PARTITO DI MASSA

Partito della Rifondazione Comunista - Direzione 
Dipartimento Organizzazione - Bollettino interno - NUMERO 23 - dicembre 1998
 



Un giornale con il partito

Liberazione, giornale comunista contro il pensiero unico. 
Così l’ho chiamato nell’editoriale sulla prima pagina del giornale che ho cominciato a dirigere dal 22 novembre assieme a Rina Gagliardi. Un giornale che, assieme a tutta la redazione, cercheremo di rendere più autorevole, informato e “più giornale” di quanto non sia stato fino ad oggi. Un giornale che, nonostante la riduzione della foliazione da 24 a 16 pagine, vuole essere più ricco di idee, risorse, curiosità.
Per questo è necessario stabilire un rapporto vivo con il partito. Un rapporto organico che renda questo giornale parte determinante del processo di costruzione del partito di massa. Questo sarà tento più possibile se tra Liberazione e Partito della rifondazione comunista si instaurerà un rapporto fecondo di interscambio nel quale il giornale, oltre a esprimere la linea del partito, riuscirà anche ad arricchirla, a dare spunti di riflessione e d’indagine.
Ma non c’è solo questo. Un quotidiano dotato di strutture relativamente modeste come è il nostro, incapace di competere con le corazzate dell’informazione in quanto a mezzi tecnici e finanziari, funziona bene a due condizioni. La prima è una stretta collaborazione con quella straordinaria agenzia stampa che sono i militanti, i dirigenti e gli eletti del partito. Attraverso questi, attraverso quello che il partito riesce a scoprire, capire e, perché no, cambiare, della società, Liberazione può farsi più bella e interessante. Il secondo elemento è quello di avere un bacino di lettori militante che ci aiuta, nel momento in cui, tra l’altro, il Prc è oscurato dai grandi mezzi di comunicazione di massa, nel far conoscere e nel diffondere questo nuovo giornale.
A noi, quindi, il difficile compito di fare bene il nostro lavoro ogni giorno, agli iscritti e ai militanti del Prc quello di leggere e diffondere Liberazione.

Sandro Curzi

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La lotta di Rifonndazione per la democrazia

Milziade Caprili
Abbiamo convocato per il 13 dicembre a Bologna una manifestazione nazionale con al centro i temi della democrazia. Materia vasta, quella della democrazia, certamente. Forse qualche esempio potrebbe risultare utile nella determinazione di una linea di confine ad un argomento per sua stessa natura proprio sconfinato. Si vuol limitare ulteriormente (e vorrei sottolineare ulteriormente) il diritto di sciopero. Ci sono norme che già lo limitano ma queste non risultano sufficienti: si stanno studiando nuove leggi in grado di rendere pari allo zero gli effetti che loro definiscono negativi per quanto riguarda gli scioperi. Figuratevi se noi non comprendiamo bene i rapporti tra sciopero (nei trasporti, per fare un esempio) e quella che si definisce utenza. Ma il problema che si vuole affrontare è ben altro: dissuadere dal considerare lo sciopero una modalità di lotta degli operai, dei lavoratori ed affidare tutto alla concertazione. Di più: rendere evanescente fino a scomparire ogni iniziativa tesa a lottare o quanto meno a premere nei confronti del padronato o, per alcuni aspetti, nei confronti di coloro che detengono il potere di governo. Si vuol limitare (anzi, togliere) ogni riferimento proporzionale alla legge elettorale. A questo scopo si tira in ballo la stabilità di governo, il proliferare di partiti e partitini, ecc. A niente vale dimostrare – carte alla mano – che nel passaggio al proporzionale al maggioritario i partiti rappresentati in parlamento sono aumentati; che il trasformismo sta ritornando ad essere un fenomeno nazionale, ecc. Il problema è chiaro e non è questo. La vera questione è quindi come impedire qualunque espressione di una forza alternativa, non riconducibile al coro, non connessa alla politica del pensiero unico. Basterebbe per altro verso pensare al cono d’ombra che su noi è stato fatto cadere all’indomani dell’uscita dalla maggioranza. Tema questo che chiamerebbe alla ribalta il ruolo dell’informazione e la colossale partita economica e di democrazia che nel campo dell’informazione appunto si gioca. Tutto questo chiama in causa – e su questo tema ritorneremo con uno speciale di Partito di massa – la qualità della nostra informazione, la sua articolazione nel territorio, i mezzi di cui disponiamo. Parleremo di tutto, non c’è dubbio. Ma per intanto vogliamo limitarci a quanto già abbiamo. Parlo di Liberazione. La diffusione del 22 è stata importante. Ora a questa diffusione va data continuità. Ci devono essere luoghi (case del popolo, centri di ritrovo, mense aziendali, bar…) dove Liberazione non deve mancare, dove Liberazione deve essere presente tutti i giorni. Ci sono da riconnettere i fili di una diffusione domenicale che potrebbe rappresentare anche un’occasione per prendere contatto con singoli compagni o simpatizzanti, quartieri, zone. C’è poi la struttura dei nostri circoli. Siamo presenti sul territorio con circa 3.000 circoli. Si tratta di un grande potenziale. Perché non aprirli una volta alla settimana per discutere con i singoli cittadini i temi della politica diciamo così nazionale e quelli relativi alla zona, alla città dove il circolo opera? Perché non garantire durante questa apertura la presenza di compagni e compagne in grado di dare risposte su temi che interessano anche le singole persone: pensioni, casa, lavoro, sanità, servizi? Certo, dobbiamo sapere che ci stiamo misurando con grandi temi, proprio noi che abbiamo qualche volta difficoltà anche materiali tali da mettere a dura prova il lavoro di tanti e di tante. Qualche volta facciamo fatica a comprendere la connessione (che pure c’è, eccome!) di un piccolo gesto politico con l’obiettivo che ci siamo posti come Partito della Rifondazione Comunista. Insieme ai risultati che rendono palese il valore di questa connessione, allora, ci potrà essere di un qualche conforto pensare come Italo Calvino, ne” La giornata di uno scrutatore”, che non dobbiamo mai farci troppe illusioni ma soprattutto non dobbiamo mai smettere di credere che ogni cosa che facciamo potrà servire.

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Diffusione militante: uno strumento per parlare con tutti

A partire dalla rottura con il governo Prodi, tutti lo avranno notato, è calata una sorta di nebbia mediatica sull’iniziativa di Rifondazione comunista. I motivi che spiegano questa assenza dalle pagine dei giornali e dalle televisioni sono molti: prima di tutto c’è una certa voglia, che si manifesta con più forza e gravità nella partita delle riforme elettorali o del gruppo parlamentare, di far scomparire il Prc almeno dalla scena pubblica, visto che non si riesce a batterlo sul terreno dell’insediamento sociale. 
C’è poi una questione che in parte giustifica l’atteggiamento dei media: con la nascita del governo D’Alema, con le grandi manovre nel centro del sistema politico, con i tentativi di ingegneria costituzionale che procedono, infatti, si è passati da una politica che - grazie anche al nostro contributo - poneva al centro del suo dibattito questioni cruciali legate ai programmi, a una politica che ha negli schieramenti, nelle dichiarazioni di Cossiga, nel dialogo con il Polo in materia di riforme e giustizia, il suo nucleo centrale. 
Rifondazione, che di questioni reali cerca di parlare, in questo gioco è indubbiamente meno al centro della scena politica (conta più il comportamento di Di Pietro, la battuta velenosa lanciata da Prodi ai giornalisti all’uscita dalla Camera, o quant’altro).
Non si deve dunque rimanere stupiti: erano cose prevedibili. Sapevamo che la scelta di stare all’opposizione avrebbe determinato la volontà di spingere il Prc ai margini. Ma non ci riusciranno: il Prc è una realtà viva e vitale di questo paese che ha mantenuto integra la propria organizzazione territoriale e ha iscritto molti giovani negli ultimi mesi, che prosegue il proprio impegno nella costruzione concreta di un’alternativa a questo sistema, che governa in molte città importanti, che dialoga con le altre forme organizzate della società (sindacati, associazioni, strutture di volontariato).
Per parlare con gli altri, per chiarire meglio il nostro punto di vista, per svolgere un dibattito non rituale sulle questioni più importanti, il Prc ha uno strumento, un giornale che, dopo molte difficoltà, sta conoscendo un rilancio qualitativo notevole. La direzione congiunta di Sandro Curzi e Rina Gagliardi garantisce a Liberazione un’autorevolezza e una qualità giornalistica mai così alti.
Ecco, perciò, che il rilancio del giornale e la necessità di marcare la nostra presenza, di far conoscere le nostre iniziative, di parlare con i cittadini, i lavoratori, le famiglie devono spingere tutti i circoli al rilancio di una pratica antica: la diffusione militante. Proporre il giornale, farlo conoscere, è un modo di veicolare le proposte, il modo di vedere le cose di Rifondazione comunista e, insieme, di stare nelle piazze, nelle strade, nelle case, di parlare con le persone fuori dalla contingenza di una campagna elettorale o di un’iniziativa specifica. Vendere il giornale e in questo modo parlare con tutti è - proprio per la voglia che si respira di mettere il Prc ai margini - un momento importante della pratica politica di ciascuno, che consente di dialogare con la società reale, di mettere radici più profonde in essa.
Poi, più terra terra, c’è la questione finanziaria: aumentare il numero di copie vendute e diffondere il giornale – un giornale migliore, più autorevole - fuori dal numero di persone che già lo conosce, significa anche difenderlo e dotarlo di maggiori risorse finanziarie, e così potenziarlo e renderlo più completo.
Un’altra possibilità, già sperimentata da qualche circolo, è quella di abbonare a Liberazione un bar “amico”, di quelli dove, sopra il frigo dei gelati, ogni mattina, si trovano i giornali. Quando questi bar sono frequentati da molti, in essi si discute, oltre che di pallone, anche di politica. Avere, anche in questi posti, il punto di vista di Rifondazione comunista sui fatti del giorno, può essere un contributo importante a creare coscienza critica e a far discutere anche delle nostre proposte e delle nostre ragioni.

Martino Mazzonis

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Fra i comunisti nel cuore d'Europa. Viaggio nella federazione Svizzera

In un territorio grande come la Lombardia e il Veneto messi assieme, con una popolazione che è la metà di quella delle due regioni italiane, vivono circa 370 mila italiani. 177 di loro hanno rinnovato la loro adesione al Prc nel 1998.
La presenza del Prc è particolarmente forte nelle zone più industrializzate, nei cantoni di lingua tedesca a Lucerna e Zurigo, a Losanna per quel che riguarda le zone francofone e a Basilea, città posta al confine tra Svizzera, Francia e Germania.
Sei sono i circoli della federazione svizzera e gli iscritti al partito sono sia di prima che di seconda generazione. Ci sono dunque operai emigrati negli anni 50-60 e loro figli, nati in Svizzera ma di nazionalità italiana.
Molti sono i problemi che deve affrontare una federazione che tenta di tenere viva la tradizione comunista, alcuni propri di chi è emigrante, altri tipici di ciascun paese del Nord del mondo: prima di tutto la mancanza di informazione (pochi abbonati a Liberazione, che non viene distribuita in quel paese), diminuzione dei corsi per italiani all’estero, aumento della disoccupazione e dell’emarginazione sociale.
La federazione ha un gruppo dirigente rinnovato e composto da trentenni ed è particolarmente attivo nell’organizzazione sindacale, da qualche mese si produce anche un periodico, che distribuisce circa 500 copie. Una parte del periodico è dedicata all’approfondimento di temi (35 ore, globalizzazione, libertà di stampa, pacifismo), una parte – Carletto & co.- al marxismo e una alla Svizzera, paese extra Ue che vede la presenza di molte aziende multinazionali in settori avanzati e non e un potente sistema bancario che nasconde più di un segreto della vita politica ed economica del nostro paese.
I rapporti politici della nostra federazione e altre componenti della vita politica e sociale si sviluppano in due direzioni: verso l’associazionismo tra gli italiani all’estero e l’altra per democratizzare gli organismi di rappresentanza dello Stato italiano all'estero, partecipando alle elezioni dei Comites (62.000 votanti nel 1997).
Buona la collaborazione con il Partito del Lavoro svizzero (che a Zurigo mette a disposizione una sua sede) e con il sindacato (che quest’anno celebra l’80° anniversario dell’unico sciopero generale celebrato in Svizzera).
Tra gli obiettivi del 1999 quello di tenere in Primavera la Festa di Liberazione (la “Festa nazionale svizzera di Liberazione” come vorrebbero chiamarla), contribuire allo sviluppo delle iniziative tra i giovani per il lavoro e il diritto allo studio e, naturalmente, aumentare il numero di circoli e degli iscritti al Prc.

Enzo Jorfida
del Dipartimento Nazionale  Organizzazione

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Milano: un piano di lavoro per il partito di massa

L’amputazione è stata dolorosa. Aldilà della quantità dei distacchi (relativa), Rifondazione a Milano ha perso anche quadri di qualità, attratti dal miraggio del rientro nel solco antico e puro del “comunismo italiano che si mette al servizio degli interesse generale del paese”. Saranno quadri che si troveranno, nei fatti, sacrificati al servizio di una disvelante la totale sfiducia nella ripresa del movimento. Per questi compagni la porta è sempre aperta.
Rifondazione comunista, partito dell’entusiasmo e della fiducia deve attrezzarsi per ripartire dopo la prima, forte, reazione d’orgoglio. Occorrerà lavorare su due piani: quello della ricerca programmatica, dell’approfondimento sul come “essere comunisti oggi” in un progetto di trasformazione sociale per il presente e per il futuro; e poi, il piano della forma e dell’organizzazione del partito della trasformazione, e quindi, dell’approfondimento e della sperimentazione del carattere di un partito comunista di massa, fortemente strutturato e radicato (tutt’altro che leggero, dunque), capace di aderire alle contraddizioni economiche, sociali e politiche del paese e del continente.
In questa sede mi soffermerò sul piano della forma e dell’organizzazione del partito di massa, consapevole che in un’epoca di grandi trasformazioni come è la nostra diviene complesso definirne il carattere. Si dovrà allora riprendere a costruire episodi di questo partito nuovo, partito che è nella storia del movimento operaio ma non in cronaca, sperimentando e innovando con coraggio. La base ce la abbiamo: è la Conferenza di Chianciano. Ripartiamo da lì e pianifichiamo “incontri di funzione” con le compagne e i compagni delle istituzioni, con i giovani, gli anziani, le donne, il mondo del lavoro, le associazioni, il Terzo settore.
Dalla ricognizione collettiva svolta con i nostri quadri abbiamo analizzato i limiti culturali e organizzativi sul cammino del partito. Quattro sono le riflessioni, e i conseguenti terreni di lavoro, che ne abbiamo desunto.
Dovremo raccordarci meglio con realtà di massa che non conoscono il partito – il mondo della scuola, l’intellettualità diffusa degli insegnanti, la cultura, le compagnie teatrali, il mondo del credito, così esteso in una metropoli che perde la sua vocazione industriale. 
Necessaria sarebbe una Fondazione, una Casa della cultura che interloquisca con questi mondi e metta insieme “cervelli” che rendano più attenta la nostra analisi. In questo senso sarebbe necessario un maggiore decentramento, rendere le federazioni protagoniste di episodi selezionati – si investa su Milano come, per altre ragioni, fanno i Ds.
Altra cosa necessaria sarebbe – idea non nuova – che ogni compagno avesse più terreni di impegno oltre a quello militante nel partito: sindacato, associazionismo, volontariato, terreni in cui ciascuno, secondo le proprie propensioni e curiosità, si impegni, si faccia apprezzare, si affermi quale dirigente. Terzo elemento è quello della costruzione di un progetto formativo per i tanti nuovi iscritti al Prc. Questi sono in gran parte giovani ed è quindi necessario pensare a percorsi che partano dalla loro condizione (studente, precario, disoccupato) per risalire a Carlo Marx.
Per ultimo dobbiamo guardare di più ai luoghi in cui, a Milano, si ripopola la città (e si misura la nostra assenza): credito, insegnanti, il mondo della comunicazione di massa (stiamo lavorando a costruire un circolo Rai e cellule Fininvest). Quanto poi ai precari “invisibili” diventa indispensabile, nel raccordo con taluni centri sociali e associazioni che vi operano, tentare momenti di aggregazione territoriale che né sindacato né circoli di quartiere riescono a offrire. Così con gli artigiani, così con i commercianti.
Su questi e su altri punti si gioca il carattere del radicamento del partito che accompagna quello tradizionale nelle amministrazioni e nei sindacati – ma guai a contrapporre le due forme di radicamento. Ma, nel sindacato, sarà proprio necessario che, a partire da Milano se si vuole, si metta a punto una proposta organica di “sinistra sindacale”, perché è un’anomalia che il partito comunista non abbia una sponda sociale ampia nel movimento (come invece hanno i partiti di governo).
E, infine, la visibilità politica di Rifondazione. Noi ci abbiamo provato sulla Finanziaria con banchetti e gazebo di tutti i circoli e una grande tenda in piazza del duomo. Sarà necessario d’ora in poi, concentrare le forze di volta in volta su una questione al mese: la sanità, i trasporti, la scuola, la casa. Cominciamo dalla scuola con iniziative da stabilire con i giovani e gli insegnanti. Curando più di prima i rapporti con stampa ed emittenti locali per sopperire dalla periferia all’oscuramento centrale.
E poi, le idee su Milano – aree dismesse, qualità urbana, periferie, traffico – chiamando a raccolta le forze sociali della città alle quali, in dicembre, sottoporremo i nostri progetti; rilanciare l’interlocuzione con gli altri partiti, con i sindacati, con le associazioni, le università, i centri sociali, i comitati – investendo su quelli nei cui progetti ci possiamo riconoscere (piazza Vetra e Metropolix). Episodi stabili che rendano bene la nostra “faccia” all’esterno: il circolo con gli sportelli legali e la scuola per immigrati, il circolo Casa del popolo, il recupero di uno stabile (la Cascina Cuccagna).

Bruno Casati
Segretario
Federazione di Milano

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Come ti combatto il turn-over

Da circa un paio d’anni la Federazione provinciale di Ferrara ha cominciato un lavoro di censimento dei propri iscritti che comincia a dare dei risultati positivi. Si è fatta un’indagine su tutti coloro che sono stati iscritti al Prc per almeno un anno dal 1992 fino a oggi e il numero che ne è risultato è molto alto: 2008 sono le persone “passate” che hanno avuto la tessera. Oggi gli iscritti sono 1163: un altro partito è passato per le nostre sedi e non siamo stati in grado di trattenerlo. Proprio da questo dato è partita la nostra ricerca di un lavoro sul tesseramento che potesse ottenere l’effetto immediato di riuscire a recuperare alcuni di questi iscritti o, almeno, indagare i motivi dell’allontanamento. I compagni che non hanno rinnovato la tessera sono 845, con il nostro lavoro siamo stati in grado di recuperarne 107 e di accertare che per 35 di questi la causa è il trasferimento ad altra città e per 66 l’avvenuto decesso. Così si è ridotto di circa il 25% il numero dei compagni che davamo per persi. Si tratta di un lavoro meticoloso che si sviluppa attraverso un lavoro costante tra ciascun circolo e il responsabile del tesseramento. Attraverso questo rapporto e avendo un quadro preciso di tutti i compagni passati per il Prc si scopre che, a volte, non vi sono motivazioni reali dietro alla non reiscrizione.  Non sono più del 2-3% quelli che rifiutano il rinnovo della tessera. In molti circoli si ottiene il 100% della reiscrizione, soprattutto nel caso di quei circoli piccoli dove è più facile che tutti si conoscano. In altri casi si scopre che dietro al mancato rinnovo vi è la semplice dimenticanza o la scarsa propensione a inseguire quel compagno, magari iscrittosi a una festa di Liberazione, che poi non partecipa attivamente alla vita di partito.
Occorre quindi far capire a tutti i compagni l’importanza della fase del tesseramento per la costruzione di un partito comunista di massa. Avere responsabili del tesseramento in ogni circolo, lavorare con dati aggiornati su tutti i compagni passati per il Prc. Partendo dal rinnovo di tutte le tessere nell’anno in corso si può costruire una campagna di adesione che non risenta dei ritardi cronici che spesso si hanno su questo fronte. A Ferrara siamo riusciti, per il momento, a raggiungere in tempi non geologici gli obiettivi lanciati dal nazionale, il che permette di proseguire poi nella vera e propria campagna di reclutamento che assicura ogni anno una media di 150 nuovi iscritti. 1163 iscritti alla data del 5 novembre rappresentano una buona base di partenza anche in virtù di un aumento degli iscritti che ha visto tutti gli anni una piccola ma significativa crescita. 

Filippo Farinelli
Responsabile organizzazione della federazione di Ferrara

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Fare politica con i giovani di Palermo

E’ stata una scommessa costruire un’iniziativa dei giovani comunisti a Palermo, è stato difficile. Per un’idea distorta della politica che si è radicata negli anni ’80 anche tra i ragazzi. Per la presenza di una destra forte che, spesso nascosta dietro false sigle, ha creato confusione e smarrimento tra i giovani studenti e smarrimento tra i giovani studenti che scendevano nelle piazze. Ma adesso dopo tre di anni di lavoro e l’impegno di diversi compagni, le cose cominciano a cambiare: la destra non riesce a mobilitare gli studenti, mentre noi abbiamo promosso in molte scuole collettivi, luoghi di discussione, presidi di democrazia, dove stiamo dentro con i nostri contenuti. E’ questo uno dei casi in cui il partito, più che entrare nei movimenti, li crea, crea i conflitti, rivelando contraddizioni, portando avanti politiche condivise. E i risultati arrivano: alla manifestazione indetta dai collettivi hanno partecipato 3000 studenti, mentre a quelle dei fascisti e dei diessini non più di duecento, la prova che attraverso i collettivi si radicano i  nostri contenuti politici. Così la crisi di governo non ci ha trovati impreparati, abbiamo risposto alle critiche e ottenuto consensi: dall’inizio di ottobre più di 40 giovani, che già guardavano a Rifondazione comunista, hanno deciso di prendere la tessera. Un’adesione alle nostre ragioni non solo per le vicende nazionali, ma soprattutto per la visibilità e l’iniziativa che abbiamo costruito a livello locale.
Abbiamo costruito un circolo universitario che riesce ad aggregare giovani che vengono riconosciuti nelle facoltà e che, oltre all’iniziativa politica, promuovono momenti di riflessione e studio sulle proposte di riforma. Il circolo sta preparando per i prossimi mesi un’inchiesta articolata sull’università come luogo di studio: un’indagine sulle aule disponibili, le biblioteche e i loro orari di apertura, ecc. e un’altra sull’università come luogo di lavoro incentrata su tutte le diverse forme di occupazione dell’Ateneo.
Anche il coordinamento degli studenti medi sta avviando un’inchiesta sulle strutture scolastiche e le condizioni di studio, così come sui momenti di partecipazione politica all’interno della scuola (assemblee, comitati…). L’inchiesta ci permetterà da un lato di conoscere meglio la realtà nella quale intendiamo radicarci, dall’altro ci imporrà di girare, farci conoscere, dandoci visibilità.
In provincia è forte l’impegno dei compagni di Trabia, presenti con un bollettino che stampano artigianalmente e distribuiscono nel paese, e che hanno sempre condotto battaglie attente e mirate sulla condizione giovanile, in quei piccoli paesi dove questa è precaria e senza prospettive. Ultimamente il circolo ha lanciato una sottoscrizione per creare una Casa per la cultura e per il lavoro a Trabia. Una parte dei fondi raccolti saranno destinati all’arredamento di una sede per creare un comitato di difesa della scuola pubblica, una piccola biblioteca, scolastica e universitaria, un’audioteca; mentre un’altra parte sarà destinata al miglioramento delle strutture e all’acquisizione di nuovi strumenti e materiali per il comitato disoccupati della zona. Le attività sono inserite in un piano di assemblee volte alla formazione politica dei Giovano comunisti: svolgeremo infatti assemblee sui 150 anni del Manifesto, altre sulle 35 ore che ci permetteranno di avviare un’iniziativa sul lavoro, tema sul quale scontiamo un grave ritardo; Altre ancora saranno le iniziative sui temi della scuola, dell’autonomia e del finanziamento ai privati. Mentre insieme ai centri di assistenza agli immigrati, con i quali abbiamo buoni rapporti, avvieremo una campagna in favore della difesa dei diritti civili degli stranieri, anche attraverso incontri con operatori del settore.
I Giovani comunisti a Palermo stanno quindi aprendo le loro iniziative in ogni direzione, i progetti sono ambiziosi, ma la crescita dell’organizzazione non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità. Abbiamo l’intenzione di utilizzare la competenza e gli interessi di ogni singolo compagno, da qui infatti dobbiamo partire per costruire l’iniziativa e, verso l’esterno, aumentare l’interesse intorno ai Giovani comunisti. Con possibilità reali di crescere ancora.

Sergio Boccadutri
Coordinatore 
Giovani Comunisti 
di Palermo

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