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Direzione nazionale 9 ottobre 2025

Tonia Guerra

L'irruzione del movimento contro il genocidio. Immagino siamo d'accordo su ciò che rappresenta in termini quantitativi l'enorme mobilitazione di popolo contro l'obbrobrio del governo sionista d'Israele in Palestina.
Sarà necessaria un'analisi profonda delle dinamiche e delle sue prospettive. Certo si è verificato ciò che avevamo auspicato da tanto tempo, che aspettava una miccia per divampare, che rompe gli schemi delle appartenenze e delle leadership.
Quello che possiamo fare, qui ed ora, è capire il nostro ruolo di fronte a questa dirompenza, rispetto alla quale abbiamo mancato di lungimiranza, quella che in altri momenti abbiamo dimostrato.
Non era imprevedibile: è tempo di eventi epocali; prevedere, coltivare e cogliere il loro arrivo è l'utilità della politica.
Altri hanno avuto il fiuto, forse la fortuna, di trovarsi, liberi, all'appuntamento.

Tocca rimediare: rispettare, accompagnare, arricchire questo movimento, che non riconosce capi, né è ascrivibile a schieramenti elettorali, meno che mai bipolari; portare il contributo di chi lega la difesa di un popolo martoriato alle grandi questioni, per rovesciare il paradigma sociale, politico, culturale, in Italia e del mondo.
Nella discussione si è fatto cenno ai comitati contro il riarmo. Bene.
Con chi li costruiamo? Con chi il riarmo lo vota, salvo poi denunciare i tagli dello stato sociale che ne sono la conseguenza? Con chi salva ripetutamente col proprio voto la Von Der Leyen?
Tocca scegliere.

Le elezioni regionali. In parallelo c'è la questione delle elezioni regionali, i cui sviluppi sono davvero una pagina scura della nostra storia. Non ho condiviso la linea politica uscita dal congresso, e infatti mi sono schierata per un documento alternativo, ma ho preso sul serio le intenzioni dichiarate di difendere il partito, la possibilità di misurare la sua visibilità sul piano istituzionale.
Sotto i nostri occhi vi è un quadro che lo smentisce, una serie di scelte vaganti e contradditorie che umiliano la nostra storia e ledono la nostra credibilità pubblica.
Certo, qualcuno può consolarsi del fatto, come ha detto un compagno prima, che nessuno si accorge di cosa fa Rifondazione alle elezioni. Se così fosse, è forse motivo di compiacimento?

In Puglia la maggioranza del gruppo dirigente regionale ha scelto, con un percorso opaco e ambiguo, la collocazione nel campo largo, con un candidato presidente che in Europa vota il riarmo, ex sindaco di Bari da noi contestato per anni, e la richiesta di entrare nella lista dei 5stelle a sostegno di un paio di candidati non di Rifondazione, di cui una (ex?) esponente dei 5 stelle. Questo ha comportato un profondo malessere, anche in compagne e compagni fieramente sostenitrici del documento 1 al congresso: abbiamo appreso dai giornali che il segretario di Foggia ha lasciato il partito, non da solo, verso AVS; sui social, dirigenti locali del partito, sostenitori della prima mozione congressuale, stanno lavorando per la presentazione di una lista con PAP, il PCI e altri, fuori dal centrosinistra.
Né ci si può rallegrare che in altre regioni al voto sia prevalsa una linea diversa, certo più condivisibile, ma, comunque vada, parte di un insensato percorso ubriaco, in cui si perde tutti, si perde il partito.
Urge fermarsi, cambiare indirizzo, riconquistare un minimo di lucidità.
Prima che sia troppo tardi, ne va della credibilità e del senso stesso di Rifondazione Comunista.

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