e insieme di radicalità progettuale, che affrontiamo il 13 giugno. Per andare avanti battendo le destre con la partecipazione popolare sulla base dei nostri progetti.
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