Documento respinto
Contro il governo classista e guerrafondaio
Il voto del parlamento europeo che indica la Russia come “stato terrorista” è un fatto gravissimo che va nella direzione della prosecuzione della guerra per procura. La condivisione trasversale di gran parte delle forze politiche italiane e europee è avvenuta sotto il segno di una proposta che veniva dalla destra, dai conservatori e dai liberali.
La mobilitazione per il cessate il fuoco e la trattativa va rilanciata dopo la grande partecipazione alla manifestazione del 5 novembre e dobbiamo fare ogni sforzo per sviluppare iniziative locali e per estenderla a livello europeo.
Meloni prosegue nella linea guerrafondaia e di oltranzismo atlantista del precedente governo Draghi.
Si rivolge al suo elettorato con iniziative identitarie volte a polarizzare l’opinione pubblica su un’agenda tanto reazionaria quanto lontana dai problemi reali del paese: provvedimenti liberticidi come il decreto “antirave”, ripresa della guerra ai migranti e alle ong, esternazioni omofobe, rilancio dell’anticomunismo. Il populismo reazionario serve a nascondere l’aggressivo neoliberismo antipopolare e l’allineamento agli interessi capitalistici forti.
La prima manovra del governo Meloni è inadeguata nelle cifre, ma molto pericolosa per i contenuti ideologici che penalizza poveri, lavoratrici e lavoratori, donne, giovani.
Non si fanno interventi seri per affrontare il carovita e si rispettano i diktat di Bruxelles contro cui si ululava dall’opposizione.
Svanite come neve al sole le promesse elettorali, la legge di bilancio del governo delle destre si pone in perfetta continuità con l’austerità del governo Draghi del quale mantiene i tagli alla scuola e alla sanità a cui i soldi destinati non bastano nemmeno per coprire gli aumenti delle bollette e l’aumento dei costi generali dovuto all’inflazione. Viene confermata la scelta di aumentare scandalosamente le spese militari.
Il governo sceglie di consolidare il consenso del lavoro autonomo con misure da un lato inefficaci, dall’altro ingiuste come l’innalzamento dell’aliquota del 15% ai redditi fino a 85.000 euro. La reintroduzione dei voucher ha un netto segno di classe e di riproposizione di un modello di precarizzazione selvaggia, lavoro povero e in nero.
Le diverse misure che rappresentano la guerra ai poveri e tese a incentivare la guerra tra poveri sono il segno più evidente del carattere di classe di questa manovra. Tra queste la più ignobile è il taglio del reddito di cittadinanza.
La guerra ai poveri e l’incitamento alla guerra tra poveri è il segno più evidente della manovra con un attacco ai percettori del reddito di cittadinanza ignobile. Con il taglio del reddito di cittadinanza e la ridotta rivalutazione delle pensioni si prendono soldi dai poveri e dai pensionati per dare, poco, ad altri poveri e soprattutto ridurre le tasse a settori che già non le pagano e incentivare con sgravi fiscali forme di salario funzionali all’aumento del potere delle imprese sul lavoro.
Nessuna misura strutturale per affrontare i bassi salari, inflazione e carovita ma non va sottovalutato il tentativo di presentarsi come destra sociale con misure come il taglio del cuneo fiscale solo per i lavoratori o quota 103 che in realtà rappresenta il tradimento dell’impegno sbandierato durante la campagna elettorale di una soglia di 41 anni di contributi per andare in pensione. Anche l’aumento delle pensioni minime a mille euro si riduce a quasi nulla e a spese di altri pensionati.
Va denunciato non solo il perdurare della logica del rigore ma anche che di fronte alla crisi sociale emerge la palese ingiustizia della mancanza di una tassazione effettivamente progressiva che favorisca la redistribuzione della ricchezza e lo stato sociale.
La proposta Calderoli sull’autonomia differenziata rappresenta un colpo di grazia all’unità della Repubblica e all’universalità dei diritti.
Contro questo governo è necessaria un’opposizione di segno chiaramente di classe, popolare, antiliberista e anticapitalista, ambientalista, pacifista che abbia come bandiera la Costituzione e la sua attuazione.
È necessario continuare a lavorare per la costruzione di uno schieramento politico e sociale di alternativa. Il progetto di Unione Popolare è chiamato ad assumere un ruolo forte di costruzione dell’opposizione sociale e politica.
Nelle prossime settimane si strutturerà con un coordinamento nazionale allargato, gruppi di lavoro operativi e tematici, indicazioni per coordinarsi sui territori. L’assemblea nazionale a Roma in preparazione per il 4 dicembre sarà l’occasione per esprimere i contenuti della nostra opposizione al governo Meloni.
Lo sciopero del sindacalismo di base del 2 dicembre e la manifestazione nazionale contro il governo del 3 costituiscono primi momenti di risposta alla manovra e di rilancio della mobilitazione contro la manovra, il carovita e la guerra.
Siamo impegnate/i in vista delle prossime elezioni regionali nella costruzione di proposte che consentano di rilanciare la nostra proposta di un polo alternativo ai poli esistenti. Bisogna fare i conti con il nuovo ruolo “progressista” del M5S che è diventato punto di riferimento per settori popolari e di sinistra.
Lavoriamo per dare un’espressione politica alla contrarietà alla guerra e all’emergenza sociale.
Il progetto di Unione Popolare e la nostra stessa iniziativa politica si rafforzano se riescono a presentarsi come elementi propulsivi della più efficace iniziativa di opposizione, proposta di alternativa e difesa degli interessi popolari.
La direzione nazionale dà mandato ai comitati regionali di proseguire il lavoro per la presentazione di liste di Unione Popolare e la costruzione di uno schieramento unitario con altre formazioni, incluso con il M5S, laddove si collochi in alternativa al PD, sulla base di priorità programmatiche condivise su temi sociali e ambientali.
Maurizio Acerbo
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