Partecipa e contribuisci all'attività di Rifondazione Comunista con 15 euro al mese. Compila questo modulo SEPA/RID online. Grazie Direzione nazionale 29 luglio 2025 Giovanna Capelli Intervengo alla fine della riunione e forse assumo un tono eccessivamente esortativo come ha fatto Rosa, anche esasperato, perché vorrei non essere presa in giro e vi esorto a riflettere onestamente su come si è sviluppato il dibattito in questa Direzione e a rilevare gli evidenti vizi che lo inquinano, vizi che denuncio, temendo che diventino strutturali a - una evidente crescente "avarizia" nella convocazione degli organismi dirigenti Pur facilitati enormemente dalle nuove tecnologie le riunioni sono rare e limitate nel tempo, proprio in un momento in cui l'incalzare degli eventi e la novità della fase chiederebbe un costante impegno a riunire gli organi dirigenti perché non si limitino a commentare ciò che è già successo, ma a intervenire per accelerare, o frenare processi politici e sociali, perché il Partito agisca come corpo collettivo. Siamo stati eletti per questo. Non farlo fino in fondo e con rigore significa disarmare il Partito e dissolvere la sua funzione. Un grave deficit di democrazia che non ha scuse in nessuna vicenda personale. Le poche riunioni, i tanti argomenti e il tempo limitato creano già da soli una situazione di disagio e tensione e di inadempienza. b - una paura del confronto con continue azioni per trasformarlo in scontro per slogan. Si evita un dibattito vero, e franco come se questo portasse scompiglio in quella "vittoria" risicata del confronto congressuale, in quella linea politica che si ostende preventivamente come sacra litania. Il congresso è finito, ma il mondo continua e le contraddizioni si ripropongono in temini e in situazioni nuove e non si possono beipassare o addirittura ignorare. Le diversità di sguardo non riguardano solo noi ma scuotono tutta la sinistra non socialdemocratica che si pone il problema dell'alternativa e si riflettono nei movimenti antiliberisti. Guardate cosa è successo stasera dopo la relazione del Segretario, che aveva come temi centrali la critica alla risposta dell'Unione europea ai dazi di Trump, le modalità e le scadenze per sviluppare in Italia un movimento contro il riarmo, per la pace e la messa sotto inchiesta da parte della magistratura della Giunta Sala. Fra i primi interventi. Nello Patta ha parlato della questione milanese e dello scempio che è stato perpetrato dalla giunta Salama già a partire dalla consiliatura di Pisapia, della nostra opposizione, della ricca elaborazione che il Partito ha accumulato sul problema del governo del territorio, anche in connessione con una riflessione e una esperienza europea (vedi convegno a Bergamo del 2016) ma anche della sua non condivisione della mancata richiesta da parte del PRC delle dimissioni del sindaco, perché le responsabilità non sono personali e penali, ma di un modello urbanistico che il PD ha perseguito in tutta Italia con poche varianti. Il dibattito ha preso il volo e ha assunto per un po' di interventi il carattere di confronto e approfondimento, ma poi è stato volutamente riportato alla polarizzazione e allo scontro, quando Prencipe ha affermato che "ci allontaniamo sempre di più" ( dove e su che argomento?) e ha chiarito che "la necessità del Partito è di collocarsi nell'agone di massa senza soffermarci nella critica alle èlites". Altri hanno parlato della noia e della inutilità di una continua partita a ping pong fra posizioni diverse, ridicolizzando il ruolo dell'analisi del contesto internazionale in rapporto alle dinamiche della lotta di classe, mettendo in dubbio le conoscenze dei compagni e delle compagne che esprimono una posizione divergente, e facendo emergere un certo tasso di intolleranza , come se chi non condivide ciò che dice il Segretario fosse fuori posto. |