LA PROVINCIA DI MILANO AL VOTO
Bruno Casati
A Milano il 23 giugno si vota, oltreché per le Europee,
anche per il rinnovo dell'Amministrazione della Provincia e delle Amministrazioni
di 110 dei 118 Comuni che compongono la stessa.
Inoltre, in Milano città, si vota anche per il
rinnovo dei Consigli di Zona.
Il test è di quelli importantissimi.
Esso ci dirà, a Milano come altrove, quale è
stato negli elettori il vero effetto scissione, (dopo che l'abbiamo contenuto
negli iscritti), ci dirà come ha pesato la nostra lotta coerente
ed appassionata di questi mesi per la difesa della democrazia e per la
pace, e infine, ci dirà se possiamo per davvero riprendere il cammino
della costruzione del Partito Comunista di massa confermato al 4° Congresso,
di cui, il radicamento nelle istituzioni, è fondamentale almeno
quanto lo è il radicamento sociale.
In tale contesto, complesso e interessantissimo, assume
particolare evidenza il voto della Provincia ove, a sorpresa, nella primavera
del '95, il centro sinistra - che al primo turno aveva raccolto solo il
29% del consenso, mentre il Polo si avvaleva del 41% - al ballottaggio,
con l'appoggio determinante di Rifondazione Comunista, rovesciò
il risultato portando a Presidente il popolare Livio Tamberi. Allora, come
Partito, ci si orientò all'appoggio, e l'elettorato ci ascoltò,
malgrado la indisponibilità all'apparentamento manifestata dalle
forze minori della coalizione di centro sinistra. Così ci si orientò
per le aperture programmatiche fatte dal candidato Presidente, particolarmente
sul terreno del lavoro. E si vinse.
Purtroppo quella lezione - "con Rifondazione si vince
e si governa bene, senza si perde" - non fu raccolta due anni dopo al Comune
di Milano, dove Aldo Fumagalli, piccolo industriale indicato quale candidato
Sindaco da uno scolorito centro sinistra, fece una bandiera della cocciuta
opposizione alle idee di programma di Rifondazione (in particolare avanzate
sulle privatizzazioni e le aree dismesse), cercando di sottrarne comunque
i voti al 2° turno, ma così consegnando la città all'altro
candidato della Confindustria, che era in carico al Polo, e di cui Milano
da due anni sta subendo la politica.
In Provincia allora vedemmo giusto. Tamberi è
stato davvero un ottimo investimento, abbiamo lavorato bene insieme (Rifondazione
è in Giunta) e, oggi, la Provincia di Milano si è conquistato
un suo profilo definito pur dentro una collocazione assai difficile, schiacciata
com'è tra due forti amministrazioni di destra, quella del Comune
di Milano e quella della Regione Lombardia che si stanno distinguendo per
politiche di vera e propria cattiveria sociale (il Sindaco Albertini, contro
gli immigrati e i giovani, ad esempio), e di privatizzazione selvaggia
(il Presidente Formigoni sulla partita della sanità, ancora ad esempio).
E' anche su questo terreno che la Provincia di Milano è stata, per
quattro anni in vera e propria controtendenza, una spina nel fianco delle
destre, qualificando la propria politica particolarmente in direzione della
programmazione; dell'assistenza sociale e la solidarietà con gli
esclusi, a partire dagli immigrati; del lavoro, con i centri di orientamento;
dell'ambiente, assumendo posizioni precise contro gli inceneritori, le
mega-discariche, il sovradimensionamento degli interporti.
Ora si tratta di riprovarci, ora come allora, investiamo
di nuovo su Livio Tamberi.
E, questa volta, saremo nella coalizione già al
primo turno. Oggi gli avversari sono assai agguerriti e non funziona più
la sorpresa. Essi, il Polo in particolare, stanno guardando con attenzione
alla Provincia, per togliersi quella spina e per fare, di un aggregato
verticale - Milano, Provincia, Regione - l'alternativa esemplare a questo
Governo centrale che, di suo, sta sviluppando una politica di destra e,
quindi, di fatto, sta accreditando i progetti delle destre, al centro e
in periferia.
Assume allora ancora più importanza il ruolo di
Rifondazione Comunista, la sua capacità di raccordarsi particolarmente
con cattolici e ambientalisti, per riproporre ai cittadini la continuità
e il miglioramento (gli spazi sono ampi) della politica sociale e partecipativa,
adottata nei quattro anni ormai alle spalle. Qui sta la nostra capacità
di una interlocuzione innovativa.
Vorremmo che anche i DS - così frastornati da
una conduzione nazionale che, dal referndum alla guerra, dalla bicamerale
alla sicurezza, li sta mortificando - comprendano che si può uscire
dalla "sindrome della sconfitta" che li sospinge alla chiusura in atteggiamenti
adattivi. La battaglia per riconquistare la Provincia di Milano, con un
programma avanzato, coraggioso e una coalizione che non chiude a sinistra,
offre una possibilità. Di converso, se ci si rinchiude, come nelle
zone cittadine, in programmi amministrativi del tutto indistinguibili rispetto
a quelli del Polo (parlo di privatizzazioni, esternalizzazioni, aree dismesse
sulle quali impedire la speculazione delle Fondazioni) limitandosi, i DS,
a competere con le destre per un'alternanza di Governo su programmi omologhi,
ebbene si torna a due anni fa, si torna a Fumagalli, si torna a perdere,
si torna a non avere fiducia nei cittadini, si torna ad avere paura nel
manifestare idee e progetti di sinistra. E noi, allora, non ci stiamo in
quanto questa linea ci esclude, questa linea non è compatibile con
quella che avanziamo in Provincia e nei tanti Comuni, da Sesto San Giovanni
a Rho, dove amministriamo e amministriamo bene.
E' con questo spirito, di unità e insieme di radicalità
progettuale, che affrontiamo il 13 giugno. Per andare avanti battendo le
destre con la partecipazione popolare sulla base dei nostri progetti. |