EUROPA - L'ALTERNATIVA DA COSTRUIRE
Fausto Bertinotti
Eleggeremo il parlamento europeo dopo una guerra. Una guerra
che ha visto in prima fila, impegnati nelle azioni militari, i governi
socialisti e socialdemocratici del vecchio continente, una guerra nella
quale lEuropa tutta lEuropa ha mostrato la propria inesistenza come soggetto
politico autonomo, la propria incapacità di intervenire nella complessa
e tragica vicenda dei Balcani con una sua proposta politica.
LEuropa che noi vogliamo è invece una Europa
di pace, un continente che sappia far vivere al suo interno popoli, razze,
etnie diverse, che metta al primo posto il dialogo, la tolleranza, la convivenza.
Dobbiamo dirlo forte questo, dobbiamo dirlo forte perché siamo
stati fra i pochi in queste durissime settimane di bombardamenti e di aggressioni
a sostenere che la via del negoziato era la sola possibile, che la Nato
non doveva intervenire, che lOnu era il solo organismo sovranazionale
in grado di collocarsi fra i contendenti e di risolvere un conflitto
altrimenti insanabile. Siamo stati fra i pochi a criticare quei governi
socialisti che hanno abbracciato la guerra come unico strumento di risoluzione
dei conflitti.
La pace quindi è al primo posto nel nostro
programma per le elezioni europee. E il primo punto indispensabile, da
raggiungere per chi non vuole adeguarsi a quel modello americano che mette
la guerra fra gli strumenti normali di risoluzione delle controversie
internazionali.
Per noi dire no alla guerra, dire no a quel modello americano
che la sinistra moderata europea pare voler acriticamente accogliere
significa riproporre un modello sociale europeo autonomo e diverso. Le
grandi questioni sociali che affliggono il vecchio continente sono tuttaltro
che risolte. La guerra le ha semmai aggravate. Il vento della recessione
economica è ormai minaccioso, la sperata crescita non cè,
il prodotto interno lordo e la produzione industriale subiscono ogni mese
pesanti contrazioni. LEuropa della guerra è purtroppo anche lEuropa
della disoccupazione a cui nessun governo a saputo fornire una via duscita.
Il lavoro è ormai unemergenza. Le teorie e le pratiche del libero
mercato, dellassoluta priorità dellimpresa, hanno già dimostrato
tutta la loro impraticabilità. Gli europei devono scegliere: o il
libero mercato o un governo europeo delleconomia che intervenga e cominci
a risolvere i grandi problemi della disoccupazione, della povertà,
dello stato sociale.
O un sistema politico autoritario, indispensabile per
soffocare la protesta sociale, reggere le spinte dellemarginazione, o
un insieme di Stati che non rinunciano alle loro tradizioni e al loro futuro
democratico. O un rilancio della spesa pubblica indirizzata alla ricerca
alla scuola, alla creazione di nuovi posti di lavoro, al mantenimento dello
stato sociale oppure lautoritario potere delle banche centrali. O un modello
di solidarietà o un modello di selvaggia competizione.
Non è retorico e di maniera dire che il 13 giugno
siamo di fronte ad un bivio, un bivio che lorribile guerra dei Balcani
i bombardamenti Nato hanno messo ancora di più in evidenza.
LEuropa della pace è anche lEuropa delloccupazione
e di una nuova crescita, della democrazia e di un nuovo protagonismo dei
lavoratori. Per ottenere questi obiettivi, per mettere un prima pietra
nella costruzione di unEuropa sociale occorre innanzitutto battere la
sfiducia che in questi ultimi anni è cresciuta e che la guerra ha
probabilmente radicato bloccando la crescita dellastensionismo e chiedendo
a tutti un voto per una Europa dei cittadini europei. |