PARTITO DI MASSA

Partito della Rifondazione Comunista - Direzione 
Dipartimento Organizzazione - Bollettino interno - NUMERO 16 - FEBBRAIO 1998
 

E' l'ora della giustizia sociale (Milziade Caprili)

Valutazioni sul tesseramento 1997 (Francesco Speranza)

Del partito di massa (Pasquale Martino)

Le bacheche (Tino Fiori)

Il partito di massa nella lotta politica a Genova (Marco Nesci)

103 conferenze di circolo a Milano (Ernesto Cairoli)

Bologna: il programma del Prc (Roberto Sconciaforni)

Per costruire il partito di massa: sperimentazione e innovazione (Livio Oddi)

La pratica del partito di massa (Gianluigi Pegolo)

Convegno internazionale e manifestazione per le 35 ore

E' l'ora della giustizia sociale

di Milziade Caprili 
 
E’ l’ora della giustizia sociale. Questo titolo, dato al nostro programma per un anno, sintetizza prima di tutto i contenuti ed indica una modalit� del nostro rapporto con il Governo. Ma non solo: scandisce i punti sui quali utilmente sperimentare l’iniziativa politica, l’organizzazione di movimenti, la raccolta di forze utili per dare speditezza ed incidenza alla nostra stessa iniziativa. Un forte antidoto, insomma, contro il cono d’ombra che pi� di uno e attivamente cerca di proiettare su noi. Questo dobbiamo temere nell’attuale fase: l’idea di una politica – come dire? – pacificata, da cui viene espunto il conflitto; di una forte attenuazione, se non di una vera e propria sospensione, della nostra autonomia addirittura elevata a condizione per stare nella maggioranza. Intendiamoci: sappiamo bene che non ci sono parole d’ordine che solo per il fatto di essere pronunciate o scritte risultino liberatorie, che di per s� possano cambiare un certo modo di essere ed una certa cultura politica dello stesso nostro Partito. Il programma offre per� una possibilit�, indica un percorso dove necessariamente l’iniziativa nazionale dovr� essere accompagnata da una articolazione nei vari territori. Faccio un esempio: le questioni dell’agricoltura oggi cos� all’attenzione possono vivere al di fuori di un forte ancoraggio con le diverse realt�, con i problemi che l� si riscontrano, con le forze che partendo da l� si possono mettere in movimento? Oppure: si dice che la Conferenza Nazionale sull’occupazione sar� accompagnata ed in qualche modo preparata dalle conferenze regionali. Ebbene, a quel livello dovremmo lavorare per presentare proposte su cui articolare la nostra presenza e specialmente suscitare movimenti. Si tratta, lo sappiamo, di operazioni politiche complesse. Abbiamo tuttavia alle spalle l’esperienza di un anno che ci ha fatto misurare con eventi rilevanti e difficili e che ha provato il grado della nostra vitalit�. Gli stessi risultati – non scontati – del tesseramento dimostrano di questa vitalit�. Possiamo dire che la discussione sul Partito ha finalmente, e da un po’ di tempo, lasciato le secche di una sorta di danza rituale attorno a quello che sarebbe utile fare e sta sperimentando in molte realt�, concretamente, forme utili allo sviluppo e al radicamento della nostra forza organizzata. Partendo da grandi potenzialit� ancora inespresse, o scarsamente espresse, o espresse a “macchia di leopardo” , stiamo costruendo una forte iniziativa nei confronti del Mezzogiorno. Stiamo preparando per il mese di marzo una riunione nazionale dei Segretari dei Circoli di fabbrica per fare il punto di ci� che esiste, per capire i limiti e poter lavorare ad un allargamento della nostra organizzazione in questi luoghi. Come stiamo riflettendo circa le difficolt� persistenti che limitano la nostra capacit� di intercettare il fenomeno di massa rappresentato dalla disoccupazione. Le stesse Conferenze di Organizzazione a cui molte Federazioni e Regionali stanno dando vita, cercano di interrogarsi sul nostro modo di essere partendo dalla concretezza delle diverse – e sottolineo diverse – realt�. Una mole di lavoro grande e di cui abbiamo voluto segnalare solo qualche passaggio. Un lavoro che va anche “ordinato” per impedire che si assommino cos� tante scadenze da far risultare il nostro impegno o virtuale o un puro elenco di necessit� a cui si dice sarebbe giusto far fronte ma non si riesce mai a far fronte. Quello che proponiamo � un lavoro non di piccolo tempo; un lavoro per esperimenti ed esperienze; un lavoro che d’altra parte – e molte iniziative ci dicono questo – va  portata avanti se vogliamo consolidare ed estendere gli stessi risultati positivi ottenuti.
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VALUTAZIONI FINALI SUL TESSERAMENTO

Francesco Speranza  
  R Rinviando ad un esame successivo una analisi pi� approfondita dei dati conclusivi della campagna di tesseramento e reclutamento 1997, possiamo per� gi� da ora fare alcune considerazioni generali. La positivit� complessiva dei risultati ottenuti si spiega certamente, oltre che con l’efficacia della nostra iniziativa politica, pur in un quadro molto difficile, con lo sviluppo via via crescente di un lavoro e di un metodo che vede i compagni del settore molto pi� impegnati e con meno episodicit�, in una azione sempre pi� programmata e mirata. Il carattere differenziato certo, ma complessivamente pi� omogeneo, rispetto ad altri anni, dei risultati su tutto il territorio nazionale, poggia indubbiamente su una crescita del nostro lavoro organizzativo, su una visione della politica organizzativa come momento importante ed essenziale per lo sviluppo del Partito e della sua capacit� di intervenire nella realt� sociale con una iniziativa politica pi� incisiva e diffusa, non solo per campagne, ma durante tutto l’arco dell’anno. Su questo terreno, che � quello su cui si costruisce un vero radicamento e in definitiva un Partito di massa, molto, certo, resta da fare. Non solo l’affermazione di un metodo pi� compiuto e fondato su piani di lavoro mirati, ma soprattutto la conquista a un impegno maggiore dei gruppi dirigenti del nostro Partito a tutti i livelli: ci si dovr� impegnare di pi� nell’attivit� di tesseramento e reclutamento, in sintesi nell’estensione della forza organizzata del Partito, non lasciando questa materia esclusivamente ai cosiddetti addetti ai lavori. E’ questo un passaggio indispensabile se si vuole consolidare e andare oltre i risultati ottenuti, soprattutto per aspetti importanti come quello ad esempio della eccessiva ampiezza del turn-over che nel 1997 vede la brillante cifra di 18.673 reclutati, ma solo 1.300 recuperati degli anni precedenti, e ci� che pi� preoccupa pi� di un numero rilevante di compagne e compagni iscritti nell’96 che non hanno rinnovato la tessera. (A questo proposito rimandiamo ai molti articoli apparsi su Partito di massa che sottolineano come queste mancate reiscrizioni non siano da attribuire sostanzialmente a dissensi politici). Questo � ormai per� un nodo, un problema, che va affrontato pi� decisamente e risolto sia sul piano squisitamente politico, che su quello organizzativo. Per risolverlo non � per� sufficiente il pur generoso impegno degli addetti ai lavori, � necessario che i gruppi dirigenti dedichino ad esso, un’attenzione nuova, e anche un po’ del loro tempo, se non si vuole un andamento praticamente statico della nostra forza. Dobbiamo comprendere la centralit� di questo problema e avviare un’analisi che individui presto le cause politiche ed organizzative per cui questi fenomeni avvengono e trovi le soluzioni per evitarli.

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DEL PARTITO DI MASSA - I coordinamenti di zona: un esperimento nella Federazione di Bari

Il Comitato Politico Federale di Bari ha recentemente varato la istituzione di coordinamenti di zona in tutto il territorio della Federazione provinciale. La nostra provincia, che corrisponde geograficamente e storicamente alla cosiddetta Terra di Bari, � una delle pi� grandi d'Italia per estensione (5.129 mila km2) e per numero di abitanti (circa un milione e mezzo); il rapporto abitanti/km2 � circa 285, il pi� alto della regione. Dei 48 comuni della provincia la maggior parte ha pi� di quindicimila abitanti e non pochi superano i quarantamila abitanti. La struttura territoriale ed economico-sociale � molto complessa. La disoccupazione, il lavoro nero e la multiforme flessibilit� dei lavori costituiscono un fenomeno di assoluto rilievo, in un quadro di crisi e ristrutturazione delle attivit� industriali e di seria difficolt� delle produzioni agricole alle prese con l'Europa; a questo quadro si aggiungono la pervasivit� delle attivit� illegali e della criminalit� organizzata e altre emergenze come quella dei rifiuti urbani e della aggressione ai beni storico-ambientali da parte del variegato "partito del mattone". Politicamente, il Nord barese interno e l'Alta Murgia hanno tradizioni di sinistra, legate alle lotte bracciantili e contadine del dopoguerra, mentre sulla costa e nel Sudest predominano le radici "bianche" profondamente venate da una cultura di destra. Ma i processi di rappresentanza politica sono in forte movimento, se � vero che citt� dalle tradizioni "rosse" come Canosa e Corato sono cadute in mano ad amministrazioni di destra e, per converso, due comuni dove i comunisti non avevano mai governato (Bisceglie e Grumo) oggi hanno sindaci di Rifondazione Comunista. Questo vasto territorio, soggetto a grandi trasformazioni nella composizione sociale e nelle forme di aggregazione politico-elettorale, pone seri problemi di direzione politica al nostro partito, che pure pu� contare su circa duemilacinquecento iscritti di cui oltre quattrocento tesserati ai Giovani Comunisti, sulla realt� di circoli in quasi tutti i comuni, sulla presenza in 33 consigli comunali e in 19 giunte oltre che nel consiglio provinciale. Problemi aggravati da una tendenza elettorale negativa nelle ultime amministrative, che rispecchia quella dell'intero Meridione pur senza configurarsi come crollo o dimezzamento. Occorre un salto di qualit� nella elaborazione e nella articolazione politico-programmatica (lavoro, agricoltura, aree di crisi, giovani, gestione del territorio e dell'ambiente), nella costruzione del partito attraverso il lavoro di massa e il radicamento sociale, nella caratterizzazione qualitativa della nostra attivit� amministrativa e istituzionale; occorre, in definitiva, far crescere una direzione politica collettiva e ampia, che sia ramificata, sensibile, capace di operare in profondit� e con tempestivit� nel territorio. A questa esigenza risponde l'esperimento delle zone. Esperimento, voglio sottolinearlo, perch� ambizioso e difficile (come appare dalla esperienza del Pci, che ne discusse senza riuscire a produrre risultati apprezzabili). La sperimentazione, da sottoporre a verifica, prevede la istituzione di 8 zone, che raggruppano ciascuna un numero, per lo pi� limitato, di comuni contraddistinti da una certa omogeneit� territoriale e socioeconomica oltre che da una contiguit� che facilita i collegamenti. Dalle zone � esclusa la citt� capoluogo, che conta gi� su pi� circoli coordinati da un comitato e da una segreteria cittadina. Le zone non costituiscono una istanza decisionale del Partito (le deliberazioni politiche restano interamente affidate ai direttivi dei circoli e al comitato federale per le rispettive competenze) ma una struttura funzionale e operativa, che fa capo direttamente alla Segreteria provinciale e al Dipartimento organizzazione. I Coordinatori di Zona, collegati all'interno del Dipartimento organizzazione, operano su mandato dello stesso Dipartimento e della Segreteria provinciale. Essi hanno il compito di coadiuvare l a Federazione nella promozione e direzione delle attivit� ordinarie: tesseramento - diffusione stampa e propaganda - organizzazione e costruzione del partito - campagne centrali di iniziativa (attivi, comizi, manifestazioni) - iniziative tematiche di zona - campagne elettorali. Il Coordinatore di Zona pu� convocare la riunione dei segretari dei circoli della zona di pertinenza, su mandato della segreteria provinciale o del Dipartimento organizzazione.
 
Pasquale Martino
Segretario della Federazione di Bari
  

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LE BACHECHE

A Sesto San Giovanni esponiamo ogni giorno 5 copie di “Liberazione” su altrettante bacheche installate sul suolo pubblico. Pensiamo di aumentare il numero delle bacheche almeno fino a 10, per garantire la presenza costante del nostro giornale, di manifesti e altro materiale di propaganda e di informazione, nei punti pi� importanti della citt�. Senza rinunciare ad altri strumenti per la diffusione delle nostre idee, abbiamo deciso di utilizzare in modo organico le bacheche, in primo luogo perch� si garantisce la presenza quotidiana negli stessi luoghi, raggiungendo cos� un numero di potenziali lettori impensabile con qualsiasi altro strumento a nostra disposizione. Secondo: per il costo relativamente basso rispetto ad altri strumenti e per la semplicit� delle procedure per installare le bacheche. Basta, infatti, presentare in Comune la domanda per l’occupazione di suolo pubblico, di solito su moduli prestampati dall’ufficio preposto. Al rilascio della autorizzazione si paga la tassa prevista che nel nostro Comune � pari a �.36.000 annui e si costruiscono e si installano le bacheche. Il risultato, verificato osservando il numero delle persone che si fermano a leggere il giornale, � stato fin qui largamente superiore ad ogni nostra previsione.
 
Tino Fiori
Circolo Sesto San Giovanni

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IL PARTITO DI MASSA NELLA LOTTA POLITICA A GENOVA

Il Partito di massa � strumento indispensabile nella lotta contro il processo di ristrutturazione capitalistica. La costruzione del Partito comunista di massa non � n� cosa semplice n� cosa scontata. Il nostro modo di fare politica nella societ� deve a mio giudizio, e su questo in particolare, oltre che sull'impianto politico, concordato con la relazione di Bertinotti all'ultimo Cpn, avviarsi rapidamente ad una vera e propria innovazione. L'assunzione di temi fondamentali, quali la riduzione dell'orario di lavoro a parit� di salario, risultato tutt'altro che raggiunto, � il primo punto del processo innovativo che dicevo prima. Il metodo dell'inchiesta, intesa non solo come strumento di conoscenza ma anche come processo di analisi e quindi di costruzione di una linea anticapitalista, � l'asse portante di un nuovo modo di fare politica. Naturalmente nella costruzione di un Partito di massa, non pu� e non deve essere sottovalutata la capacit� di adesione, e quindi di tesseramento, al Partito. Se, da una parte, il nuovo metodo di fare politica pu� aiutarci nel porre radici pi� profonde nel tessuto sociale esistente, ed in questo creare nuove adesioni e nuove militanze, dall'altra parte occorre porci seriamente la domanda dei perch�, ogni anno, esiste nel nostro Partito un alto tasso di mancati rinnovi del tesseramento. Nel Comitato ligure, avendo assunto pienamente l'indirizzo politico nazionale e quindi iniziando a costruire il nuovo modo di far politica, ci siamo posti la domanda sul problema del tesseramento, ponendoci l'obiettivo, una volta individuate le cause dei mancati rinnovi, di porvi rimedio. Siamo convinti che gran parte di questi mancati rinnovi non sia determinato dal "rifiuto" della tessera per problemi politici, ma certamente dall'inadeguatezza, o persino da concezioni sbagliate (tipo la tessera si fa solo nel Circolo), della struttura organizzativa, o meglio della concezione organizzativa presente e diffusa in molti Circoli. Questa breve e sommaria (e quindi da approfondire con il percorso che abbiamo intrapreso) analisi, ci ha dato l'impulso per provare ad organizzare in maniera organica una iniziativa volta a recuperare questi iscritti e consentire al Partito un vero e proprio balzo in avanti sul tesseramento. La cosa � semplice: con il coordinamento dell'organizzazione regionale, ogni Responsabile dell'Organizzazione delle Federazioni costituisce un piccolo gruppo di lavoro, sotto la sua totale responsabilit�, che si occupa esclusivamente, nel giro di qualche mese, di riscontrare e verificare la disponibilit� al rinnovo della tessera a tutte quelle compagne e compagni che nel 1995- 96- 97 non l'hanno pi� fatto. Complessivamente, tra recuperati e nuove adesioni, puntiamo ad un balzo in avanti nel tesseramento complessivo in Liguria del 30%. Le verifiche di questo lavoro sono previste per fine febbraio e fine marzo. Contiamo, attraverso questo lavoro, di contribuire ad un vero e proprio balzo in avanti nel tesseramento nazionale al nostro Partito.
Marco Nesci
Segr. Reg. Liguria PRC
  

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103 CONFERENZE A MILANO per preparare la Conferenza di organizzazione della Federazione

La Conferenza di Organizzazione della Federazione di Milano � stata preceduta, sulla base di un documento di indirizzi generali approvato dal Comitato Politico Federale, da ben 103 conferenze di Circolo, da 3 Conferenze di settore (Amministratori, Lavoratrici e lavoratori, Giovani) e da una Assemblea delle Donne. L'insieme di queste conferenze ha portato un contributo importante e ricco di contenuti. L'indicazione di analizzare a fondo il modo di essere e di operare del partito, con lo scopo di costruire obiettivi e percorsi per il radicamento, � stato sostanzialmente colto dall'insieme del quadro attivo. Un punto molto dibattuto � stato quello di accentuare la trasformazione della vita dei Circoli e delle sedi in luoghi di ritrovo per lo sviluppo di iniziative volte a dare risposte a tematiche sociali e, nel contempo punto di riferimento per un insieme di soggetti. Il problema non � quello di "sostituire" i Circoli con strutture di servizi o di solidariet�, bens� quello di sviluppare iniziative (fermo restando il ruolo politico del Circolo) volte a sperimentare, in tutti i terreni praticabili, momenti di aggregazione per estendere la nostra presenza. Un dato � certo; occorre evitare di intendere il Circolo o il Partito come struttura che si annulla in servizi o associazioni in competizione con quelle esistenti: In particolare si sono assunte le seguenti decisioni: 
  • � Assunzione dell'inchiesta come strumento di lavoro per colmare quel vuoto che esiste nel passaggio "dalla resistenza al Progetto". Prevedendo un momento di verifica delle 8 avviate e una loro ulteriore estensione.
  • � Costruire una Consulta degli Amministratori comunisti per rispondere alla accresciuta presenza nelle Istituzioni e lavorare per evitare il rischio che, in funzione degli equilibri di maggioranza, si rinunci agli obbiettivi di cambiamento. L'autonomia del Circolo dalla maggioranza di governo � la condizione irrinunciabile per l'affermarsi delle nostre istanze di cambiamento.
  • � Costruzione di almeno 5 Circoli territoriali interaziendali per il rafforzamento della presenza organizzata dei comunisti nei luoghi di lavoro, con l'obiettivo di aumentare i Circoli nelle medie e grandi realt� e raccordare le piccole. Definendo un piano di lavoro che, a partire dalle singole realt�, sappia sviluppare iniziative concrete per superare il limite del ricondurre il dibattito alle appartenenze sindacali.
  • � Costituzione del Coordinamento Cittadino per un coordinamento delle politiche della citt� attraverso il coinvolgimento dei segretari dei circoli territoriali e dei luoghi di lavoro, oltre che del gruppo consiliare e dei coordinatori dei consigli di zona.
  • � Costituzione del Coordinamento dei responsabili di Zona della provincia. L'obiettivo sar� quello di realizzare il decentramento del partito attraverso la costituzione di almeno 11 zone, per poter meglio corrispondere alle esigenze dei Circoli della provincia, sul piano della elaborazione e del coordinamento di proposte politiche territoriali (dai trasporti all'ambiente, dalla scuola alla sanit�, solo per citarne alcuni). Uno degli obiettivi dovr� essere quello di lavorare per una presenza organizzata del partito in quei comuni dove siamo assenti (in diversi casi siamo solo in Giunta o in Consiglio Comunale).
  • � Rilanciare l'organizzazione per una nostra presenza nel lavoro autonomo attraverso l'inchiesta e quindi la definizione di obiettivi per il piccolo commercio, l'artigianato e quell'insieme di figure atipiche in continua espansione.
  • � Rilancio del lavoro dei Dipartimenti e delle commissioni, puntando a superare i limiti che hanno impedito finora il loro divenire, fino in fondo, strumenti portanti per il lavoro di elaborazione e di raccordo con la direzione politica.
  • � Dai Giovani Comunisti arrivano segnali positivi che lasciano ben sperare per un loro ulteriore radicamento ed una sempre pi� incisiva presenza nei movimenti di lotta contro la Riforma e l'autonomia Finanziaria della scuola. L'obiettivo di un Coordinamento Permanente come strumento di rapporto con le molte realt� giovanili, dalla Sinistra Giovanile alla Giovent� Aclista, ad altre di base, pu� diventare un momento importante per la nostra iniziativa politica. Va segnalata come esperienza da percorrere quella della nascita alla Barona del primo Circolo Giovanile dell'Anpi Milanese.
  • � La questione dei tempi della politica non si risolve rivendicando pi� "tempo per le donne", ma realizzando un modo diverso di fare politica che permetta a tutte e tutti di partecipare e avere tempo per la propria vita; rimuovere gli ostacoli organizzativi che impediscono la presenza e assunzione di responsabilit� da parte di tante compagne e compagni, deve essere l'obiettivo dell'insieme del partito.
  • � Il maggiore impegno sull'attivit� di formazione trova riscontro nella partenza del 1� corso "A. Gramsci" che per 6 mesi vedr� il partito impegnato ogni luned�. A questo si aggiunge il Seminario residenziale del 14 e 15 marzo per gli amministratori. Momenti specifici di formazione andranno costruiti con le zone.
  • � In merito alla diffusione della stampa comunista incominciamo a raccogliere i primi risultati degli impegni assunti gi� prima della conferenza. Occorre procedere alla costituzione di un gruppo centrale che, attraverso il coinvolgimento dei circoli costruisca una struttura organizzativa capace di sviluppare di pi� la diffusione militante e gli abbonamenti a "Liberazione" e a "Rifondazione". Attualmente gli abbonamenti sono n. 101 a "Liberazione" e n. 105 a "Rifondazione".
  • � Definizione di un programma economico a sostegno delle zone del decentramento e dell'attivit� della Federazione � l'obiettivo al quale occorre dare una risposta. Le risorse dovranno essere reperite attraverso un aumento della quota tessera e dell'aumento del numero degli iscritti. La soglia dei 6500 iscritti e il superamento delle 60 mila come media tessera sono gli obiettivi. La festa provinciale di "Liberazione" resta ormai un impegno irrinunciabile per il bilancio della Federazione.
Lavorare per la realizzazione di questi obiettivi pu� dare un grosso contributo al dibattito in corso nel partito per comare il vuoto che esiste nel passaggio "dalla resistenza al progetto".
Ernesto Cairoli
Segreteria della Federazione di Milano

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BOLOGNA: IL PROGRAMMA DEL PRC

La Federazione di Bologna ha appena avviato il percorso per la conferenza programmatica locale. Perch� una conferenza di programma? Essa ha lo scopo di effettuare un’analisi politica, economica e sociale della nostra realt�, e consentire al nostro partito di formulare proposte politiche e soluzioni rispetto ai problemi e alle contraddizioni esistenti, delineando cos� un nostro progetto complessivo per la citt� e la provincia quanto pi� organico possibile. Tale conferenza ha quindi lo scopo di attrezzare, da un punto di vista programmatico, il partito e i compagni nel confronto / scontro con le altre forze politiche e sociali della nostra provincia, a partire dal PDS (la principale di queste forze), anche attraverso l’individuazione delle priorit� politiche di intervento. E’ evidente che, ormai da alcuni anni, la nostra provincia � oggetto di processi di ristrutturazione economica, politica e sociale ispirati ai principi fondamentali del neoliberismo. Ristrutturazioni che vedono ad esempio, una progressiva deindustrializzazione (con conseguente chiusura di importanti fabbriche), un ridimensionamento delle strutture sanitarie pubbliche (chiusura di poliambulatori, consultori, riduzione di posti letto negli ospedali pubblici), una politica di privatizzazione delle municipalizzate. Tali ristrutturazioni, che si adeguano alle pressioni competitive dei mercati internazionali, rendono la situazione sempre pi� allarmante anche se l’avanzato livello di sviluppo sia economico sia dei servizi sociali che hanno caratterizzato il bolognese, fa s� che tali processi non abbiano ancora creato una situazione di disagio pari ad altre zone d’Italia. A questo si aggiunga che la vera e propria egemonia politica e culturale esercitata dal PDS in questa provincia, derivante dal suo tuttora rilevante radicamento (53.000 iscritti, centinaia tra sedi e Case del Popolo, associazioni, ecc.) e dal suo controllo delle principali istituzioni economiche del territorio, fa della nostra realt� un vero e proprio laboratorio nel quale sperimentare modelli economici e sociali che, nonostante vedano un peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari, consentono alle forze politiche che governano il territorio di mantenere un significativo consenso politico (se pur in calo). E’ chiaro infatti che tali ristrutturazioni provocano un crescente malessere sociale ed � evidente che la possibilit� di invertire tali orientamenti economici, politici e sociali passa dalla nostra capacit� di saper elaborare un progetto complessivo alternativo e dalla nostra capacit� di saper intercettare tale malessere sociale attraverso le proposte politiche che la conferenza programmatica dovr� fornirci. Nostro compito � quello, quindi, di individuare quelle tematiche su cui si produce un maggior attrito sociale e su queste far leva per creare mobilitazioni sempre maggiori. Esattamente come facemmo con la campagna contro la privatizzazione delle Farmacie Comunali (che port� ben 80.000 bolognesi ad aderire ai nostri obiettivi), una camapagna il cui significato politico andava ben oltre la difesa delle farmacie, investendo la stessa logica delle privatizzazioni. Le sole proposte non sono tuttavia sufficienti. E’ necessario che questo malessere sia organizzato e orientato; che si riaggreghi un blocco sociale antagonista, oggi sfilacciato, attraverso il quale esercitare una sempre maggiore lotta politica e che si contrasti l’egemonia culturale esercitata dalle forze politiche che governano la citt�. Per questo abbiamo bisogno di dare un’organizzazione alla nostra linea politica. Un ruolo fondamentale in questo dovranno averlo i circoli, sia nella fase di elaborazione della proposta programmatica, attraverso i loro contributi alla conferenza, sia attraverso il loro intervento sul territorio e nei posti di lavoro. Intervento che combinato con il coordinamento della Federazione dovr� far diventare il partito punto di riferimento di quei soggetti sociali che vedono peggiorare le loro condizioni di vita, destandoli dalla passivit� politica e dallo spirito di delega, che oggi caratterizza la societ� civile, e stimolando la crescita di una nuova coscienza di classe. Credo quindi che la proposta politica complessiva che uscir� dalla conferenza programmatica, unita ad una maggiore organizzazione e radicamento, siano passi fondamentali per la costruzione di un nuovo partito comunista di massa.
 
Roberto Sconciaforni
(Segretario Federazione di Bologna)
  

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PER COSTRUIRE IL PARTITO DI MASSA: SPERIMENTAZIONE E INNOVAZIONE

Il tema dell'organizzazione � tra i capitoli della "rifondazione" quello che meno � stato approfondito e discusso, considerato spesso a rango di una "tecnica" da delegare ai "tecnici" (i responsabili organizzazione). La perdurante incapacit� di radicare il partito nel territorio, a sei anni dalla sua fondazione, ci impone uno sforzo collettivo da spendere nel mare aperto della sperimentazione. Nel circolo di San Benedetto del Tronto (47.000 abitanti, 150 iscritti, 3.000 voti alle Politiche '96, 10%) il tema ci � stato imposto da tre episodi significativi: 1 - il forte ridimensionamento elettorale alle ultime elezioni amministrative (aprile 1997) dove i consensi si sono quasi dimezzati rispetto alle politiche del 1996, pur facendo parte della coalizione progressista che ha espresso il sindaco vincente al primo turno con oltre il 60% 2 - Lo scarso coinvolgimento alle nostre feste di Liberazione che non va oltre una minoranza di elettori - simpatizzanti; 3 - la bassa partecipazione alle nostre iniziative nel territorio. I dati dimostrano che siamo ancora un partito di opinione. Nello specifico sambenedettese a rendere ancora pi� difficile il radicamento del partito contribuisce un tessuto sociale fortemente frammentato. A differenza di altre realt� delle Marche, nel nostr territorio non esistono spazi pubblici (centri civici e ricreativi) dove possano esprimersi forme di aggregazione e di socialit�, se si eccettua un centro sociale occupato autogestito di giovane et� e che fatica a presentarsi come uno spazio realmente sociale. L'associazionismo di sinistra, storicamente debole, non rappresenta una presenza significativa e determinante. A fronte di un contesto sociale passivizzante e apparentemente "spoliticizzato" (forte � stato il successo elettorale delle liste civiche) abbiamo tentato di operare una svolta sul fronte istituzionale (dall'aprile 1997 facciamo parte, per la prima volta, del governo della citt�) puntando a costruire e allargare gli spazi di socialit� e partecipazione (il nostro unico assessore � quello alla cultura, allo sport e alla pubblica istruzione). E' evidente che per contrastare quello che si presenta come un processo di "de-emancipazione" non basta n� una buona politica amministartiva, n� uno sforzo volontaristico da parte dei singoli compagni. Abbiamo avanzato quindi un "progetto ardito" per la riorganizzazione del circolo. Un progetto che � stato arricchito e meglio definito teoricamente dalla conferenza di Chianciano. L'obiettivo � quello di realizzare uno spazio di "nuova socialit�" in cui la presenza del circolo possa contagiare - contagiarsi in un continuo processo dialettico, con altri soggetti della sinistra, in funzione della costruzione di un blocco sociale antagonista. E' l'idea di una moderna casa del popolo quella che pu� meglio rappresentare, nell'immaginario collettivo, la concretezza del progetto. Porre le basi per la creazione di "un paese nel paese" in cui sperimentare forme di democrazia diretta e di autorganizzazione. Una nuova prassi capace di rendere meno astratto il "nostro comunismo" ("il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente") allo stesso tempo funzionale alla ricostruzione di un'identit� e di un senso di appartenenza. In un simile contesto muta il ruolo del partito. Da soggetto autoreferenziale (la nostra condizione attuale) il partito si trasforma, nella misura in cui � capace di realizzare una funzione egemonica sugli altri soggetti sociali, in strumento del conflitto e della trasformazione. La nostra "casa del popolo" � in fine uscita dalle teorie e si � materializzata in un edificio (attorno ai 200 metri quadri) suddiviso in due uffici (uno ospita la sede del PRC), in uno spazio cucina e in una grande sala (da utilizzare per iniziative politiche, culturali, ludico ricreative). La nuova struttura permetter� di venire incontro anche ai gravi problemi finanziari arrivando, a regime, ad autofinanziarsi (cene sociali, feste, cineforum, ...). Ne fanno attualmente parte PRC, Arci servizio civile (con due obiettori), UISP, Legambient, Unione Inquilini, Circolo culturale Paolo Volponi, Centro documentazione - informazione pacifista, archivio storico della sinistra sambenedettese, una videoteca, una emeroteca (con una serie di riviste della sinistra antagonista). L'esistenza di una forza antagonista � messa ogni giorno in discussione, occorre quindi sperimentare e innovare le forme e i contenuti dell'agire politico. Questo il nostro contributo alla rifondazione.
 
Livio Oddi
(Segr. circolo San Benedetto del T.)

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LA PRATICA DEL PARTITO DI MASSA

Come dare attuazione pratica alla costruzione del partito di massa? Da questo interrogativo ha preso l'avvio il 16 novembre il convegno sull'organizzazione promosso dal Comitato Politico Regionale del Friuli Venezia Giulia. Un'esperienza utile per focalizzare i limiti del nostro operare e individuare alcune linee di intervento. Ma utile anche dal punto di vista metodologico: tutti infatti sono coscienti che � giunto il momento di affrontare seriamente anche a livello locale un dibattito sul partito, ma forse non � ancora emersa la piena consapevolezza circa i limiti della nostra stessa conoscienza del partito. Di qui la scelta di far precedere il convegno da un'indagine a tappeto sul funzionamento dei circoli condotta tramite questionario e da un'analisi sull'evoluzione della composizione sociale dei tesserati, attraverso l'elaborazione dei dati desumibili dai cedolini delle tessere. Sono cos� emersi, accanto agli elementi positivi, le debolezze del partito a livello locale, legate alla genesi della sua nascta e alle modalit� di crescita, ma anche (ed � forse questo l'aspetto pi� interessante), ai limiti della concezione organizzativa e pi� in generale della cultura politica. Se infatti sono ampiamente ascrivibili a vincoli di ordine oggettivo le dimensioni medie e limitate dei circoli, la loro concentrazione in alcune aree della regione o la dotazione ancora insufficiente dei mezzi a disposizione, � ancora evidente il legame che esiste fra il profilo sociale del partito e le modalit� della sua nascita (si pensi alla forte incidenza dei pensionati, a tassi di scolarit� ancora bassi, alla militanza quasi esclusiva nella Cgil) � pur vero che si riscontrano limiti nelle pratiche dell'organizzazione che attengono a concezioni del fare politica che potrebbero essere modificate. Penso a una pratica eccessivamente informale che si traduce in una definizione approssimativa dei gruppi dirigenti con la limitata definizione di responsabilit�, a una concezione del tesseramento come routine anzich� come attivit� metodica e organizzata, a un coinvolgimento insufficiente degli iscritti. Ma l'elemento pi� importante � rappresentato certamente da un intervento nel sociale ancora inadeguato che � anche il portato di una cultura politica che si traduce, talvolta, in atteggiamenti autoreferenziali. Sono temi gi� dibattuti, ma che � importante sviscerare evidenziando i limiti pratici che ne derivano sul piano dell'azione politica. Ecco allora emergere un utilizzo delle sedi prevalentemente interno, il prevalere di un intervento verso l'esterno disomogeneo e legato soprattutto a tematiche generali e una scarsa valorizzazione della nostra presenza istituzionale locale per promuovere iniziative specifiche. Si tratta di limiti che certamente sono riscontrabili in molte aree del nostro partito e che vanno indagate con attenzione. Anche da questo punto di vista il convegno tenutosi in Friuli Venezia Giulia ha tuttavia evidenziato potenzialit� interessanti presentandoci, in primo luogo un partito in evoluzione, sul quale � possibile intervenie. A tale proposito tre questioni meritano un'attenzione particolare: 1. Il profilo sociale del partito sta cambiando in modo significativo: si riduce l'et� media, cresce il livello culturale, entrano molti giovani, le donne hanno un peso crescente, aumenta anche l'adesione dei lavoratori dipendenti pubblici e privati e in modo particolare di quelli autonomi. Questi cambiamenti alimentano un processo di arricchimento in termini di competenza, sensibilit� capacit� di individuare nuovi bisogni e la possibilit� di radicarsi in nuovi settori sociali. 2. Qui ci si scontra tuttavia con il vincolo rappresentato dalle concrete prassi organizzative. Pi� che di atteggiamenti dichiaratemente conservatori si tratta spesso di inerzie organizzative che vanno superate. Da questo punto di vista i nuovi iscritti rappresentano un'opportunit� unica di rinnovamento: Va introdotta una concezione formalizzata nel funzionamento del partito superando le logiche impropriamente collegiali e individuando precise responsabilit� individuali. 3. Ma la questione decisiva � certamente quella del passaggio da una concezione del partito come "luogo di espressione di un'adesione" a "strumento di promozione del conflitto sociale". Qui davvero c'� molto da fare: in primo luogo individuando strutture di intervento diretto per quanto riguarda i giovani, le donne, il lavoro dipendente, ma anche scegliendo modalit� di azione politica atte a superare la debolezza dei circoli territoriali, privilegiando per esempio lo strumento della "campagna di iniziativa politica" da estendere su tutto il territorio simultaneamente , infine, la necessit� di promuovere un intervento locale selettivo nei comuni maggiori. Terreni di intervento che costruiranno gli elementi per la definizione di un programma a medio termine di adeguamento dell'organizzazione in Friuli Venezia Giulia, ma che � indispensabile mettere a confronto con indicazioni che possono venire da altre realt� del partito, al fine di favorire uno scambio di esperienze e il consolidamento di una comune cultura dell'organizzazione.
 
Gianluigi Pegolo
Segretario regionale del Friuli Venezia Giulia
  

INDICE

 
35 ORE
per l'occupazione 
per migliorare la vita 
per cambiare la societ�
  • 13 e 14 febbraio - CONVEGNO INTERNAZIONALE (Sala delle Stelline - Milano)
  • 15 febbraio - MANIFESTAZIONE NAZIONALE ore 9.30 Teatro Nuovo (Milano)
Partito della Rifondazione Comunista
Gruppo della Sinistra Unita al Parlamento Europeo
 
 
27-1-98

 archivio di Partito di massa


informazioni: Umberto Ilari

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