Partito della Rifondazione Comunista

DOCUMENTO  CONCLUSIVO DIREZIONE NAZIONALE PRC 17 GIUGNO 1999

La Direzione nazionale del PRC si è riunita per una prima valutazione sul risultato elettorale del voto europeo e amministrativo del 13 giugno.
Negativo viene considerato il risultato europeo, più articolato e disomogeneo il voto amministrativo, ma allo stesso modo chiedono l’avvio di una approfondita discussione nel Partito.
La direzione nazionale ringrazia tutte le compagne e i compagni che si sono generosamente prodigati in una campagna elettorale difficile e contrastata, e che allo stesso tempo sono stati impegnati in una lunga mobilitazione contro la guerra.
Il voto del PRC alle elezioni europee è per noi un risultato del tutto negativo.
Il voto europeo dice di una difficoltà nell’affermare un progetto della sinistra alternativa in Italia, in un quadro articolato in Europa, dove comunque il nostro gruppo parlamentare europeo (Gue) aumenta quantitativamente per seggi e forze politiche.
Più in generale le destre aumentano consensi e sorpassano il Pse nel parlamento europeo. Ciò è il segno di una crisi di consenso dei governi di centro sinistra, delle loro politiche economico sociali e del loro ruolo nella guerra dei Balcani.
Significativo il fatto che il governo della sinistra plurale francese non venga punito come gli altri.
Il processo di americanizzazione, visibile in Europa con l’enorme crescita dell’astensionismo, in Italia assume caratteristiche peculiari.
Il successo della lista Bonino, della lista I democratici e quello della stessa Forza Italia è, in forma diverse, il sintomo inequivocabile di un’ulteriore accelerazione di tale processo.
Prende così le forme di una critica al modello di organizzazione e politica fondato sui partiti, che, sebbene proponga politiche economico  sociali diverse fra loro, ma interne alle compatibilità del neo liberismo, si iscrive in una nuova fase della modernizzazione capitalistica.
Tutto ciò chiama in causa la strategia e la prospettiva anche della sinistra moderata, che dovrà decidere se subire ancora di più l’egemonia del modello americano.
In tale contesto si rende necessaria una seria riflessione sull’efficacia della nostra azione politica, che richiama l’esigenza di una innovazione sia nel progetto, sia nelle forme del lavoro politico organizzato.
I dati relativi ai flussi elettorali confermano infatti il clima di sfiducia che avevamo colto anche in campagna elettorale.
Un distacco dalla politica che sembra aver spinto all’astensione metà dell’elettorato che nella precedente competizione politica aveva trovato in Rifondazione Comunista un punto di riferimento.
La mancata svolta riformatrice nelle politiche del governo Prodi, la conseguente caduta per la rottura del centro sinistra con Rifondazione Comunista, le scelte del governo D’Alema poi avevano già reso più difficile il conseguimento di risultati positivi per le condizioni di vita delle lavoratrici, dei lavoratori e delle fasce più deboli della società, e più urgente l’esigenza di un’alternativa.
La guerra dei Balcani, mentre ha offuscato tutto ciò, facendo scomparire la questione sociale dall’agenda politica, ha diviso la sinistra in Italia e in Europa, segnando una drammatica discontinuità con la storia democratica e di sinistra del paese.
Essa ha pesato nella politica e nelle singole coscienze, minando pesantemente la credibilità di un progetto di cambiamento.
La guerra dovrà essere indagata nella sua dimensione globale e soverchiante, nella sua innovata capacità di entrare a far parte del panorama quotidiano sconvolgendone tutte le componenti.
La straordinaria mobilitazione del movimento della pace, se ha saputo rappresentare sentimenti e opzioni politiche, ponendo il problema dei nuovi pericoli di guerra dell’attuale fase di modernizzazione, non era in grado di far valere un progetto alternativo.
Così, una vasta fascia di elettorato popolare e di sinistra si è rifugiato nel non voto.
Siamo quindi ad un passaggio di fase che chiede di ridare identità politica a una condizione di classe e a un blocco sociale disarticolati da anni di sconfitte e dalla stessa deriva moderata di una parte della sinistra.
Tutto ciò chiama in causa la responsabilità del PRC nel far vivere un credibile progetto per l’alternativa, e chiede perciò a tutti noi una rigorosa ricerca sul terreno del rapporto tra progetto - identità e proposta politica - e l’efficacia della politica.

A questo proposito proponiamo 4 punti su cui avviare un percorso di riflessione, che abbia una prima tappa nel CPN del 3/4 luglio:

1) I movimenti: cosa sono, come possono crescere nalla loro autonomia, il loro rapporto con la politica.
Si tratta di fare un bilancio su esperienze e esigenze di vertenzialità diffuse, soggetti, strumenti, percorsi, sia sul versante dell’organizzazione delle lotte che su quello dell’aggregazione sociale.
Sulla costruzione di un nuovo ciclo di movimenti deve manifestarsi l’investimento principale del partito.

2) Il partito e la sua organizzazione: quale struttura organizzata per un partito che definisca meglio responsabilità e compiti ai diversi livelli dei gruppi dirigenti, che misuri il proprio radicamento sociale, garantisca un metodo di lavoro e una pratica tali da sottoporre a verifica le scelte collettivamente assunte. Va reindagato a fondo il rapporto tra il partito, i movimenti e le loro strutture.

In questo quadro si possono utilmente introdurre correzioni e innovazioni sul piano della comunicazione, del rapporto centro/periferia e nel lavoro dei dipartimenti centrali e periferici.

3) Il rapporto con le varie aree politiche e culturali della sinistra critica e di alternativa.
Si tratta di stabilire un dialogo non episodico e una rete di relazioni stabili, sulla base di un reciproco rinoscimento politico e della differenza dei percorsi.
Avanziamo la proposta di un forum nazionale, che veda discutere i diversi soggetti (dalle associazioni sociali e culturai, ai giornali, a organizzazioni politiche, a singole persone) sui risultati elettorali e le prospettive politiche, alla luce di un’analisi aggiornata delle grandi trasformazioni nella società capitalistica e in funzione della ricerca di un’alternativa. L’individuazione dei soggetti interessati, la costruzione di un dialogo e l’individuazione di possibili percorsi comuni può rappresentare il primo passo di un cammino per la costruzione di un arcipelago della sinistra di alternativa. Il partito della Rifondazione Comunista deve confrontarsi in modo paritario con gli altri soggetti, al fine di allargare ed articolare l’area della sinistra di alternativa.

4) L’interlocuzione con la sinistra di governo su una crisi che è anche loro.
Nonostante le difficoltà poste dalle attuali posizioni dei DS e la distanza politica tra i due progetti, il quadro europeo e il voto chiedono uno sforzo di confronto che parta dalla constatazione della crisi di consenso che in tanta parte di Europa e in Italia ha investito il centro sinistra e la sinistra.
La forza di un progetto per l’alternativa dipende anche da questa interlocuzione.

La Direzione nazionale invita tutti i gruppi dirigenti locali a un attento esame anche dei risultati elettorali amministrativi, per una seria e documentata valutazione nazionale degli stessi, che consenta l’individuazione degli elementi positivi, dei limiti e degli errori.
La Direzione nazionale propone inoltre che i prossimi ballottaggi siano preceduti da un impegnato confronto tra le forze del centro sinistra e RC, al fine di ricercare, sulla base di pari dignità,  convergenze programmatiche per dare soluzione positiva ai tanti, e a volte drammatici problemi di un territorio e di una società disgregata e, anche su queste basi, ricostruire un tessuto democratico unitario.

Approvato con 5 voti contrari