FATTI NON PAROLEAurelio Crippa
NO, il nostro Paese non può continuare così. La mancata
introduzione di qualsiasi elemento di riforma sociale contestualmente
allopera di risanamento, ha visto determinarsi una divaricazione
tra crescita economica ed un bilancio sociale che per alcuni versi
è addirittura peggiorato. In aprile la disoccupazione cresce
ancora, la povertà è salita dal 63% del 1993 al 75%
del 1997 (le famiglie povere salgono a due milioni e 254 mila, con
un incremento di 200 mila ed i poveri sono 7 milioni, 350 mila in
più rispetto al 1996). Per la prima volta si parla di unequazione
povertà-lavoro per un 15% circa del totale. Emerge una
condizione dingiustizia sociale che pone lurgenza di una svolta
nelle politiche economiche e sociali. Nel Paese cresce il disagio,
la delusione di massa insieme alla sfiducia, diffuso è il
sentimento di estraneità dalla politica. La società
si sta drammaticamente spaccando con contraddizioni sociali e di
classe sempre più acute, in un processo crescente di americanizzazione.
Tutto ciò si manifesta concretamente con la vertiginosa crescita
della disaffezione al voto, la forma primaria della partecipazione
alla politica. Cresce così lansia nei giovani per il loro
futuro, linsicurezza per le lavoratrici ed i lavoratori, il senso
di emarginazioni fra gli anziani, mentre le donne più di altri
vedono venir meno diritti e conquiste civili e sociali di questi
anni. La questione che si pone è chiara: chiudere la fase
in cui si è realizzata una politica di risanamento senza determinare
direttamente laccrescimento delle ingiustizie sociali (è il risultato
della battaglia politica tra noi e le altre forze della maggioranza ed
il governo) per aprire subito una svolta riformatrice nellazione
e nellattitudine del governo. Le priorità assolute
del lavoro e del Mezzogiorno necessitano di un grande progetto, purtroppo
ancora assente nellazione del governo, fermo a vecchie ricette che
hanno già fatto fallimento. Le nostre proposte le abbiamo
avanzate, confrontate con gli altri Partiti: sono lespressione concreta
e possibile di una svolta riformatrice. Ha preso un colpo rilevante
ed è caduta almeno per ora, e noi speriamo per sempre, lidea
di una soluzione presidenzialista quale nuova forma dello Stato.
Per non fare errori del passato due premesse: - la prima riguarda
la maggioranza: le destre hanno lavorato attorno ad unidea a loro
congegnale di democrazia delegata e personalizzazione della politica,
di una forma di governo sovraparlamentare, in modo da metterla al
riparo dal conflitto e dalla conflittualità sociale.
- La seconda è la crisi strisciante del bipolarismo: lattacco di
Berlusconi non è stato in nome di una concorrenzialità
estremistica con AN, ma invece la scelta, il tentativo di far strada
ad un progetto di ricostruzione di un nuovo centro moderato.
Questo progetto non si ferma per via istituzionale, ma solo per via
politica, costruendo lalternativa con una sinistra plurale. La fine
della bicamerale è la fine dellidea secondo la quale il nuovo
era (è) comunque bene. Nuova fase politica dunque, di cui
il Partito deve essere protagonista a tutti i livelli nel determinare
iniziativa, mobilitazione, lotta, a sostegno delle nostre proposte.
Diamo vita su di esse ad un ampio ed unitario confronto con Partiti,
Associazioni, Organizzazioni, movimenti, presenti nel territorio,
per costruire un nuovo fronte di lotta sociale capace di imprimere
allazione di governo la svolta riformatrice. Con lo sviluppo delliniziativa
politica, loperare per il rafforzamento e potenziamento organizzativo
del Partito: lallargamento del suo insediamento nel territorio,
nei luoghi di lavoro e di studio. Si conquisti, con ladesione,
una nuova leva di comunisti. Non di parole abbiamo bisogno, ma di
fatti concreti: solo così non si è forza testimoniale,
autoreferenziale. Non è dei comunisti gettare il sasso e poi
ritirare la mano, magari giustificando in nome e per conto di cosiddetti
interessi generale che poi, guarda caso, si rivelano essere quasi
sempre quelli di lor signori. I problemi reali del Paese si
chiamano: lavoro, sanità, trasporti, casa, in sintesi giustizia
sociale. Di questi vogliamo essere portavoce, con limpostazione
di sempre: questione sociale e questione democratica sono il tuttuno
della nostra lotta politica. Alla politica, quella vera, ci
siamo attenuti e ci atteniamo, convinti più che mai che solo
così si può realmente sconfiggere il crescente disincanto
dalla politica ed il pericolo delle destre. |
OLTRE NAPOLIMilziade Caprili
LAssemblea dei quadri meridionali (Napoli 13-14 Giugno) è
sicuramente andata bene. Prima di tutto nelle presenze e del sabato
e della domenica: 500 il primo giorno, il doppio nel corso della
seduta della domenica conclusa dallintervento di Bertinotti. Poi
per il fatto che le presenze erano per davvero di quadri meridionali,
di compagni e compagne (poche, ma poi ci verrò) impegnati nella
direzione di circoli, federazioni, strutture del partito, nelle varie
organizzazioni sindacali, nellassociazionismo, nei diversi livelli
istituzionali. Ci sono state poi presenze individuali (Augusto Graziani,
Giorgio Nebbia, Peppino di Lello, Adriana Buffardi e il sindaco di
Napoli Bassolino) e collettive (Popolo dei Cancelli, i giovani compagni
e le giovani compagne della brigata Sarno) assai significative.
Dicevo delle compagne. Qui non ci siamo: sono state poche le compagne
chiamate dalle varie Federazioni a partecipare allAssemblea e quindi
pochi interventi anche se significativi - hanno presentato esperienze
di compagne. Una occasione dunque che è stata deprivata di
un fondamentale arricchimento. Peraltro in un quadro segnatamente
positivo, con interventi che si sono sul serio cimentati con i problemi
(e le potenzialità) del partito meridionale; interventi anche
frutto di cose fatte, di esperienze consolidate, di accenni di movimenti
e non costruiti solo attorno ad un sempre ritornante dover fare.
La solida relazione di Giovanni Russo Spena e le conclusioni di
Bertinotti del resto hanno segnalato un grado rilevantissimo di assunzione
nazionale rispetto alle tematiche meridionali: una conferma, sia
chiaro, di un indirizzo già largamente affermato nel corpo
del partito. Dunque: una preparazione che ha attraversato tutte le
regioni meridionali con le iniziative che sono andate sotto il titolo
verso lAssemblea dei quadri meridionali; una Assemblea positiva
attenta, partecipata, sono questi i punti da cui ripartire. Da cui
ripartire, appunto. È questo un problema che si pone più
generalmente: costruiamo molte occasioni nelle quale si affrontano
temi di particolare interesse e poi terminata liniziativa rimane
assai poco. Abbiamo detto magari cose interessanti per un particolare
settore, per una regione, per un territorio, ci siamo detti passaggi
che dovrebbero essere organizzati, fatti politici che dovrebbero
essere costruiti, ma molto spesso il seguito del nostro lavoro non
riesce a concretizzare quanto detto. Da Napoli è uscita con
forza la constatazione circa le modalità di costruzione del
partito: nella condizione meridionale non si da un partito comunista
di massa se questo stesso partito non risultasse in grado di intercettare
quellimmenso fenomeno rappresentato dai disoccupati, dai sottoccupati,
dai lavoratori precari, dai lavoratori socialmente utili, ecc. (e
questo ecc. è fatto di donne e uomini in carne ed ossa); nella
condizione meridionale non si da un partito comunista di massa se
questo stesso partito non fosse in grado di divenire per linea politica,
per pratica politica e per spessore dei propri dirigenti un interlocutore,
una parte fondamentale dei movimenti; nella condizione meridionale
non si da un partito di massa se questo stesso partito non fosse
in grado di raccogliere il positivo delle competizioni elettorali
(programmi, rapporti con la società, alleanze) dismettendo
il negativo rappresentato per lo più dallelettoralismo; nella
condizione meridionale non si da un partito comunista di massa se
questo stesso partito non lavorasse al proprio radicamento ponendo,
per fare un esempio, mente e impegno organizzativo a costruire un
circolo in tutti i paesi dove prendiamo cento (o più, ovviamente)
voti e dove non esistiamo come struttura organizzativa. |
UN PARTITO DI MASSA CHE SI FACCIA SOCIETA'Riportiamo di seguito il capitoletto relativo ai temi del partito contenuto nella relazione presentata dal compagno Giovanni Russo Spena allAssemblea dei quadri meridionali (Napoli 13 e 14 giugno 1998)Giovanni Russo Spena
Il nostro meridionalismo è, insomma, non piagnisteo populista, ma
laboratorio progettuale. E noi dobbiamo tendere alla costruzione
di un partito di massa che si faccia società. Non uninerte appendice,
al di sotto del Garigliano, del partito nazionale, ma un partito
meridionale che sappia rivendicare identità ed orgoglio meridionalista,
culture, il proprio modo di vivere i tempi e gli spazi, di riarticolare
la linea politica plasmandola sulla realtà. Penso al Gramsci
di rivoluzione contro il capitale: un partito non autoreferenziale
ma solido, tramite di autorganizzazione, protagonista del proprio
futuro, in una concezione antideterministica della storia. Un partito
che fondi la sua linea di massa sulla coppia territorialità/vertenzialità;
che viva, cioè, il territorio, non solo come luogo di propaganda
ma di inchiesta, di riscoperta di soggettività sociali, di
organizzazione del conflitto. Perché, altrimenti, anche la
ripresa dei conflitti, nel Sud, rischia di annegare nella crescente
corporativizzazione della società. Qui, vedete, noi siamo
esposti a due pressioni, contemporanee ed entrambe forti, che sono
il nostro azzardo e, insieme, la nostra maledizione: da un lato,
ci viene richiesto di agire una politica a livello di governo; dallaltro,
contemporaneamente, di rappresentare una vera e propria opposizione
di sistema. Chi può negarlo? Non esistono, allora, facili
scorciatoie. Facciamo lesempio di ciò che accade con i lavoratori
socialmente utili: noi strappiamo la governo alcuni risultati, ma
essi non sono sufficienti (e non possono essere considerati tali).
E allora, noi dobbiamo fare di questa vertenza, un punto, certo,
di conflitto aspro ed immediato, ma anche di progetto. La stabilità
futura del posto di lavoro; la gestione piena di questo impegno da
parte dellAgenzia per il Sud; ma anche, al di là del pur
importante dato contingente, nostra iniziativa prioritaria è
il contrapporsi alla svalorizzazione di questi lavori come lassistenzialismo
(vero, Cofferati?); lorizzonte, insomma, in cui inserire la lotta
immediata per la stabilità del posto di lavoro è considerare
i lavori a valore duso sociale il volano di un nuovo modello di
sviluppo che coniuga la lotta per il lavoro ai bisogni di ambiente,
di cura, di cultura, di formazione. Una grande battaglia civile,
oltre che di classe. Tocca noi, insomma, strappare risultati immediati,
aprire varchi nelle istituzioni, valorizzando la nostra presenza
istituzionale; ma sempre in funzione di una riorganizzazione sociale
dei conflitti dispersi e isolati; sedimentando anche una fitta rete
di strutture intermedie (dai comitati per il lavoro, a sportelli
informativi, a strutture consortili). Dobbiamo sapere difendere e
far crescere tutte le forme organizzate, perché il partito
di massa, soprattutto nel Sud, è proprio un principio di aggregazione
allinterno di una società che si rompe, si sfrangia, si aliena
nella delega, si deprime nel sequestro delle forme della rappresentanza.
Saremmo dei poveri illusi se pensassimo di sopravvivere allinterno
di rendite di posizione istituzionali. |
SUL CONCETTO DI PARTITO DI MASSAAntonio Gramsci (da Antologia degli scritti a cura di Antonio A. Santucci - Editori Riuniti)
Quando si vuol scrivere la storia di un partito politico, in realtà
occorre affrontare tutta una serie di problemi molto meno semplici
di quanto creda, per es., Roberto Michels (1) che pure è
ritenuto uno specialista in materia. Cosa sarà la storia di
un partito? Sarà la mera narrazione della vita interna
di una organizzazione politica? Come essa nasce, i primi gruppi che
la costituiscono, le polemiche ideologiche attraverso cui si
forma il suo programma e la sua concezione del mondo e della
vita? Si tratterebbe in tal caso, della storia di ristretti
gruppi intellettuali e talvolta della biografia politica di una singola
individualità. La cornice del quadro dovrà, adunque,
essere più vasta e comprensiva. Si dovrà fare la storia
di una determinata massa di uomini che avrà seguito
i promotori, li avrà sorretti con la sua fiducia, con la sua
lealtà, con la sua disciplina o li avrà criticati realisticamente
disperdendosi o rimanendo passiva di fronte a talune iniziative.
Ma questa massa sarà costituita solo dagli aderenti al
partito? Sarà sufficiente seguire i congressi, le votazioni,
ecc., cioè tutto linsieme di attività e di modi di
esistenza con cui una massa di partito manifesta la sua volontà?
Evidentemente occorrerà tener conto del gruppo sociale
di cui il partito dato è espressione e parte più avanzata:
la storia di un partito, cioè, non potrà non
essere la storia di un determinato gruppo sociale. Ma questo gruppo
non è isolato; ha amici, affini, avversari, nemici.
Solo dal complesso quadro di tutto linsieme sociale e statale (e
spesso anche con interferenze internazionali) risulterà la
storia di un determinato partito, per cui si può dire
che scrivere la storia di un partito significa niente altro che
scrivere la storia generale di un paese da un punto di vista monografico,
per porne in risalto un aspetto caratteristico. Un partito
avrà avuto maggiore o minore significato e peso, nella
misura appunto in cui la sua particolare attività avrà
pesato più o meno nella determinazione della storia
di un paese. Ecco quindi che dal modo di scrivere la
storia di un partito risulta quale concetto si abbia di ciò
che è un partito o debba essere. Il settario si esalterà
nei fatterelli interni, che avranno per lui un significato esoterico
e lo riempiranno di mistico entusiasmo; lo storico, pur dando a ogni
cosa limportanza che ha nel quadro generale, poserà
laccento soprattutto sullefficienza reale del partito, sulla
sua forza determinante, positiva e negativa, nellaver contribuito
a creare un evento e anche nellaver impedito che altri eventi
si compissero.
1. Cfr. R. Michels, Il partito politico. Le tendenze oligarghiche della democrazia moderna, UTET, Torino, 1924. |
INIZIATIVE DEI CIRCOLI DEL P.R.C. SUI PROBLEMI DEL TERRITORIO
Le iniziative dei nostri Circoli sui problemi del territorio potrebbero
ad esempio svilupparsi lungo questi filoni di lavoro.
Strumenti urbanisticiIl territorio di ogni Circolo è oggetto di previsioni urbanistiche che è necessario le/i compagne/i conoscano. I piani regolatori, le loro varianti, i Piani particolareggiati di sistemazione di porzioni di territorio, i Piani di recupero urbano, i Piani di riqualificazione urbana, i Programmi integrati, i Contratti di quartiere, le Convenzioni che regolano gli impegni sottoscritti dai vari soggetti interessati sono tutti strumenti a disposizione della amministrazione comunale per realizzare interventi di trasformazione del territorio e degli immobili. Questi strumenti di intervento consentono di utilizzare finanziamenti pubblici, in taluni casi sia pubblici che privati, anche con il concorso di risorse della Unione Europea. In tutti questi strumenti sono contenuti gli interventi ed i progetti per il futuro di ogni porzione di territorio, acquisirli, conoscerne i contenuti è il primo fondamento di ogni iniziativa politica sul territorio. Da un lato è bene conoscere i contenuti di questi Piani, quanta e di quale qualità è ledilizia pubblica, dove sono previsti gli spazi per i servizi, quanto spazio è dedicato ad essi, quale è la qualità progettuale degli stessi; come è progettato il riordino della viabilità e dei parcheggi, se si è tenuto adeguatamente conto dei problemi sociali ed economici esistenti nellarea interessata e li si è messi in relazione con le scelte di organizzazione del territorio. Tutte queste informazioni possono essere reperite presso gli uffici del Comune che a norma della Legge 241/1990 sono tenuti a fornire a semplice richiesta. Questa attività permette di sollecitare e controllare landamento dei lavori di progettazione ed esecuzione, di individuare e denunciare ritardi, di proporre correzioni ad alcune previsioni ritenute sbagliate dalla cittadinanza. Il Circolo è così in grado di diventare soggetto politico attivo per tutti coloro che sono interessati alliniziativa, si pensi ad esempio nel caso di un Piano di recupero o di un Contratto di quartiere alle possibilità di rapporti con gli inquilini dei caseggiati pubblici che attendono gli interventi di riqualificazione urbana ed edilizia. Parimenti questo tipo di iniziativa politica il Circolo può svilupparla per richiedere, quando non ci sono, la predisposizione di questi strumenti urbanistici in quartieri bisognosi di manutenzioni e riorganizzazioni degli spazi e di predisposizione dei servizi. Nelle periferie ed in molti quartieri di edilizia economica, esistono situazioni di degrado e di abbandono che, accoppiate a forti emarginazioni sociali, dal lavoro, dallo studio, dai servizi sociali e culturali richiedono precise scelte di investimento da parte del Comune. Per investire nelle periferie il primo passo è avere gli strumenti urbanistici ed i progetti. Dove non ci sono assume rilevanza politica che i Circoli si facciano portatori di queste proposte, costruendole con i cittadini, svolgendo inchieste sui problemi più urgenti, raccogliendo firme su petizioni da inviare alle Circoscrizioni ed al Comune.Pianificazione e progettazione partecipataI Circoli possono anche farsi portatori della proposta che sia le scelte urbanistiche che quelle relative ai singoli progetti siano consegnate alla partecipazione ed alla elaborazione delle scelte dei cittadini interessati. Questa è una scelta politica prioritaria, che prende la sua ragione dai molti scadenti risultati, in termini sociali, che si sono realizzati delegando ogni scelta agli uffici tecnici. La forma organizzata della città deve scaturire da una diretta partecipazione alle scelte di progetto. Riprendersi il proprio territorio, sviluppare unattività di conoscenza non scollegata dai bisogni sociali, far emergere le scelte da un confronto democratico, pubblico, responsabile ed impegnato da parte di coloro che saranno i primi utenti della città che si va a trasformare, costituisce un importante momento di lotta pubblica e di coesione sociali dei cittadini portatori di interessi collettivi.Si stanno realizzando interessanti esperienze di partecipazione attiva alla progettazione di interventi di riqualificazione delle periferie: a Torino con le Azioni di sviluppo sociale partecipato, a Roma con i Laboratori municipali di quartiere, a Firenze con il Laboratorio di progettazione ecologica, a Pesaro ed Imola con la Partecipazione alle linee guida dei nuovi Piani regolatori. Inchieste sul territorioIn ogni realtà territoriale vi sono situazioni di grave disagio e/o degrado sociale ed urbanistico che durano da molti anni. Spesso poco o per nulla affrontati o risolti dalle pubbliche amministrazioni. Sono situazioni di emarginazione territoriale e sociale che, quando non porta alla disperazione con le gravi conseguenze ad essa collegate, sviluppo di criminalità diffusa, tossicodipendenza, produce in ogni caso un allontanamento, un isolamento dalla comunità, da un impegno per cambiare lo stato delle cose. È lallontanamento non solo dalla politica, ma anche dalla vita sociale e di relazione. Molte sono le cause di questa emarginazione. Tra queste non vanno trascurate quelle che derivano dalle cattive condizioni generali di vita prodotte da una pessima qualità dellorganizzazione della vita urbana. Case degradate, mezzi pubblici poco accessibili, poca cura nella pulizia sia di strade che di giardini, suolo pubblico male organizzato e con scarsa manutenzione, marciapiedi inesistenti, confusione del traffico, assenza di servizi necessari, aggravano la condizione sociale ed accompagnano tutti i fenomeni di emarginazione che derivano dallattuale sistema economico e sociale. Svolgere su questi temi in ogni territorio di competenza del Circolo una Inchiesta sullo stato del territorio che raccolga informazioni, descriva e localizzi i principali problemi urbanistici sia dentro che fuori le città, nelle aree di frangia tra città e campagna, costituisce una rilevante iniziativa politica, proietta il Circolo nel vivo dei problemi sociali connessi al degrado urbano ed extra urbano, consente lo sviluppo di movimenti rivendicativi e di lotta collegati a problemi reali vissuti ogni giorno dai cittadini, segna una svolta per riportare la politica ad attività per affermare gli interessi collettivi, caratterizza il P.R.C. come forza politica che ha la volontà e capacità di affrontare i problemi di governo delle città non in termini di proposizioni o contrapposizioni astratte, ma con analisi, proposte ed iniziative di lotta sui problemi concreti. Linchiesta può essere condotta anche con la partecipazione di soggetti competenti e disponibili ad una progettazione partecipata, per riportare sulle mappe dei quartieri le aree che devono essere riqualificate, quelle per le quali si richiede la destinazione a servizi, quelle liberate da attività industriali che si vuole sottrarre alle logiche della speculazione immobiliare. Si possono coinvolgere tecnici, studenti degli Istituti per geometri, studenti di architettura, operatori di servizi in grado di indicare carenze di spazi, cattiva organizzazione delle destinazioni dei luoghi e così via. Si può giungere a produrre materiale da esporre in piccole mostre, anche itineranti, anche temporanee, davanti ad alcuni centri di servizio, presso i mercati, come strumento per raccogliere firme su petizioni, appelli, richieste di incontri con le autorità competenti. Risulta evidente da questi sommari appunti che i temi dellurbanistica e del governo del territorio sono estremamente concreti e possono costituire un grande filone di iniziativa politica e di radicamento di massa del P.R.C. partendo proprio dalla cellula fondamentale dellorganizzazione del nostro partito, il Circolo, lunico soggetto politico in grado di affrontare questi temi in modo efficace, senza demagogie od astrattezze, attivando le intelligenze ed energie delle/dei compagne/i in un lavoro di grande proiezione esterna della nostra attività.Pino Chiezzi
Capogruppo alla Regione Piemonte
Responsabile urbanistica P.R.C.
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SETTE CITTA, SETTE CIRCOLI dei lavoratori e delle lavoratrici delle Poste
Torino, Milano, La Spezia, Perugia, Roma, Napoli e Bari. Sette città,
sette circoli delle lavoratrici e dei lavoratori comunisti delle Poste.
Unesperienza, questa, voluta con pervicacia e determinazione in
unazienda dove, da sempre, essere comunisti non è facile.
Stiamo, infatti, parlando di una ex amministrazione dello Stato dove
il favore e la clientela erano e restano, il modus vivendi. Dove
il sindacato, la CISL, coincide molto spesso con la direzione aziendale
(fino a oggi, infatti, si è potuto essere dirigenti e rappresentanti
sindacali senza alcuna incompatibilità ). Dove, sempre il
sindacato di DAntoni, ha alle Poste il suo zoccolo duro, con il
70% del totale dei suoi iscritti. Le Poste, in altre aprole, sono
una cartina di tornasole di quello che ha rappresentato, nel nostro
Paese, il controllo e la gestione della cosa pubblica da parte del
sistema di potere democristiano. In questo scenario, che rischia di
sopravvivere a se stesso, la presenza dei comunisti diventa lunico
elemento di criticità e di diversità rispetto al regime cislino
e alla subalternità di tutta la CGIL. Quella dei circoli,
dicevamo, è unesperienza, che nasce e si rafforza sulla contrarietà
al processo di privatizzazione richiesto sia dal sindacato, sia
dallazienda che parlava la solita lingua: esuberi, precarizzazione,
flessibilità, esternalizzazione. Grazie a una battaglia politica,
che ha visto un forte coordinamento tra la Direzione del Partito,
i circoli e i gruppi parlamentari, le Poste, anche se trasformate
in S.p.A., resteranno pubbliche al 100%. Il risultato, però,
non ha fatto terminare la mobilitazione. Infatti, proprio in questo
periodo i nostri circoli sono impegnati in iniziative di lotta e
di mobilitazione per sventare il tentativo, da parte dellattuale
C.d.A., di far passare per atti amministrativi quelle che, invece,
sono vere e proprie opzioni di politica industriale (laccordo con
lIBM per la gestione dei conti correnti, la joint-venture per Postel,
la vendita degli alloggi). Presidi, volantinaggi, assemblee sui luoghi
di lavoro per parlare e spiegare a tutti quei lavoratori, abituati
alla logica del non diritto e a quella del favore, qualè
la proposta dei comunisti per il servizio postale rilanciato e rifondato,
e per la centralità del suo ruolo pubblico. A questi strumenti
di lotta, che da qualche mese, i postelegrafonici comunisti ne hanno
aggiunto un altro: quello dellinchiesta. Una iniziativa politica,
questa dellinchiesta, non facile da gestire visto lalto numero
di dipendenti e la capillarità diffusa, sul territorio, degli
uffici postali. Sicuramente, però, interessante dal punto
di vista dellindagine e della comprensione dei disagi di una parte
del mondo del lavoro che pur non lavorando in fabbrica ha, comunque,
un trattamento economico e una routine lavorativa altrettanto mortificante.
La situazione, è evidente, richiede un grande sforzo di mobilitazione
e iniziativa politica non solo da parte dei nostri circoli ma, anche,
da parte dei tanti compagni postelegrafonici iscritti al nostro Partito
nei circoli territoriali.
Roberta Reali
Dipartimento Comunicazione di massa
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Può anche quella del sondaggio essere una modalità per ampliare la conoscenza? Ferrara: una prima risposta
In prossimità del voto delle amministrative 1999, a circa un anno
di distanza, ci siamo posti il problema di come organizzare il lavoro
politico per non arrivare in ritardo alle elezioni con il grave rischio
i improvvisare. Lesperienza precedente fu caratterizzata da una
certa approssimazione; in parole povere non si aveva il polso della
situazione sul piano organizzativo: Va specificato a nostra discolpa
che il circolo Rosa Luxemburg (circolo cittadino) è nato
senza lappoggio di nessun dirigente, quindi quelle necessarie esperienze
tanto importanti per lorganizzazione del Partito. Era importante
per noi, dopo quattro anni di lavoro sul territorio e nelle istituzioni,
trovarci in una condizione già appianata per tempo. Nelle
varie ipotesi abbiamo affrontato una discussione che valutava la
possibilità di commissionare ad una società specializzata
un sondaggio pre-elettorale limitato sono al territorio comunale
cittadino. Lo scopo non era solo quello di valutare la
quantità di consensi che avremmo potuto avere, sarebbe stato
limitante, sarebbe stato solamente un calcolo probabilistico a nostro
favore o no. Lintento era quello di ampliare la conoscenza, andare
oltre: di capire se la nostra attività, la nostra politica
è gradita e se la nostra presenza, su questo territorio, è
visibile; in sostanza se il nostro modo di agire sarebbe stato in
sintonia con lelettorato di Rifondazione Comunista e quello potenziale.
Abbiamo ritenuto che la conoscenza di questi dati ci avrebbe dato
una possibilità in più, rispetto a quelli da noi già
in possesso, da ora fino alle amministrative ed oltre, per trovare
un assetto più stabile per dare alle nostre iniziative il
massimo impatto sul territorio evitando dispersioni ed evanescenze.
La nostra valutazione, sul risultato del sondaggio, è sostanzialmente
positiva. La crescita del Prc è costante. Non con balzi clamorosi
ma, se il dato viene rispettato, il Prc si dimostra una forza politica
in espansione nel tempo. Cè evidentemente la possibilità
di accrescere giorno dopo giorno la stima, il consenso verso un elettorato
che sempre più approva la nostra politica, il nostro essere
e nel territorio e nellistituzione (valore da considerare anche
in funzione della bassa visibilità che emerge dal sondaggio).
Questa visione ci viene anche confermata dal grado di gradimento
che si dimostra perfino curioso. Quasi tutti gli intervistati, compresi
nella loro collocazione politica, hanno dimostrato un buon gradimento
della politica del Prc; probabilmente per la collocazione allopposizione
ad una giunta Pds-Ulivo. Il dato comunque che emerge con chiarezza
è che Rifondazione raccoglie il suo consenso da tutta la sinistra,
Ds in testa, dimostrandosi unica forza comunista. Disoccupati più
vicini ma anche pensionati, operai, studenti e tutti compresi in
quella parte di società che è sempre più emarginata
dalle attenzioni della politica nazionale. Rifondazione Comunista
come forza politica che raccoglie non un elettorato moderato ma attento
arrabbiato, che non ci sta, che vuole cambiare. Legato alla cultura
di sinistra e disponibile ad alleanze con quella sinistra moderata
(e dal sondaggio emerge) di fatto non ci vuole, non ci riconosce
che in sostanza si svicola da una qualsiasi alleanza che sia diretta.
Ma anche un elettorato che ha scarsa conoscenza di esponenti del
Partito. E un dato che ci deve fare riflettere, soprattutto per la
preparazione delle liste dei candidati, e se è vero che ad un
candidato conosciuto cè lidentificazione politica allora ci deve
essere uno sforzo per migliorare questa condizione. Altro dato che
ci deve far riflettere è lo scostamento che si è verificato
tra la valutazione di una parte dei dirigenti e lespressione dellelettorato
di sinistra. Mi riferisco al dato sul sindaco Pds. Mentre la parte in
questione lo ritiene personaggio privo di consensi ed improponibile,
di fatto il sondaggio conferma nettamente il contrario. Bisogna fare
attenzione di non porre i propri convincimenti davanti al ragionamento
politico per non rallentare la costituzione di un partito massa.
Riteniamo che questo strumento possa essere di supporto alle nostre
valutazioni politiche per migliorare la nostra azione.
Marco Felloni
Circolo Rosa Luxemburg Ferrara
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Come la Federazione di Tivoli costruisce iniziative sulla sanità
La Federazione di Tivoli nellambito delle sue molteplici iniziative,
ha ravvisato la necessità di avviare un lavoro sulla Sanità
e sulla salute nel suo territorio, individuandone le priorità
e le necessità e le carenze. Costituendo così una Commissione
che si occupasse di sviluppare questo settore. La prima caratteristica
di questa Commissione è stata quella di invertire una consuetudine.
In genere esperti aziendali da fuori della Sanità ci propongono
schemi, idee a volte non risolvendo il problema della loro applicazione
in una realtà così complessa come la Sanità
e il suo principale obiettivo la tutela della salute. Ci si è
proposto un modello di aziendalizzazione, che se a livello nazionale
sta mostrando nel suo complesso un fallimento, nel nostro territorio
quello della RMG ha mostrato tutti i segni di un evidente collasso.
Il tentativo nellavviare il nostro lavoro è stato invece di
proporre dal di dentro, cioè da tutto quello che comporta SANITA
un ventaglio di possibilità organizzative usando certamente il
contributo di qualche esperto aziendale, ma soprattutto quello
maturato in anni di esperienze fatte dai compagni sul campo sanitario.
Abbiamo inoltre individuato associazioni, con cui collaborare: Tribunale
dei Diritti del Malato, Psichiatria Democratica, Telefono Viola,
ARESAM (Associazione Regionale per la Salute Mentale), ecc. E successivamente
altre associazioni presenti sul territorio: la Cooperativa Mongolfiera,
Distretto Scolastico, Assoc. Ital. Emodializzati, AIDO. Siamo ripartiti
da unidea che per la tutela della salute è necessario SCEGLIERE
DI SCEGLIERE, e lunico modo per farlo è da una parte far
capire ai suoi protagonisti le loro numerose possibilità organizzative
e quindi la loro libertà di scelta del come operare, e dallaltro
assumersi la responsabilità di proprie idee per dei confronti,
per provocare le scelte, cioè per costruire rapporti, dai
quali e solo dai quali la reinvenzione e la partecipazione può
scaturire. Per questo si è costituito un circolo lavoratrici
e lavoratori dellAzienda RMG. Avendo già ottenuto ladesione
oltre di operatori (infermieri, medici), anche quella del dirigente
dei SERT dellazienda che ha partecipato anche al Convegno di Milano.
Ma il nostro lavoro è partito da lontano e con molta modestia con
grandi ambizioni. Quello della lotta per la chiusura dei manicomi.
È presente nel nostro territorio e quindi nellazienda ASL RMG uno
dei primi grossi manicomi privati del Centro-Sud, quello della Divina
Provvidenza, Opera Don Uva, meglio conosciuto come Martellona, ospedale
religioso e legato al Vaticano. Ebbene con una campagna culminata
con un Convegno Voliamo via dal nido del cuculo , che ha visto
la partecipazione di amministratori pubblici, esperti, operatori.
Da questo Convegno sono scaturite poi numerose iniziative: presidio
di Psiquiatria Democratica, fuori dal manicomio con la compagna Gabriele,
insieme al Telefono Viola, lintervento della Commissione Parlamentare
Affari sociali allinterno dellospedale stesso con la presenza
della campagna Cossutta. Numerosi articoli sul Messaggero, Unità,
giornali locali, Manifesto e Liberazione. Ma nonostante tutta
questa mole di lavoro, questa vicenda non si è ancora purtroppo
conclusa. Un altro intervento sulla Sanità è
stato fatto insieme al Circolo di Palombara Sabina, con la distribuzione
di un volantino e unassemblea pubblica sul Presidio di Pronto Soccorso
del locale Ospedale. Poi si è costituito nellOspedale
pubblico S. Giovanni Evangelista di Tivoli un gruppo di lavoratori
comunisti che hanno distribuito un volantino sempre sulla contraddittoria
gestione del Presidente Cirilli. Successivamente a questo volantino
è seguita unassemblea pubblica allinterno dello spesso ospedale
sul tema: Lungo Silenzio sulla Sanità, nel quale si denunciava
una netta riduzione del numero di prestazioni ospedaliere: infatti
nel giro di due anni le strutture sanitarie della RMG avrebbero registrato
una diminuzione di oltre 9.000 ricoveri, emorragia che sarebbe da
imputare in qualche modo ad un clima di sfiducia nei confronti della
gestione stessa della ASL. Due giorni dopo a Subiaco, nella circostanza
delle locali elezioni amministrative, si è tenuta unAssemblea-Convegno
insieme al candidato-sindaco, sulle R.S.A. (Residenza Sanitarie Assistenziali).
Successivamente nellambito della campagna del LILA-BUS sulla prevenzione
dellAIDS, il nostro partito ha organizzato un giorno di mobilitazione
insieme alla LILA: la mattina a Subiaco insieme alla locale sezione
del Tribunale dei Diritti del Malato davanti alle scuole; il pomeriggio
a Tivoli, insieme ai compagni del circolo, dove siamo stati avvicinati
da numerosissimi giovani. Infine e non per ultimo, un convegno sullappello
per le due leggi di iniziativa popolare sulle droghe leggere. La
Federazione ha iniziato una campagna stampa sulla gestione della
ASL da parte del suo Presidente Cirilli. Durante la marcia
della salute, terminata da poco, il Partito irrobustito da tutto
questo lavoro e con la costituzione del Circolo aziendale, che tra
laltro ha aperto anche uno sportello legale con due legali per gli
utenti della ASL, il nostro partito insieme ai suoi circoli territoriali
ha toccato quasi tutti i presidi pubblici e privati. Lo stesso circolo
aziendale, insieme ad altri lavoratori della ASL, ha avuto un incontro
con la compagna Marina Rossanda, con cui sta elaborando il lavoro
per il prossimo autunno, che si concretizzerà in numerose
iniziative come quella che terremo insieme a tutte le associazioni
di volontariato presenti sul territorio. Ora siamo realmente un punto
di riferimento. Alfredo Moro
Federazione di Tivoli
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Vertice di Berlino UN PASSO AVANTI PER UN NUOVO INTERNAZIONALISMOIl 5 giugno scorso si è tenuto a Berlino un incontro al massimo
livello di 19 partiti europei, comunisti e progressisti, che si collocano
a sinistra dellInternazionale socialista. Era presente una delegazione
del Gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea Sinistra
Verde Nordica (Gue-Ngl), espressione di 14 di questi partiti: quelli
che hanno eletto deputati al Parlamento europeo (vedi Liberazione
del 7 e 9 giugno scorsi). Dei paesi dellUnione Europea erano
presenti i Segretari dei maggiori partiti comunisti (francesi, portoghesi,
greci, italiani, spagnoli rappresentati questi ultimi dalla coalizione
di Izquierda Unida che comprende anche Verdi e Socialisti di sinistra);
i Segretari dei due piccoli PC dellAustria e del Belgio; i Presidente
della PDS tedesca, del Synaspimos greco e del Partito socialista
olandese (formazioni di sinistra socialista); esponenti del Movimento
dei Cittadini (una piccola formazione di sinistra socialista uscita
dal PS francese), della sinistra democratica irlandese e di Iniciativa
per Catalunya (due formazioni di sinistra socialdemocratica); esponenti
del Partito della Sinistra svedese, dellAlleanza di Sinistra finlandese
e del Partito Socialista Popolare danese (formazioni della Sinistra
Socialista Nordica a forte impronta rosso-verde). Erano presenti
anche tre partiti di paesi che non fanno parte (o non ancora) dellUnione
Europea: lAkel di Cipro e il Partito Svizzero del Lavoro (comunisti),
rappresentati dai loro Segretari nazionali, e un esponente del Partito
della Sinistra Socialista di Norvegia, assimilabile alle altre formazioni
della sinistra nordica. Queste 19 formazioni contano
complessivamente circa un milione di iscritti, per lo più
organizzati nei maggiori partiti comunisti, ed una base elettorale
di 14-15 milioni di elettori. Scopo dellincontro era quello,
largamente conseguito, di verificare le convergenze possibili nellanalisi
e nellazione comune sul teatro europeo, per definire alcuni elementi
di piattaforma comune su cui rafforzare e rendere permanente la cooperazione
tra i partiti, anche in vista delle elezioni europee del 1999.
Cooperazione non solo a livello istituzionale, ma nel rapporto coordinato
e multilaterale con i movimenti sociali e di lotta esistenti su scala
continentale, con le espressioni più avanzate del movimento
sindacale, con tutte le forze del continente che si battono per un
Europa del lavoro e della giustizia sociale, alternativa allEuropa
di Maastricht, per un progetto di sicurezza pan-europea, alternativo
alla Nato e alla sua espansione ad est. Per cercare in una parola
di attrezzare alla sfida della mondializzazione capitalistica tutte
le forze che si battono per una sovranazionalità alternativa
a quella imperialistica e neo-liberista. Ciò impone
a tutti non solo lineludibile radicamento nelle rispettive e diverse
realtà nazionali, ma anche un coordinamento dellazione sulle
questioni che hanno ormai una forte dimensione sovranazionale. E
che il capitalismo affronta dotandosi di strumenti di dominazione,
appunto, sovranazionale, sempre più efficaci, che impongono
un salto di qualità nella cooperazione delle forze che gli
si oppongono, a partire dai rispettivi contesti regionali e continentali,
senza chiusure nazionale o illusioni eurocentriche, ma con lo sguardo
rivolto alla dimensione ormai planetaria dello scontro di classe
e della lotta per il socialismo. Il che richiede che per lo meno
non si rimuova la riflessione su quali possano essere oggi le forme
concrete, i contenuti, le forze motrici reali (non immaginarie e
puramente testimoniali) di un nuovo internazionalismo su scala planetaria,
di una sorta di Forum mondiale di tutte le forze che non considerano
il capitalismo come lorizzonte ultimo della civiltà umana.
Lincontro di Berlino è stato un passo avanti importante, nella
direzione giusta, come traspare dalle decisioni prese: - convocazione
di incontri periodici, semestrali, dei Segretari dei 19 partiti,
in concomitanza con le rotazioni semestrali della presidenza dellUnione
Europea. Non si tratta, si è fatto notare, di un circolo esclusivo
dei 19, ma di un punto di partenza che guarda allesigenza di operare
con gradualità, senza pregiudiziali ideologiche, gerarchie
o veti di altra natura, al coinvolgimento pieno di tutte le forze
comuniste e di sinistra antagonista del continente dal Portogallo
agli Urali, passando per i Balcani e non solo quelle dei paesi
dellUnione Europea, come già avviene per Norvegia, Svizzera
e Cipro, che dellUE non fanno parte (il muro di Berlino dovrebbe
essere caduto per tutti e sarebbe tragico se esso dovesse sopravvivere
solo nei rapporti a sinistra); - costituzione di un coordinamento
permanente dei responsabili esteri dei partiti, che senza confusione
di ruoli si appoggi alle strutture del Gruppo al Parlamento
europeo e ne utilizzi mezzi e strumenti per consentire operatività,
agilità e continuità al lavoro di coordinamento; -
avvio di un lavoro di definizione di alcuni punti programmatici comuni
o convergenti per unaltra Europa, da cui eventualmente ricavare
un appello comune già in occasione delle elezioni europee
del prossimo anno.
Fausto Sorini
Coordinatore nazionale Dipartimento Esteri
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TESSERAMENTO Più di 80 circoli della Lombardia oltre il risultato del 1997. Raggiungere il 100% entro la conclusione della Festa Nazionale di LIBERAZIONE
E in pieno svolgimento la campagna di tesseramento e di reclutamento
al partito. I dati del 31 maggio ci dicono che in un solo mese abbiamo
tesserato oltre 1.700 compagni raggiungendo e superando gli 11.000
iscritti, pari a oltre il 75%. La Direzione Nazionale del partito
ci ha indicato, partendo dai risultati già acquisiti, la possibilità
di raggiungere il 100% del tesseramento entro la conclusione della
festa di LIBERAZIONE. Le feste di LIBERAZIONE devono essere loccasione
per facilitare il rapporto del partito con i suoi simpatizzanti nel
portare avanti lopera del suo rafforzamento. Ogni festa di Liberazione
deve contenere uno spazio (stand) dedicato alle iniziative di
tesseramento e reclutamento. Tutte le nostre organizzazioni della
Lombardia devono lavorare in questa direzione. Già più
di 80 circoli hanno superato gli iscritti dellanno scorso e altre
decine si apprestano a farlo. Si tratta di un impegno ulteriore.
È importante dove ci sono problemi, incertezze, titubanze,
intervenire tempestivamente per aiutare i compagni a superare le
difficoltà. Tutto il partito deve sentirsi impegnato a conseguire
questo grande risultato. In particolare dobbiamo continuare a lavorare
per la conquista ad un impegno maggiore a cominciare dai massimi
dirigenti per finire ai semplici iscritti nella attività
di tesseramento e reclutamento, non lasciando questo decisivo settore
(per la costruzione del Partito di massa) esclusivamente agli addetti
ai lavori. Sempre più deve affermarsi nel partito la
cultura dellorganizzazione. Tutti i nostri militanti devono sapere
E poi praticare, che la soluzione dei problemi volti a migliorare le
condizioni di vita dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani passando
attraverso un legame stretto con il rafforzamento organizzativo del
partito. Non sono cose diverse fare la manifestazione per ottenere
servizi sociali adeguati e chiedere nello stesso tempo liscrizione
al partito; non sono cose diverse organizzare la lotta degli utenti
contro la privatizzazione delle aziende pubbliche importanti per
lo sviluppo delleconomia del nostro Paese come ad esempio lENI
e lAEM e chiedere un impegno per finanziare il nostro Partito; e
ancora partecipare e organizzare le lotte degli studenti e insegnanti
per il miglioramento della scuola pubblica e contro i finanziamenti
di quella privata e nello stesso tempo chiedere limpegno a lavorare
nel partito per farlo più grande, per creare le condizioni di un
suo radicamento in tutti i settori della società a partire
da quelli del lavoro e della scuola (studenti). Ecco compagni,
si chiede a tutti noi uno sforzo in questa direzione, non dobbiamo
dare limpressione che cè chi pensa e cè chi deve
eseguire. La cultura dellorganizzazione nel nostro partito (abbiamo
anche pochi mezzi finanziari) è decisiva per ottenere risultati
che durano nel tempo. Non partiamo da zero, passi in avanti ne abbiamo
fatti, spingiamo tutti insieme nella stesse direzione e senza dubbio
gli obiettivi saranno raggiunti.
Michele Tedesco
Responsabile Regionale del tesseramento della Lombardia |
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dal 27-5-98 h 16.35
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