NEI LUOGHI DI LAVOROAurelio CrippaSono attualmente 145 i circoli P.R.C. costituiti nei
luoghi di lavoro, pubblici e privati. Un risultato positivo che segnala
un notevole incremento rispetto allanno passato ma che risulta ancora
insufficiente se confrontato non solo con i nostri bisogni di radicamento
del Partito ma con le crescenti nostre possibilità. Molto resta
da fare e questo chiama il Partito a moltiplicare gli sforzi per allargare
la nostra presenza organizzata nei luoghi di lavoro. Una scelta, la nostra,
politica: portare la voce del Partito, le nostre idee, i nostri obiettivi,
nel luogo in cui, più di ogni altro, si vivono quotidianamente contraddizioni
e conflitti, le differenze di classe e di interessi. Portare la politica,
quella vera, quella che è capace di porre al centro come noi ci
siamo sforzati di fare in questi anni - la tutela dei diritti e delle grandi
opzioni politiche che riguardano le condizioni di vita e di lavoro delle
masse lavoratrici. Se queste sono le ragioni e lo sono della nostra
presenza organizzata nei luoghi di lavoro, questa stessa presenza va favorita,
incentivata, sostenuta, ponendo fine anche ad una diatriba concorrenziale
tra circolo territoriale e di luogo di lavoro: esistendo le condizioni
ma ove non vi fossero andrebbero costruite con grande determinazione
si sceglie come luogo di iscrizione quello di lavoro. Sappiamo bene del
resto che è difficile organizzare la nostra presenza nei luoghi
di lavoro. Sappiamo quanto questa presenza venga ostacolata e molto
spesso risulti esposta a discriminazioni per le nostre compagne e per i
nostri compagni. Vorrebbero la fabbrica, i luoghi di lavoro, liberi da
ogni presenza organizzata dei Partiti e massimamente di quello comunista:
non si fa politica dicono, non ci vorrebbero consentire di praticare la
nostra politica per poter fare meglio la loro. A questo ci contrapponiamo:
la fabbrica, il luogo di lavoro, è territorio nazionale e proprio
principalmente in questa parte del Paese i comunisti vogliono portare e
far sentire la loro voce. La validità dellobiettivo, il nostro
impegno, riusciranno a superare difficoltà, ostacoli di varia natura,
cogliendo il risultato di allargare e potenziare la nostra presenza organizzata
nei luoghi di lavoro. E se a lor signori non piace, questo suona come
conferma della validità di questa scelta. |
ASSEMBLEA DEI QUADRI MERIDIONALIMilziade CapriliAbbiamo fissato il documento di base, il percorso (pubblicato
nelle pagine seguenti), persino una possibile data (13-14 Giugno) della
Assemblea dei quadri meridionali. Lo abbiamo fatto con riunioni ed incontri
che intanto e doverosamente hanno messo al lavoro lintelligenza e lesperienza
di molti nostri dirigenti delle organizzazioni meridionali. Un lavoro portato
avanti dal Dipartimento Mezzogiorno sviluppando per la prima volta
in modo così largo e continuativo un raccordo con altri dipartimenti
della Direzione. Su un punto siamo stati tutti molto chiari: lAssemblea
dovrà essere il risultato di un percorso che ci porti a fare i conti
con nodi strategici della nostra politica meridionale, con la frantumazione
di alcuni dei luoghi di questa politica (la fabbrica, i quartieri operai),
con le proposte concrete con cui si dovrà sostenere questa politica,
con i movimenti che dovremo essere in grado di
suscitare o con cui dovremo stabilire più forti legami
(penso a quello che sta accadendo per il lavoro in alcune
grandi città meridionali e alle difficoltà ad
intercettare il fenomeno più dirompente di questa fase
del capitalismo italiano e cioè la disoccupazione
come elemento di massa e permanente). UnAssemblea di questo
tipo e non invece una pura accademia magari di
bei discorsi. Certo, uno dei temi in discussione è
prima di tutto quello del Partito. Una discussione sul Partito che abbiamo
per cambiarlo. E qui cè un punto come dire? che
io considero dirimente. Deve andare avanti una riflessione sul Partito,
non vi è dubbio. Dobbiamo indagare i limiti persistenti. Stiamo
addirittura pensando ad un Chianciano due particolarmente dedicato alla
struttura del Partito. Ma, dobbiamo essere sinceri, sappiamo già
tanto degli andamenti del Partito. Sappiamo che la costruzione concreta
del Partito è andata avanti, che il suo radicamento si è
esteso, che la consapevolezza dei suoi gruppi dirigenti è cresciuta.
Sappiamo soprattutto le difficoltà che dobbiamo ancora affrontare
e su queste converrà, partendo dalla preparazione dellAssemblea
dei quadri del Sud, concentrare la nostra attenzione. E il saper fare,
il saper cambiare, quello su cui dobbiamo con maggiore forza lavorare.
Risulta necessario proprio per le nostre organizzazioni meridionali partecipare
attivamente al lavoro di inchiesta lanciato nazionalmente; per il Sud si
pone però in termini particolarmente stringenti la necessità
di una inchiesta circolo per circolo dei bisogni che nascono dal territorio
che dovrebbero poi servire nel rapporto con le istituzioni perché
non si disperda nel nostro lavoro istituzionale lidea e la pratica del
conflitto. Per il Sud abbiamo posto e poniamo la necessità di lavorare
alla ricostruzione di un tessuto del Partito aperto a partire dai nostri
circoli: vi sono esempi che vanno tenuti nella giusta considerazione di
circoli divenuti insieme centro di organizzazione politica e poliambulatorio
e doposcuola e centro sociale. Insistiamo nel ripresentare lidea (di cui
ha parlato il Segretario del Partito in un Comitato Politico Nazionale
e che abbiamo ripreso a Chianciano) di sperimentare strutture intermedie
tra il Partito e la società, che articolino quotidianamente la nostra
pratica politica, che quotidianamente verifichino la rispondenza tra proposte,
esigenze e risposte; in particolare dobbiamo pensare ad una nuova casa
del lavoro come abbiamo detto a Chianciano - che abbia al suo centro
il diritto al lavoro e che organizzi insieme ai lavoratori occupati la
gran massa di disoccupati; dobbiamo pensare ad una nuova casa del popolo
come sede permanente di incontro e di confronto tra sensibilità,
bisogni di socialità, forme della solidarietà che oggi si
presentano come estranee luna alle altre e che invece potrebbero costituire
la sede per la riappropriazione collettiva dei grandi temi anche a partire
dalla specificità delle questioni locali. Proponiamo, cioè,
che il territorio diventi campo di sperimentazione e di inchiesta. |
PERCORSO CONFERENZA DEI QUADRI MERIDIONALILe iniziative del PERCORSO che ci porterà alla Conferenza dei quadri meridionali (Napoli) 13 e 14 giugno) dovranno avere un carattere ESSENZIALMENTE REGIONALE invitando eventualmente compagni/e e organizzazioni con particolare esperienza nel settore oggetto dell'iniziativa
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A CHE PUNTO SIAMO CON L'ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO NEI LUOGHI DI LAVORO?Su questo importante problema politico organizzativo
è cresciuta la consapevolezza nei gruppi dirigenti delle nostre
Federazioni. Infatti nel corso del 1997 sono sorti nuovi Circoli
Aziendali. Siamo arrivati ad oggi a oltre 140 Circoli Aziendali censiti.
La presenza dei Circoli del Partito nei luoghi di lavoro è abbastanza
diffusa nelle principali Provincie del centro-nord della Campania,
e, anche se in misura minore, in Sicilia e Puglia. Vi sono però
Provincie industrializzate del settentrione dove è ancora forte
il ritardo su questo terreno. Per fare un confronto definitivo sui dati
organizzativi dovremo aspettare linvio, da parte delle Federazioni, alla
Direzione Nazionale, dellelenco dei Circoli, di tutti i Circoli, con i
singoli dati del tesseramento. Dati che tardano ad arrivare. Ma alcuni
dati sono già di per sé significativi. Se togliamo gli 11
Circoli Aziendali dei quali ancora non abbiamo alcun dato, per tutti gli
altri 132 Circoli vi è un tendenziale aumento del numero degli iscritti.
Ma è interessante anche vedere settori e aziende nelle quali si
è andata sviluppando e affermando la presenza organizzata dei comunisti.
Sono 7 (sette) i Circoli Aziendali nel settore dellenergia, collocati
a Torino, Milano, Roma, Palermo, La Spezia, Latina, per un totale di circa
150 iscritti (erano 100 nel 1996). Quello dei trasporti è un settore
con 16 Circoli, con oltre 530 iscritti (erano 457 nel 96). Nel settore
assicurativo-previdenziale abbiamo censito 6 Circoli, con, ad oggi, 83
iscritti (idem nel 1996). Nel totale delle Istituzioni (Comuni, Provincie
e Parlamento) registriamo una presenza di 12 Circoli con 247 iscritti (nel
1996 erano 227), mentre nel settore sanità contiamo 11 Circoli con
252 iscritti (erano 176 nel 1996). Sono 8 (otto) i Circoli nelle Aziende
municipalizzate (esclusi i trasporti e gas) con 190 iscritti (erano 210
nel 1996) e 12 quelli che abbiamo nel complesso delle comunicazioni di
massa (EPT, Telecom, Rai, radio private, poligrafici) con 266 iscritti
(erano 294 nel 1996). Nel gruppo FIAT il Partito può contare su
9 (nove) Circoli: a Torino, Milano, Frosinone, Chieti, Napoli e Bari per
un totale di 278 iscritti mancano però ancora i dati di 2 importanti
Circoli. Nella multinazionale Wirpholl, con diversi stabilimenti in Italia,
vi è la presenza di 2 Circoli, con 53 iscritti (erano 45 nel 1996)
mentre il gruppo Italtel vede la presenza di 3 Circoli con 31 iscritti
(erano 29 nel 1996). 10 (dieci) sono quelli nei porti e cantieri navali
con 371 iscritti (nel 1996 erano 432), mentre negli aeroporti di Linate,
Malpensa e Fiumicino contiamo 3 Circoli con 119 iscritti (erano 110 nel
1996). Sono 16 le aziende meccaniche (escluse FIAT, Wirpholl, cantieri
navali e Italtel) dove vi è il Circolo di comunisti per un totale
di 376 iscritti mentre vi sono altre 19 Aziende di vari settori merceologici
con altrettanti Circoli, per un totale di 328 iscritti. Sono oltre 1000
i metalmeccanici (operai e impiegati) comunisti che hanno deciso di riportare
la Politica nei luoghi di lavoro, nei luoghi cioè della produzione
materiale e immateriale, nei luoghi del conflitto storico fra capitale
e lavoro. Sono certamente il nucleo più numeroso, seguito da quelli
dei trasporti (su gomma, su rotaia) portuali e aereo-portuali) con più
di 800 iscritti, mentre fra i 260 e i 280 sono quelli iscritti ai Circoli
Aziendali in ognuno dei settori delle comunicazioni, istituzioni e sanità.
Vi è fra le altre, una doppia esperienza (Torino e Roma) di Circoli
di lavoratori precari. E del tutto evidente che fra i nostri circa 131.000
iscritti del 1997 vi sono altre migliaia di compagne e compagni che sono
lavoratrici e lavoratori dipendenti della FIAT, delle Poste, dellENEL,
comunali, delle FFSS, di ospedali e ASL, di altre centinaia medie e grandi
aziende. A questo scopo il tagliandino della Tessera 1998 contiene lo spazio
per scrivere il nome dellAzienda dove lavora il/la nostro/a iscritto/a
se è un/a lavoratore/trice dipendente. Permette di portare a conoscenza
del Circolo della Federazione e del Partito Nazionale, chi sono e dove
lavorano i comunisti e le comuniste. Un pezzo dellindagine promossa dal
Partito passa anche da qui. Quindi la costruzione del Partito di massa
passa inevitabilmente dalla costruzione del Partito nei luoghi di lavoro.
Occorre però superare titubanze, ritardi, resistenze presenti anche
al nostro interno. I compiti che il Partito ha di fronte sia nel breve
che in quello medio rendono urgente questo salto di qualità. Di
tutto questo vogliamo discutere nella 1° Assemblea Nazionale dei Segretari
dei Circoli Aziendali che convocheremo nella seconda metà di marzo.
Un lavoro enorme da fare. Veramente non cè modo, per le comuniste
e per i comunisti, di fermarsi, di stare fermi.
Enzo Jorfida
Dip. Nazionale Organizzazione
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L'ESPERIENZA DEL CIRCOLO 24 MARZO ALFA ACCIAI DI BRESCIALa sezione di fabbrica 24 Marzo del PCI nasce allAlfa
Acciai di Brescia nella primavera del 1985 richiamandosi alla grande manifestazione
operaia che si era svolta a Roma lanno precedente contro labolizione
della scala mobile che appunto attraverso il referendum di quellanno veniva
messa in discussione. Tra i cinquecento lavoratori della ferriera alle
porte di Brescia, venti militanti comunisti diedero vita alla Sezione anche
per reagire con un segnale politico preciso allarretramento del fronte
di lotta che dura ancora oggi nel mondo politico e sindacale intaccando
sempre più le prerogative politiche e le condizioni di vita della
classe operaia. In breve tempo le adesioni sono arrivate ad essere sessanta
ponendo così le basi perché la Sezione 24 Marzo diventasse
parte integrante non solo allinterno della fabbrica delle esperienze dei
lavoratori, ma caratterizzandosi anche nel mondo sociale del quartiere
assumendo ruoli sempre più ampi. Non a caso, grazie ad un ruolo
davanguardia degli operai, è stata questa Alfa Acciai la prima
fabbrica del settore siderurgico bresciano ad ottenere nel giugno 88 la
quattordicesima mensilità e successivamente a mettersi in regola
con le norme per la salvaguardia ambientale fondamentali per la salute
stessa dei lavoratori e per convivere con il tessuto urbano che cresceva
intorno ad essa. Per poter continuare a svolgere questo ruolo i compagni,
dopo la svolta della Bolognina hanno ritenuto indispensabile aderire allunanimità
al Movimento prima e poi al Partito della Rifondazione Comunista svolgendo
funzione di traino e mobilitazione anche esternamente alla fabbrica con
innumerevoli comizi volanti e volantinaggi. Impossibile dimenticare lattività
svolta in quegli anni dai compagni Gallillo, Cavedo e Spadetto tra tutti.
Oggi dopo aver passato anche momenti critici gli iscritti a Rifondazione
Comunista in questa fabbrica sono ottantadue in continuo aumento e ben
di più di quelli che furono tesserati al PCI, nonostante che oggi
la realtà sia molto cambiata sotto londa del riflusso e del disimpegno
e nonostante il fatto che organizzandosi il lavoro in fabbrica con criteri
del ciclo continuo su 21 turni settimanali (oltre il turno normale) persistano
le difficoltà di consultazione e riunione simultanea di tutti i
compagni. Noi sosteniamo che non sono dati casuali, la nostra coesione
interna è in continua crescita così come limpegno nel Partito
e la visibilità nel lavoro militante pratico e politico, alle feste
di Liberazione e nellorganizzare la partecipazione alle manifestazioni.
Così i delegati Fiom iscritti al Circolo 24 Marzo sono undici sul
totale di diciannove delegati divisi nelle tre confederazioni riuscendo
anche a giocare un ruolo importante a livello sindacale. Se questa è
la storia positiva di un impegno politico fruttuoso sappiamo che si tratta
di non fermarsi qui e di far crescere con questo spirito e queste consapevolezze
altre realtà tra le fabbriche di questo territorio con la Commissione
Lavoro del Partito.
Michelangelo Maraglino
Segretario del Circolo
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MEZZOGIORNO E LAVORO PRECARIOIl lavoro precarizzato, il lavoro che non cè,
sono aspetti drammatici di una realtà che nel Mezzogiorno
assume le forme più devastanti ed allarmanti. E quindi indispensabile
progettare una autentica pratica politica comunista senza porli al centro
delle nostre lotte e dei nostri progetti. La Federazione di Napoli, che
sulle battaglie per il lavoro è da sempre in prima linea, si deve
porre come protagonista e dare un impulso vero al rinnovato impegno del
Partito a compiere un grande sforzo politico ed organizzativo affinché
il mondo del lavoro e del non lavoro ridiventi, finalmente, il centro dal
quale partire per concretizzare una idea vera del Partito di massa. Le
trasformazioni che hanno interessato i processi lavorativi, con una sempre
maggiore frammentazione e polverizzazione della classe dei lavoratori e
delle lavoratrici e linesorabile loro precarizzazione, deve essere il
punto dal quale partire per cercare di leggere i cambiamenti ed attrezzarci
teoricamente e praticamente a ricomporre un quadro che sempre più
assomiglia ad un puzzle. Gli approcci dominanti tendono con troppa disinvoltura
a parlare di nuovi modelli organizzativi, sostitutivi tout court di quelli
precedenti. Quando si parla, ad esempio, di modello post- fordista o toyotista
non possiamo non sottolineare che il superamento del fordismo è
intervenuto in settori specifici della produzione, vedi lindustria automobilistica,
mentre in altri il modello taylorista si è appena affacciato ed
è oggi attualissimo, vedi alcuni settori dei servizi come le poste.
Non può sfuggirci, quindi, la necessità di dare un rinnovato
vigore alla nostra analisi dei processi. Non può sfuggirci che la
ricomposizione di classe avviene principalmente attraverso la conoscenza
dei cambiamenti nella organizzazione del lavoro e quindi della percezione
che ciascun lavoratore ha di sé e della propria condizione di sfruttato.
Partire dai luoghi di lavoro vuol dire quindi concretamente capire cosa
sia avvenuto e cosa stia avvenendo. Solo una pratica di inchiesta può
farci comprendere quel cambiamento che di fatto rende più difficile
la percezione di sé come sfruttato e quella del proprio simile nella
ricostruzione della classe. E drammatico ad esempio constatare che su
di un problema saliente quale quello delle 35 ore lavorative la voce dei
lavoratori non sia che una voce fievole, è questo un allarme serio
che sottolinea quanto sia urgente una ricomposizione di classe, che tenti
di arginare questo smembramento violento che è avvenuto nella soggettività
dei lavoratori e delle lavoratrici. Il problema sulle 35 ore rischia di
restare un problema prettamente politico, in cui le parti restano Rifondazione
Comunista da un lato e Confindustria dallaltro. Il problema è però
sociale, se i lavoratori ed i disoccupati, i lavoratori a nero o chi un
lavoro non lo ha mai avuto non scendono in campo per appropriarsi di questa
battaglia che ha più di una valenza sociale, non avremmo raggiunto
il nostro obiettivo. È questo il terreno di sfida su cui dovranno
misurarsi i circoli di lavoro, riempiendo di contenuto le nostre battaglie,
avendo la capacità di calare nelle singole realtà di lavoro
la battaglia per le 35 ore e mettere in discussione così quel tipo
di organizzazione del lavoro. Come dare voce a chi non riesce più
a trovarsi? Come trovare lunità in un sistema così fortemente
frammentato? Solo una pratica politica che si incentri sulla ricerca e
sulla capacità di analisi che si fa agire politico può aiutarci
a dare delle risposte. Solo indagando il lavoro, le aspettative dei lavoratori
e la percezione che essi hanno della propria condizione possiamo avere
la capacità di dar vita a proposte e progetti. Linchiesta quindi,
come pratica politica e strumento capace di ricomporre ciò che ad
uno sguardo superficiale non sembra più ricomponibile. Le iniziative
che si stanno promuovendo sia a livello nazionale che a livello locale,
aventi come protagonisti i circoli aziendali vanno, io credo, nella direzione
giusta, per cercare di riportare al centro della nostra pratica politica
il mondo del lavoro, e rendere esso il protagonista del conflitto. Lincontro
avutosi a Napoli il 10/12/97 presieduto dal compagno Jorfida, con il coinvolgimento
dei responsabili del Dipartimento organizzazione di Napoli e tutti i quadri
attivi dei 15 circoli di lavoro presenti nella città ha avuto proprio
il chiaro intento di dare la parola ai lavoratori e alle lavoratrici ma
anche a chi un lavoro non lo ha più (lavoratori in mobilità
o impegnati negli L.S.U. presenti anchessi alla riunione), di ascoltare
tutti i problemi e le fatiche che i compagni/e che militano nei luoghi
di lavoro debbono per forza di cose sostenere. Molte iniziative da essi
intraprese sono state diffusamente discusse. Molti hanno sottolineato i
limiti di non avere una sede propria o di non potersi tra loro incontrare
con molta facilità a causa dei turni di lavoro o a causa di una
organizzazione del lavoro a rete, con più sedi sparse sul territorio.
Sono venute fuori le contraddizioni e i limiti di un sindacato, nelle sue
varie sigle, troppo spesso lontano dai bisogni reali dei lavoratori, anche
se gli interventi succedutisi, da quello di Barbato (segretario del circolo
dei comunali) a quello di Cimmino (circolo del Cardarelli) ad Antonio DAlessandro
(circolo Poste e Telecomunicazioni), hanno tutti sottolineato la necessità
che la pratica politica nei luoghi di lavoro ritorni ad essere non solo
quella vertenziale ma quella capace di affrontare i temi più svariati
che di volta in volta investono i lavoratori come cittadini: dalla riforma
della scuola, alle tematiche sulloccupazione. Si è sentita forte
la necessità di organizzare riunioni periodiche dei circoli di lavoro,
affinché le iniziative, come anche le discussioni interne ai luoghi
di lavoro divengano patrimonio collettivo, condivisibile a cui dare grande
ecco. A questo scopo lobiettivo di creare piccoli giornali aziendali per
dare voce e forza a chi spesso non ha gli spazi per dire la sua su più
di un argomento ci è sembrato un buon segnale. Il giornale come
strumento prezioso ai circoli di lavoro per superare anche le difficoltà
strutturali di raggiungere tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, ad
aprire così una discussione a cui tutti i lavoratori e tutte le
lavoratrici possano partecipare. Napoli non è una città però
come tutte le altre, le sue contraddizioni sono tanto profonde e nascondono
spesso un tale disagio, che si impongono naturalmente alla nostra attenzione.
Non si poteva, quindi, parlare del lavoro a Napoli senza discutere del
non lavoro, o della precarizzazione dello stesso, è quindi stato
utilissimo e prezioso il contributo di alcuni compagni che militano nei
movimenti di lotta per il lavoro. Essi hanno lanciato lidea della costituzione
di un vero e proprio circolo di precari, L.S.U., lavoratori in mobilità.
È questa una idea interessante, che io stessa ho riproposto nelliniziativa
avutasi a Bologna il 20/12/97 con i compagni Caprili e Jorfida. In quella
occasione ci è sembrato, anche soltanto ascoltando le esperienze
e le realtà delle altre città, che una riorganizzazione profonda
della pratica politica nei luoghi di lavoro non possa essere più
rinviata.
Virginia De Robbio
Dipartimento Organizzazione di Napoli
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IL PARTITO ALLA FIAT MIRAFIORIQuando si dicute della Fiat Mirafiori bisogna avere
presente che si tratta del più grande stabilimento dItalia in grado
di condizionare le conquiste sociali del nostro paese, sia nel bene che
nel male, e che ogni atteggiamento o azione che si compie alla Fiat Mirafiori,
assume valenza politica nazionale. Per questo motivo tutti gli occhi dei
mass media e non solo, sono puntati su Mirafiori; ma per i comunisti, spesso,
laccersario di classe non è solo la Fiat, cosa del tutto scontata,
ma lo sono gli altri partiti di sinistra, con in testa il Pds per un problema
di egemonia sulla classe operaia, altre volte ci troviamo a fronteggiare
i sindacati perchè viene messo in discussione il loro ruolo o peggio
per complicità. Alcune azioni ci portano a pensare ancora allesistenza
della gladio, infatti più volte abbiamo attaccato delle locandine
nelle bacheche di una certa pesantezza contro la Fiat, e puntualmente dopo
circa mezzora sono passati i delegati Fismic (ex Sida) a coprirle nonostante
il resto della bacheca fosse vuoto. Nel 90 quando Occhetto sentenziò
la fine dei comunisti, alla Fiat Mirafiori ci fu una grande battaglia contro
lo scioglimento del Pci e in due settori meccanica e presse vincemmo il
congresso, e fu da questi due settori che in modo disorganizzato, perchè
non ci conoscevamo neanche tra compagni, iniziammo la fondazione del Partito
della Rifondazione Comunista. Per molti, come me ad esempio, che fino a
quel momento mi ero impegnato solo a livello sindacale, ci fu la presa
di coscienza che senza un partito comunista antagonista per i lavoratori
ci sarebbe stato un progressivo arretramento dalle conquiste sociali. La
nostra sola speranza di riuscita era che la Fiat ci sottovalutasse, infatti
fu cisì, e quando la Fiat si rese conto che i comunisti si erano
riorganizzati, dopo circa due anni, e che eravamo in grado di condizionare
la fabbrica politicamente, cominciano le prime rappresaglie con spostamenti
e trasferimenti di ogni genere, che continuano ancora oggi. Anche il sindacato
fece la sua parte nel cercare di metterci in un angolo quasi riuscendici,
e ogni volta abbiamo dovuto riorganizzarci da capo. Questi episodi ci indussero
a cercare di darci una struttura a ridosso della fabbrica che ci permettesse
di organizzarci meglio. Su questo progetto abbiamo fatto una serie di iniziative
con sottoscrizioni contando solo sulle nostre forze forse perchè
nel Partito non cè la consapevolezza che i circoli di fabbrica
sono circoli di 1° linea e per la Fiat lo è ancora di più.
Fu così che il 21 settembre del 97 siamo riusciti ad aprire la
sede dei comunisti della Fiat Mirafiori. Eppure di cose in questi anni
ne abbiamo fatte: 1) il 6 dicembre del 93 ad una nostra iniziativa sulloccupazione
a cui la federazione di Torino del Pds non aderì, come circolo della
Fiat riuscimmo a costuire liniziativa davanti alla porta 2 con il Pds,
i Verdi, la Rete, Alleanza democratica e Alleanza socialista. 2) La raccolta
di circa 5.000 firme contro il licenziamento delle quattro lavoratrici
di Nereto, facendolo diventare un caso nazionale. 3) La raccolta delle
firme sillarticolo 19 e sulla scala mobile Per non parlare delle battaglie
giornaliere nel sindacato perchè venga assunta la linea dei comunisti.
Adesso però per il nostro partito arriva il periodo più difficile
che è quello della costruzione del partito di massa in cui vedo
due ostacoli difficili da superare. 1) Il nostro partito è formato
da compagni che arrivano da svariate esperienze con formazione politica
da piccole organizzazioni a cui manca la cultura del partito di massa.
2) E mia convinzione che la costruzione del partito di massa passa attraverso
la ricostruzione della centarlità operaia, cosa che attualmente,
a mio parere, ha una funzione del tutto marginale, impressione confortata
dai seguenti fatti. Torino, città simbolo operaia, 50 consiglieri
al Comune, di cui 8 dei nostri, ma non cè un rappresentanza operaia,
così anche alla Provincia, e al Parlamento. Ma scusate compagni,
se gli operai nelle istituzioni non li mandiamo noi, chi volete che li
mandi? Berlusconi? Da questo punto di vista è molto più operaista
il Pds con la sua rappresentanza operaia a tutti i livelli istituzionali.
Spero di sbagliarmi in questa mia analisi, ma penso proprio di no.
Cataldo Ballisteri
Segretario circolo Fiat Mirafiori
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L'INCHIESTA PER LA CONOSCENZA E PER IL RADICAMENTOToscana, Lombardia, Lazio, Umbria, Emilia Romagna,
Piemonte, Sicilia, Marche, Veneto, Campania, Puglia, Calabria,
Liguria, Friuli: queste le regioni (14) in cui, alla data della stesura
di questa nota, si sono svolti incontri (di varia natura e composizione)
per dare avvio allinchiesta sulle condizioni di lavoro e non lavoro che
il Prc sta cercando di realizzare a livello nazionale.
GLI OBIETTIVI DI FONDO Potremmo schematicamente indicare 3 obiettivi generali: · Conoscenza delle situazioni specifiche in cui si opera quotidianamente; · Contribuire al radicamento di massa del Prc, attraverso una strategia articolata di ricerca · Contribuire al progetto di costruzione di una linea anticapitalistica adeguata alle nuove condizioni di oggi; cioè come agire in una logica di conflitto. Linchiesta, quindi, non come semplice strumento di aggiornamento ed articolazione di una conoscenza e di una realtà già date ma strumento (non unico) per la costruzione di strategia ed analisi. E uno strumento indispensabile perchè il partito costruisca la sua linea insieme alle masse. I TEMI E GLI OBIETTIVI La definizione degli obiettivi politici dellinchiesta non può che avvenire congiuntamente: scelgo su che cosa fare linchiesta se contemporaneamente ho definito in modo chiaro a cosa mi deve servire linchiesta. Gli obiettivi politici dellinchiesta possono essere i più vari, immediati o a lungo termine, generali o molto circoscritti. Per fare alcuni esempi: · linchiesta può servire a costruire una presenza organizzata del partito in un quartiere o in una fabbrica; · può servire a costruire una mobilitazione sul terreno sindacale in una fabbrica o in un insieme di aziende; · può servire ad altre forme di mobilitazione sociale, ad esempio in un quartiere; · ma può anche avere come obiettivo quello di colmare delle lacune conoscitive che indeboliscono la capacità di elaborazione e iniziativa politica del partito, o più in generale di affrontare punti di debolezza politico culturale del partito (pensiamo ad esempio alla questione di genere). E importante definire esplicitamente e in modo preciso gli obiettivi dellinchiesta, per una duplice ragione: - è in rapporto ad essi che si può definire che cosa indagare (se vogliamo che linchiesta sia uno strumento politico e non un fatto accademico che risponde solo a generiche curiosità culturali); - la definizione preliminare degli obiettivi permette (e impone!) di verificare poi se linchiesta è stata utilizzata o no, se è servita o no rispetto agli obiettivi prefissati. E su questa base che si può definire che cosa indagare; il che significa due cose: definire il campo e definire i temi dellinchiesta. IL CAMPO DI INDAGINE Può essere un luogo di lavoro (fabbrica, scuola, banca, ospedale, comune, ecc.), può essere un territorio (quartiere, distretto industriale, ecc.). Ma definire il campo significa anche definire altre cose: chi si va ad intervistare in quellambito, ad esempio tutti i lavoratori di una fabbrica, o i giovani, o solo gli operai; tutti gli abitanti di un quartiere, o solo i giovani, o solo gli anziani, a seconda del tipo di problemi che si vuole approfondire: I PROBLEMI CHE SI VOGLIONO INDAGARE Per fare solo alcuni esempi sparsi, possono essere le condizioni di lavoro, gli atteggiamenti verso il sindacato, e altri temi più tradizionali delle inchieste di fabbrica; ma possono essere anche i percorsi di lavoro e non-lavoro dei giovani, o i problemi degli anziani e le loro esigenze di servizi, o il funzionamento della famiglia come terreno di divisione sessuale del lavoro. Non si tratta ovviamente di fare qui una sorta di catalogo da cui pescare il tema preferito, ma solo di esempi che servono a mostrare come la discussione / decisione sul perchè fare linchiesta e quella su dove, come e su cosa farla vadano di pari passo. ALCUNE PRIME OSSERVAZIONI Da quanto sino ad oggi si sta realizzando emerge lefficacia dellinchiesta come momento di rafforzamento del nostro insediamento nei luoghi di lavoro e nel territorio, come occasione per attivare nel concreto di una iniziativa i circoli aziendali, come opportunità per la nascita di nuovi circoli, come terreno di iniziativa concreta comune dei nostri compagni ovunque collocati sindacalmente. Linchiesta può rappresentare davvero una occasione, uno strumento, unitario di discussione e iniziativa. I TEMPI Nostro obiettivo è concludere entro aprile / maggio le fase di avvio per arrivare già prima dellestate ad un primo bilancio generale che ci consenta entro lanno di realizzare una sintesi e la presentazione del lavoro fatto. COME PROCEDERE Il lavoro dellinchiesta è riassunto passo per passo dal bollettino nazionale che è a disposizione presso ogni federazione ed ogni regionale del Prc, così come il gruppo centrale di inchiesta, Vittorio Reiser, Paolo Cacciari, Marco Gelmini, e i responsabili regionali del lavoro, sono a disposizione per concordare incontri e iniziative locali. Per ogni informazione ci si può rivolgere c/o la Direzione nazionale, Dipartimento Lavoro tel. 06/441821 oppure 0335/6441990 (Marco Gelmini). Linchiesta è anche su internet: http://www.rifondazione.it/inchiesta Marco Gelmini
del Dip. Lavoro nazionale
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SICILIA: TRA IMPORTANTI SUCCESSI E LIMITI PERMANENTISecondo i rilevamenti Istat del 1996 la popolazione siciliana
è di 5.100.803 abitanti con 1.578.600 pensionati, 381.198 studenti
(150.164 universitari) e 1.461.005 minori di 14 anni e casalinghe. Il tasso
di disoccupazione calcolato su una forza lavoro che comprende i datori
di lavoro è del 23,6%, ma cresce al 30,27% se il calcolo si riferisce
al solo lavoro dipendente. Gli occupati nellindustria sono il 5,72%, nellagricoltura
il 2,78%, nel terziario il 19,4%. Bisogna partire da queste cifre che forniscono
uno spaccato inquietante della disgregazione economica e sociale della
Sicilia per comprendere le difficoltà, che furono anche del Pci,
che si incontrano nel processo di costruzione del partito di massa. Il
lavoro nero e le svariate forme di precariato, non rilevabili statisticamente,
sono il terreno più fertile per linsediamento della criminalità
organizzata e per scorribande clientelari su cui si costruiscono le fortune
elettorali dei candidati e perfino di interi partiti. Un bilancio certamente
positivo quello del tesseramento in Sicilia. Positivo per la crescita della
presenza giovanile e per quella dellinsediamento territoriale del Partito
che dagli 88 circoli nel 96 passa ai 155 del 1997. La composizione sociale
degli iscritti è così articolata: dipendenti dellindustria
8,81%; dipendenti agricoltura il 5,05%, nel terziario il 34,91%; gli studenti
il 13,38% ed i pensionati il 31,65%. La composizione per fasce di età
vede: i giovani fino a 17 anni il 4,34%: dai 18 ai 29 il 25,3%: gli iscritti
dai 30 ai 40 anni sono il 18,17%; dai 41 ai 50 il 17,36%; dai 51 ai 60
il 12,46 ed infine il 22,37% sono gli iscritti con età superiore
ai 60. Liniziativa e il lavoro politico, pur con non pochi ritardi e limiti,
insieme a un nuovo modo di sentire non più come un fatto burocratico
e contabile, il tema della costruzione del Partito, della sua organizzazione
e della sua integrazione nella società, sono molto determinanti.
Le feste di Liberazione, molte di più di quelle del 96, che si
sono svolte nella realtà siciliana e per la prima volta nel capoluogo
siciliano, hanno visto un interesse, una grande partecipazione di cittadini,
di giovani e di donne. Hanno rappresentato un grande evento di socialità,
una formidabile occasione di propaganda e di informazione della nostra
politica, una occasione del rafforzamento del Partito anche attraverso
i banchetti del tesseramento, predisposti in ogni festa. Ma insieme a ciò
non possono tacersi le difficoltà, le gravi inadeguatezze, le contraddizioni
ancora molto presenti nel Partito siciliano che sono oggettivamente un
ostacolo per la costruzione del Partito di massa. Prima di tutto si dovranno
rapidamente assumere, con determinazione, tutte quelle iniziative politiche
volte a superare alcune persistenti sacche di litigiosità, che non
pochi compagni erroneamente assumono come un dato strutturale irremovibile;
che rappresentano un deterrente per lingresso di tante nuove energie che
pur manifestano entusiasmo e disponibilità nei confronti del Partito.
Insomma rimuovere quello che il compagno Bertinotti ha indicato con il
termine più appropriato di settarismo. Si dovranno assumere iniziative
affinchè i 54 circoli che nel 1997 non hanno raggiunto i 20 iscritti,
riescano a superarli nel 1998. Che i circoli delle città capoluogo,
molto spesso allocati nelle sedi delle federazioni, abbiano proprie sedi
in stretta correlazione con il territorio ed effettuino il tesseramento
sulla base dellappartenenza territoriale e non, come spesso ancora accade,
su criteri strani e molto discutibili: che i circoli di luogo di lavoro,
oggi presenti solo nella Federazione di Palermo, siano nel 1988 molti di
più, almeno 1 per ogni federazione. E inoltre, dovrà porsi
rimedio al deficit di informazione, di conoscenza e di pressapochismo che,
in Sicilia, investe tutto il Partito ad ogni livello, sia nel merito che
nel metodo del nostro fare politica esaltando il ruolo di Liberazione,
della sua diffusione militante (aspetto questo largamente sottovalutato)
e di Rifondazione insieme a quello della formazione, della comunicazione
e della propaganda. A tale proposito liniziativa assunta qualche tempo
fa con la pubblicazione e linvio a tutti gli iscritti della pubblicazione
Sala Rossa (organo del gruppo parlamentare di RC allAssemblea Regionale
Siciliana) dovrà essere ripresa per colmare una nostra lacuna sulle
politiche regionali e sulle iniziative parlamentari dei nostri deputati
regionali. I deludenti risultati della recente consultazione elettorale
hanno fortemente attenuato la soddisfazione per il buon risultato del tesseramento.
Si è aperta una importante discussione in tutte le Federazioni,
ma in buona parte degli interventi lanalisi si è limitata a individuare,
nel comportamento assunto dal Partito in occasione della crisi di governo
e della sua conclusione, le cause dellinsuccesso. Ancora insufficiente
lanalisi sullo stato del Partito, sui limiti dei nostri militanti in campagna
elettorale, sulla scarsa conoscenza dei problemi presenti nei territori,
sullassenza che, in molti casi abbiamo constatato, di un nostro programma.
Per queste ragioni è urgente avviare un lavoro che ci aiuti a superare
questi limiti. Linchiesta sociale, se progettata con intelligenza e con
la necessaria chiarezza degli obiettivi che si intendono perseguire, può
aiutarci molto a comprendere la eterogeneità sociale della nostra
realtà e può contribuire fortemente ad adegtuare la nostra
politica agli effettivi bisogni delle donne, dei giovani, dei disoccupati,
degli anziani, degli ammalati che non possono avvalersi di una efficiente
sanità, dei soggetti sempre più numerosi meno protetti
della nostra società. La formazione in autogestione dei compagni
nei circoli, attraverso la lettura, gli approfondimenti e la dialettica
collettiva di documenti, giornali, delibere comunali, leggi regionali ecc.
come complemento alle iniziative concrete ne territorio deve essere acquisita
come prassi quotidiana nel nostro essere comunisti, del nostro fare politica.
Su questi temi nel corso del mese di marzo il Comitato Regionale organizzerà,
coinvolgendo i dirigenti delle Federazioni e dei Giovani Comunisti, un
seminario di approfondimento sul tema Potenzialità e problemi della
costruzione del Partito di massa in Sicilia.
Beppe Fazzese
della Segreteria reg. Sicilia
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L'INCHIESTA PER L'ORGANIZZAZIONECome dipartimento organizzazione del Regionale
piemontese abbiamo sentito l'esigenza, essendo ancora in via di
strutturazione, di avere una mappatura di quella che complessivamente
è oggi la realtà territoriale del partito nella
nostra regione. In questi ultimi anni si è di molto allargata
la base elettorale ed il peso politico del partito rispetto ad alcune realtà
lavorative, con l'apertura di alcuni circoli aziendali; meno evidente è
stata la crescita sul territorio con una stabilità abbastanza preoccupante
dal punto di vista del numero di circoli territoriali, ovviamente con uno
scarto molto grande tra Torino e la sua provincia ( dove oggi esiste la
maggior concentrazioni di circoli territoriali e aziendali rispetto al
territorio) e il resto della regione dove la situazione resta critica dal
punto di vista della copertura operativa dei circoli rispetto alle province
piemontesi. Sicuramente la morfologia del nostro territorio, con ampie
zone montuose e di confine, non agevola uno sviluppo omogeneo dell'oganizzazione,
ma, a mio giudizio, esiste ancora una sottovalutazione dell'importanza
che riveste il progetto di allargamento e di strutturazione legato alla
visibilità territoriale del Partito nella analisi che i gruppi dirigenti
fanno rispetto a questa tematica. Ovviamente con il contributo e la collaborazione
dei gruppi dirigenti delle Federazioni, come Regionale si è predisposto
un progetto articolato in un consolidamento del lavoro organizzativo da
attuarsi attraverso una sempre più stretta interazione tra le federazioni.
Si è quindi decisa una riunione mensile dei responsabili federali
dell'organizzazione, la creazione, sulla base delle competenze e dei risultati
ottenuti dai circoli e dalle federazioni, di una commissione organizzazione
del Comitato Regionale e si è distribuito ai responsabili di organizzazione
l'inchiesta sullo stato del Partito in Piemonte. Questo strumento ha l'utilità
non solo come dicevamo di mappare l'esistente, ma di individuarne i punti
deboli su cui intervenire e di avere una prima e sintetica valutazione
su aspetti della vita del Partito nazionali e locali, come ad esempio il
rapporto con gli eletti da parte dei gruppi dirigenti e dei circoli, la
predisposizione dei piani di insediamento del Partito e la sua attuazione,
lo stato delle finanze e soprattutto le politiche per l'autofinaziamento,
la stampa di partito locale, ecc.... La necessità di avere una quantità
di informazioni da socializzare al corpo del partito, alle Federazioni
ed ai Circoli nasce non solo dall'esigenza di avere il quadro dello stato
del Partito in Piemonte, ma dall'importanza che si deve dare al miglioramento
delle condizioni in cui le compagne ed i compagni si trovano ad operare
nella militanza quotidiana. Per questo motivo uno degli obiettivi primari
è quello di conoscere il quadro delle competenze che esistono nelle
strutture territoriali per permettere un livello di interazione e di supporto
nelle diverse realtà della nostra regione. Un principio di mutualità
del sapere che possa servire come volano alla crescita del partito in Piemonte,
che superi la scarsità di comunicazione che esiste ancora oggi tra
federazioni che si trovano a pochi chilometri di distanza l'una dall'altra.
Lo stesso ragionamento è valso per le strutture che sono a disposizione
delle Federazioni. Ogni anno, ad esempio, crescono i costi per l'allestimento
delle Feste o in generale degli appuntamenti pubblici del partito; in questi
anni più o meno tutte le strutture territoriali si sono fornite
di una qualche attrezzatura da utilizzare per gli allestimenti o per la
gestione di questi appuntamenti. L'idea che sta alla base di questo censimento
dell'esistente è quindi la razionalizzazione dei costi complessivi,
quindi la possibilità di predisporre un calendario regionale delle
feste per permettere la circolazione delle strutture attualmente a disposizione
dei Circoli e delle Federazioni. Il nostro è un tentativo di attivare
un livello di comunicazione che abbia nel Regionale una sorta di "server"
ovvero uno strumento di coordinamento e di indirizzo generale, partendo
dal quale si possa accedere alle informazioni ed agli strumenti utili allo
sviluppo della iniziativa per la costruzione del partito di massa. L'organizzazione,
quindi, vissuta come elemento propulsivo e di consolidamento del partito
di massa, come settore politico in una evoluzione progressiva di supporto
e di sviluppo alle politiche della nostra organizzazione.
Luca Robotti
della Segreteria reg. Piemonte
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LA FORMAZIONE: QUALE E COME?La necessità di "fare formazione", con l'annessa
constatazione che se ne fa troppo poca, è una di quelle
affermazioni che nel nostro partito trovano assolutamente tutti d'accordo,
anche se non sempre sui relativi contenuti. Ma prima di parlare di
contenuti è opportuno fermarsi un momento sul significato da attribuire
a questa parola. Qui intendiamo per formazione una attività specifica,
diversa sia dall'iniziativa politica immediata sia dal dibattito culturale
(che naturalmente hanno anch'essi una valenza formativa) e rivolta in particolare
ai nuovi iscritti e ai nuovi "quadri"; il che a sua volta implica l'esistenza
di un certo patrimonio da comunicare e da discutere - certamente non solo
da trasmettere, ma neanche solo da mettere insieme fra le "anime" dei diversi
partecipanti - e una dichiarata finalità pedagogica. Va aggiunto
che nessuna di queste affermazioni è oggi scontata, perché
la pretesa pedagogica è estranea ai partiti di stampo liberale,
mentre la cultura di ispirazione anarchica confida soprattutto nello spontaneo
comporsi delle opinioni individuali; e d'altra parte la catastrofe del
socialismo dell'Est ha fatto sì che non si possa più fare
appello ad un unico "corpo" compatto (del resto i comunisti italiani non
lo facevano da lungo tempo) di sapere condiviso da trasmettere. Che nonostante
questo si possa e si debba fare formazione nel senso definito sopra,
caratteristico della cultura del movimento operaio, deriva - almeno per
chi scrive - da due convinzioni sostanziali. La prima è che malgrado
quella catastrofe il capitalismo stia oggi, e più di ieri, scontrandosi
con le sue contraddizioni di fondo, e quindi una reale soluzione dei problemi
attuali si trovi al di là della sua logica; e la seconda è
che il conflitto di classe, anche se celato dallideologia dominante e
oggi indubbiamente più articolato, resti il veicolo fondamentale
sia della contestazione di quellideologia sia della costruzione di unalternativa.
Premesso ciò vediamo rapidamente quali contenuti abbiamo individuato
per questa formazione, o più esattamente quali temi proponiamo di
affrontare in tutto il partito al di là delle iniziative che ogni
federazione può decidere di prendere. Come punto di partenza abbiamo
individuato una formazione di base costituita da tre iniziative il cui
ordine, benché non sempre si riesca ad attuarlo, vuol avere anche
un senso politico. Al primo posto c'è una "giornata per i nuovi
iscritti" fondata sulla riscoperta del basilare conflitto di classe, sulla
sua attualizzazione anche in relazione al tema dell'orario di lavoro e
sul significato dell'iscrizione al partito, il tutto da mettere a punto
a partire dalla campagna per il tesseramento e da trasformare via via in
unattività regolare in stretto collegamento con l'organizzazione.
Segue uniniziativa più impegnativa, di tipo residenziale anche
su base regionale - tutti i particolari di questa come delle altre sono
in possesso dei responsabili della formazione o possono essere richiesti
all'ufficio nazionale - per la discussione di ipotesi per un'alternativa
all'impresa e al mercato; e quindi, come esigenza che subito ne deriva,
lavvio di un diffuso "recupero della risorsa Marx", con l'ausilio di un
libretto elementare (ma che tiene conto anche dei suoi scritti pubblicati
solo nel nostro secolo, che contribuiscono molto ad attualizzarlo). . A
queste iniziative possono collegarsene alcune su specifici argomenti di
attualità, a cominciare da una riflessione seminariale - cioè
più approfondita degli incontri che si stanno organizzando un po'
dappertutto - sul significato strategico della riduzione dorario a parità
di salario; e altre di cui è stata avviata la sperimentazione sulla
scienza, la democrazia, il rapporto con lorganizzazione degli enti locali,
da sviluppare poi in collegamento con i rispettivi dipartimenti. E di qui
può partire anche un insegnamento sulla storia dei comunisti e del
movimento operaio che è già in corso in molte federazioni;
e che ormai possiamo permetterci di sviluppare criticamente a partire dal
comune impegno, che oggi riguarda ben più persone di quante si richiamano
direttamente a quella storia, contro la regressione neo- liberista e per
il superamento di un capitalismo sempre più barbarico. Parallelamente
a questa attività più sistematica e rivolta a compagni (ma
non solo) disposti a seguire con continuità una specifica iniziativa,
stiamo avviando una formazione allagire politico che fa più direttamente
riferimento alla vita dei circoli e alla comunicazione fra questi e il
resto della società; a partire dal ruolo insostituibile - con un
sistema dellinformazione così schiacciato sullideologia delle
classi dominanti - del comunista in giro che si trova ogni giorno a controbattere
sul lavoro e al bar, in treno o in una fila, il senso comune televisivo,
e che deve trovare adeguato supporto (e riconoscimento per questo ruolo
che diventa centrale nei momenti di crisi) nellorganizzazione di partito.
Di qui può svilupparsi una riflessione sulla comunicazione formale
e informale, nel partito e verso lesterno, che si saldi anche con lesperienza
appena avviata sul terreno dellinchiesta; e allinsieme di queste sperimentazioni,
qui appena accennate sotto il titolo un po' generico di formazione allagire
politico, intendiamo via via conferire dignità e importanza pari
- né superiore né inferiore - a quelle dellattività
seminariale. Ma chi farà tutte queste cose? Una parte di coloro
che le leggono riconosceranno qui iniziative in corso o in preparazione
nella loro federazione o regione, in attuazione del programma presentato
alla riunione di Chianciano dei responsabili organizzativi. Ma per molti
altri che le leggono in un circolo esse giungeranno del tutto nuove, perché
nella loro organizzazione non sono decollate, e nella maggior parte dei
casi non perché qualcuno dissentisse: sono soprattutto altri i motivi
che rendono difficile avviare un lavoro di formazione nel senso indicato
sopra. Da una parte i ritmi imposti da una battaglia politica durissima,
con una scadenza di lotta dopo laltra intrecciate con continue campagne
elettorali, che prevalgono fatalmente su un genere di lavoro per sua natura
più sistematico (e più oscuro); e dallaltra un partito fatto
quasi esclusivamente di volontari, per i quali è determinante il
modo di utilizzare il limitato tempo a disposizione e non se ne può
dedicare molto agli spostamenti. Cosa a cui spesso non si pensa quando
viene in mente una scuola tipo Frattocchie - che ha avuto un storia straordinaria
ma non era ossessionata dal problema di infilare il suo lavoro fra il sabato
e il lunedì mattina - e che rende necessario diffondere anzitutto
i seminari residenziali di fine settimana, regionali o di federazione,
per conciliare spostamenti limitati con possibilità di lavoro sistematico
e di socializzazione; anche se a loro volta, dovendo essere in buona parte
autofinanziati, questi richiedono a chi li promuove un notevole sforzo
organizzativo. Anche queste, in fondo, sono difficoltà politiche
ma in un altro senso: quello degli enormi problemi che presenta oggi la
costruzione di un partito comunista di massa, quasi privo sia di apparati
che di adeguate risorse, spinto a decentrare anche dalla necessità
ma che incontra poi difficoltà locali ancora maggiori, se non riesce
a utilizzare bene il limitato tempo che un lavoro volontario può
mettere a disposizione (per non parlare di quello delle donne). Questo
è anzitutto un difficile problema di organizzazione del lavoro,
di come riuscire a gestire insieme molti tematiche senza accantonarle a
turno, di come dividersi i compiti ed essere insieme capace di integrarli:
un volontario accetta la divisione se svolgere un solo compito non lo emargina,
e se vi sono luoghi che consentono questa integrazione invece di assorbire
il suo tempo nel ripetere congressini. Perché altrimenti si deve
magari contare anche su incarichi multipli per partecipare alla vita dellorganizzazione,
con il rischio di avere soprattutto un partito virtuale, nel quale limpossibilità
di svolgerli realmente produce frustrazioni e forse anche litigiosità.
Circa le attività di formazione vi sono poi rischi più specifici,
come quello ben noto di separare politica e cultura, che tendono così
a diventare puro pragmatismo e ideologia sovrapposta; e soprattutto quello
di un accorciamento del tiro proprio quando lo scontro si aggrava e investe
aspetti di fondo dellattuale società. E anche per questo che abbiamo
puntato sul massimo di integrazione della formazione nellorganizzazione,
del resto tradizionale nella storia dei comunisti e prevista dal nostro
attuale ordinamento; che in concreto significa individuare nelle regioni
e nelle federazioni un responsabile solo di questa che sia però
strettamente collegato non solo con lufficio nazionale formazione, ma
anzitutto con il proprio responsabile dorganizzazione. E lo ripetiamo
qui anche nei confronti dei circoli, spesso portatori di una domanda di
formazione che non può essere soddisfatta dal limitatissimo apparato
nazionale; e che invece può svolgere unutile funzione di stimolo
affinché lorganizzazione locale si doti di una struttura di formazione
nel senso qui illustrato, e ne venga apprezzato e valorizzato il lavoro.
Bruno Morandi
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CALENDARIO RIUNIONI / INIZIATIVE CENTRALI
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Venerdì 13 marzo 1998Milano |
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