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Direzione 24 maggio 2023
Intervento di Dino Greco
Sulle elezioni, al di là dell’esito altalenante, mi pare ci sia una indicazione prevalente. Nei territori dove nei mesi, o addirittura negli anni trascorsi, si è sviluppata un’iniziativa sociale reale, un conflitto partecipato e visibile, il risultato elettorale, quale che sia stata la composizione delle liste a cui abbiamo dato vita, il risultato elettorale è venuto.
Due esempi: a Bussoleno, 6mila abitanti, la compagna Nicoletta Dosio, espressione di una lotta, quella della Val di Susa, che entrerà nei libri di storia, ha raggiunto nella lista di Up un risultato importante; a Campi Bisenzio, 46mila abitanti, epicentro della straordinaria lotta della GKN, la lista formata da Sinistra Italiana, Unione Popolare e M5S raccoglie un ottimo 20% e il 28 maggio andrà al ballottaggio contro il Pd. Conflitto sociale e lotta di classe, quando ne siamo protagonisti, pagano e distribuiscono “le carte” alla politica. Fuori da tutto ciò prevale il polititismo o, addirittura, il politicantismo e la consultazione elettorale diventa una contesa interna ai poteri forti e ad un personale politico ad essi prono, sia esso di centrodestra o di centrosinistra.
A Brescia, con tutta evidenza, non è andata bene. Malgrado il buon lavoro fatto da Up con M5S e Pci. La piattaforma era molto avanzata: l’alternatività radicale e l’opposizione ai governi di centrosinistra e di centrodestra, un progetto di profonda trasformazione della città e l’indicazione di un profilo culturale e ideale che comprendeva il secco “no” alla guerra, lo stop all’invio di armi all’Ucraina, la richiesta di smantellare l’armamento nucleare presente nella base militare di Ghedi, l’individuazione di un dignitosissimo candidato sindaco. Tutto ciò è però avvenuto nel vuoto di un’azione sindacale che impregnasse di sé la campagna elettorale, dominata dalla paura del possibile avvento al governo della città di un centro destra impregnato di fascismo, a partire dal candidato sindaco, con uomini dall’inequivoco passato (Ordine Nuovo e Terza posizione).
Il cosiddetto voto utile ha calamitato anche voti ( pesino nostri) che mai sarebbero andati alla candidata sindaca del centrosinistra la quale ha invece potuto maramaldeggiare, inventando al proprio sostegno ben 8 liste civiche, almeno 5 delle quali fatte di conglomerati posticci, del tutto inventati, mai esistiti prima delle elezioni e immediatamente scioltisi a risultato conseguito: quello di ottenere, in forza di questa fetente legge elettorale di impronta presidenzialista, uno strapuntino in consiglio comunale, più o meno con gli stessi voti realizzati dalla nostra coalizione, rimasta invece a bocca asciutta. C’è però una questione che non può essere sottaciuta. Voi sapete che Potere al Popolo alla fine si oppose alla coalizione con i 5S.
E nell’assemblea di Up si votò, ciascuno in base alle proprie convinzioni, “una testa un voto”, appunto. L’esito fu, a larghissima maggioranza, di chiedere al nazionale il simbolo di Up che arrivò in meno di 24 ore. A quel punto il portavoce di Pap postò nella chat una chiarissima dichiarazione: “Questa non sarà la nostra campagna elettorale”. Da quel momento Pap è letteralmente sparita: dalla lista, dalla raccolta delle firme, dalla campagna elettorale che è stata portata avanti da Rifondazione con gli indipendenti, di formazione prevalentemente pacifista e ambientalista. La cosa non può non fare riflettere e ha generato fra le nostre file una ripulsa generalizzata e molto forte nei confronti di Pap. Non sarà per nulla semplice venirne a capo. Mercoledì prossimo è prevista l’assemblea di Up, attesa ad una prova decisiva.
Condivido le proposte avanzate sull’articolazione di temi sui quali ingaggiare la campagna referendaria.
Sottolineo però le due questioni prevalenti su cui il nostro impegno deve tenere botta: la questione antifascista (a Brescia c’è un proliferare di agguati: manifestazioni, tutte autorizzate da prefettura, questura e dal Comune di Bs di centrosinistra a guida Pd; scritte naziste sui muri delle scuole e, per contro, divieto agli antifascisti di presidiare piazza della Loggia con l’invio della Digos ad eseguire il provvedimento che per altro nemmeno la polizia politica ha avuto il coraggio di applicare.
Tutto ciò mentre accade che Chiara Colosimo (deputata di Flli d’Italia, intima amica di Luigi Ciavardini, l’ex estremista nero dei Nar condannato, fra le altre imprese delittuose, a 30 anni di carcere per la strage di Bologna) viene nominata presidente della Commisione Stragi; la questione della guerra, giunta ad un drammatico punto critico e a rischio evidente di degenerazione in guerra totale. Che Zelensky, vestito con un maglioncino effigiato con la spada nel tridente, simbolo del collaborazionismo fascista ukraino e del gruppo neofascista di Pravyj Sektor, venga a Roma a spiegare al Papa di stare al proprio posto che la guerra non si fa con il negoziato, ma con le armi, e che contemporaneamente Giorgia Meloni dichiari che l’Italia addestrerà i piloti ukraini che dovranno pilotare gli F16, pone a tutti noi l’urgenza di una mobilitazione di amplissime proporzioni, perché della gravità della situazione continua a non esservi un’adeguata percezione.