Direzione del 17 febbraio 2023 - Roberto Musacchio

Ho trovato utile l'introduzione di Acerbo perché prova ad affrontare con la giusta complessità e una utile pacatezza una situazione che vede divisi sia noi che Unione Popolare.
Cosa che ha reso più difficile affrontare al meglio le elezioni.
Tra noi non c'era nessuno che fosse per non presentarsi. Posizione invece di alcuni in UP. La mia idea era che si dovesse anche con le regionali proporre un polo dell'alternativa alla guerra. Ma l'ostilità di alcuni settori di UP a rapporti con Cinque stelle e SI ha frenato la possibilità di avere una nostra iniziativa in tal senso. Poi le elezioni nel Lazio e in Lombardia hanno avuto le loro dinamiche anche diverse per tipo di contesto.

Nel Lazio la presenza della lista del PCI e dell'opzione autonoma Cinque stelle con lista di sinistra ha ristretto il nostro campo. Io per altro penso che Rosa Rinaldi, che ringrazio come Mara Ghidorzi, abbia avuto un buon impatto per la sua storia mentre quasi tutti i "movimenti" hanno cercato "efficacia" dove potevano avere rappresentanza per "tutelarsi". In campo siamo rimasti più che altro noi e una Pap molto segnata dalla rete dei comunisti. Anche le preferenze ai candidati dicono di una attrattiva ristretta. Naturalmente l'astensione è il vero fattore.

Ma la differenza tra Lazio e Lombardia nella percentuale di riconferma dei nostri voti è molto forte.
Parlo di divisioni tra di noi e in UP. Io penso che siano su temi di cultura politica. Uno è il valore della rappresentanza. Certo non può essere cercata a prescindere o contro la linea di alternatività che ci siamo dati. Ma certo le elezioni non possono essere solo occasione di propaganda. Noi dobbiamo costruire un polo alternativo come diciamo da tanto tempo. È ora di riflettere sulle difficoltà. Io non credo che ci sia solo la via dell'accumulo sociale, pur decisivo. L'astensione è certo anche "di classe" ma non mi pare "per la classe". Serve ricongiungere sociale e politico ed elettorale.

Ad esempio ci riuscimmo in parte con l'Altra Europa. Ora andiamo a nuove europee. Difficilissime perché la UE è in testa alla guerra. E perché anche la "nostra" sinistra in Europa è dolorosamente divisa. Più che in Italia, dove c'è un fronte pacifista. Io credo che sia questo fronte che dobbiamo rappresentare. Noi e una UP che sia larga, alternativa ma non autoreferenziale. A questo deve servire la cultura larga, alternativa ma non autoreferenziale del Prc che va rilanciata.

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