COMUNISTIAurelio Crippa
La più grande manifestazione della storia del
Partito della Rifondazione Comunista. Denigrato, presentato
allo sbando e puramente elettoralistico, il Partito ha dimostrato
di esistere, di essere un Partito di massa, cosciente del molto
fatto e del moltissimo che deve fare. Con i Comunisti, in piazza,
elettorato, popolo di sinistra, parte di quel Paese reale con il
quale si era prodotta una rottura per una politica che disattendeva
attese e speranze sucitate. Una condivisione, un sostegno,
alla svolta riformatrice, obiettivo che resta dattualità
anche nei confronti del governo DAlema. Che triste spettacolo
la formazione del nuovo governo: mai con Gladio si era urlato
subito dopo laccettazione supina di tutti e tutto, un accordicchio
per le poltrone ministeriali e di sottogoverno. I Comunisti
hanno dichiarato: faremo opposizione costruttiva. Così sarà.
La nostra battaglia politica prosegue ora nel territorio, nei luoghi
di lavoro e di studio, nei vari livelli istituzionali, Comuni,
Province, Regioni. Vogliono oscurare la nostra presenza, eliminare
la nostra voce: il ricatto posto e subito, con il voto determinante
di due cossuttiani, ha determinato la non costituzione del
gruppo alla Camera. Uno sfregio alla democrazia, un connotato
significativo del nuovo soggetto politico (Comunisti italiani)
sul modo di intendere democrazia e pluralismo. Uniamo alla
battaglia politica, lazione per il potenziamento ed allargamento
della nostra presenza organizzata. Nuove adesioni al Partito
in questi giorni: un riconoscimento per le scelte politiche
adottate, la dimostrazione di un potenziale da cui poter trarre
nuove forze ed energia per la nostra battaglia politica.
Inizia la campagna di tesseramento per il 1999: un impegno politico
per linsieme del Partito, unoccasione per un grande rapporto
di massa. Al lavoro, compagne e compagni: ancora una volta
allaltezza del compito per fare più grande il Partito
della Rifondazione Comunista |
UN PASSO IN PIU'Milziade Caprili
Dal gigantesco risanamento alla questione sociale (nel
frattempo, se possibile, aggravatasi). I dati sono troppo noti
e troppe volte squadernati, per doverli riprendere. E stato
un liberaldemocratico come Scalfari recentemente a scrivere
il vero punto di crisi del sistema è dunque questo:
i profitti e laccumulazione del capitale non determina più
- come nel modello classico - un ciclo espansivo; il benessere
ricade su una parte soltanto della popolazione senza espandersi;
i dislivelli sociali aumentano e si solidificano. Eppure è
lì, è in questi dati riassuntivi della condizione sociale
del Paese, sono i fatti che, come si dice, hanno la testa dura, che
reclamavano e ancora reclamano una svolta. Una svolta significa un
insieme di iniziative pratiche e una cultura di governo in grado
di indicare un percorso e intanto di incidere su alcuni dei problemi
che più acutamente si pongono. Cè stata questa svolta?
Noi diciamo che non cè stata. E aggiungiamo che proprio
per questo non abbiamo potuto mantenere il nostro apporto al
governo Prodi. Può un partito ragionare in un modo così
lineare? Certo che può. Anzi: deve. E daltra parte questo
del partito è stato un tema di confronto anche nel recente
dibattito. Ho letto e ascoltato in queste settimane le fantasie più
sfrenate in tema di partito, dei processi di costruzione del partito
di massa. Ho sentito segnalare che abbiamo pochi circoli rispetto
al numero dei Comuni di cui è ricco il nostro Paese.
E vero e stiamo lavorando al radicamento del partito non sfuggendoci
le difficoltà, persino quelle materiali. Ma, vorrei
molto sommessamente notare, lorganizzazione di un partito
dipende anche (si può dire?) dalle politiche che fai, dalla
cultura politica di cui sei portatore, dalla pratica politica
che sei in grado di far vivere. Nel cielo del politicismo non si
costruisce un partito e tanto meno un partito di massa. Considero
un contributo serio alla costruzione del Partito comunista
di massa sottolineare il rischio di autonomizzazione della nostra
presenza nelle istituzioni e di nuova separatezza della politica
- per usare una espressione di Bertinotti al Convegno di Chianciano
- dalla lotta sociale, dallorganizzazione del partito, dallorganizzazione
del movimento. Per questa via si corre persino il rischio
che la centralità della questione sociale, cioè
della questione di classe, sia la cifra di un partito comunista
quando è astro nascente e che poi la condanna di un partito
comunista nella maturità sia il ritorno alla divisione del
lavoro tradizionale della politica. Vedere questo rischio,
il rischio di un partito comandato da quelli che stanno nelle
istituzioni e di un partito trascinato a essere una macchina
elettorale è, mi pare, indicativo di unattenzione necessaria
ai problemi che abbiamo e che potremmo sempre più avere
e insieme lindicazione della barra, della rotta, (la centralità
del conflitto di classe, la centralità della condizione
sociale) che si dovrà tenere per la costruzione del partito
comunista di massa. Anche noi, anche noi nel nostro piccolo, ci
siamo interrogati, abbiamo cercato di lavorare attorno alla
configurazione oggi di un nuovo partito comunista di massa: quali
politiche praticare, a quali soggetti parlare, da quali elementi
partire per rappresentare la società nella fase della
scomposizione del conflitto. Ad un accumulo così pesante di
novità intervenute proprio anche nel tessuto (sino a
dilacerarlo) che aveva permesso - e concorso a motivare - la
costruzione dei partiti di massa, contrapponiamo ancora riflessioni
ed esperienze pratiche incerte. Non cè dubbio che il
partito nostro appare spesso stretto tra difficoltà oggettive,
mancanza di strumentazione culturale, abbondanza di beghe e
di liti che ne ingessano liniziativa. Qualche volta rischiamo
utilizzando categorie tradizionali di non incontrare più
le esigenze laddove esse vivono. Tutto questo è e dovrà
essere il terreno di iniziativa per la costruzione del partito
di massa. Ritorniamo al III° Congresso. Alla politica perchè
è quella - non le chiacchiere - che dispone se potremo
fare (dopo quelli già accumulati) passi in avanti o meno
nella costruzione del partito di massa. Del resto un partito
come una alternativa non è capace di vivere senza un
progetto e noi ce lo siamo dati al Congresso. Io sono convinto
che avevamo visto bene quando abbiamo ragionato attorno al
superamento del carattere monosessuato del partito (ricordate:
un partito di massa che sappia leggere la realtà anche
attraverso lesperienza e il pensiero critico delle donne) o
sullelemento nuovo e innovatore rappresentato dallattenzione delle
giovani generazioni verso Rifondazione e dalla conseguente
necessità di approfondire lo specifico giovanile a partire
dalla esperienza concreta di giovani compagne e compagni, senza
però perdere di vista la necessità di un intervento
che deve vedere tutto il partito farsene carico. Certo so bene
che il dire e il fare non sono la stessa cosa. So però
che una direzione di marcia anche da questo punto di vista
ce la siamo data e che esperienze come quella del recente Campeggio
dei giovani comunisti per esempio non sono il frutto di pura
casualità. La direzione di marcia - ecco la mia opinione
- non si può interrompere. La sfida è alta e
sentiamo - in contrasto con il parere di molti profeti di sventura
- che cresce attenzione intorno a noi, interesse verso questo
moderno partito comunista che ha evitato, può evitare
la tagliola dellomologazione e della chiusura settaria. La
manifestazione del 17 ottobre a Roma ha segnalato insieme rapporti
già concretamente costruiti e lenorme lavoro che ancora
ci aspetta. Non è una riduzione organizzativistica se
concludo dicendo che un primo grande appuntamento è quello
della Campagna tesseramento e proselitismo del 1999. Dobbiamo
proporre a tutti / tutte coloro che ci hanno seguiti con partecipazione,
persino con affetto di fare un passo in più con la tessera
di Rifondazione Comunista. |
RINNOVARE LA TESSERA
Il PRC attraversa una fase di grande interesse: la
difficile scelta di non sostenere più il governo Prodi, la
scissione operata da coloro che non hanno condiviso quella scelta,
la grave decisione dellUfficio di Presidenza della Camera
di non concederci la possibilità di costituire un gruppo
parlamentare, sono fatti che porranno il nostro partito di
fronte a nuove sfide. Accanto a queste, i terreni su cui da sempre
siamo impegnati e su cui di più e meglio vogliamo fare. Lavoro,
Stato sociale, tutela dellambiente, uno sviluppo avanzato
e compatibile: tutte questioni cruciali alle quali è
possibile mettere mano e sulle quali si può far progredire
la trasformazione. Se poi guardiamo a questo in una prospettiva
europea, la svolta a sinistra, di cui i comunisti e le forze
antagoniste sono parte fondante, è il terreno che consente
di dare forza a un processo riformatore che abbia carattere
strutturale. Ma, senza la partecipazione, il nostro paese rischia
di essere lultimo a vedere quella svolta a sinistra che in
Francia e Germania sta producendo effetti tangibili. In quei paesi
le forze imprenditoriali osteggiano i governi di sinistra,
da noi chiedono a gran voce lapprovazione della legge Finanziaria
e la marginalizzazione del Prc. In Francia le masse popolari
sono state protagoniste della svolta e, poi hanno incalzato
il governo. Da noi, la riforma del sistema elettorale in senso
maggioritario ha incoraggiato labbandono della politica e, senza
il contributo determinante del Prc, il governo Prodi ci avrebbe portato
in Europa perseguendo una logica corporativa e colpendo più
duramente le fasce più deboli. Rinnovare la tessera oggi significa
dunque essere parte attiva nella costruzione di un parttito
di massa capace di stare attivamente dentro questi processi,
impegnarsi a combattere la deriva plebiscitaria della politica italiana
e labbandono della partecipazione da parte delle masse popolari
del nostro paese. Un partito forte e radicato, capace di parlare
a tutto il mondo del lavoro, è necessario per la costruzione,
anche in Italia, di una svolta riformatrice, per spostare a
sinistra una scena politica nella quale tutte le forze rischiano
di assomigliarsi, per rimettere al lavoro intelligenze che
contribuiscano alla ricerca collettiva capace di dare risposte ai
bisogni vecchi e nuovi che il pensiero unico neoliberista non ha
fatto che accrescere.
Martino Mazzonis
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LA PRESENZA DEL PARTITO: I CIRCOLI PRESENTI E GLI OBIETTIVI POSSIBILI
La pratica e il progetto. Così diceva lo slogan
del Convegno di Chianciano che il Dipartimento Nazionale di Organizzazione
ha tenuto il 14 e 15 Giugno 97. Vediamo ora di fare il punto a poco
più di un anno di distanza da quellimpegnativo appuntamento.
A metà 98 registriamo un aumento di 105 Circoli di cui 39
Aziendali, rispetto alla stessa data del 1997. È certamente
un dato positivo nel lavoro di costruzione e insediamento del Partito
sia nel territorio che nei luoghi di lavoro e di studio. Siamo
passati infatti dai 2.737 Circoli che avevano censito in preparazione
del Convegno di Chianciano, ai 2.840 di questa prima metà
del 98. Occorre però anche leggere dentro i numeri.
Sono 8.191 i Comuni in Italia e migliaia le aziende pubbliche e private
che occupano più di 300/400 lavoratrici e lavoratori. 635
sono i Comuni con più di 15.000 abitanti e oltre 4.000 le
aziende private con più di 500 dipendenti (dati ISTAT). Eppure
la presenza organizzata dei comunisti nel territorio e nei luoghi
di lavoro e studio è ancora insufficiente. Vi sono, in alcuni
di questi 635 Comuni, vere e proprie assenze organizzative che le
Federazioni devono mettere al centro del proprio lavoro. Se
dai 2.840 Circoli costituiti togliamo i Circoli Aziendali (150) abbiamo
2.690 Circoli territoriali (e sono ancora numerosi quelli che non
superano i 20 iscritti). 386 sono i Circoli territoriali insediati
nei 49 Comuni medio/ grandi (11 a Torino città, 25 a Milano città,
9 a Brescia città, 17 a Venezia e Firenze città, 4
a Verona e Padova città, 10 a Bologna città, 12 a Genova
città, 6 a Savona, 9 a Reggio Emilia, 7 a Parma, 8 a Rimini,
12 a Livorno, 11 a Massa e Pistoia città, 66 a Roma, 9 a Terni,
13 a Napoli, 8 a Reggio Calabria, 4 a Catanzaro, 3 a Cagliari e Sassari
città, solo per citarne alcune). Abbiamo quindi 2.404 Comuni
dItalia dove esiste la presenza organizzata del Partito. Il
lavoro da fare è ancora molto. Occorre procedere con decisione
da parte dei Regionali e delle Federazioni a predisporre piani di
lavoro per linsediamento del Partito nel territorio e nei luoghi
di lavoro. È possibile porci, con gradualità sintende,
due traguardi: 1) arrivare ad avere la presenza organizzata del Partito
nei 635 Comuni sopra i 15.000 abitanti; 2) è un obiettivo
ambizioso quello di stabilire una presenza del Partito nella metà
dei comuni italiani. Ambizioso ma indispensabile se si vuole parlare
a buona ragione di radicamento del Partito nel territorio 3)
raddoppiare il numero dei circoli nei luoghi di lavoro nel prossimo
anno, tenendo presente che in questi giorni abbiamo registrato numerosissime
nuove adesioni soprattutto fra lavoratrici e lavoratori dipendenti.
Enzo Jorfida
del Dipartimento Nazionale Organizzazione |
RIPARTIAMO DAI CIRCOLI
La grande manifestazione del 17 ottobre scorso ci dice,
soprattutto due cose. La prima è che il nostro partito
ha dimostrato una grande reattività in un momento in cui questo
non era scontato. La seconda, per noi particolarmente importante,
è che in quel corteo si è dispegata massicciamente
una soggettività giovanile mai prima dora così
visibile e fortemente caratterizzata. In questo senso il segnale
di una crescita politica e dunque organizzativa dellorganizzazione
giovanile arriva forte e chiaro ma arriva anche e soprattutto
lindicazione di una attenzione delle giovani generazioni per il
nostro partito che spesso travalica i confini di una appartenenza
consolidata e pienamente consapevole. Mi pare di poter dire
che sui contenuti, sulle posizioni che esprimiamo sui temi
più direttamente inerenti alle condizioni materiali di
vita dei giovani e delle giovani di questo paese, si concentra più
direttamente questo interesse. Ancora molta strada dobbiamo invece
fare sulle pratiche del nostro agire, sugli strumenti e sulle forme
con cui conduciamo concretamente la nostra battaglia politica. E
un tema questo che investe un grande spettro di questioni,
prima fra tutte quella della partecipazione, centrale per lessenza
stessa della nostra scommessa politica, la ricostruzione di
un forte partito di massa. Questo tema, che è giustamente
divenuto centrale nella nostra elaborazione, riassume una battaglia
contro la passività, contro la frammentazione per riaffermare
una opportunità differente, la possibilità di
trovare nella dimensione collettiva una speranza di trasformazione
della realtà. E quindi, nel quadro appena descritto
di un ampio spazio di iniziativa tra i giovani e le giovani,
che si colloca il tema della campagna di adesione ai Giovani
Comunisti per il 1999. Tradurre questo ragionamento, queste
intuizioni in una iniziativa politica e sociale, in una serie di
appuntamenti in cui intercettare nuovi potenziali iscritti è
il compito immediato che abbiamo di fronte come Giovani Comunisti.
Abbiamo detto partecipazione. Ricominciamo - ad esempio - dai
circoli e da quel ragionamento svolto nella Conferenza dorganizzazione
di Chianciano di quasi due anni fa, e facciamolo a partire
dalla nostra specificità, dai nostri bisogni. Facciamo dei
circoli, a partire dalloccasione che ci viene dallimportante
appuntamento del tesseramento, luoghi aperti attraverso lorganizzazione
di feste, di momenti di (ri)aggregazione e di socialità
non mercificata mettendo al centro della nostra stessa propaganda
nuovi e diversi rapporti sociali. E costruiamo queste iniziative
rendendone partecipi tutti i compagni e le compagne a partire dalla
valorizzazione delle loro esperienze come dei loro interessi per
le possibilità di arricchimento che possono rappresentare
nella determinazione di risposte ma anche e soprattutto di
domande. Così come dobbiamo andare nelle scuole e nelle
università, nei centri sociali e anche nelle discoteche a
discutere in un caso di riforma, in un altro di spazi aggregativi
e in un altro ancora di gratuità dei profilattici e
di antiproibizionismo. Dobbiamo insomma, far sì che lappuntamento
del tesseramento passi da pratica amministrativa di contabilità
interna a momento di forte iniziativa politica esterna, di
maggiore penetrazione nella società. Costruiamo insomma
la nostra campagna di adesione partendo da noi, dalla affermazione
della nostra alterità a questo modello che ci viene
presentato come lunico possibile, ma anche andando oltre noi, alla
ricerca di interlocuzioni che nella differenza di esperienze, culture,
punti di vista sappiano mettere al centro quellalterità culturale
e politica che vogliamo rappresentare, perchè - e questo
è il nostro punto di partenza - non cè nulla di
scontato, mai.
Nicola Fratoianni
Responsabile organizzazione Giovani Comunisti |
IL PARTITO DESCRITTO DALLA MANIFESTAZIONE DEL 17 OTTOBRE
La manifestazione del 17 ottobre a Roma ci ha descritto
una comunità di donne e di uomini che non solo voleva,
una volta di più, riconoscersi, ma anche rimettersi in gioco.
Unesperienza collettiva dunque, una rete di culture, di intelligenze
e di energie da cui traspariva con forza lesigenza di un superamento
in positivo di una fase dominata dalla politica politicante
e dallamarezza di unassurda scissione. Il ritorno sul territorio
impegna tutte/ i a declinare quel nucleo di intenzioni in un rilancio
del processo di rifondazione, cercando di abbandonare ogni
tratto volontaristico, valorizzando invece capacità, differenze,
dialogo, fantasia. Sarebbe un grave errore non rendere protagonista
una soggettività ricca e complessa che vuole costruire
la propria identità contro unidea deterministica della storia,
ma fuori dallingenuità di un percorso progressivo lineare.
In questa prospettiva la stessa campagna di adesioni al Partito della
Rifondazione Comunista per il 1999 si presenta come terreno fertile
per farci fare un salto di qualità. Naturalmente occorre
da subito sgombrare il campo dallidea, purtroppo a volte fondata
su elementi di verità, che il tesseramento sia solo
fredda tecnica, quasi una consuetudine burocratica da dover
sbrigare avendo come massimo elemento di stimolo la gara sui numeri
con questo o quel circolo, con questa o quella federazione.
In realtà questi atteggiamenti hanno spesso depotenziato
unoccasione permanente di apertura e sperimentazione, spersonalizzando
sia chi lavora al tesseramento sia chi si accingeva alladesione,
magari per la prima volta. Se lidea di ritessere equilibri
più avanzati socialmente, stimolando per questo le forze
di sinistra e democratiche, deve essere per tutti un orizzonte
a cui tendere nel medio periodo, diventa altresì determinante
attrezzarsi per uninterpretazione e unazione a livello decentrato,
su un territorio diventato strategico per la messa a valore,
da parte liberista, di ogni interstizio vitale. E proprio a
questo livello che le persone sono in presa diretta con i grandi
guasti e le sempre più grandi debolezze del modello
dominante, ne vivono gli aggiustamenti e le varianti locali come
devastazione del legame sociale in un crescendo di conflitti orizzontali:
questa azienda contro quella, quel lavoratore contro quellaltro,
quel giovane contro quellanziano, etc.. La radicalità
di tali fenomeni attraversa figure e inetri ceti: sono i luoghi
delezione di una sinistra antagonista a essere frammentati e
recalcitranti a una lettura agevole. Architettare azione e movimento
politico di ampio respiro non è semplice, implica una
serie di passaggi e tappe che non accettano scorciatoie. Daltro
canto per noi non è neanche possibile eliminare un qui
e ora, un mettere le mani dentro i problemi per dislocare
delle linee di resistenza, degli embrioni di progetto che si sappiano
organicamente legare con un senso più complessivo, di alternativa
appunto. Siamo quindi chiamati a un duplice sforzo per contemperare
una riflessione/ azione culturale e strategica con la necessità
incomprimibile di stare nella società e nelle sue aspre
contraddizioni. Per portare avanti questo impianto non bisogna perdere
mai di vista il nesso tra i due livelli del ragionamento, occorre
anzi farli interagire, far sì che uno travasi nellaltro
e viceversa. Così come occorre valorizzare al massimo il
rapporto con le soggettività e le aggregazioni di una sinistra
sociale che vuole, sulla base di uninterazione autentica,
mettere alla prova lidea di antagonismo diffuso. Deve essere una
prova e una possibilità anche per una Rifondazione interessata
ad annodare mille fili con chi ricostruiscelegame sociale,
con le geometrie variabili di chi pratica tentativi di autogestione
e di contrasto alleterodirezione delle forme di mercato.
Lapertura di una nuova stagione di tesseramento non può che
farsi attraversare da tutti questi temi. Con la tessera si
deve muovere unidea di Partito e quindi la sua capacità di
insediamento di massa. Nulla di scontato, dunque, e invece
massima attenzione allarticolazione sociale in cui siamo immersi.
Uscire dai circoli, dalle federazioni per trasformare la campagna
di tesseramento in una preziosissima azione politica. Landare
con le tessere e un banchetto allinterno di un quartiere può
e deve essere occasione per imbastire un nuovo lavoro dinchiesta,
così come il tesseramento di un disoccupato può e
deve diventare il tentativo di costituire un coordinamento di chi
si trova senza lavoro. Ladesione al Partito della Rifondazione
Comunista, così concepito, saprà parlare a molti con
un linguaggio diretto, sostanziato da un reale e condiviso
interesse per problemi e soluzioni. Sarà unadesione che potrà
contribuire, in modo determinante, a una ricomposizione di
classe che continua a essere uno degli obiettivi prioritari per costruire
lalternativa.
Alberto Deambrogio
Segretario Federazione di Alessandria |
QUELLI CHE SI DIFENDONO LE PENSIONI, QUELLI CHE SI BATTONO PER IL LAVORO, QUELLI DELLE 35 ORE
Quelli che difendono le pensioni. Quelli che si battono per
il lavoro. Quelli delle 35 ore. Così, fino a oggi,
Rifondazione Comunista si è caratterizzata agli occhi dellopinione
pubblica. E su questi temi, di carattere generale, è cresciuto
il consenso. Una crescita di consenso, anche elettorale, cui però
non è corrisposto un aumento del numero di iscritti. In Liguria,
dal 1992 il numero degli iscritti è sempre uguale. Anche se
il fenomeno del turn over ha interessato circa 2.500 compagni (918
solo negli ultimi due anni). Un mancato incremento di tessere da
attribuire, è vero, a deficienze organizzative; allassenza
- nel caso del turn over - di un rapporto reale tra circolo e i propri
iscritti. Ma è pur vero che il grande limite che registriamo
è
la difficoltà di articolare iniziative nel territorio, che
non siano di propaganda, su questioni che riguardano la vita quotidiana
della gente: trasporti, casa, salute, assistenza, scuola. Una difficoltà
che deriva da un insediamento sociale ancora troppo debole, da
una scarsità sempre maggiore di quadri, da una sempre più
errata impostazione del ruolo istituzionale. Tutto ciò alimenta,
in un circolo virtuoso, autoreferenzialità, tendenza a un
partito dopinione e ripiegato nella sua vita inetrna, separatezza
dei quadri e delle figure istituzionali. Laddove si sono fatti passi
in avanti è perchè si sono impostate e costruite delle
vere e proprie vertenze territoriali. Sulle questioni del lavoro,
della deregolamentazione del territorio, dellambiente. E soprattutto
un risultato del partito se Alta Voracità in Liguria non
corre più, se il pasticciaccio della linea ad Alta Velocità
Milano Genova è stato fermato. Una vittoria costruita sulla
capacità di coinvolgere le popolazioni, di interloquire con
la realtà sociale, di essere motori e organizzatori del conflitto
sociale. E sulla strada delle vertenze territoriali occorre insistere.
Tutta la Liguria è interessata da proposte di Patti Territoriali;
a La Spezia incombe un contratto darea. Flessibilità del
lavoro, deregolamentazione del territorio. Su queste proposte segnaliamo
un forte ritardo del partito, spesso anche per una mancanza di comunicazione
con i nostri gruppi istituzionali troppo rinchiusi nelle loro stanze
sugherate. Così come segnaliamo un forte ritardo di iniziativa
politica sulla riorganizzazione dei trasporti locali. Tagli dei servizi,
privatizzazione e subconcessioni delle linee, tutto in funzione delle
logiche di mercato: questa è la legge che la giunta ligure
di centrosinistra sta per approvare. I cui effetti colpiranno, in
maniera pesante, le popolazioni già disagiate delle nostre
periferie. E questo il cammino che il comitato regionale ligure
sta cercando di intraprendere: portare le questioni nazionali nelle
situazioni locali, legare il tema del lavoro, della salute, dei trasporti,
dellambiente, della casa, della scuola, a specifiche vertenze territoriali.
Per ricostruire il protagonismo dei circoli, delle federazioni. Per
rafforzare le strutture territoriali e per formare quadri capaci.
Un percorso non facile, ma il solo percorribile, nel difficile cammino
della costruzione del partito di massa.
Giacomo Conti
Segreteria regionale Liguria. |
FEDERAZIONE DELL'UNIONE EUROPEA: E' NATO UN NUOVO CIRCOLO DEL PRC
Il 1° luglio 1998, in occasione di una permanenza
a Bruxelles del Segretario Nazionale del Partito, Fausto Bertinotti,
si è tenuta una affollata assemblea di simpatizzanti di
Rifondazione Comunista residenti in Belgio. In quelloccasione da
parte di alcuni nostri iscritti presenti allassemblea, si
è assunto limpegno di far nascere un circolo del Prc anche
in Belgio. Ad oggi gli iscritti sono già 19 e a metà
settembre si è tenuto il Congresso fondativo del Circolo,
che prenderà il nome di Liberazione 2000. Pubblichiamo
il testo dellintroduzione allAssemblea del 1° luglio, svolta
dal compagno Umberto Misto, operaio della Ford di Genk e Segretario
del Circolo.
Cari compagni e amici, innanzitutto voglio ringraziarvi tutti per la vostra presenza. Oggi per noi, compagni di Rifondazione, è un grande giorno. E da un paio di anni che cerchiamo di costruire il nostro Partito in Belgio. Sappiamo che alcuni compagni si sono lamentati per la nostra assenza sul territorio, ma riprendere i contatti con gli emigrati è stato un lavoro non facile, lento e laborioso. Ma ora che abbiamo riallacciato, non molleremo più. Ripeto, oggi, per noi è un gran giorno perchè finalmente possiamo dire che esistiamo anche in Belgio. Abbiamo dato vita al nostro circolo Liberazione 2000. Da questo momento siamo lieti di collaborare con tutte le altre Associazioni e tutti gli altri circoli presenti in Belgio per migliorare le condizioni degli emigrati, per apportare la nostra sensibilità sociale e mettere a disposizione le nostre forze ed esperienze per cercare di cambiare questa società e di renderla più giusta nei confronti degli operai, dei giovani, delle donne. Come prima attività abbiamo scelto un dibattito sulla cittadinanza degli italiani in Europa, appunto Cittadino italiano, cittadino europeo?. Qualè il rapporto tra italiani allestero e lItalia, diritti e doveri di tutti. Noi emigrati siamo cittadini europei? Riceveremo il diritto di voto? Quale può essere il nostro ruolo in questa Europa dove la moneta unica è una realtà ma si trascura laspetto sociale che dovrebbe crescere, svilupparsi almeno come gli altri aspetti in Europa? La disoccupazione, ad esempio, è un enorme problema, aumentano i ritmi di produzione e diminuiscono i posti di lavoro, abbiamo bisogno di un miglioramento della qualità della vita e della qualità del lavoro, pensiamo, per esempio, alla riduzione dellorario di lavoro a parità di salario. Siamo certi che riusciremo a lavorare bene soprattutto con i circoli e i partiti di sinistra ma anche con tutti coloro che più condividono il nostro modo di sentire e vedere le ingiustizie; lavoreremo insieme su tutte le politiche che ci accomunano, dando così più forza alle nostre richieste. Ci impegneremo con serietà anche nella preparazione delle prossime elezioni europee del 1999. E nostra intenzione instaurare contatti anche con i partiti belgi così i compagni e gli emigrati della seconda generazione potranno seguire politiche più vicine a loro e saranno motivati a una militanza più attiva. La politica e la coerenza del nostro Partito la conoscete già. Da sempre difendiamo tenacemente i lavoratori e le fasce sociali più povere. Sappiamo perfettamente che in questa Europa capitalista, completamente presa dal vortice economico che lUnione europea ha voluto promuovere a discapito delle politiche sociali, cè gente più povera, famiglie intere che subiscono le conseguenze di queste scelte, quindi siamo convinti che oggi più che mai i comunisti siano necessari in Italia e in Europa. Appoggiando il governo o allopposizione il Partito della Rifondazione Comunista resta il partito che più difende gli interessi dei lavoratori e lotta affinchè le richieste legittime dei giovani ad un posto di lavoro siano esaurite. Cè gente ha bisogno di questo Partito, che dà loro la forza di credere che non combattono da soli |
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dal 27-5-98 h 16.35
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