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Direzione 27 aprile 2023
Intervento di Dmitrij Palagi
La mobilitazione per la pace, contro l'esportazione delle armi e l'aumento delle spese militari, non sta trovando una sponda politica adeguata, rispetto a quanto esprime una parte importante dell’opinione pubblica. Penso che questo interroghi direttamente PRC e UP, anche se sarebbe sbagliato attribuirci tutte le responsabilità. Però questa vicenda richiama il nostro ruolo e la nostra efficacia. Se politicamente i quesiti referendari sul tema chiedono una cosa giusta, sarebbe sbagliato non aderire. Questo anche se tecnicamente ci sono fondate perplessità sulla loro efficacia. Inoltre, di fronte a posizioni ambigue tra alcune delle realtà promotrici, su elementi essenziali come quello dell’antifascismo, non resta che impegnarsi autonomamente, come UP e PRC, costruendo momenti di mobilitazione in cui unire anche le altre raccolte firme che sosteniamo.
Rispetto alla fase politica è necessario evitare in ogni modo di rimanere a commento dell’esistente, rendendo invece il Partito tutto (a partire da Segreteria, Direzione e CPN, per arrivare a tutti i livelli territoriali) uno strumento efficace di organizzare conflitti e supportare le lotte. Questo necessita di una collegialità vera e da una continuità nelle convocazioni, capace di segnare una discontinuità rispetto a quanto avvenuto (con progressiva intensità) dal giorno successivo all’ultimo Congresso, dove parte del gruppo dirigente ha deciso di interpretare la dialettica interna come una questione personale, di conservazione della propria posizione di potere. Questo clima sta portando Rifondazione a una sorta di paralisi, in cui il rischio è quello di avvelenare i pozzi, con pratiche che si iscrivono nella peggiore delle tradizioni dei movimenti comunisti.
Rispetto alla fase politica, preoccupa che parte del gruppo dirigente ritenga superfluo parlare delle elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia. Di fatto ci sono state candidature di Partito all’interno della coalizione del centro-sinistra, in esplicito contrasto con la linea scelta all’unanimità nell’ultimo congresso. Questo favorisce un giudizio negativo, nei settori militanti, anche sul presunto apparentamento al secondo turno delle elezioni comunali di Udine, raccontato dalla stampa (anche laddove fosse un semplice accordo programmatico).
Penso che ci siano due ordini di questioni tra loro collegati. Riteniamo che il Partito stia attraversando una fase positiva o che invece si trovi in uno stato di debolezza? Al rischio di scioglimento per consunzione si risponde con il tatticismo o con una strategia, che evita scorciatoie elettoraliste, favorendo un radicamento capace di interrogarsi continuamente sull’efficacia delle nostre pratiche?
La messa in discussione – di fatto – dell’alternatività a un fantomatico polo progressista nasconde le nostre debolezze, evitando di aiutarci a risolvere i nostri problemi. Occorre che ci facciamo carico di questi aspetti, anche portando avanti in modo chiaro UP, secondo quanto stabilito dal CPN.