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Direzione del 22 novembre 2023
OdG Palestina
Rifondazione: no al genocidio palestinese, basta guerre nel pianeta.
Il genocidio del popolo palestinese ad opera del governo israeliano, con la connivenza complice degli Usa e soprattutto dell’UE, ha raggiunto livelli mai visti. La brevissima e fragile tregua, che pare essere stata raggiunta in questi giorni, rischia di essere solo il preludio alla deportazione di massa della popolazione palestinese dalla striscia di Gaza e al proseguo della repressione stragista in Cisgiordania. Lo scambio di “civili” prigionieri dell’esercito occupante e dei territori di fatto occupati, dimostra come la procedura di tenere in carcere donne e bambini attiene anche ad uno Stato che viene configurato come unica democrazia del Medioriente.
Questo accade quando da decenni, nella Striscia di Gaza come in Cisgiordania, i diversi governi israeliani che si sono succeduti, incuranti anche delle risoluzioni ONU, hanno continuato ad accaparrarsi l’accesso alle fonti idriche, a limitare la circolazione degli abitanti palestinesi, a realizzare insediamenti abusivi per i propri coloni, a requisire terre e abitazioni, a distruggere abitazioni, a imprigionare chi attua la resistenza, ad uccidere, insieme alle persone ogni prospettiva di pace fondata sulla giustizia e sul diritto.
In virtù di questo la Direzione Nazionale, riunitasi il 22 novembre 2023, denunciando la complicità della Commissione Europea, dell’UE e del nostro governo per i crimini di guerra e contro l’umanità compiuti dal governo israeliano, impegna il partito a proseguire nella mobilitazione per il cessate il fuoco e la solidarietà con il popolo palestinese e alla sua legittima resistenza all’occupazione, sulla base della piattaforma definita nell’ultimo CPN. Un impegno che si attua promuovendo iniziative nei territori e (incontri di approfondimento, presidi, manifestazioni, fiaccolate, flash mob) coinvolgendo l’associazionismo, i sindacati, i movimenti, i partiti, alle campagne di boicottaggio BDS, alla presentazione anche come Partito di una denuncia alla Corte Penale Internazionale, all’organizzazione con Unione Popolare di un evento nazionale il 17 dicembre, e a incalzare partiti, associazioni, sindacati a una più larga mobilitazione unitaria per la Palestina, promozione di solidarietà concreta alla Mezzaluna Rossa palestinese per i soccorsi alla popolazione di Gaza. Aderisce alla Marcia Perugia-Assisi del 10 dicembre e impegna tutto il Partito a costruire nei territori la partecipazione per una presenza visibile con le nostre parole d’ordine sulla Palestina e il taglio delle spese militari, la critica radicale della NATO.
La solidarietà attiva con tutte le diverse associazioni che operano a sostegno delle popolazioni palestinesi e di chi, anche dentro Israele, si oppone tenacemente alle politiche di pulizia etnica messe in atto dal proprio governo, deve essere la bussola di riferimento per la nostra attività in ogni territorio in cui il nostro partito opera.
La nostra parola d’ordine è quella di “lottare per far cessare il conflitto”, questo come altri che insanguinano il pianeta. Non sarà mai una guerra a far cessare una guerra o, peggio ancora, come avviene in Palestina, una pratica di pulizia etnica. Questo è ancora più importante in un momento in cui le classi dominanti cercano di “arruolare” i popoli, nelle schiere di un occidente in guerra contro il resto del mondo.
Quanto accade in Medio Oriente non può però far dimenticare al nostro partito l’impegno in merito a quanto continua ad accadere in Ucraina che prosegue nella sua barbara normalità di centinaia di persone che muoiono ogni giorno nonostante sia oramai chiaro a tutti che non sarà il terreno militare a sbloccare la situazione che può essere affrontata e risolta solo per via diplomatica, come diciamo dall’inizio della guerra.
Porre al centro della nostra strategia politica la Pace, il rifiuto di ogni forma di risoluzione militare dei conflitti, il disarmo come percorso da perseguire e da imporre nell’agenda politica, anche nelle prossime scadenze elettorali, ben consapevoli di quanto tali conflitti, impattino anche sulle condizioni di vita delle popolazioni dell’occidente i cui governi ne determinano l’eterna durata.