E' l'ora della giustizia socialedi Milziade CapriliE lora
della giustizia sociale. Questo titolo, dato al nostro programma per un
anno, sintetizza prima di tutto i contenuti ed indica una modalit�
del nostro rapporto con il Governo. Ma non solo: scandisce i punti sui
quali utilmente sperimentare liniziativa politica, lorganizzazione di
movimenti, la raccolta di forze utili per dare speditezza ed incidenza
alla nostra stessa iniziativa. Un forte antidoto, insomma, contro il cono
dombra che pi� di uno e attivamente cerca di proiettare su noi.
Questo dobbiamo temere nellattuale fase: lidea di una politica come
dire? pacificata, da cui viene espunto il conflitto; di una forte attenuazione,
se non di una vera e propria sospensione, della nostra autonomia addirittura
elevata a condizione per stare nella maggioranza. Intendiamoci: sappiamo
bene che non ci sono parole dordine che solo per il fatto di essere pronunciate
o scritte risultino liberatorie, che di per s� possano cambiare
un certo modo di essere ed una certa cultura politica dello stesso nostro
Partito. Il programma offre per� una possibilit�, indica
un percorso dove necessariamente liniziativa nazionale dovr� essere
accompagnata da una articolazione nei vari territori. Faccio un esempio:
le questioni dellagricoltura oggi cos� allattenzione possono vivere
al di fuori di un forte ancoraggio con le diverse realt�, con i
problemi che l� si riscontrano, con le forze che partendo da l�
si possono mettere in movimento? Oppure: si dice che la Conferenza Nazionale
sulloccupazione sar� accompagnata ed in qualche modo preparata
dalle conferenze regionali. Ebbene, a quel livello dovremmo lavorare per
presentare proposte su cui articolare la nostra presenza e specialmente
suscitare movimenti. Si tratta, lo sappiamo, di operazioni politiche complesse.
Abbiamo tuttavia alle spalle lesperienza di un anno che ci ha fatto misurare
con eventi rilevanti e difficili e che ha provato il grado della nostra
vitalit�. Gli stessi risultati non scontati del tesseramento
dimostrano di questa vitalit�. Possiamo dire che la discussione
sul Partito ha finalmente, e da un po di tempo, lasciato le secche di
una sorta di danza rituale attorno a quello che sarebbe utile fare e sta
sperimentando in molte realt�, concretamente, forme utili allo sviluppo
e al radicamento della nostra forza organizzata. Partendo da grandi potenzialit�
ancora inespresse, o scarsamente espresse, o espresse a macchia di leopardo
, stiamo costruendo una forte iniziativa nei confronti del Mezzogiorno.
Stiamo preparando per il mese di marzo una riunione nazionale dei Segretari
dei Circoli di fabbrica per fare il punto di ci� che esiste, per
capire i limiti e poter lavorare ad un allargamento della nostra organizzazione
in questi luoghi. Come stiamo riflettendo circa le difficolt� persistenti
che limitano la nostra capacit� di intercettare il fenomeno di massa
rappresentato dalla disoccupazione. Le stesse Conferenze di Organizzazione
a cui molte Federazioni e Regionali stanno dando vita, cercano di interrogarsi
sul nostro modo di essere partendo dalla concretezza delle diverse e
sottolineo diverse realt�. Una mole di lavoro grande e di cui
abbiamo voluto segnalare solo qualche passaggio. Un lavoro che va anche
ordinato per impedire che si assommino cos� tante scadenze da
far risultare il nostro impegno o virtuale o un puro elenco di necessit�
a cui si dice sarebbe giusto far fronte ma non si riesce mai a far fronte.
Quello che proponiamo � un lavoro non di piccolo tempo; un lavoro
per esperimenti ed esperienze; un lavoro che daltra parte e molte iniziative
ci dicono questo va portata avanti se vogliamo consolidare ed estendere
gli stessi risultati positivi ottenuti. |
VALUTAZIONI FINALI SUL TESSERAMENTOFrancesco Speranza R Rinviando
ad un esame successivo una analisi pi� approfondita dei dati conclusivi
della campagna di tesseramento e reclutamento 1997, possiamo per�
gi� da ora fare alcune considerazioni generali. La positivit�
complessiva dei risultati ottenuti si spiega certamente, oltre che con
lefficacia della nostra iniziativa politica, pur in un quadro molto difficile,
con lo sviluppo via via crescente di un lavoro e di un metodo che vede
i compagni del settore molto pi� impegnati e con meno episodicit�,
in una azione sempre pi� programmata e mirata. Il carattere differenziato
certo, ma complessivamente pi� omogeneo, rispetto ad altri anni,
dei risultati su tutto il territorio nazionale, poggia indubbiamente su
una crescita del nostro lavoro organizzativo, su una visione della politica
organizzativa come momento importante ed essenziale per lo sviluppo del
Partito e della sua capacit� di intervenire nella realt�
sociale con una iniziativa politica pi� incisiva e diffusa, non
solo per campagne, ma durante tutto larco dellanno. Su questo terreno,
che � quello su cui si costruisce un vero radicamento e in definitiva
un Partito di massa, molto, certo, resta da fare. Non solo laffermazione
di un metodo pi� compiuto e fondato su piani di lavoro mirati, ma
soprattutto la conquista a un impegno maggiore dei gruppi dirigenti del
nostro Partito a tutti i livelli: ci si dovr� impegnare di pi�
nellattivit� di tesseramento e reclutamento, in sintesi nellestensione
della forza organizzata del Partito, non lasciando questa materia esclusivamente
ai cosiddetti addetti ai lavori. E questo un passaggio indispensabile
se si vuole consolidare e andare oltre i risultati ottenuti, soprattutto
per aspetti importanti come quello ad esempio della eccessiva ampiezza
del turn-over che nel 1997 vede la brillante cifra di 18.673 reclutati,
ma solo 1.300 recuperati degli anni precedenti, e ci� che pi�
preoccupa pi� di un numero rilevante di compagne e compagni iscritti
nell96 che non hanno rinnovato la tessera. (A questo proposito rimandiamo
ai molti articoli apparsi su Partito di massa che sottolineano come queste
mancate reiscrizioni non siano da attribuire sostanzialmente a dissensi
politici). Questo � ormai per� un nodo, un problema, che
va affrontato pi� decisamente e risolto sia sul piano squisitamente
politico, che su quello organizzativo. Per risolverlo non � per�
sufficiente il pur generoso impegno degli addetti ai lavori, � necessario
che i gruppi dirigenti dedichino ad esso, unattenzione nuova, e anche
un po del loro tempo, se non si vuole un andamento praticamente statico
della nostra forza. Dobbiamo comprendere la centralit� di questo
problema e avviare unanalisi che individui presto le cause politiche ed
organizzative per cui questi fenomeni avvengono e trovi le soluzioni per
evitarli. |
DEL PARTITO DI MASSA - I coordinamenti di zona: un esperimento nella Federazione di BariIl Comitato Politico Federale di Bari ha recentemente
varato la istituzione di coordinamenti di zona in tutto il territorio della
Federazione provinciale. La nostra provincia, che corrisponde geograficamente
e storicamente alla cosiddetta Terra di Bari, � una delle pi�
grandi d'Italia per estensione (5.129 mila km2) e per numero di abitanti
(circa un milione e mezzo); il rapporto abitanti/km2 � circa 285,
il pi� alto della regione. Dei 48 comuni della provincia la maggior
parte ha pi� di quindicimila abitanti e non pochi superano i quarantamila
abitanti. La struttura territoriale ed economico-sociale � molto
complessa. La disoccupazione, il lavoro nero e la multiforme flessibilit�
dei lavori costituiscono un fenomeno di assoluto rilievo, in un quadro
di crisi e ristrutturazione delle attivit� industriali e di seria
difficolt� delle produzioni agricole alle prese con l'Europa; a
questo quadro si aggiungono la pervasivit� delle attivit�
illegali e della criminalit� organizzata e altre emergenze come
quella dei rifiuti urbani e della aggressione ai beni storico-ambientali
da parte del variegato "partito del mattone". Politicamente, il Nord barese
interno e l'Alta Murgia hanno tradizioni di sinistra, legate alle lotte
bracciantili e contadine del dopoguerra, mentre sulla costa e nel Sudest
predominano le radici "bianche" profondamente venate da una cultura di
destra. Ma i processi di rappresentanza politica sono in forte movimento,
se � vero che citt� dalle tradizioni "rosse" come Canosa
e Corato sono cadute in mano ad amministrazioni di destra e, per converso,
due comuni dove i comunisti non avevano mai governato (Bisceglie e Grumo)
oggi hanno sindaci di Rifondazione Comunista. Questo vasto territorio,
soggetto a grandi trasformazioni nella composizione sociale e nelle forme
di aggregazione politico-elettorale, pone seri problemi di direzione politica
al nostro partito, che pure pu� contare su circa duemilacinquecento
iscritti di cui oltre quattrocento tesserati ai Giovani Comunisti, sulla
realt� di circoli in quasi tutti i comuni, sulla presenza in 33
consigli comunali e in 19 giunte oltre che nel consiglio provinciale. Problemi
aggravati da una tendenza elettorale negativa nelle ultime amministrative,
che rispecchia quella dell'intero Meridione pur senza configurarsi come
crollo o dimezzamento. Occorre un salto di qualit� nella elaborazione
e nella articolazione politico-programmatica (lavoro, agricoltura, aree
di crisi, giovani, gestione del territorio e dell'ambiente), nella costruzione
del partito attraverso il lavoro di massa e il radicamento sociale, nella
caratterizzazione qualitativa della nostra attivit� amministrativa
e istituzionale; occorre, in definitiva, far crescere una direzione politica
collettiva e ampia, che sia ramificata, sensibile, capace di operare in
profondit� e con tempestivit� nel territorio. A questa esigenza
risponde l'esperimento delle zone. Esperimento, voglio sottolinearlo, perch�
ambizioso e difficile (come appare dalla esperienza del Pci, che ne discusse
senza riuscire a produrre risultati apprezzabili). La sperimentazione,
da sottoporre a verifica, prevede la istituzione di 8 zone, che raggruppano
ciascuna un numero, per lo pi� limitato, di comuni contraddistinti
da una certa omogeneit� territoriale e socioeconomica oltre che
da una contiguit� che facilita i collegamenti. Dalle zone �
esclusa la citt� capoluogo, che conta gi� su pi� circoli
coordinati da un comitato e da una segreteria cittadina. Le zone non costituiscono
una istanza decisionale del Partito (le deliberazioni politiche restano
interamente affidate ai direttivi dei circoli e al comitato federale per
le rispettive competenze) ma una struttura funzionale e operativa, che
fa capo direttamente alla Segreteria provinciale e al Dipartimento organizzazione.
I Coordinatori di Zona, collegati all'interno del Dipartimento organizzazione,
operano su mandato dello stesso Dipartimento e della Segreteria provinciale.
Essi hanno il compito di coadiuvare l a Federazione nella promozione e
direzione delle attivit� ordinarie: tesseramento - diffusione stampa
e propaganda - organizzazione e costruzione del partito - campagne centrali
di iniziativa (attivi, comizi, manifestazioni) - iniziative tematiche di
zona - campagne elettorali. Il Coordinatore di Zona pu� convocare
la riunione dei segretari dei circoli della zona di pertinenza, su mandato
della segreteria provinciale o del Dipartimento organizzazione.
Pasquale Martino
Segretario della Federazione di Bari
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LE BACHECHEA Sesto San Giovanni esponiamo ogni giorno 5 copie di
Liberazione su altrettante bacheche installate sul suolo pubblico. Pensiamo
di aumentare il numero delle bacheche almeno fino a 10, per garantire la
presenza costante del nostro giornale, di manifesti e altro materiale di
propaganda e di informazione, nei punti pi� importanti della citt�.
Senza rinunciare ad altri strumenti per la diffusione delle nostre idee,
abbiamo deciso di utilizzare in modo organico le bacheche, in primo luogo
perch� si garantisce la presenza quotidiana negli stessi luoghi,
raggiungendo cos� un numero di potenziali lettori impensabile con
qualsiasi altro strumento a nostra disposizione. Secondo: per il costo
relativamente basso rispetto ad altri strumenti e per la semplicit�
delle procedure per installare le bacheche. Basta, infatti, presentare
in Comune la domanda per loccupazione di suolo pubblico, di solito su
moduli prestampati dallufficio preposto. Al rilascio della autorizzazione
si paga la tassa prevista che nel nostro Comune � pari a �.36.000
annui e si costruiscono e si installano le bacheche. Il risultato, verificato
osservando il numero delle persone che si fermano a leggere il giornale,
� stato fin qui largamente superiore ad ogni nostra previsione.
Tino Fiori
Circolo Sesto San Giovanni
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IL PARTITO DI MASSA NELLA LOTTA POLITICA A GENOVAIl Partito di massa � strumento indispensabile
nella lotta contro il processo di ristrutturazione capitalistica. La costruzione
del Partito comunista di massa non � n� cosa semplice n�
cosa scontata. Il nostro modo di fare politica nella societ� deve
a mio giudizio, e su questo in particolare, oltre che sull'impianto politico,
concordato con la relazione di Bertinotti all'ultimo Cpn, avviarsi rapidamente
ad una vera e propria innovazione. L'assunzione di temi fondamentali, quali
la riduzione dell'orario di lavoro a parit� di salario, risultato
tutt'altro che raggiunto, � il primo punto del processo innovativo
che dicevo prima. Il metodo dell'inchiesta, intesa non solo come strumento
di conoscenza ma anche come processo di analisi e quindi di costruzione
di una linea anticapitalista, � l'asse portante di un nuovo modo
di fare politica. Naturalmente nella costruzione di un Partito di massa,
non pu� e non deve essere sottovalutata la capacit� di adesione,
e quindi di tesseramento, al Partito. Se, da una parte, il nuovo metodo
di fare politica pu� aiutarci nel porre radici pi� profonde
nel tessuto sociale esistente, ed in questo creare nuove adesioni e nuove
militanze, dall'altra parte occorre porci seriamente la domanda dei perch�,
ogni anno, esiste nel nostro Partito un alto tasso di mancati rinnovi del
tesseramento. Nel Comitato ligure, avendo assunto pienamente l'indirizzo
politico nazionale e quindi iniziando a costruire il nuovo modo di far
politica, ci siamo posti la domanda sul problema del tesseramento, ponendoci
l'obiettivo, una volta individuate le cause dei mancati rinnovi, di porvi
rimedio. Siamo convinti che gran parte di questi mancati rinnovi non sia
determinato dal "rifiuto" della tessera per problemi politici, ma certamente
dall'inadeguatezza, o persino da concezioni sbagliate (tipo la tessera
si fa solo nel Circolo), della struttura organizzativa, o meglio della
concezione organizzativa presente e diffusa in molti Circoli. Questa breve
e sommaria (e quindi da approfondire con il percorso che abbiamo intrapreso)
analisi, ci ha dato l'impulso per provare ad organizzare in maniera organica
una iniziativa volta a recuperare questi iscritti e consentire al Partito
un vero e proprio balzo in avanti sul tesseramento. La cosa � semplice:
con il coordinamento dell'organizzazione regionale, ogni Responsabile dell'Organizzazione
delle Federazioni costituisce un piccolo gruppo di lavoro, sotto la sua
totale responsabilit�, che si occupa esclusivamente, nel giro di
qualche mese, di riscontrare e verificare la disponibilit� al rinnovo
della tessera a tutte quelle compagne e compagni che nel 1995- 96- 97 non
l'hanno pi� fatto. Complessivamente, tra recuperati e nuove adesioni,
puntiamo ad un balzo in avanti nel tesseramento complessivo in Liguria
del 30%. Le verifiche di questo lavoro sono previste per fine febbraio
e fine marzo. Contiamo, attraverso questo lavoro, di contribuire ad un
vero e proprio balzo in avanti nel tesseramento nazionale al nostro Partito.
Marco Nesci
Segr. Reg. Liguria PRC
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103 CONFERENZE A MILANO per preparare la Conferenza di organizzazione della FederazioneLa Conferenza di Organizzazione della Federazione di
Milano � stata preceduta, sulla base di un documento di indirizzi
generali approvato dal Comitato Politico Federale, da ben 103 conferenze
di Circolo, da 3 Conferenze di settore (Amministratori, Lavoratrici e lavoratori,
Giovani) e da una Assemblea delle Donne. L'insieme di queste conferenze
ha portato un contributo importante e ricco di contenuti. L'indicazione
di analizzare a fondo il modo di essere e di operare del partito, con lo
scopo di costruire obiettivi e percorsi per il radicamento, � stato
sostanzialmente colto dall'insieme del quadro attivo. Un punto molto dibattuto
� stato quello di accentuare la trasformazione della vita dei Circoli
e delle sedi in luoghi di ritrovo per lo sviluppo di iniziative volte a
dare risposte a tematiche sociali e, nel contempo punto di riferimento
per un insieme di soggetti. Il problema non � quello di "sostituire"
i Circoli con strutture di servizi o di solidariet�, bens�
quello di sviluppare iniziative (fermo restando il ruolo politico del Circolo)
volte a sperimentare, in tutti i terreni praticabili, momenti di aggregazione
per estendere la nostra presenza. Un dato � certo; occorre evitare
di intendere il Circolo o il Partito come struttura che si annulla in servizi
o associazioni in competizione con quelle esistenti: In particolare si
sono assunte le seguenti decisioni:
Ernesto Cairoli
Segreteria della Federazione di Milano
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BOLOGNA: IL PROGRAMMA DEL PRCLa Federazione di Bologna ha appena avviato il percorso
per la conferenza programmatica locale. Perch� una conferenza di
programma? Essa ha lo scopo di effettuare unanalisi politica, economica
e sociale della nostra realt�, e consentire al nostro partito di
formulare proposte politiche e soluzioni rispetto ai problemi e alle contraddizioni
esistenti, delineando cos� un nostro progetto complessivo per la
citt� e la provincia quanto pi� organico possibile. Tale
conferenza ha quindi lo scopo di attrezzare, da un punto di vista programmatico,
il partito e i compagni nel confronto / scontro con le altre forze politiche
e sociali della nostra provincia, a partire dal PDS (la principale di queste
forze), anche attraverso lindividuazione delle priorit� politiche
di intervento. E evidente che, ormai da alcuni anni, la nostra provincia
� oggetto di processi di ristrutturazione economica, politica e
sociale ispirati ai principi fondamentali del neoliberismo. Ristrutturazioni
che vedono ad esempio, una progressiva deindustrializzazione (con conseguente
chiusura di importanti fabbriche), un ridimensionamento delle strutture
sanitarie pubbliche (chiusura di poliambulatori, consultori, riduzione
di posti letto negli ospedali pubblici), una politica di privatizzazione
delle municipalizzate. Tali ristrutturazioni, che si adeguano alle pressioni
competitive dei mercati internazionali, rendono la situazione sempre pi�
allarmante anche se lavanzato livello di sviluppo sia economico sia dei
servizi sociali che hanno caratterizzato il bolognese, fa s� che
tali processi non abbiano ancora creato una situazione di disagio pari
ad altre zone dItalia. A questo si aggiunga che la vera e propria egemonia
politica e culturale esercitata dal PDS in questa provincia, derivante
dal suo tuttora rilevante radicamento (53.000 iscritti, centinaia tra sedi
e Case del Popolo, associazioni, ecc.) e dal suo controllo delle principali
istituzioni economiche del territorio, fa della nostra realt� un
vero e proprio laboratorio nel quale sperimentare modelli economici e sociali
che, nonostante vedano un peggioramento delle condizioni di vita delle
classi popolari, consentono alle forze politiche che governano il territorio
di mantenere un significativo consenso politico (se pur in calo). E chiaro
infatti che tali ristrutturazioni provocano un crescente malessere sociale
ed � evidente che la possibilit� di invertire tali orientamenti
economici, politici e sociali passa dalla nostra capacit� di saper
elaborare un progetto complessivo alternativo e dalla nostra capacit�
di saper intercettare tale malessere sociale attraverso le proposte politiche
che la conferenza programmatica dovr� fornirci. Nostro compito �
quello, quindi, di individuare quelle tematiche su cui si produce un maggior
attrito sociale e su queste far leva per creare mobilitazioni sempre maggiori.
Esattamente come facemmo con la campagna contro la privatizzazione delle
Farmacie Comunali (che port� ben 80.000 bolognesi ad aderire ai
nostri obiettivi), una camapagna il cui significato politico andava ben
oltre la difesa delle farmacie, investendo la stessa logica delle privatizzazioni.
Le sole proposte non sono tuttavia sufficienti. E necessario che questo
malessere sia organizzato e orientato; che si riaggreghi un blocco sociale
antagonista, oggi sfilacciato, attraverso il quale esercitare una sempre
maggiore lotta politica e che si contrasti legemonia culturale esercitata
dalle forze politiche che governano la citt�. Per questo abbiamo
bisogno di dare unorganizzazione alla nostra linea politica. Un ruolo
fondamentale in questo dovranno averlo i circoli, sia nella fase di elaborazione
della proposta programmatica, attraverso i loro contributi alla conferenza,
sia attraverso il loro intervento sul territorio e nei posti di lavoro.
Intervento che combinato con il coordinamento della Federazione dovr�
far diventare il partito punto di riferimento di quei soggetti sociali
che vedono peggiorare le loro condizioni di vita, destandoli dalla passivit�
politica e dallo spirito di delega, che oggi caratterizza la societ�
civile, e stimolando la crescita di una nuova coscienza di classe. Credo
quindi che la proposta politica complessiva che uscir� dalla conferenza
programmatica, unita ad una maggiore organizzazione e radicamento, siano
passi fondamentali per la costruzione di un nuovo partito comunista di
massa.
Roberto Sconciaforni
(Segretario Federazione di Bologna)
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PER COSTRUIRE IL PARTITO DI MASSA: SPERIMENTAZIONE E INNOVAZIONEIl tema dell'organizzazione � tra i capitoli della
"rifondazione" quello che meno � stato approfondito e discusso,
considerato spesso a rango di una "tecnica" da delegare ai "tecnici" (i
responsabili organizzazione). La perdurante incapacit� di radicare
il partito nel territorio, a sei anni dalla sua fondazione, ci impone uno
sforzo collettivo da spendere nel mare aperto della sperimentazione. Nel
circolo di San Benedetto del Tronto (47.000 abitanti, 150 iscritti, 3.000
voti alle Politiche '96, 10%) il tema ci � stato imposto da tre
episodi significativi: 1 - il forte ridimensionamento elettorale alle ultime
elezioni amministrative (aprile 1997) dove i consensi si sono quasi dimezzati
rispetto alle politiche del 1996, pur facendo parte della coalizione progressista
che ha espresso il sindaco vincente al primo turno con oltre il 60% 2 -
Lo scarso coinvolgimento alle nostre feste di Liberazione che non va oltre
una minoranza di elettori - simpatizzanti; 3 - la bassa partecipazione
alle nostre iniziative nel territorio. I dati dimostrano che siamo ancora
un partito di opinione. Nello specifico sambenedettese a rendere ancora
pi� difficile il radicamento del partito contribuisce un tessuto
sociale fortemente frammentato. A differenza di altre realt� delle
Marche, nel nostr territorio non esistono spazi pubblici (centri civici
e ricreativi) dove possano esprimersi forme di aggregazione e di socialit�,
se si eccettua un centro sociale occupato autogestito di giovane et�
e che fatica a presentarsi come uno spazio realmente sociale. L'associazionismo
di sinistra, storicamente debole, non rappresenta una presenza significativa
e determinante. A fronte di un contesto sociale passivizzante e apparentemente
"spoliticizzato" (forte � stato il successo elettorale delle liste
civiche) abbiamo tentato di operare una svolta sul fronte istituzionale
(dall'aprile 1997 facciamo parte, per la prima volta, del governo della
citt�) puntando a costruire e allargare gli spazi di socialit�
e partecipazione (il nostro unico assessore � quello alla cultura,
allo sport e alla pubblica istruzione). E' evidente che per contrastare
quello che si presenta come un processo di "de-emancipazione" non basta
n� una buona politica amministartiva, n� uno sforzo volontaristico
da parte dei singoli compagni. Abbiamo avanzato quindi un "progetto ardito"
per la riorganizzazione del circolo. Un progetto che � stato arricchito
e meglio definito teoricamente dalla conferenza di Chianciano. L'obiettivo
� quello di realizzare uno spazio di "nuova socialit�" in
cui la presenza del circolo possa contagiare - contagiarsi in un continuo
processo dialettico, con altri soggetti della sinistra, in funzione della
costruzione di un blocco sociale antagonista. E' l'idea di una moderna
casa del popolo quella che pu� meglio rappresentare, nell'immaginario
collettivo, la concretezza del progetto. Porre le basi per la creazione
di "un paese nel paese" in cui sperimentare forme di democrazia diretta
e di autorganizzazione. Una nuova prassi capace di rendere meno astratto
il "nostro comunismo" ("il movimento reale che abolisce lo stato di cose
presente") allo stesso tempo funzionale alla ricostruzione di un'identit�
e di un senso di appartenenza. In un simile contesto muta il ruolo del
partito. Da soggetto autoreferenziale (la nostra condizione attuale) il
partito si trasforma, nella misura in cui � capace di realizzare
una funzione egemonica sugli altri soggetti sociali, in strumento del conflitto
e della trasformazione. La nostra "casa del popolo" � in fine uscita
dalle teorie e si � materializzata in un edificio (attorno ai 200
metri quadri) suddiviso in due uffici (uno ospita la sede del PRC), in
uno spazio cucina e in una grande sala (da utilizzare per iniziative politiche,
culturali, ludico ricreative). La nuova struttura permetter� di
venire incontro anche ai gravi problemi finanziari arrivando, a regime,
ad autofinanziarsi (cene sociali, feste, cineforum, ...). Ne fanno attualmente
parte PRC, Arci servizio civile (con due obiettori), UISP, Legambient,
Unione Inquilini, Circolo culturale Paolo Volponi, Centro documentazione
- informazione pacifista, archivio storico della sinistra sambenedettese,
una videoteca, una emeroteca (con una serie di riviste della sinistra antagonista).
L'esistenza di una forza antagonista � messa ogni giorno in discussione,
occorre quindi sperimentare e innovare le forme e i contenuti dell'agire
politico. Questo il nostro contributo alla rifondazione.
Livio Oddi
(Segr. circolo San Benedetto del
T.)
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LA PRATICA DEL PARTITO DI MASSACome dare attuazione pratica alla costruzione del partito
di massa? Da questo interrogativo ha preso l'avvio il 16 novembre il convegno
sull'organizzazione promosso dal Comitato Politico Regionale del Friuli
Venezia Giulia. Un'esperienza utile per focalizzare i limiti del nostro
operare e individuare alcune linee di intervento. Ma utile anche dal punto
di vista metodologico: tutti infatti sono coscienti che � giunto
il momento di affrontare seriamente anche a livello locale un dibattito
sul partito, ma forse non � ancora emersa la piena consapevolezza
circa i limiti della nostra stessa conoscienza del partito. Di qui la scelta
di far precedere il convegno da un'indagine a tappeto sul funzionamento
dei circoli condotta tramite questionario e da un'analisi sull'evoluzione
della composizione sociale dei tesserati, attraverso l'elaborazione dei
dati desumibili dai cedolini delle tessere. Sono cos� emersi, accanto
agli elementi positivi, le debolezze del partito a livello locale, legate
alla genesi della sua nascta e alle modalit� di crescita, ma anche
(ed � forse questo l'aspetto pi� interessante), ai limiti
della concezione organizzativa e pi� in generale della cultura politica.
Se infatti sono ampiamente ascrivibili a vincoli di ordine oggettivo le
dimensioni medie e limitate dei circoli, la loro concentrazione in alcune
aree della regione o la dotazione ancora insufficiente dei mezzi a disposizione,
� ancora evidente il legame che esiste fra il profilo sociale del
partito e le modalit� della sua nascita (si pensi alla forte incidenza
dei pensionati, a tassi di scolarit� ancora bassi, alla militanza
quasi esclusiva nella Cgil) � pur vero che si riscontrano limiti
nelle pratiche dell'organizzazione che attengono a concezioni del fare
politica che potrebbero essere modificate. Penso a una pratica eccessivamente
informale che si traduce in una definizione approssimativa dei gruppi dirigenti
con la limitata definizione di responsabilit�, a una concezione
del tesseramento come routine anzich� come attivit� metodica
e organizzata, a un coinvolgimento insufficiente degli iscritti. Ma l'elemento
pi� importante � rappresentato certamente da un intervento
nel sociale ancora inadeguato che � anche il portato di una cultura
politica che si traduce, talvolta, in atteggiamenti autoreferenziali. Sono
temi gi� dibattuti, ma che � importante sviscerare evidenziando
i limiti pratici che ne derivano sul piano dell'azione politica. Ecco allora
emergere un utilizzo delle sedi prevalentemente interno, il prevalere di
un intervento verso l'esterno disomogeneo e legato soprattutto a tematiche
generali e una scarsa valorizzazione della nostra presenza istituzionale
locale per promuovere iniziative specifiche. Si tratta di limiti che certamente
sono riscontrabili in molte aree del nostro partito e che vanno indagate
con attenzione. Anche da questo punto di vista il convegno tenutosi in
Friuli Venezia Giulia ha tuttavia evidenziato potenzialit� interessanti
presentandoci, in primo luogo un partito in evoluzione, sul quale �
possibile intervenie. A tale proposito tre questioni meritano un'attenzione
particolare: 1. Il profilo sociale del partito sta cambiando in modo significativo:
si riduce l'et� media, cresce il livello culturale, entrano molti
giovani, le donne hanno un peso crescente, aumenta anche l'adesione dei
lavoratori dipendenti pubblici e privati e in modo particolare di quelli
autonomi. Questi cambiamenti alimentano un processo di arricchimento in
termini di competenza, sensibilit� capacit� di individuare
nuovi bisogni e la possibilit� di radicarsi in nuovi settori sociali.
2. Qui ci si scontra tuttavia con il vincolo rappresentato dalle concrete
prassi organizzative. Pi� che di atteggiamenti dichiaratemente conservatori
si tratta spesso di inerzie organizzative che vanno superate. Da questo
punto di vista i nuovi iscritti rappresentano un'opportunit� unica
di rinnovamento: Va introdotta una concezione formalizzata nel funzionamento
del partito superando le logiche impropriamente collegiali e individuando
precise responsabilit� individuali. 3. Ma la questione decisiva
� certamente quella del passaggio da una concezione del partito
come "luogo di espressione di un'adesione" a "strumento di promozione del
conflitto sociale". Qui davvero c'� molto da fare: in primo luogo
individuando strutture di intervento diretto per quanto riguarda i giovani,
le donne, il lavoro dipendente, ma anche scegliendo modalit� di
azione politica atte a superare la debolezza dei circoli territoriali,
privilegiando per esempio lo strumento della "campagna di iniziativa politica"
da estendere su tutto il territorio simultaneamente , infine, la necessit�
di promuovere un intervento locale selettivo nei comuni maggiori. Terreni
di intervento che costruiranno gli elementi per la definizione di un programma
a medio termine di adeguamento dell'organizzazione in Friuli Venezia Giulia,
ma che � indispensabile mettere a confronto con indicazioni che
possono venire da altre realt� del partito, al fine di favorire
uno scambio di esperienze e il consolidamento di una comune cultura dell'organizzazione.
Gianluigi Pegolo
Segretario regionale del Friuli Venezia
Giulia
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