Partecipa e contribuisci all'attività di Rifondazione Comunista con 15 euro al mese. Compila questo modulo SEPA/RID online. Grazie Direzione nazionale 9 ottobre 2025 Riccardo Gandini Il larghissimo movimento per la Palestina che è sceso in piazza negli ultimi mesi è un segnale del fatto che il popolo italiano non è ancora spoliticizzato o insensibile a ciò che accade nel mondo. Il tentativo, trasversale, di sedare gli animi distruggendo la partecipazione politica, trasformando i partiti in comitati elettorali e limitando il diritto di sciopero non è del tutto riuscito. Tuttavia, ciò non significa che il movimento abbia, almeno a maggioranza, finalità superiori dalla chiamata umanitaria per salvare la popolazione di Gaza. Il compito che dobbiamo darci come Rifondazione Comunista è affiancare il movimento, senza metterci né alla testa né restando alla coda, come finora avvenuto a livello nazionale, collegando le rivendicazioni contro il genocida Stato di Israele con gli aiuti che l'Occidente continua a fornire all'entità sionista e, infine, collegare gli aiuti e quindi il riarmo con i tagli draconiani alla spesa sociale operati nel nostro Paese. Il Partito va percepito come utile e non come una zavorra. Ritengo invece che cercare di trasformare il movimento, dall'oggi al domani, in una specie di fronte politico sarebbe un boomerang così come lasciare che esso finisca imbrigliato nel centrosinistra e nel suo elettoralismo fallimentare. Proprio le ultime elezioni regionali ci dicono che più della metà delle persone chiamate a votare non ritengono utile né attraente la prospettiva che viene data loro: una destra che si professa sovranista imbeccata dalla NATO o un centrosinistra ambiguo, retorico e spesso accozzaglia di liste civetta per raccogliere di tutto un po' senza un programma. Non si possono avere sostenitori della sanità privata, simpatizzanti del reddito minimo garantito, sindacalisti, affaristi in un unico calderone. In questa Direzione si aspettava una analisi della sconfitta da parte delle dirigenze che hanno guidato il Partito nelle Marche e in Veneto, non solo non vi è stata ma addirittura c'è chi canta vittoria per "amici", "esterni", soggetti non meglio definiti eletti in liste facenti comunque parte di coalizioni che hanno perso e pesantemente. L'analisi serve, in primo luogo come segno di rispetto verso i militanti di base che in quelle regioni hanno faticato e si sono spesi verso quei progetti. Auspico che si rifletta sul fatto che le politiche 2027 sono alle porte, se vogliamo arrivarci con le accozzaglie dell'ultimo minuto, con la pia illusione di poter mutare dall'alto delle nostre percentuali risibili coalizioni, in cui i partiti di potere che hanno governato a fasi alterne questo Paese comandano e conoscono ben poche logiche oltre quelle della spartizione delle poltrone e della retorica un tanto al chilo, vedasi il tentativo di usare la questione palestinese per finalità elettorali, oppure arrivarci con un Partito che sia realmente forte non solo nei numeri quanto nei principi, nella visibilità, nella autonomia e nella capacità di aggregare tutto ciò che la maggioranza degli italiani non vede rappresentato sulla scheda elettorale. |