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Direzione nazionale 9 ottobre 2025

Gianluca Schiavon

L'emergere, finalmente con dimensioni di massa, del largo movimento PROPAL non era prevedibile nelle dimensioni, ma lo era nei temi e nei soggetti che lo hanno animato. Si tratta, per semplificare, di ampi settori giovanili mossi da un fortissimo atto di ripulsa rispetto al massacro umanitario che abbiamo correttamente, dal punto di vista non solo giuridico, qualificato come genocidio. Un movimento che parte da una mozione di affetti e che ha saputo utilizzare gli strumenti politici e sindacali classici, per esempio, lo sciopero generale senza aderire in toto al punto di vista degli organizzatori. Va, da questo punto di vista, accolto con favore l'approccio pragmatico e per nulla ideologico di USB e del suo sciopero del 22 settembre che ha fatto maturare anche dentro la CGIL la consapevolezza della necessità di utilizzare tutti gli strumenti in mano a un sindacato: sfidando le autorità governative sul preavviso di sciopero.

Il metodo è stato quello della convergenza tra forze e piattaforme come emerso dall'assemblea nazionale della RETE NO DL Sicurezza che ha colto il 21 settembre come la mobilitazione per GAZA e Cisgiordania dovessero riannodare le sfere della guerra interna agli Stati e la guerra in senso proprio tra Stati. Un esempio in senso reazionario della capacità di questo tecno-capitalismo, e dei suoi agenti, di unificare la lotta contro la militanza popolare si è verificata a Lucca dove il compagno Paolo Bortolozzi coi GC ha subito un'indagine penale per un blocco ferroviario poco più che simbolico.

La rabbia mista a sgomento della generazione Gaza va trasformata in proposta complessiva anche rendendo più precise le acquisizioni politiche un esempio è: lo slogan inservibile fuori da una manifestazione qual è Palestina libera dal fiume al mare se inteso come la cancellazione dello Stato di Israele.

Sento il solito sottofondo polemico prevedibile dopo il Congresso, ma che mi pare tanto sterile quanto irreale. Mi pare, infatti, che il Partito dovrebbe essere contento della riattivazione della sua militanza e, nello specifico, della sua capacità di porsi alla testa di buona parte delle mobilitazioni anche riuscendo nell'opera difficile di generalizzare lo sciopero. Va poi considerata positivamente l'insistenza sull'intervento sociale interloquendo con settori critici del mondo della cultura e con convergenze di scopo, tutt'altro che marginali, quale sarà la campagna per la tutela del titolo IV parte II della Costituzione dalla pessima cosiddetta riforma della separazione delle carriere o sull'utilizzo continuo e fuori legge dei mezzi di spionaggio sulle vite di migliaia di cittadini.

Vorrei, conclusivamente, stigmatizzare l'utilizzo mistificatorio del termine dignità. Quale sarebbe la perdita di dignità nel presentare una lista con il simbolo del Partito – cosa che non succedeva da anni – a fronte di una convergenza programmatica con il centrosinistra in Veneto? Le scelte di collocazione elettorale fatte sui territori devono tutte essere sottoposte a verifica partendo dal programma, come giustamente fatto in Toscana in cui giustamente un fronte 'antifascista' pare incomprensibile.

Se settori centristi del PD, dopo aver vergognosamente votato l'equiparazione di fascismo e comunismo, si rimangiano nei fatti la scelta, accettando la falce e martello, è o no una vittoria della Segreteria veneta?

Compagno Ferrero hai letto il programma veneto? Conosci il nome del candidato presidente di Regione salviniano, più reazionario di Zaia, in una coalizione a trazione neofascista - Vannacci - e postfascista FdI? E soprattutto sai che nell'accordo col centrosinistra il partito e gli indipendenti che si candideranno con la lista PACE SALUTE LAVORO conserveranno il massimo dell'autonomia nella campagna elettorale senza dover inserire a caratteri cubitali il nome del candidato presidente, come in troppe elezioni da te coordinate?

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